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Autore: Niagara_R    30/07/2009    5 recensioni
Loro sono i Green Day, lui è un Lord Signore Chipiùnehapiùnemetta, la casa è un castello oscuro e tetro pieno di cantucci nascosti, gli altri sono gli incomodi che spunteranno a random per perseguire il loro scopo. Il punto di congiunzione di questa storia? Il gruppo PunkRock più ottuso che esista sulla faccia della terra!
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1.

Ma buongioooooooooooooorno!!!

Eccomi qui a tempestarvi con una nuova storiella, stavolta molto molto molto molto molto, ma davvero molto stupida!

Io non sono una grande comica, c’è da dirlo, la poca ironia che ho la sfoggio soprattutto con chi non dovrei (Vedere mio esame di maturità... Ehm...), oppure è piuttosto acida, o sostanzialmente spontanea e non a comando, quindi non pretendo che questa storia riscuota tanto successo, non so perché mi è venuta in mente quest’idea stupida, ma comunque non sarà troppo lunga, né troppo articolata, è solo per scrivere due parole.

Quindi non prendetela troppo sul serio!;)

Detto questo vi invito a leggerla, commentarla, perché non mi dispiacerebbe affatto!XD

BUONA LETTURA!!!

 

 

 

Quando arriva la civetta...


La giornata era stata tranquilla, il sole splendeva su Berkeley, una dolce aria che sapeva di sole spirava dal mare rinfrescando le viuzze, dove tutti tenevano le finestre aperte per permettere al familiare odore di salmastro di mandare via gli ultimi residui d’inverno. In una di quelle casette, con le finestre rigorosamente spalancate, si trovava Billie Joe Armstrong, il famosissimo frontman della altrettanto famosissima band dei Green Day.
Billie Joe era stravaccato sul divano a godersi l’aria fresca, nel suo bellissimo soggiorno foderato di ecologica pelle di leopardo, gli splendidi occhi verdi che vagavano da una parte all’altra della stanza senza soffermarsi su nulla. Spostò un distratto sguardo ai due divani, leopardati come la moquette, la poltrona in tinta. Poi il tavolinetto di mogano di un color castano che faceva pandan con l’ambiente, e relative sei sedie. I quadri appesi alle pareti bianche, le foto sue, dei ragazzi, di Adrienne, di Mike e Tré, della nonna Sigismunda. I segni della suola delle sue scarpe stampati sui muri durante una serata particolarmente agitata. Il lampadario di vetro sbeccato a causa di continui voli. La civetta che svolazzava beata.
... ... Civetta?!
Sì, era proprio una dolce civetta beige e marrone che si librava in circolo radendo il soffitto. Era molto bello sapere che lì in California, nel mezzo della città riuscissero a vivere quei simpatici nonché utili rapaci... Ma proprio nel suo soggiorno?! Non aveva un altro albero su cui accoccolarsi? E soprattutto, le civette non uscivano di notte?!
<< Joey! >> chiamò il primogenito della promettente famiglia Armstrong, che si presentò in soggiorno masticando una gomma.
<< Dimmi vecchio. >>
<< Perché c’è una civetta in casa? >>
<< Ah, non lo so, io non tratto questo genere di cose! >>
La cosa lo lasciava perplesso. Allora suo figlio che genere di cose trattava?
E non poteva nemmeno chiedere aiuto ad Adrienne, dato che la sua cara mogliettina era partita due giorni prima con un’amica per un centro di bellezza, decidendo di liberarsi in un colpo solo delle impurità della pelle e anche della sua adorabile quanto scassaballe famigliola.
Billie Joe impugnò allora il leopardato telefono e chiamò prima Mike e poi Tré, dicendo loro che aveva bisogno di aiuto. E di portare il DDT.
<< Papà, il DDT è solo per gli insetti. >> precisò il figlioletto.
<< Joey, non fare lo spocchioso! >>
Cinque minuti dopo arrivarono i suoi due inseparabili amici e compagni d’avventure, e rimasero sorpresi quanto lui di vedere quel pennuto svolazzare liberamente.
<< Billie, che ne dici di prendere un bel fucile e giocare al Tiro alla Civetta? >> propose Tré con una luce negli occhi spiritati.
<< Ehm, magari la teniamo come ultima ipotesi. >> rispose lo squinternato cantante << Perché invece non mi aiutate a prenderla? >>
<< Cioè, mi hai fatto arrivare qui di corsa per giocare a Harry Potter? Non potevi aspettare domani?! >> lo rimbeccò il bassista, piantando le mani sui fianchi.
<< Tanto tu cosa stavi facendo? >> ribadì piccato Billie.
<< Stavo nella vasca da bagno a giocare con le paperelle! >>
<< Beh, adesso giochi con le civette! >>
<< Sììììììì, forte!!! >> Tré prese a saltellare allegro.
I Green Day passarono una fruttuosa giornata a saltellare da un capo all’altro del soggiorno cercando di afferrare quella bestia che non aveva smesso un attimo di girare in tondo.
<< Ma non le viene il mal di mare?! >> chiese Mike volando per aria, ma siccome lui non era provvisto di ali, piombò dritto sul pavimento.
Avevano provato di tutto, a offrirle delle briciole, a lanciare oggetti, ad acchiapparla con un retino da pesca, a corromperla promettendole un pass speciale per il loro prossimo concerto, a convincerla ad ubriacarsi con la birra portata da Tré. Ma niente fu utile, e l’unica cosa che ne ricavarono i tre alla fine della giornata fu il pavimento totalmente cosparso di briciole, cornici, bottiglie vuote, cuscini, libri, custodie di cd, retini da pesca di varie dimensioni, videocassette, cravatte, bicchieri, piatti, soprammobili e quant’altro, e una sonora sbronza, perché siccome la civetta non aveva voluto la birra, se l’erano scolata loro.
Jeoy tornò in soggiorno alla ricerca di qualcosa di commestibile come un toast, o al limite una Vigorsol, e vide suo padre e i suoi due migliori amici distesi sul divano, disperati per il pennuto e ubriachi per la birra.
<< Papi, ma perché non provate semplicemente a chiederle cosa vuole? >> domandò col tono più naturale del mondo.
<< Joey, è una civetta! >> rispose Billie gesticolando a random, guardando l’attaccapanni.
<< Civetta, cosa vuoiiiiiiiiiiiiii??? >> esclamò Tré Cool festoso, attaccandosi alla bottiglia.
In quel mentre la civetta lasciò cadere un piccolo foglio di cartoncino color giallo canarino.
Billie scivolò con un bel tonfo per terra, e strisciò fino a raggiungere il cartoncino, provando a leggerlo. Non ci riuscì una prima volta, ma perché era al contrario, come gli fece notare sangue del suo sangue, allora lo girò, ed effettivamente gli sembrò scritto nella sua lingua, qualunque essa fosse, solo che le lettere ballavano parecchio, sembravano ubriache, e non gli passò per la mente neanche per un attimo che era l’effetto di sei litri di birra prontamente ingoiati a stomaco vuoto.

