Silenzio dell’anima, solo fragore
Le
onde sono alte, più alte di qualsiasi altra cosa abbia mai
visto.
Scuotono la barca qua e là e uno di noi ha già
rischiato di
precipitare tra i flutti – si sentono urla e pianti e
preghiere,
siamo così stretti l’uno contro l’altro
che diventa difficile
respirare e io non so che fare, maman.
In
tasca ho ancora la tua foto: non voglio rovinarla con la pioggia,
anche se ormai sono talmente zuppo che il tuo viso non sarà
che una
macchia sbiadita su un pezzo di carta. Anche tu l’hai
vissuto?
Tutto questo? Anche tu hai visto il mare ingrossarsi così
tanto da
poterti ingurgitare, anche tu tremavi vicina al tuo compagno di
viaggio?
Vorrei
che mi rispondessi, maman. Vorrei che mi
rassicurassi. E
vorrei ricordare bene il tuo viso – ma l’acqua
annebbia ogni
cosa, e l’aria è così fredda che non
capisco se siamo ancora a
galla o stiamo già lentamente affondando, maman.
Raccontami
una storia, maman. Parlami ancora di quel sogno
lontano, in un
Paese di prosperità e gioia – dove non ci sono
proiettili che
fischiano per l’aria, che distruggono case e rapiscono vite.
Che
bel sogno doveva essere, maman. Vorrei poterlo
vedere anch’io,
ma forse farò tardi. Tu aspettami sulla riva, maman,
non ci
metterò molto: quando calano le onde…
→ Angolo
delle
Margherite.
A
dire il vero non c’è bisogno di commentare questo
brano più di
quanto non parli già da sé. Non so quanto sia
giusto scrivere su
questi argomenti pur sapendo che delle persone sono morte,
ma la rabbia che sento è troppa per essere contenuta. Come
giovane
adulta mi vergogno a rimanere ancorata nelle mie comodità,
mi
vergogno di chi non alza un dito e di chi imperterrito propone
soluzioni inutili con il solo scopo di compiacere. Non voglio fare
politica in quest’unico spazio di pace, sia
chiaro. Dopotutto, tutta l’attenzione che ricevono fatti del
genere
sono solo un promemoria,
no? Un promemoria alla nostra disumanità.
❀ daniverse