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Autore: Crateide    06/10/2019    3 recensioni
«Io non le comprerò nessun regalo», biascicò Ron, premendo il dito contro il legno del tavolo, come se stesse pigiando un tasto, «dove sta scritto che è sempre l’uomo che deve regalare qualcosa alla donna? Io la sopporto tutti i giorni da quando avevo undici anni, dovrebbe essere lei a fare un regalo a me!»
«Hai ragione, amico», rispose Harry, che aveva la bocca impastata e il viso porpora, «siamo uomini!»
«Siamo uomini!» ripeté Ron e si scolò l’ultimo boccale di birra.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Iniziativa: Questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it.

Prompt: bromance (giorno 6).

Numero parole: 1086.

 

 

 

 

San Valentino.

Lui odiava, San Valentino.

Non era mai stato un tipo romantico, uno che regala cioccolatini alla propria moglie. Pensandoci bene, non lo aveva mai fatto, nemmeno in passato. Ma il suo migliore amico gli aveva chiesto di accompagnarlo alla ricerca di un regalo e lui non era stato in grado di dirgli di no.

In verità, Ron doveva ammetterlo almeno a se stesso, aveva accettato la proposta di Harry solo per poter guidare per le vie di Londra, con quell’auto babbana che suo padre gli invidiava tanto.

Dopo essersi abbandonato a qualche piccola e innocua infrazione – beh, almeno non aveva causato feriti – e dopo essersi attirato addosso chissà quanti anatemi da parte dei Babbani, era riuscito a parcheggiare in un posto tranquillo.

«Eccoci qui», disse Ron, voltandosi a guardare Harry, che era schiacciato contro lo schienale del sedile e fissava ancora dritto davanti a sé con un’espressione terrorizzata sul viso.

«Siamo ancora vivi?» chiese.

«Certo.»

«Bene. A-andiamo allora.»

Scesero entrambi dall’auto e si avviarono per una via costellata di negozi di ogni tipo, fra decori rosa e rossi a forma di cuore.

«Bah», commentò Ron, quasi con disgusto.

«Per una volta potresti anche provare a essere romantico», gli disse Harry, gettando uno sguardo alla vetrina di una gioielleria. «Chissà se a Ginny può piacere quell’anello a forma di cuore...» sussurrò poi fra sé.

Ron sbuffò sonoramente e incrociò le braccia sul petto.

«Non ho bisogno di certi gingilli per dimostrare a Hermione che la amo», rispose.

«È San Valentino, potresti sforzarti. Magari un regalo potrebbe farle piacere ogni tanto.»

«Tu cosa le regaleresti?»

Harry lo guardò allibito.

«Guarda che è tua moglie, non la mia! Dovresti saperlo cosa le piace.»

Ron sorrise sornione.

«Beh, so cosa le piace, ma non penso che tu voglia i particolari», rispose.

Harry chiuse gli occhi.

«Risparmiameli, ti prego», rispose.

Proseguirono per qualche metro, mentre il cielo diveniva sempre più scuro e qualche fiocco di neve iniziava a veleggiare nell’aria. Ron rabbrividì nella giacca, pensando che gli sarebbe piaciuto bere qualcosa di caldo, ma nel mondo dei Babbani le burrobirre non c’erano.

Harry stava osservando una borsa rossa in una vetrina, quando l’occhio gli cadde su un pub dall’insegna luminosa un po’ anonima. Tirò per la giacca l’amico e glielo indicò.

«Ti va una birra?» gli chiese.

«Ma il regalo...»

«Solo una, dai. È da una vita che non bevo una birra babbana.»

Harry sospirò.

«E sia, ma una sola.»

Ron sorrise e si avviarono insieme, sotto la neve che aveva preso a cedere fitta.

Il pub era abbastanza grande e frequentato, dall’arredamento un po’ rustico che ricordava I Tre Manici di Scopa. Si sedettero a un tavolino un po’ defilato e attesero le loro birre.

«Come va con Ginny?» chiese a un tratto Ron, per pentirsene subito dopo. Davvero aveva chiesto al suo migliore amico come andasse con sua sorella?

Harry, però, non parve turbato.

«Bene, a parte le strane voglie che le ha messo la gravidanza», rispose.

«Cioè?»

«L’altro giorno voleva il succo di zucca.»

«E allora?»

Harry si scurì in volto.

«Era finito ed erano le tre di notte», rispose.

