Una scheggia di rosso colore
In un tempo non troppo lontano un bisbiglio giunse all’orecchio di tre
perfide streghe: una fanciulla dal cuore d’oro avrebbe fatto tremare il loro
trono.
Le tre megere non esitarono e un potente incantesimo fu scagliato: con oscuri
mormorii crearono una scheggia di rosso colore, forte abbastanza da spegnere
della giovane il cuore.
Ma l’Equilibrio assestò la bilancia e alla magia una postilla fu
aggiunta: “ad una lacrima versata la maledizione finirà spezzata.”
Kara rigida nel suo elegante abito
maschile osservava il cielo notturno.
“Devi dirglielo…” Bisbigliò la spada
che portava al fianco.
“Zitta, Alex.”
“Devi dirle che suo fratello sta
impazzendo.” Insistette imperterrita la spada.
“Un giorno ti farò fondere.” Replicò
lei, posando la mano sull’elsa.
La spada tacque, ma Kara strinse
l’elsa fino a farsi sbiancare le dita.
“So quello che prova per me.” Affermò
con sicurezza. “Non mi lascerà.”
“Allora diglielo.”
Kara ruotò su se stessa facendo
ondeggiare il rosso mantello che la proteggeva dal freddo notturno.
“Lo farò, ma non perché l’hai
suggerito tu.”
Si mosse per i corridoi del castello
con passo sicuro fino a quando non raggiunse la stanza in cui soggiornava la
sua ospite.
Il suo viso si irrigidì, mentre
bussava.
“Kara.” Il sorriso sulle labbra di
Lena fece ammorbidire il suo sguardo.
“C’è una cosa che vorrei mostrarti.”
Disse.
“È
notte fonda.” Le fece notare la donna.
“Ne
sono consapevole, osservavo le stelle prima di venire da te.”
Negli
occhi indefinibilmente azzurri o verdi di Lena brillò una luce divertita.
“Avremmo
potuto farlo assieme.” Fece notare.
“Dovevi
riposare, eri stanca.”
“Mi
hai fatto ballare tutta la sera.” Il sorriso di Lena si ingrandì ancora e Kara
se ne compiacque.
“Questo,
però, non può aspettare.” Ricordò a se stessa e alla donna.
“Molto
bene.” Lena uscì dalla stanza e la guardò interrogativa.
“Seguimi.”
Chiese lei, ma, come era ormai abitudine attese che la donna fosse al suo
fianco prima di incamminarsi.
Camminarono
lungo i silenziosi corridoi fino all’ala Ovest, lì dove vi erano le sue stanze.
Kara
lanciò uno sguardo alla donna che la accompagnava. Era degna di lei: bella,
sicura, intelligente.
Non
doveva temere nulla. Si bloccò: lei non temeva nulla! Di certo non che Lena
decidesse di andarsene. Non poteva, aveva promesso e poi, ne era sicura, Lena
l’amava.
Aprì
la porta e indicò l’ampio salotto, invitando la donna ad entrare.
Per
la prima volta la giovane la guardò perplessa.
“Cosa
volevi mostrarmi?” Chiese. Non aveva paura, non di lei, non ne aveva mai avuta.
Eppure vi era della tensione nei suoi occhi, non sapeva cosa aspettarsi.
“Una
lettera.” Prese il documento dalla sua scrivania e la strinse tra le mani.
“Proviene dalle terre dei Luthor.”
“La
mia famiglia…”
“Tuo
fratello.” Precisò lei e vide la preoccupazione balenare negli occhi di Lena.
Per
lui era lì, per pagare il prezzo della sua sfida. Una vita per una vita. Lena
si era offerta di pagare il suo debito e Kara, per gioco, aveva deciso di
accettare lo scambio.
Tese
la lettera alla donna che l’aprì con trepidazione. Kara osservò la sua
espressione di paura trovare conferma in ogni parola, vide i suoi occhi
concentrarsi e il suo viso impallidire.
Quando
ebbe finito di leggere Lena era calma. Alzò gli occhi su di lei e le consegnò
la lettera.
Kara
la guardò.
“Tuo
fratello sta impazzendo.” Riassunse.
“Se
potessi mandargli una lettera, assicurargli che non mi fai del male che…” Si
interruppe.
“Sarebbe
inutile.” Rimarcò lei.
