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Autore: Najara    06/10/2019    3 recensioni
4 storie per 1 prompt.
1 - Lacrime di sangue - "La luce emanata dal globo ondeggiava insicura dal suo palmo verso le pietre fredde dello stretto corridoio, lontano poteva sentire l’eco degli assalitori che sciamavano come locuste nel suo castello..."
2 - Solo un'altra notte - "Lena sorrise, mentre si passava le dita sulle labbra.
La notte passata che ritornava nella sua mente con vividi flash."
3 - Fuga dal dolore - "Bisbigliò sulle sue labbra per poi baciarla con deliberata lentezza. Assaporando la sua bocca, il contatto delle loro lingue, i loro corpi nudi stretti uno all’altro."
4 - Una scheggia di rosso colore - "Le tre megere non esitarono e un potente incantesimo fu scagliato: con oscuri mormorii crearono una scheggia di rosso colore, forte abbastanza da spegnere della giovane il cuore."
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una scheggia di rosso colore

 

In un tempo non troppo lontano un bisbiglio giunse all’orecchio di tre perfide streghe: una fanciulla dal cuore d’oro avrebbe fatto tremare il loro trono.

Le tre megere non esitarono e un potente incantesimo fu scagliato: con oscuri mormorii crearono una scheggia di rosso colore, forte abbastanza da spegnere della giovane il cuore.

Ma l’Equilibrio assestò la bilancia e alla magia una postilla fu aggiunta: “ad una lacrima versata la maledizione finirà spezzata.”

 

Kara rigida nel suo elegante abito maschile osservava il cielo notturno.

“Devi dirglielo…” Bisbigliò la spada che portava al fianco.

“Zitta, Alex.”

“Devi dirle che suo fratello sta impazzendo.” Insistette imperterrita la spada.

“Un giorno ti farò fondere.” Replicò lei, posando la mano sull’elsa.

La spada tacque, ma Kara strinse l’elsa fino a farsi sbiancare le dita.

“So quello che prova per me.” Affermò con sicurezza. “Non mi lascerà.”

“Allora diglielo.”

Kara ruotò su se stessa facendo ondeggiare il rosso mantello che la proteggeva dal freddo notturno.

“Lo farò, ma non perché l’hai suggerito tu.”

Si mosse per i corridoi del castello con passo sicuro fino a quando non raggiunse la stanza in cui soggiornava la sua ospite.

Il suo viso si irrigidì, mentre bussava.

“Kara.” Il sorriso sulle labbra di Lena fece ammorbidire il suo sguardo.

“C’è una cosa che vorrei mostrarti.” Disse.

“È notte fonda.” Le fece notare la donna.

“Ne sono consapevole, osservavo le stelle prima di venire da te.”

Negli occhi indefinibilmente azzurri o verdi di Lena brillò una luce divertita.

“Avremmo potuto farlo assieme.” Fece notare.

“Dovevi riposare, eri stanca.”

“Mi hai fatto ballare tutta la sera.” Il sorriso di Lena si ingrandì ancora e Kara se ne compiacque.

“Questo, però, non può aspettare.” Ricordò a se stessa e alla donna.

“Molto bene.” Lena uscì dalla stanza e la guardò interrogativa.

“Seguimi.” Chiese lei, ma, come era ormai abitudine attese che la donna fosse al suo fianco prima di incamminarsi.

Camminarono lungo i silenziosi corridoi fino all’ala Ovest, lì dove vi erano le sue stanze.

Kara lanciò uno sguardo alla donna che la accompagnava. Era degna di lei: bella, sicura, intelligente.

Non doveva temere nulla. Si bloccò: lei non temeva nulla! Di certo non che Lena decidesse di andarsene. Non poteva, aveva promesso e poi, ne era sicura, Lena l’amava.

Aprì la porta e indicò l’ampio salotto, invitando la donna ad entrare.

Per la prima volta la giovane la guardò perplessa.

“Cosa volevi mostrarmi?” Chiese. Non aveva paura, non di lei, non ne aveva mai avuta. Eppure vi era della tensione nei suoi occhi, non sapeva cosa aspettarsi.

“Una lettera.” Prese il documento dalla sua scrivania e la strinse tra le mani. “Proviene dalle terre dei Luthor.”

“La mia famiglia…”

“Tuo fratello.” Precisò lei e vide la preoccupazione balenare negli occhi di Lena.