 

Credevo non me l’avreste mai chiesto.
Tontoloni!


Era scritto sul bigliettino color canarino.
<< Ehi, fai anche del sarcasmo? >> chiese ironico Tré, ondeggiando.
<< Beh, in poche parole cosa vuoi? >> domandò Billie spiaggiandosi sul tappeto, a pancia in su, constatando che le pareti stavano iniziando a girare veloci veloci veloci, tutta colpa dell’effetto serra.
Dalle zampe della civetta cadde un’altra cosa, stavolta una busta più grande, l’indirizzo scritto a mano con inchiostro nero lucido e brillante. Anche quelle lettere erano sbronze.
<< Bah, non c’è più pudore. >> fu il commento di Billie.

 

Alla gentile attenzione di Mr. Armstrong Billie Joe,
Mr. Pritchard Michael Ryan e Mr. Wright Frank Edwin,
Berkeley, California,
Stati Uniti d’America,
continente americano, pianeta Terra, sistema solare,
universo conosciuto.


<< Cavolo, la prende sul serio, e bravo il mio uccello! >> annuì Tré con fare serio.
<< E’ molto bella... Però non mi serve, io so chi sono! >> Lui era quello che si chiamava Stati Uniti d’America, era sicuro!
Lo spigolo di un altro cartoncino, stavolta color celeste chiaro, lo colpì nell’occhio destro, e diceva:

 

Devi aprirla, demente!


<< Oh già... >> borbottò l’intuitivissimo cantante.
Con l’ausilio di una fiamma ossidrica, di David Copperfiel e di un rasoio elettrico riuscì ad aprirla e cavarne fuori la lettera, spiegarla e fare la ramanzina alle parole che non volevano saperne di rimanere sobrie.

