Ho contato i tuoi graffi

Ogni tanto la sente ancora. Nella sua testa, dentro le ossa.
La ninna nanna di sua madre.
Neville se lo chiede spesso. Sua madre odia l’autunno? Preferisce l’alba o il tramonto? Le piace vestirsi d’azzurro?
Una volta le aveva portato un fermaglio con i colori del mare, e lei aveva sorriso. Gli sorrideva sempre, nonostante l’atrocità le avesse scavato il viso. 
E suo padre? Odia le carote? Ama la neve? Non può parlare con lui della sua squadra di Quidditch preferita, dei suoi voti alti in Erbologia, di ragazze. 
Bellatrix Lestrange è evasa da Azkaban. Neville non pensa ad altro — ogni sillaba s’incaglia tra le sue dita mentre stringe la bacchetta, tremante. Sono un fuoco maledetto, un fuoco ch’è come un mantra, che lo stravolge e lo scuote e lo anima alle lezioni dell’ES.
“Fammi riprovare.”
Bellatrix Lestrange è evasa da Azkaban.
“Expelliarmus!”
La bacchetta vola via dalle mani di Harry. 
Ce l’ha fatta. Deve farcela. 
Per —

Hannah ha il viso roseo e i capelli biondi come il grano. Si morde il labbro ogni volta che un pensiero l’agita. Il modo in cui corruga la fronte lo fa impazzire. 
Hannah non si accorge di lui. Mai.
La notte in cui sua madre viene trovata morta è l’inizio della fine. Hannah, a Hogwarts, non è che un ricordo — e Neville comincia ad avere gli incubi.


 

Il bambino goffo e grassottello non c’è più. Neville è un ragazzo alto, pieno di graffi, graffi che grattano dentro di lui e sulla sua pelle da una vita, mentre ride beffardo alle parole dei Carrow.
La presa sulla sua bacchetta è salda, quando riunisce l’Esercito di Silente. 
Hogwarts è una tomba nera dominata dai Mangiamorte, ma lui resiste, è la resistenza. 

“Ti prego, non ribellarti.”
La voce di Hannah è un sussurro angosciato, eppure lui le sorride. Sempre.
Quando i Carrow smettono d’infierire sul suo corpo torna da lei e nasconde il terrore. Ha il labbro spaccato, la fissa come se volesse dirle “Non ascoltarmi quando grido” e il suo sorriso somiglia più a una smorfia. 
Ma sua madre gli ha insegnato che il sorriso non si cancella con le maledizioni.

Hannah si sveglia di soprassalto. Ha gli occhi sbarrati, persi. Neville l’è accanto, con quei graffi sul viso che hanno una storia simile alla sua. L’ha capito quando lei li ha accarezzati. “Guarda, era solo un brutto sogno”, le mormora con gli occhi. 
La Stanza delle Necessità è un luogo di ritrovo fisso per l’ES. Neville combatte senza sosta. Di giorno contro i Carrow, di notte contro gli incubi. Ma ha sempre una parola di conforto per chi soffre — per Hannah, a cui, senza parlare, dice “Sdraiati accanto a me, seppellisci i dubbi e dormi.”

Si scaldano a vicenda. Lentamente. 
Delicati. Avvinti. 

Spazio dell’autrice
Ciao a tutti! Questa storia contiene citazioni in ordine sparso della canzone Goodbye degli Apparat, la soundtrack del telefilm Dark. Le citazioni sono “Non ascoltarmi quando grido”, “Guarda, era solo un brutto sogno” e “Sdraiati accanto a me, seppellisci i dubbi e dormi.”
La canzone mi ha accompagnato con il suo mood generale nella stesura di questa flash, partecipante al contest “Dimmi che canzone vuoi e ti dirò chi sei (quasi)” indetto da Iamamorgenstern sul forum di EFP. Secondo me Neville è uno dei personaggi più coraggiosi della saga, ma in amore lo immagino molto più timido ed esitante, ecco perché parlo di “coraggio che non ha mai avuto” quando bacia Hannah per la prima volta. Secondo me il rating verde è più azzeccato, ma dato che si accenna lievemente alla violenza dei Carrow ho preferito inserire il rating giallo.
Grazie a tutti per aver letto!