“Penserebbe
che si tratti di un inganno.” Comprese Lena. Ruotò lo sguardo e i suoi occhi
caddero sul dipinto che molti anni prima era stato fatto a Kara, un sorriso
dolce adornava il suo viso.
“Volevo
che lo sapessi, ma non c’è nulla che tu possa fare.” Chiuse la questione Kara.
“Ora puoi tornare a dormire.”
La
spada si agitò al suo fianco e Kara vi appoggiò la mano sopra, infastidita.
“Io…”
Lena esitò ed era strano in lei.
“Non
c’è nulla che tu possa fare.” Ripeté.
Lena
annuì. Insieme uscirono dalla stanza e Kara la accompagnò di nuovo nella sua camera.
“Buona
notte.” Disse per poi voltarsi.
“Kara.”
La chiamò la donna. “Perché me lo hai detto se non posso farci nulla, se non
hai una soluzione per me?”
“Perché
era giusto che tu sapessi.” Ripeté decisa, poi ruotò su se stessa e si
allontanò.
Al
sicuro nella sua stanza fissava il soffitto, mentre l’alba iniziava a
rischiarare il cielo.
“Temi
di non trovarla a colazione? Temi che sia fuggita?”
“Lo
ha fatto una volta, non è finita bene per lei.”
“Se
ricordo bene non è finita bene per te. Quella volta è tornata indietro per
aiutarti, anche se non meritavi un’oncia della sua compassione.” Sibilò la
spada. “Ma questa volta…” Kara lanciò la spada nell’armadio udendo con
soddisfazione l’acciaio sbattere contro il legno.
Furiosa
si alzò dal letto e cambiò gli abiti che la sera prima non si era nemmeno
sprecata di togliere, poi si osservò allo specchio osservando i suoi lineamenti
delicati, i suoi occhi azzurri, sicuri e fermi. Non avrebbe esitato. Alex
poteva dire quello che voleva, lei sapeva che Lena non l’avrebbe mai
abbandonata.
Scese
la scale con deliberata lentezza ed entrò nella sala da pranzo con altrettanta
tranquillità.
Lena
era lì, seduta al tavolo, la tazza fumante tra le mani, ma gli occhi persi a
fissare qualcosa troppo lontano per essere visto.
“Buongiorno.”
Disse e la donna sobbalzò.
“Buongiorno.”
Rispose poi, solo l’ombra di un sorriso sulle sue labbra.
“Non
hai dormito.” Comprese al volo lei. “Devi dormire.” Affermò.
“Dopo
quello che mi hai fatto leggere? Come potevo dormire?” Chiese. “Ma certo, tu
non puoi capire.”
Il
suo tono la fece arrabbiare, come all’inizio, quando spaccava ogni cosa perché
Lena la indisponeva, perché non obbediva, perché era sarcastica e pungente.
“Anche
io ho una sorella.” Precisò lei e in un gesto automatico appoggiò la mano
all’elsa, ma la spada era di sopra, nel suo armadio.
Lena
scosse la testa, come se non valesse nemmeno la pena provare a spiegare un
concetto così alieno come…
“Mangiamo.”
Chiuse la discussione Kara e la servitù, precisa come sempre e attenta ad ogni
suo desiderio, entrò con la colazione.
Dopo
passeggiarono nelle serre, ma Lena era distante, pensierosa, chiusa. Non
sembrava altro che un’ombra della donna che era stata nelle ultime settimane.
“Non
avrei dovuto dirtelo.” Sbottò lei, infastidita.
“Questa
è la tua sola remora?” Chiese Lena e lei la guardò sorpresa di vedere la rabbia
sul suo volto.
Non
le rispose, invece continuò a camminare.
“Credevo
che tu fossi cambiata, credevo di poter vedere in te un briciolo della donna
che ho visto nel dipinto, la donna che ho deciso di salvare quella notte, nella
neve, la donna che mi ha regalato la sua biblioteca, la donna con cui ho
ballato, nei cui occhi ho pensato di intravvedere…” Scosse la testa. “Ma mi
sbagliavo.”
La
fissò e nei suoi occhi vi era una singola lacrima che le scivolò lungo il viso.
Kara
la osservò perplessa.
“Non
sarò mai più la ragazza nel dipinto.”
