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Autore: Nao Yoshikawa    08/10/2019    13 recensioni
Crowley e Azraphel si erano trovati a metà strada fra il buio e la luce, nel confine dove entrambi potevano coesistere. E poi era successo. Era successo che la luna si era innamorata del calore del sole e che il giorno aveva ceduto alla bellezza della notte. Nel momento in cui entrambi lo aveva realizzato, avevano anche capito che un grave peccato era stato commesso. Aleggiava sulle loro teste la disperazione, ma la consapevolezza non era bastata. Sapevano che prima o poi sarebbero stati separati.
Cap 2:
Come faceva la luce ad esistere nel buio? Demoni ed angeli erano rispettivamente cattivi e buoni, senza eccezioni. Ma Azraphel sapeva che come in Crowley esisteva uno spiraglio di luce, in lui esisteva una punta di oscurità. L’aveva capito nel momento in cui si erano incontrati. Forse loro erano l’eccezione. Forse erano la frase sbagliata scritta nella storia del mondo, che qualcuno avrebbe poi cercato di cancellare.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Crowley aveva sgranato gli occhi e subito aveva teso un braccio, come a volerlo afferrare. D’improvviso Azraphel aveva perso i sensi. Era… morto? Era possibile una cosa del genere?
«Angelo, ehi! Sveglia, non fare scherzi! Cosa cazzo sta succedendo qui?!» furioso si rivolse a Jehudiel. «Cos’hai fatto?»
«Calma, io non ho fatto niente», cercò di tranquillizzarlo. «Respira, non è vero?»
Crowely si avvicinò al suo viso, costatando che effettivamente il respiro, anche piuttosto regolare, c’era. Quindi non era morto. Era svenuto?
Azraphel sgranò gli occhi all’improvviso, ma le sue pupille erano vacue, come se stesse guardando nel nulla.
«Azraphel? Ma che diamine succede? Stai bene?»
Lui non rispose. Anche se era lì con il corpo, con la mente si trovava da tutt’altra parte, circondato da tanto bianco.
Eppure non era un brutto luogo. Per certi versi gli ricordava il Paradiso, ma non si trattava di questo. Non è che Dio lo aveva ascoltato e aveva davvero deciso di prendersi la sua vita per salvare gli altri?
Non conosco modo migliore per andarmene, se non per salvare chi amo. Ma così… a tradimento… almeno avrei potuto baciare Crowley per l’ultima volta? Avrei potuto dirgli che lo amo, dal momento che in seimila anni solo una volta sono riuscito a dirglielo? Davvero fino alla fine dovevo soffrire così?
«Azraphel.»
Udì una voce chiamarlo. Una voce che non era quella di Crowley, né di nessuno che conosceva. Una voce che non avrebbe potuto associare a nessun volto. Qualcosa che poteva sentire chiaramente nella sua testa.
«Ma… ma chi sei?» sussurrò. Qualche secondo di silenzio e poi la voce parlò di nuovo.
«Lo sai chi sono. In fondo, lo sai.»
Sollevò lo sguardo, pur sapendo che non avrebbe potuto vedere nulla. Si fece largo una certezza in lui, nonostante fu anche portato a chiedersi come fosse possibile. Stava parlando con Dio?
L’entità sopra ogni cosa, a cui si erano ribellati, che aveva sentenziato la loro punizione?
Quello stesso Dio?
Batté le palpebre, assumendo un’espressione stranita.
«Cosa…? Io… sono morto davvero?» domandò quasi impercettibilmente. «Sei… Dio… insomma…quello vero?» chiese in difficoltà. Non sapeva come doversi rivolgere ad un’entità del genere. Non credeva neanche che fosse possibile parlargli, anche se ci aveva sperato.
«Ma dove sono?» domandò poi.
«In un posto che non sta da nessuna parte, né in nessun punto del tempo. La tua anima è sospesa. Ho sentito ciò che hai detto a Metratron e non ho mai sentito o visto un angelo tanto impertinente, quanto testardo.»
Azraphel ebbe l’impressione di arrossire.