Per lui era lì, per pagare il prezzo della sua sfida. Una vita per una vita. Lena si era offerta di pagare il suo debito e Kara, per gioco, aveva deciso di accettare lo scambio.

Tese la lettera alla donna che l’aprì con trepidazione. Kara osservò la sua espressione di paura trovare conferma in ogni parola, vide i suoi occhi concentrarsi e il suo viso impallidire.

Quando ebbe finito di leggere Lena era calma. Alzò gli occhi su di lei e le consegnò la lettera.

Kara la guardò.

“Tuo fratello sta impazzendo.” Riassunse.

“Se potessi mandargli una lettera, assicurargli che non mi fai del male che…” Si interruppe.

“Sarebbe inutile.” Rimarcò lei.

“Penserebbe che si tratti di un inganno.” Comprese Lena. Ruotò lo sguardo e i suoi occhi caddero sul dipinto che molti anni prima era stato fatto a Kara, un sorriso dolce adornava il suo viso.

“Volevo che lo sapessi, ma non c’è nulla che tu possa fare.” Chiuse la questione Kara. “Ora puoi tornare a dormire.”

La spada si agitò al suo fianco e Kara vi appoggiò la mano sopra, infastidita.

“Io…” Lena esitò ed era strano in lei.

“Non c’è nulla che tu possa fare.” Ripeté.

Lena annuì. Insieme uscirono dalla stanza e Kara la accompagnò di nuovo nella sua camera.

“Buona notte.” Disse per poi voltarsi.

“Kara.” La chiamò la donna. “Perché me lo hai detto se non posso farci nulla, se non hai una soluzione per me?”

“Perché era giusto che tu sapessi.” Ripeté decisa, poi ruotò su se stessa e si allontanò.

 

Al sicuro nella sua stanza fissava il soffitto, mentre l’alba iniziava a rischiarare il cielo.

“Temi di non trovarla a colazione? Temi che sia fuggita?”

“Lo ha fatto una volta, non è finita bene per lei.”

“Se ricordo bene non è finita bene per te. Quella volta è tornata indietro per aiutarti, anche se non meritavi un’oncia della sua compassione.” Sibilò la spada. “Ma questa volta…” Kara lanciò la spada nell’armadio udendo con soddisfazione l’acciaio sbattere contro il legno.

Furiosa si alzò dal letto e cambiò gli abiti che la sera prima non si era nemmeno sprecata di togliere, poi si osservò allo specchio osservando i suoi lineamenti delicati, i suoi occhi azzurri, sicuri e fermi. Non avrebbe esitato. Alex poteva dire quello che voleva, lei sapeva che Lena non l’avrebbe mai abbandonata.

Scese la scale con deliberata lentezza ed entrò nella sala da pranzo con altrettanta tranquillità.

Lena era lì, seduta al tavolo, la tazza fumante tra le mani, ma gli occhi persi a fissare qualcosa troppo lontano per essere visto.

“Buongiorno.” Disse e la donna sobbalzò.

“Buongiorno.” Rispose poi, solo l’ombra di un sorriso sulle sue labbra.

“Non hai dormito.” Comprese al volo lei. “Devi dormire.” Affermò.

“Dopo quello che mi hai fatto leggere? Come potevo dormire?” Chiese. “Ma certo, tu non puoi capire.”

Il suo tono la fece arrabbiare, come all’inizio, quando spaccava ogni cosa perché Lena la indisponeva, perché non obbediva, perché era sarcastica e pungente.

“Anche io ho una sorella.” Precisò lei e in un gesto automatico appoggiò la mano all’elsa, ma la spada era di sopra, nel suo armadio.

Lena scosse la testa, come se non valesse nemmeno la pena provare a spiegare un concetto così alieno come…

“Mangiamo.” Chiuse la discussione Kara e la servitù, precisa come sempre e attenta ad ogni suo desiderio, entrò con la colazione.

Dopo passeggiarono nelle serre, ma Lena era distante, pensierosa, chiusa. Non sembrava altro che un’ombra della donna che era stata nelle ultime settimane.

“Non avrei dovuto dirtelo.” Sbottò lei, infastidita.

“Questa è la tua sola remora?” Chiese Lena e lei la guardò sorpresa di vedere la rabbia sul suo volto.