“L’ho
capito ieri notte e pensare che…” Di nuovo si interruppe, un’altra lacrima
scivolò lungo il suo viso. Kara ne osservò affascinata il tragitto lungo la
guancia e questa voltò sollevò la mano per raccoglierla.
Lena
quasi sussultò al suo tocco, ma non si sottrasse.
“Non
ho mai capito il pianto.” Affermò.
“Lo
so.” Bisbigliò Lena, i suoi occhi corsero alle sue labbra, un istante, poi si
voltò e andò via.
Kara
rimase sola nel giardino.
“Non
capisco le lacrime.” Disse aspettando la risposta di Alex, un commento, una
delle sue frasi taglienti, ma ci fu solo silenzio, la sua fedele spada non era
al suo fianco.
La
luna sorse ad illuminare il castello e Kara che osservava i proprio occhi su di
un volto che era il suo, ma non riconosceva. Il dipinto era una verità di un
tempo ormai passato, una verità che non riconosceva più come propria.
“Ero
debole, fragile, patetica, non lo sono più, ora sono forte, determinata,
ammirata.”
“Eppure
non riesci a farti amare.”
“Dovevo
lasciarti nell’armadio.” Si lamentò, ma era confortante il peso della spada al
suo fianco, non che lei avesse bisogno di qualcosa come il conforto.
“Vuoi
che ti ami, significa che dopo tutto un cuore ce l’hai ancora.” Non si lasciò
zittire Alex.
“Lo
sai che ce l’ho.” Replicò lei. “Altrimenti non…”
“Altrimenti
non ti saresti innamorata di lei?” Provò Alex e lei non ribatté questa volta.
“Perché non le dimostri il tuo amore?”
“Come?
Le ho dato tutto quello che voleva, il mio castello è a sua disposizione, ogni
cosa che…”
“Lasciala
andare.” La interruppe Alex.
“Mai!”
Si infuriò lei. “Lei ha promesso di rimanere qua, con me, per sempre!”
“Ma
tu puoi scioglierla da quella promessa.” Kara scosse la testa a quelle parole.
“Non
se ne andrebbe.”
“Se
ne sei così sicura, allora lasciala andare.”
Trovò
Lena appoggiata al parapetto del balcone gli occhi persi lontano.
Lì
avevano danzato qualche notte prima. Tutto era stato perfetto mentre erano una
nelle braccia dell’altra.
“So
cosa significa perdere tutto.” Disse e Lena si voltò a guardarla, il suo viso
era stanco.
“Conosco
la tua storia.” Mormorò la donna, tornando a guardare il cielo. La sua storia
era stata la sua unica richiesta di fronte allo scambio. “Sona stata abbastanza
sciocca da credere di poter spezzare la maledizione e…”
“Puoi
andare.” Le parole sfuggirono dalle sue labbra, ma nel dirle lei si irrigidì.
Non aveva importanza, nulla ne aveva, se voleva andarsene che andasse, avrebbe
trovato di meglio, avrebbe trovato qualcuno che la amasse esattamente per
quello che era. Lena non era nulla. Se se ne andava
allora non era niente.
“Aspetta,
cosa?”
“Vai.”
Disse fredda.
“Non
stai…”
“Sto
dicendo che puoi andare, vai, ti sciolgo dalla promessa, vuoi salvare tuo
fratello? Salvalo.”
“Io…
grazie! Non pensavo, ma…”
“E
non tornare mai più.” Le sue parole bloccarono il sorriso sulle labbra di Lena.
“Kara…”
“Vattene,
se è quello che vuoi davvero.” Ruotò su se stessa e se ne andò abbandonando il
balcone e la notte stellata. Lasciando Lena alla sua decisione.
Sola
nella sua stanza camminava avanti e indietro.
“Non
se ne andrà.” Mormorò piano. Ricordò la musica, le dita di Lena appoggiate
sulle sue spalle mentre volteggiavano, ricordò i pomeriggi passati a leggere,
una accanto all’altra, gli occhi di Lena che cercavano i suoi oltre le pagine,
ricordò le ore passate a cavalcare e i lunghi momenti dedicati alle migliorie
dei suoi feudi. “Non se ne andrà. Sceglierà me.”
Quando
bussarono alla sua porta aprì con sicura arroganza e rimase sorpresa nel vedere
Lena vestita con abiti semplici, un mantello verde drappeggiato sulle spalle.