«Beh… io dovevo parlare con te… con voi…oh, insomma», sospirò. «Mio Dio, ti prego… le cose non devono andare così. Non possono. La maledizione che tormentava me e Crowley si è finalmente spezzata. Non voglio che ricominci e non voglio neanche che venga ucciso nessuno. Gabriel non merita la caduta. Lui, Amon e Belzebù hanno agito per salvare noi. Davvero si può essere puniti solo per aver amato? Per aver amato qualcuno che è diverso da me… ma forse neanch tanto?»
Aveva cercato di mantenere un tono calmo, ma non era servito. Era arrabbiato e anni e anni di rancore stavano lentamente venendo fuori. Adesso non stava più avendo paura, né stava temendo le conseguenze. Certo, il suo più grande desiderio era rimanere con Crowley, vivere con lui senza più doversi separare, ma se proprio doveva scegliere, preferiva morire, prendersi tutto il male, le colpe e le sofferenze e lasciarlo vivere, lasciarli vivere tutti.
Farei anche questo per te. Morire e rinascerei altre mille volte. Adesso aveva osato ribellarsi ancora e sicuramente non sarebbe rimasto impunito. Ma era stanco di scappare. Qualsiasi sarebbe stata la sua punizione, l’avrebbe affrontata a testa alta.
«Qualsiasi cosa tu voglia farmi, mio Signore, sia fatta. Ma che loro vengano lasciati fuori, perché non lo meritano», sospirò, chiudendo gli occhi. Poco dopo Dio parlò di nuovo.
«Verrai condannato a…»
A cosa?
Avrebbe voluto chiederlo, ma la voce di Dio era ora lontana e lui si stava risvegliando, con un profondo sospiro, come se non avesse respirato fino a quel momento. E tornò a respirare anche Crowley.
«Azraphel, dannazione! Mi hai fatto morire di paura, stai bene?!»
Batté le palpebre un paio di volte e prima che potesse parlare, Jehudiel prese il suo posto.
«Tu hai parlato con Dio, non è vero?» gli domandò. «Lui in genere… non parla con nessuno. Ma con te sì»
«Ebbene? Che ti ha detto? Che ti ha fatto? È arrabbiato, vero? Perché l’ho maledetto in tutti i modi», Crowley parlava con foga. «Vuole separarci di nuovo? Cosa…?»
Non lo avrebbe permesso.
Già, non lo avrebbe permesso. Ma cosa potevano fare loro, che adesso non avevano alcun potere?
Jehudiel sentì il vento gelido da est  venirgli addosso. Si sollevò appena, continuando a guardare in quella direzione.
«Sta iniziando», soffiò. Il cosa, non sarebbe stato necessario spiegarlo.
 
Inferno
Belzebù aveva assistito tante volte ai “processi” di morte per i traditori. Era una cosa a cui era oramai abituata, ma trovarsi dall’altro lato, dal lato dei traditori, era diverso. Ligur e Hastur la tenevano stretta affinché non scappasse, ma anche volendo non avrebbe avuto la forza di andare.
Andare dove?
Astaroth la precedeva, Amon invece le camminava accanto, in silenzio. Avrebbe voluto chiedergli: “Questo lo avevi visto, nel suo futuro?”, ma sarebbe stato inutile.
Lui sapeva tutto. Sapeva anche se sarebbe morta o meno.
Non era sicura di volerlo sapere. L’idea di morire in una vasca piena di acqua santa terrorizzava giustamente tutti i demoni.
Non era solo morire il problema, era smettere di esistere.
Fine dei giochi, non si torna più indietro.
Gabriel… quindi è così finisce? È così che finiamo noi?
Astaroth si fermò ad un tratto, voltandosi a guardarla.
«Sbrighiamoci a fare questa cosa. Ho degli impegni. Non preoccuparti, Belzebù. Sarà una cosa molto rapida e indolore, certo sei stata fortunata. Molto più del tuo amico arcangelo. Purtroppo la sua punizione è un po’ più cattiva. Ci vanno giù pesante nell’altra fazione, eh?»