Non le rispose, invece continuò a camminare.

“Credevo che tu fossi cambiata, credevo di poter vedere in te un briciolo della donna che ho visto nel dipinto, la donna che ho deciso di salvare quella notte, nella neve, la donna che mi ha regalato la sua biblioteca, la donna con cui ho ballato, nei cui occhi ho pensato di intravvedere…” Scosse la testa. “Ma mi sbagliavo.”

La fissò e nei suoi occhi vi era una singola lacrima che le scivolò lungo il viso.

Kara la osservò perplessa.

“Non sarò mai più la ragazza nel dipinto.”

“L’ho capito ieri notte e pensare che…” Di nuovo si interruppe, un’altra lacrima scivolò lungo il suo viso. Kara ne osservò affascinata il tragitto lungo la guancia e questa voltò sollevò la mano per raccoglierla.

Lena quasi sussultò al suo tocco, ma non si sottrasse.

“Non ho mai capito il pianto.” Affermò.

“Lo so.” Bisbigliò Lena, i suoi occhi corsero alle sue labbra, un istante, poi si voltò e andò via.

Kara rimase sola nel giardino.

“Non capisco le lacrime.” Disse aspettando la risposta di Alex, un commento, una delle sue frasi taglienti, ma ci fu solo silenzio, la sua fedele spada non era al suo fianco.

 

La luna sorse ad illuminare il castello e Kara che osservava i proprio occhi su di un volto che era il suo, ma non riconosceva. Il dipinto era una verità di un tempo ormai passato, una verità che non riconosceva più come propria.

“Ero debole, fragile, patetica, non lo sono più, ora sono forte, determinata, ammirata.”

“Eppure non riesci a farti amare.”

“Dovevo lasciarti nell’armadio.” Si lamentò, ma era confortante il peso della spada al suo fianco, non che lei avesse bisogno di qualcosa come il conforto.

“Vuoi che ti ami, significa che dopo tutto un cuore ce l’hai ancora.” Non si lasciò zittire Alex.

“Lo sai che ce l’ho.” Replicò lei. “Altrimenti non…”

“Altrimenti non ti saresti innamorata di lei?” Provò Alex e lei non ribatté questa volta. “Perché non le dimostri il tuo amore?”

“Come? Le ho dato tutto quello che voleva, il mio castello è a sua disposizione, ogni cosa che…”

“Lasciala andare.” La interruppe Alex.

“Mai!” Si infuriò lei. “Lei ha promesso di rimanere qua, con me, per sempre!”

“Ma tu puoi scioglierla da quella promessa.” Kara scosse la testa a quelle parole.

“Non se ne andrebbe.”

“Se ne sei così sicura, allora lasciala andare.”

 

Trovò Lena appoggiata al parapetto del balcone gli occhi persi lontano.

Lì avevano danzato qualche notte prima. Tutto era stato perfetto mentre erano una nelle braccia dell’altra.

“So cosa significa perdere tutto.” Disse e Lena si voltò a guardarla, il suo viso era stanco.

“Conosco la tua storia.” Mormorò la donna, tornando a guardare il cielo. La sua storia era stata la sua unica richiesta di fronte allo scambio. “Sona stata abbastanza sciocca da credere di poter spezzare la maledizione e…”

“Puoi andare.” Le parole sfuggirono dalle sue labbra, ma nel dirle lei si irrigidì. Non aveva importanza, nulla ne aveva, se voleva andarsene che andasse, avrebbe trovato di meglio, avrebbe trovato qualcuno che la amasse esattamente per quello che era. Lena non era nulla. Se se ne andava allora non era niente.

“Aspetta, cosa?”

“Vai.” Disse fredda.

“Non stai…”

“Sto dicendo che puoi andare, vai, ti sciolgo dalla promessa, vuoi salvare tuo fratello? Salvalo.”

“Io… grazie! Non pensavo, ma…”

“E non tornare mai più.” Le sue parole bloccarono il sorriso sulle labbra di Lena.

“Kara…”

“Vattene, se è quello che vuoi davvero.” Ruotò su se stessa e se ne andò abbandonando il balcone e la notte stellata. Lasciando Lena alla sua decisione.

 

Sola nella sua stanza camminava avanti e indietro.