“Dunque
hai deciso.” Comprese e sentì la rabbia scaldarle il cuore.
“Non
puoi chiedermi di scegliere…” Spiegò la donna e il suo viso era fermo, serio.
“Ma se tu…”
Kara
fece un passo indietro, scomparendo nel buio della sua stanza. Lena esitò, ma
poi fece un passo avanti, lasciandosi a sua volta avvolgere dall’oscurità.
“Puoi
andare.” Non si sarebbe rimangiata la parola, lei.
“Vieni
con me.” Mormorò allora Lena gli occhi che non si separavano dai suoi, come se
cercasse qualcosa in lei, come se scavasse nel suo animo.
“Perché
dovrei abbandonare il mio castello per…”
“Per
me.” Era vicina ora, in qualche modo si era avvicinata a lei mentre parlavano,
così vicina che i respiri si mescolavano. “Per me…” Mormorò ancora.
“Arrogante
da parte tua credere che mi importi di te.” Sbottò Kara e Lena annuì piano
facendo un passo indietro. Rimasero in silenzio, poi, forse, la donna lesse
qualcosa nel suo sguardo, perché per la prima volta da quando era arrivata
abbassò gli occhi.
“Mi
dispiace.” Ammise e la sua sembrava una sconfitta.
Kara
strinse i pugni.
“Puoi
andare, vai. Sei libera.”
Lena
non si mosse, semplicemente la guardò mentre lei la fissava.
“Non
tornare.” Le ricordò ancora.
Questa
volta Lena annuì, si voltò e andò via. Kara ascoltò i passi della donna
risuonare sulle scale, attese un lungo momento, poi presa da un desiderio
irrefrenabile corse sulle mura del castello per guardarla un’ultima volta.
Ed
eccola lì in groppa ad un cavallo che si allontanava i capelli scuri che le si
agitavano sulle spalle.
“Se
n’è andata.” Comprese.
“Lasciarla
andare era la cosa giusta da fare.” Mormorò Alex al suo fianco. “Forse, in te,
c’è davvero ancora un cuore.”
Kara
non si mosse, mentre guardava Lena sparire nella foresta. Sbatté gli occhi e,
sorpresa, alzò la mano alla guancia.
Una
singola lacrima cremisi macchiò le sue dita.
Con
un ansimo sorpreso si ritrovò a piegarsi sulle ginocchia, mentre tutto il
dolore che avevano causato la sua arroganza e la sua indifferenza ricadevano su
di lei. Una mano gentile, calda, rassicurante, anche se un po’ tremante, si
appoggiò alla sua spalla.
“Kara…”
Mormorò la voce ed era diversa da quella che aveva ascoltato per anni, diversa
eppure così simile. Ruotò la testa e osservò la donna che aveva chiamato
sorella.
“Alex?”
Chiese, incredula malgrado l’evidenza.
“Hai
spezzato la maledizione!” Esclamò lei, mentre lacrime di gioia scendevano lungo
le sue guance.
“Fa
male…” Si lamentò, stringendosi il petto, ma era un dolore ben diverso da
quello fisico quello che stava provando.
“Lo
so.” Alex la avvolse tra le braccia, lacrime che scivolavano sul suo sorriso.
“Lo so.” Mormorò ancora. “Ma, ora, andrà tutto bene.”
Kara
alzò lo sguardo e guardò verso l’orizzonte, verso Lena che ormai era un puntino
lontano.
“È
andata via…” Bisbigliò sentendo altre lacrime sgorgare dai suoi occhi.
“Tornerà.”
Assicurò Alex con un sorriso.
“Le
ho detto di non tornare, non sa che sono cambiata, non sa che…”
“Ora
dobbiamo affrontare un problema che per troppo tempo abbiamo ignorato: Reign e le streghe che l’hanno creata, vanno fermate.”
Kara
si aggrappò al balcone e osservò la nube che oscurava il Nord, le terre
infestate dalla terribile Reign poi ruotò lo sguardo
verso Sud e le terre degli uomini, dove Lena stava cavalcando.
“Tornerà.”
Affermò di nuovo Alex e la sua mano si strinse di nuovo sulla sua spalla.
“Tornerà e tu sarai la donna che ha sempre voluto conoscere.”
