Alle mie sorelle, probabilmente due
delle persone
più importanti della mia vita.
Non leggerete mai queste parole,
ma vi voglio tanto bene,
anche se lo sapete già.
Castagne.
“Il tuo compleanno si avvicina.” pronuncia
pensierosa, terminando di spazzolare i capelli della bambina ed osservandola attraverso
il riflesso dello specchio. L’ha sempre interpretato come un dono, quell’essere
madre: un dono concesso a molti, ma un dono ben gestito da pochi, e sebbene
possa considerarsi un disastro in mille e più cose, sa almeno di essere stata,
e di essere tutt’ora una buona madre; forse non la migliore delle madri, ma in
fin dei conti che c’è di male essere parzialmente consapevoli del proprio
potenziale?
“Lo so!” trilla la bambina, ciondolando i piedi su quella sedia troppo alta per
lei, mentre lo sguardo puntato sullo specchio le permette di poter osservare il
viso della sua mamma senza doversi girare e rischiare così di rovinare quella
treccia in corso d’opera. Le sono sempre piaciute
le trecce, soprattutto quando dopo un pomeriggio passato al parco
l’acconciatura le si ammorbidisce un po’ di più,
permettendo a qualche ciocca di sfuggire via da quell’intreccio
per potersi muovere a seconda del vento autunnale. “Io e papà andiamo a
raccogliere le castagne domenica pomeriggio! Vorrei raccogliere tuuuuuuutte le castagne del bosco, così possiamo fare la
torta più grande del mondo e darla a tutti!” Con le gambe che ora ciondolano
con poco più entusiasmo, la bambina continua a sorridere, a guardare sua madre
attraverso lo specchio, a godersi quelle coccole mentre immagina il giorno del
suo compleanno e… Dio! Vorrebbe davvero che il tredici ottobre fosse vicino,
molto più vicino di quanto già lo sia.
Sono passati quasi vent’anni, eppure la casa sembra
sempre la stessa. Lo specchio sembra sempre lo stesso, forse un po’ più
piccolo, ché in fin dei conti lei è cresciuta, ed insieme a lei, alcune cose
sono cambiate. È un altro tredici ottobre, è un anno diverso, eppure, per
qualche istante, riesce a sentirsi ancora quella bambina innocente e
spensierata di una volta. Quella che correva per tutto il parco, trotterellando
qui e lì, e tornando a casa con le guanciotte rosse
ed i capelli scompigliati dal vento inaspettato che ti coglie di sorpresa in un
pomeriggio di autunno.
Sono passati quasi vent’anni, eppure la casa è sempre la stessa.
Forse è un po’ vissuta.
Forse… Forse è l’aria pre-invernale ad aver assorbito
la luce della casa e e ad averla un po’ incupita. O
forse è solo una sua impressione.
Sì, sarà solo una sua impressione, niente di più!
Non ha bisogno di nient’altro, lo sa. Ha imparato a saperlo.
Sono passati vent’anni, e c’è solo una cosa che non cambierà mai per davvero in
quella casa: l’odore di castagne. Un odore quasi costante, per le quattro
donne. Non più una madre e la sua bambina, bensì tre giovani donne e la loro
madre. Quattro donne sedute ad un tavolo che ha visto gente andarsene, fermarsi
per lungo tempo e poi ripartire; ha visto gente litigare, piangere, ridere, o
abbracciarsi. Quattro donne sedute ad un tavolo che sembra aver assistito alla
lenta ripresa di una madre non più tanto giovane, quattro donne sedute ad un
tavolo che sembra aver assistito ad ogni traguardo tagliato da ognuna di loro.
Quattro donne in tutta la loro essenza: belle, distrutte, stanche, e soprattutto
più forti di prima.
“Buon compleanno, gioia. Esprimi un desiderio.” Sussurra la madre, e
guardandola negli occhi, non sembra poi così invecchiata: i suoi capelli biondi
potranno anche avere qualche striatura grigia, ma i suoi occhi verdi sono
sempre gli stessi, forse un po’ più tristi da quando si è ritrovata
sola. O meglio, da quando ha creduto di essere sola, perché fin quanto avrà le
sue tre bambine — indipendentemente dall’età che possano avere — sarà sempre la
persona più fortunata del mondo. Ed è questo quello che desidera, la più grande
tra le tre giovani donne, nonché la festeggiata: dopo aver guardato anche le
sue sorelle più piccole, ha abbassato lo sguardo sulla torta alle castagne, ha
chiuso gli occhi, ed ha inspirato un po’ quell’odore che tanto ama — l’odore
che associa a casa —, e, trattenendo il fiato, ha espresso il suo desiderio.
Non ha desiderato il ritorno di suo padre, non ha desiderato niente che
riguardasse lei soltanto. Ha soltanto desiderato che quel tredici ottobre potesse
non finire mai.