“Non se ne andrà.” Mormorò piano. Ricordò la musica, le dita di Lena appoggiate sulle sue spalle mentre volteggiavano, ricordò i pomeriggi passati a leggere, una accanto all’altra, gli occhi di Lena che cercavano i suoi oltre le pagine, ricordò le ore passate a cavalcare e i lunghi momenti dedicati alle migliorie dei suoi feudi. “Non se ne andrà. Sceglierà me.”

Quando bussarono alla sua porta aprì con sicura arroganza e rimase sorpresa nel vedere Lena vestita con abiti semplici, un mantello verde drappeggiato sulle spalle.

“Dunque hai deciso.” Comprese e sentì la rabbia scaldarle il cuore.

“Non puoi chiedermi di scegliere…” Spiegò la donna e il suo viso era fermo, serio. “Ma se tu…”

Kara fece un passo indietro, scomparendo nel buio della sua stanza. Lena esitò, ma poi fece un passo avanti, lasciandosi a sua volta avvolgere dall’oscurità.

“Puoi andare.” Non si sarebbe rimangiata la parola, lei.

“Vieni con me.” Mormorò allora Lena gli occhi che non si separavano dai suoi, come se cercasse qualcosa in lei, come se scavasse nel suo animo.

“Perché dovrei abbandonare il mio castello per…”

“Per me.” Era vicina ora, in qualche modo si era avvicinata a lei mentre parlavano, così vicina che i respiri si mescolavano. “Per me…” Mormorò ancora.

“Arrogante da parte tua credere che mi importi di te.” Sbottò Kara e Lena annuì piano facendo un passo indietro. Rimasero in silenzio, poi, forse, la donna lesse qualcosa nel suo sguardo, perché per la prima volta da quando era arrivata abbassò gli occhi.

“Mi dispiace.” Ammise e la sua sembrava una sconfitta.

Kara strinse i pugni.

“Puoi andare, vai. Sei libera.”

Lena non si mosse, semplicemente la guardò mentre lei la fissava.

“Non tornare.” Le ricordò ancora.

Questa volta Lena annuì, si voltò e andò via. Kara ascoltò i passi della donna risuonare sulle scale, attese un lungo momento, poi presa da un desiderio irrefrenabile corse sulle mura del castello per guardarla un’ultima volta.

Ed eccola lì in groppa ad un cavallo che si allontanava i capelli scuri che le si agitavano sulle spalle.

“Se n’è andata.” Comprese.

“Lasciarla andare era la cosa giusta da fare.” Mormorò Alex al suo fianco. “Forse, in te, c’è davvero ancora un cuore.”

Kara non si mosse, mentre guardava Lena sparire nella foresta. Sbatté gli occhi e, sorpresa, alzò la mano alla guancia.

Una singola lacrima cremisi macchiò le sue dita.

Con un ansimo sorpreso si ritrovò a piegarsi sulle ginocchia, mentre tutto il dolore che avevano causato la sua arroganza e la sua indifferenza ricadevano su di lei. Una mano gentile, calda, rassicurante, anche se un po’ tremante, si appoggiò alla sua spalla.

“Kara…” Mormorò la voce ed era diversa da quella che aveva ascoltato per anni, diversa eppure così simile. Ruotò la testa e osservò la donna che aveva chiamato sorella.

“Alex?” Chiese, incredula malgrado l’evidenza.

“Hai spezzato la maledizione!” Esclamò lei, mentre lacrime di gioia scendevano lungo le sue guance.

“Fa male…” Si lamentò, stringendosi il petto, ma era un dolore ben diverso da quello fisico quello che stava provando.

“Lo so.” Alex la avvolse tra le braccia, lacrime che scivolavano sul suo sorriso. “Lo so.” Mormorò ancora. “Ma, ora, andrà tutto bene.”

Kara alzò lo sguardo e guardò verso l’orizzonte, verso Lena che ormai era un puntino lontano.

“È andata via…” Bisbigliò sentendo altre lacrime sgorgare dai suoi occhi.

“Tornerà.” Assicurò Alex con un sorriso.

“Le ho detto di non tornare, non sa che sono cambiata, non sa che…”

“Ora dobbiamo affrontare un problema che per troppo tempo abbiamo ignorato: Reign e le streghe che l’hanno creata, vanno fermate.”