***
Lena
aprì gli occhi, svegliata dai tuoni. Si alzò dal letto e guardò dalla finestra,
lontano, oltre le foreste, su tra i monti a Nord la tempesta infuriava, così
violenta da risuonare fino alle sue orecchie.
Tornò
nel letto e cercò di riaddormentarsi, ma c’era qualcosa che la tormentava.
Un
viso delicato che incorniciava occhi azzurri pieni di dolcezza le balenò alla
mente e lei sbuffò infastidita.
Le
aveva detto di non tornare e di certo sarebbe stato da pazzi volerla vedere
ancora, desiderare che i suoi occhi si posassero di nuovo su di lei. Doveva
smetterla, la sua era stata una fantasia, generata da un dipinto fatto da un
artista particolarmente dotato. Kara Zor-El non
avrebbe mai più sorriso in quel modo.
Un
fulmine brillò nel cielo e un istante dopo un terribile rumore sconquassò il
cielo. Qualsiasi fosse l’origine di quella tempesta era contenta di non esserne
vicina. Chiuse gli occhi e lasciò che il sonno tornasse.
Il
mattino dopo, mentre faceva colazione con Lex arrivò
un servitore trafelato.
“Mio
signore, mia signora, notizie dal Nord. Le streghe sono state sconfitte, si
dice che Reign stessa sia caduta.”
“Non
dobbiamo più temere la terribile giustizia di quella pazza?” Chiese sollevato Lex. “Niente più tasse al Nord! Niente più violenza
incontrollata, questa è la migliore notizia dell’anno.” Sorrise e si voltò a
guardarla. “Dopo il tuo ritorno a casa sana e salva.” Un brillio di paura passò
nei suoi occhi e Lena rabbrividì ricordando come l’aveva trovato, febbricitante
e quasi folle, mentre studiava mappe e creava armi per attaccare il castello
degli El e liberare sua sorella, uccidendo
l’arrogante Zor-El.
“Sappiamo
a chi dobbiamo questa grande impresa?” Domandò l’uomo al servitore che fece
ruotare gli occhi verso Lena, preoccupato.
“Dicono…
dicono che sia stata Lady Zor-El.” Affermò. “Le voci
raccontano di un’epica battaglia in cui entrambe le donne sono uscite
sconfitte.”
“No…”
Lena si alzò in piedi. “Non è possibile, Kara non aveva nessun interesse a
scontrarsi con Reign.”
“Così
dicono le voci, mia signora.” Il servitore piegò il capo e Lex
lo congedò.
Lena
si sedette di nuovo, la mente persa nei pensieri.
“Lena…”
Mormorò suo fratello. “Devi dimenticare quel brutto momento della tua vita, lei
non può più farti male.”
“Non
me ne ha mai fatto.” Replicò lei. “Avrebbe potuto… ma…” Si interruppe e guardò Lex. “Devo tornare da lei.” Si alzò e questa volta corse in
camera sua, preparando il necessario per il viaggio.
“Lena,
non puoi!”
“Posso
e lo farò.” Prese le mani del fratello che l’aveva seguita e le strinse. “Lex, devo assicurarmi che stia bene, poi tornerò a casa.”
“Se
credi di doverle qualcosa ti sbagli! Le hai dato un anno della tua vita ed è
già stato troppo.”
“Lo
devo a me, non a lei.” Spiegò nell’unico modo che poteva. Lex
la guardò ancora per un lungo istante, poi annuì e lei gli sorrise. “Andrà
tutto bene.”
Mentre
cavalcava nella foresta ripensò a quello che aveva detto al fratello, alla
tempesta delle notti precedenti, alle parole del servitore. Cosa avrebbe fatto
se il castello verso cui stava cavalcando fosse stato vuoto? E se Kara fosse stata
presente? Cosa avrebbe detto nel rivederla dopo che le aveva detto di non
presentarsi mai più?
La
sua mente era piena di dubbi, eppure doveva sapere, doveva vedere con i suoi
occhi che Kara stava bene.
Le
eleganti porte si aprirono per lei che cavalcò fino alle stalle, prima che
potesse interrogare uno stalliere, però, una donna di fece avanti. Era severa
nei suoi abiti neri, i capelli castano rossi tagliati corti e la postura dritta
e rigida.