 

Sono molto lieto di invitare lorsignori nella mia dimora invernale,
per incontrarci gentilmente e conversare come da buoni amici,
vi attendo con ansia il giorno 23, in Transilvanian Boulevard per ricevervi e ospitarvi.
Spero con l’anima aperta che accetterete l’invito di quest’uomo appassionato dalla vostra ammaliante musica e smanioso di incontravi.
Vi attendo con ansia.


In fede, vostro

Lord Signore Vlad Augustus Donovan Signore di Contea Padrone di Eraclea Don Francesco Proselite Giacobbo nel Reno Orbieto e Cadestro Gesualdo Giuseppe Maria Maddalena Sancho Gnucchero...


A Billie venne il mal d’auto e lasciò perdere l’infinità di nomi messi sotto e che occupavano l’intero retro della lettera e un ulteriore supporto cartaceo.
<< Ma era uno o erano tutti insieme? >> chiese Tré sintetizzando un ancestrale dubbio amletico.
<< Bah, e io che speravo che avessimo ricevuto la lettera per Hogwarts! >> si lamentò il bassista.
La civetta volò su di lui e lasciò cadere un cartoncino rosa sfumato.

 

Tanto tu avresti fatto il bidello!


<< Hai voglia di finire in padella? >> ribatté.
<< Daiiiiiiiiiii, ci dobbiamo troppo andare! >> esclamò il batterista osservando la civetta e gli elefanti a pois che le giravano intorno.
<< Transilvanian Boulevard? Non ci sono mai stato... >> commentò Billie, ricordando di essere stato solamente nella quarta dimensione.
<< Suuuuuuuu, sarà fantastico, abbiamo un fan che ci ha invitato a casa sua, la tenuta invernale, vi rendete conto?! Con quel cognome dev’essere impaccato di soldi! >> Così parlò l’istinto da parassita avido di Tré Cool.
<< Già, e lui potrebbe dirci come si fa a scacciare questa cosa! >> disse Mike indicando la civetta. Che nel frattempo se n’era andata, lasciando come ultimo ricordo un cartoncino color verde smorto con scritto:

 

Ciao, deficienti!


<< Oh... >>
<< Beh ragazzi, mi avete convinto! Non appena il tizio di Matrix avrà smesso di levitarsi nel mio soggiorno vado a preparare le valigie e poi partiamo per una bella vacanza! >> affermò il cantante.
<< Ma papà, io e Jacob?! >> interloquì il caro figliolo << Cosa facciamo?! >>
<< Tu e tuo fratello ve ne starete buoni a controllarvi a vicenda! >> rispose con semplicità.
<< Ma... Ma... Da chi andate? Quanto starete via? Chi ci sta con noi? Io non so fare una lavatrice! >>
<< Meglio, così non ci infili tuo fratello! >>
Fu così che i Green Day decisero di accettare l’invito di Lord Tizio Caio Sempronio Eusonio Mirtillo Augusto Marcuzzio Bilbao Sbarbetto Chipiùnehapiùnemetta, e attesero con grande ansia la partenza, cogliendo l’occasione di passare qualche giornata al di fuori delle solite mura domestiche, spaccando la loro noiosa routine.
<< Mike... >> chiese Billie nel buio del soggiorno, mentre Tré russava come un caterpillar al lavoro.
<< Mmmmhh... Sì? >>
<< Pensi che ci divertiremo lì dal signor Merola Fazio Jamie Rotura eccetera? >>
<< Staremo a vedere. >> rispose tornando a rilassarsi, assestandosi meglio sulla spalla di Tré che era capace di dormire anche sul pomolo della scala come Eta Beta.
<< Mike. >> fece di nuovo Billie.
<< Mmmmhh... Sì? >>
<< Credi dovremmo dirlo al manager? >>
<< E’ alle Maldive con l’amante cubana, non gliene frega una mazza di dove siamo noi. >> liquidò chiudendo gli occhi.
<< Mike. >>
<< Eeeeeeeeehhhh?!?! >>
<< Io ti piaccio? >>
<< Sei la persona che mi sbatterei più di chiunque altro, però facciamo che ti stupro domani, ok? >>
<< Ok! >> sorrise soddisfatto il cantante, fiondandosi a dormire proprio in mezzo ai due, sconquassando il divano.

 

 

Indovinate? Continua!

   
 
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