Kara si aggrappò al balcone e osservò la nube che oscurava il Nord, le terre infestate dalla terribile Reign poi ruotò lo sguardo verso Sud e le terre degli uomini, dove Lena stava cavalcando.

“Tornerà.” Affermò di nuovo Alex e la sua mano si strinse di nuovo sulla sua spalla. “Tornerà e tu sarai la donna che ha sempre voluto conoscere.”

 

***

 

Lena aprì gli occhi, svegliata dai tuoni. Si alzò dal letto e guardò dalla finestra, lontano, oltre le foreste, su tra i monti a Nord la tempesta infuriava, così violenta da risuonare fino alle sue orecchie.

Tornò nel letto e cercò di riaddormentarsi, ma c’era qualcosa che la tormentava.

Un viso delicato che incorniciava occhi azzurri pieni di dolcezza le balenò alla mente e lei sbuffò infastidita.

Le aveva detto di non tornare e di certo sarebbe stato da pazzi volerla vedere ancora, desiderare che i suoi occhi si posassero di nuovo su di lei. Doveva smetterla, la sua era stata una fantasia, generata da un dipinto fatto da un artista particolarmente dotato. Kara Zor-El non avrebbe mai più sorriso in quel modo.

Un fulmine brillò nel cielo e un istante dopo un terribile rumore sconquassò il cielo. Qualsiasi fosse l’origine di quella tempesta era contenta di non esserne vicina. Chiuse gli occhi e lasciò che il sonno tornasse.

Il mattino dopo, mentre faceva colazione con Lex arrivò un servitore trafelato.

“Mio signore, mia signora, notizie dal Nord. Le streghe sono state sconfitte, si dice che Reign stessa sia caduta.”

“Non dobbiamo più temere la terribile giustizia di quella pazza?” Chiese sollevato Lex. “Niente più tasse al Nord! Niente più violenza incontrollata, questa è la migliore notizia dell’anno.” Sorrise e si voltò a guardarla. “Dopo il tuo ritorno a casa sana e salva.” Un brillio di paura passò nei suoi occhi e Lena rabbrividì ricordando come l’aveva trovato, febbricitante e quasi folle, mentre studiava mappe e creava armi per attaccare il castello degli El e liberare sua sorella, uccidendo l’arrogante Zor-El.

“Sappiamo a chi dobbiamo questa grande impresa?” Domandò l’uomo al servitore che fece ruotare gli occhi verso Lena, preoccupato.

“Dicono… dicono che sia stata Lady Zor-El.” Affermò. “Le voci raccontano di un’epica battaglia in cui entrambe le donne sono uscite sconfitte.”

“No…” Lena si alzò in piedi. “Non è possibile, Kara non aveva nessun interesse a scontrarsi con Reign.”

“Così dicono le voci, mia signora.” Il servitore piegò il capo e Lex lo congedò.

Lena si sedette di nuovo, la mente persa nei pensieri.

“Lena…” Mormorò suo fratello. “Devi dimenticare quel brutto momento della tua vita, lei non può più farti male.”

“Non me ne ha mai fatto.” Replicò lei. “Avrebbe potuto… ma…” Si interruppe e guardò Lex. “Devo tornare da lei.” Si alzò e questa volta corse in camera sua, preparando il necessario per il viaggio.

“Lena, non puoi!”

“Posso e lo farò.” Prese le mani del fratello che l’aveva seguita e le strinse. “Lex, devo assicurarmi che stia bene, poi tornerò a casa.”

“Se credi di doverle qualcosa ti sbagli! Le hai dato un anno della tua vita ed è già stato troppo.”

“Lo devo a me, non a lei.” Spiegò nell’unico modo che poteva. Lex la guardò ancora per un lungo istante, poi annuì e lei gli sorrise. “Andrà tutto bene.”

 

Mentre cavalcava nella foresta ripensò a quello che aveva detto al fratello, alla tempesta delle notti precedenti, alle parole del servitore. Cosa avrebbe fatto se il castello verso cui stava cavalcando fosse stato vuoto? E se Kara fosse stata presente? Cosa avrebbe detto nel rivederla dopo che le aveva detto di non presentarsi mai più?

La sua mente era piena di dubbi, eppure doveva sapere, doveva vedere con i suoi occhi che Kara stava bene.