“Devo
parlare con Lady Zor-El.” Disse, mentre con un
brivido si chiedeva se non era stata sostituita, così in fretta, da quella
donna.
“Lei…”
La giovane abbassò il capo e fu con paura molto più intensa che Lena fece un
passo avanti, una paura che in un certo senso la sorprese. “Dovete vedere con i
vostri stessi occhi.” Concluse lei e poi la guidò lungo i corridoi e le scale
fino all’ala Ovest. Lena si guardò attorno sorpresa, vi erano molte più persone
al castello e poche indossavano la livrea con la S degli El.
Poteva sentire bambini ridere, vedeva ragazzi rincorrersi per i corridoi e
nell’aria vi era profumo di cibo. La severa e rigida etichetta a cui era
abituata sembrava essere scomparsa. Improvvisamente ebbe ancora più paura. Kara
non avrebbe mai tollerato nulla del genere nel suo palazzo.
La
donna aprì la porta e le indicò di entrare, con timore Lena si ritrovò ancora
una volta in quelle stanze che per mesi aveva abitato con lei… con la sua
carceriera che, per qualche motivo, aveva imparato ad…
Interruppe
il corso dei suoi pensieri impedendosi di concludere la frase eppure, i suoi
occhi, traditori, corsero al dipinto che tanto spesso aveva guardato
interrogandosi su quale donna sarebbe stata Kara senza il peso della
maledizione.
“Da
questa parte.” La giovane aprì la porta della camera da letto e Lena vi entrò
silenziosamente. Nell’ampio letto a baldacchino giaceva Kara. Il suo viso era
pallido, ma segnato da lividi scuri, un taglio spariva tra i capelli biondi e
il suo respiro era debole.
Lena
si avvicinò, il cuore che batteva veloce, poi gli occhi di Kara si aprirono e
la giovane la guardò per un lungo istante.
“Sei…
tornata…” Mormorò con voce roca e debole.
“Sì.”
Lena si inginocchiò accanto al letto. Negli occhi di Kara vi era qualcosa di
diverso, qualcosa che riconosceva eppure…
Una
lacrima sgorgò dagli occhi azzurri della giovane mentre un sorriso riapriva una
ferita al labbro, senza che Kara sembrasse accorgersene.
“Sei
tornata.” Ripeté piano.
Lena
ruotò lo sguardo verso la donna che silenziosa aspettava vicino alla porta, poi
tornò a guardare Kara.
“Cosa
ti hanno fatto?” Chiese piano, alzò la mano e sfiorò il viso di Kara
martoriato.
“Oh…
Reign non era molto contenta di scoprire che non
poteva più fare la prepotente.”
“No…”
Lena scosse la testa, non parlava dei lividi, delle ferite. “Chi ti ha…
cambiato?” Ripeté e Kara la guardò per un lungo momento, un sorriso timido
sulle labbra, gli occhi pieni di lacrime.
“Tu.”
Mormorò.
“Io?”
Chiese. Non capiva, non poteva essere… lei…
“Ho
capito cosa volesse dire piangere quando ti ho visto andare via.” Ammise.
“Perché, io… ti amavo anche nella mia freddezza, alterigia, arroganza... io ti
amo.” Mormorò Kara e la sua debolezza fisica sembrò solo rendere più forti le
sue parole.
Lena
sfiorò quel volto cercando negli occhi di Kara la donna di cui, ora poteva
ammetterlo, si era, contro ogni previsione, contro ogni logica, innamorata.
“Sì?”
Chiese piano.
“Sì.”
Confermò Kara. “Ma posso capire che per te sia diverso… solo vorrei che tu mi
dessi la possibilità di…” Lena si era sollevata e ora era piegata su di lei, un
ampio sorriso sulle labbra.
“Ho
sempre visto te, dentro di lei.” Ammise.
Lena
guardò la donna di cui aveva visto il lato peggiore e sorrise, avrebbe amato
scoprire come poteva essere dolce il suo cuore. Chiuse gli occhi e depose un delicato
bacio su quelle labbra che non aveva mai osato baciare.
Note: Finalmente il lieto fine
che chiude la raccolta.
Spero che vi sia piaciuta l’idea
quanto è piaciuta a me, anche se poi ci ho messo mesi e mesi a condividerla con
voi… ;-)