Ron scoppiò a ridere.

«Immagino che Ginny non l’abbia presa bene», commentò.

«Mi sono beccato un Maleficio Mucovolante.»

Ron rabbrividì. Quando sua sorella si infuriava, era meglio starle alla larga!

Bevvero in silenzio le loro birre, ognuno immerso nei propri pensieri.

«Anche Hermione a volte ha pretese assurde e lei non è incinta», disse dopo un po’, posando il suo boccale.

«Per esempio?» gli chiese Harry.

«Pretende che non utilizzi sempre la magia e poi si lamenta se quando cucino sporco tutto. Miseriaccia, non sono un undicenne!» sbottò Ron.

Harry ordinò una seconda birra e lui lo imitò. Bevvero di nuovo, con più gusto.

«Sai com’è fatta Hermione... anzi, forse un po’ tutte le donne sono fatte così», commentò Harry.

Ron, che aveva iniziato ad avvertire un formicolio alle mani, sbuffò.

«Beh, allora dovremmo farci rispettare. Insomma, siamo uomini o no?» disse. «Io voglio un’altra birra, ne prendo una anche per te?» aggiunse poi, già con la mano sollevata per chiamare la cameriera.

Alla terza birra ne seguirono anche una quarta e una quinta. Alla sesta, sia lui che Harry ridevano come due idioti e la realtà aveva preso le fattezze di un sogno.

«Io non le comprerò nessun regalo», biascicò Ron, premendo il dito contro il legno del tavolo, come se stesse pigiando un tasto, «dove sta scritto che è sempre l’uomo che deve regalare qualcosa alla donna? Io la sopporto tutti i giorni da quando avevo undici anni, dovrebbe essere lei a fare un regalo a me!»

«Hai ragione, amico», rispose Harry, che aveva la bocca impastata e il viso porpora, «siamo uomini!»

«Siamo uomini!» ripeté Ron e si scolò l’ultimo boccale di birra. La realtà aveva preso a girare.

«Forse è il caso di tornare a casa», disse a un tratto Harry, «non credo di sentirmi molto bene.»

«Nemmeno io, questa birra mi ha dato un po’ alla testa. Andiamo», rispose Ron.

L’uno aggrappato all’altro si trascinarono fuori. I negozi avevano chiuso e per la via non c’era più nessuno. Si incamminarono verso l’auto, ma Ron non era certo che quella fosse la direzione giusta. Aveva la testa intasata come una teiera. Qualche altro passo e rovinarono entrambi a terra, scivolando sulla neve.

«Accidenti», bofonchiò Ron, massaggiandosi il fondoschiena, mentre Harry cercava di risistemarsi gli occhiali sul naso.

A un tratto, un clacson richiamò la loro attenzione, seguito subito dopo da una frenata e dalle luci abbaglianti di quello che sembrava un autobus.

«Il Nottetempo», farfugliò Harry.

Ron si schermò gli occhi, mentre due figure scendevano dal mezzo. Impiegò un po’ per metterle a fuoco, ma appena riconobbe i volti indignati di Ginny e Hermione sentì le viscere contrarsi.

«Ginny...»

«Hermione...»

«Non una parola!» tuonò Ginny.

«Dovreste vergognarvi, tutti e due!» urlò Hermione.

Ron si scambiò una veloce occhiata con Harry, che era sbiancato. In quel momento le loro mogli erano più spaventose di... di... Ron aveva la testa talmente nel pallone che non trovò un termine di paragone adatto.

«Filate entrambi sul Nottetempo», disse Hermione, indicando il mezzo ancora fermo.

«A casa faremo i conti, Harry», soggiunse Ginny.

«Anche noi, Ron.»

Harry lo aiutò a rimettersi in piedi, mentre la neve riprendeva a scendere abbondante. Mentre si avviavano, seguiti dalle rispettive mogli, Ron guardò l’amico.

«Miseriaccia, non l’ho mai vista così», sussurrò.

Harry gli si accostò per non farsi sentire.

«Forse è meglio farle un regalo, Ron», disse.

«Sì, lo credo anch’io.»

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

Buonsalve!

Cosa posso dire? Questa OS non ha senso, ma il Writober è anche questo: sperimentare e mettersi alla prova, vada come vada.

Spero che, almeno, vi abbia strappato un sorriso.

 

Senza alcuna pretesa,

Elly

 

 

 

   
 
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