Le eleganti porte si aprirono per lei che cavalcò fino alle stalle, prima che potesse interrogare uno stalliere, però, una donna di fece avanti. Era severa nei suoi abiti neri, i capelli castano rossi tagliati corti e la postura dritta e rigida.

“Devo parlare con Lady Zor-El.” Disse, mentre con un brivido si chiedeva se non era stata sostituita, così in fretta, da quella donna.

“Lei…” La giovane abbassò il capo e fu con paura molto più intensa che Lena fece un passo avanti, una paura che in un certo senso la sorprese. “Dovete vedere con i vostri stessi occhi.” Concluse lei e poi la guidò lungo i corridoi e le scale fino all’ala Ovest. Lena si guardò attorno sorpresa, vi erano molte più persone al castello e poche indossavano la livrea con la S degli El. Poteva sentire bambini ridere, vedeva ragazzi rincorrersi per i corridoi e nell’aria vi era profumo di cibo. La severa e rigida etichetta a cui era abituata sembrava essere scomparsa. Improvvisamente ebbe ancora più paura. Kara non avrebbe mai tollerato nulla del genere nel suo palazzo.

La donna aprì la porta e le indicò di entrare, con timore Lena si ritrovò ancora una volta in quelle stanze che per mesi aveva abitato con lei… con la sua carceriera che, per qualche motivo, aveva imparato ad…

Interruppe il corso dei suoi pensieri impedendosi di concludere la frase eppure, i suoi occhi, traditori, corsero al dipinto che tanto spesso aveva guardato interrogandosi su quale donna sarebbe stata Kara senza il peso della maledizione.

“Da questa parte.” La giovane aprì la porta della camera da letto e Lena vi entrò silenziosamente. Nell’ampio letto a baldacchino giaceva Kara. Il suo viso era pallido, ma segnato da lividi scuri, un taglio spariva tra i capelli biondi e il suo respiro era debole.

Lena si avvicinò, il cuore che batteva veloce, poi gli occhi di Kara si aprirono e la giovane la guardò per un lungo istante.

“Sei… tornata…” Mormorò con voce roca e debole.

“Sì.” Lena si inginocchiò accanto al letto. Negli occhi di Kara vi era qualcosa di diverso, qualcosa che riconosceva eppure…

Una lacrima sgorgò dagli occhi azzurri della giovane mentre un sorriso riapriva una ferita al labbro, senza che Kara sembrasse accorgersene.

“Sei tornata.” Ripeté piano.

Lena ruotò lo sguardo verso la donna che silenziosa aspettava vicino alla porta, poi tornò a guardare Kara.

“Cosa ti hanno fatto?” Chiese piano, alzò la mano e sfiorò il viso di Kara martoriato.

“Oh… Reign non era molto contenta di scoprire che non poteva più fare la prepotente.”

“No…” Lena scosse la testa, non parlava dei lividi, delle ferite. “Chi ti ha… cambiato?” Ripeté e Kara la guardò per un lungo momento, un sorriso timido sulle labbra, gli occhi pieni di lacrime.

“Tu.” Mormorò.

“Io?” Chiese. Non capiva, non poteva essere… lei…

“Ho capito cosa volesse dire piangere quando ti ho visto andare via.” Ammise. “Perché, io… ti amavo anche nella mia freddezza, alterigia, arroganza... io ti amo.” Mormorò Kara e la sua debolezza fisica sembrò solo rendere più forti le sue parole.

Lena sfiorò quel volto cercando negli occhi di Kara la donna di cui, ora poteva ammetterlo, si era, contro ogni previsione, contro ogni logica, innamorata.

“Sì?” Chiese piano.

“Sì.” Confermò Kara. “Ma posso capire che per te sia diverso… solo vorrei che tu mi dessi la possibilità di…” Lena si era sollevata e ora era piegata su di lei, un ampio sorriso sulle labbra.

“Ho sempre visto te, dentro di lei.” Ammise.

Lena guardò la donna di cui aveva visto il lato peggiore e sorrise, avrebbe amato scoprire come poteva essere dolce il suo cuore. Chiuse gli occhi e depose un delicato bacio su quelle labbra che non aveva mai osato baciare.

 

 

 

Note: Finalmente il lieto fine che chiude la raccolta.

Spero che vi sia piaciuta l’idea quanto è piaciuta a me, anche se poi ci ho messo mesi e mesi a condividerla con voi… ;-)

 

  
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