Belzebù lo guardò e nonostante il tremore cercò di mantenere quella calma e dignità che di solito la contraddistingueva. Lentamente guardò Amon.
«Ebbene…? Quindi è così che finisce?» sussurrò.
Se glielo chiedo forse è perché ho ancora un minimo di speranza.
Il demone alzò gli occhi al cielo.
«Non lo sai che il futuro è una tela bianca dove nulla è scritto?» gli rispose con un’ennesima, evasiva domanda.
Certo che lo sapeva,  lo sapeva chiunque.
E questo forse avrebbe dovuto darle la speranza?
 
Paradiso
 
Una delle cose peggiori che poteva capitare ad un angelo era la caduta. Per un arcangelo forse era mille volte peggio. E anche se Gabriel non aveva termini di paragone, era sicuro che fosse così. Lo sentiva che qualcosa stava cambiando. Le sue ali, ad esempio, così bianche e candide, si stavano tingendo di grigio. E stranamente era doloroso, come se qualcuno lo stesse ripetutamente colpendo con del ferro incandescente.
«No…!» si chinò, senza respiro. «Non a me… non a me, dannazione. Io non ho fatto niente per meritarmi questo!»
Sollevò lo sguardo verso Michael, che lo guardava indifferente.
La stessa indifferenza che tutti gli altri avevano mostrato verso Azraphel e Crowley quando erano stati maledetti. La stessa indifferenza di cui accusava anche se stesso.
«Ti sei ribellato al volere di Dio. È questo quello che meritano gli angeli che osano andargli contro. E più sei in alto, più in fondo cadrai. Le nuvole si apriranno e ti lasceranno cadere giù, nell’oblio più profondo.»
Quella era la sua maledizione. Cader per aver fatto la cosa che riteneva più giusta.
Forse io e te non siamo poi così diversi, Azraphel. Vorrei odiarti per tutto, perché se non mi fossi intromesso, nulla sarebbe cambiato. Ma tu, lui, voi… avete tirato fuori la parte migliore di noi.
L’unica cosa che mi dispiace è… non aver avuto abbastanza coraggio.  Il suo pensiero andò a Belzebù, che per tutto quel tempo gli era rimasta accanto. Al ti amo che non c’era mai stato e al bacio che non le avrebbe mai donato. Adesso, se solo fosse potuto tornare indietro…
«Aspettate, fermi!»
La voce era quella di Jehudiel, ma Gabriel non aveva alzato lo sguardo, troppo impegnato ad autocommiserarsi. Quindi non aveva potuto vedere che l’angelo non era da solo.
«Jehudiel! Come osi portare in questo posto loro? Loro non dovrebbero stare qui!»
E con loro intendeva proprio Azraphel e Crowley, che si erano stancati di avere paura. Dopotutto sarebbero stati condannati comunque, tanto valeva giocarsi il tutto per tutto.
«Sì che possiamo. Una parte di me, anche se minuscola, è ancora angelica. Quindi qui posso starci eccome!»
Jehudiel gli fece un attimo segno di tacere, prima di rivolgersi all’Arcangelo.
«Inizio a pensare che il mio compito sia quello di fermare tutto ciò, in nome di ciò che rappresento. Spezziamo la catena una volta per tutte!»
Michael assottigliò lo sguardo.
«Vuoi ribellarti anche tu? Vuoi essere come loro? Perché non avrai un trattamento di favore.»
Azraphel fu colto da una sorta di scatto d’ira, cosa che in genere non accadeva mai. Ma al diavolo tutto, tanto sarebbe morto comunque, anche se ancora non sapeva in che modo.
«Me! Perché non prendete me al posto di tutti? La mia vita per espiare le colpe di tutti loro! Dopotutto è da me che è partito tutto, no?!»
«Azraphel, vuoi chiudere la bocca?!» lo zittì Crowley. «Smettila con tutto questo senso di sacrificio inutile! Vuoi morire, dopotutto?»
«No, non voglio, ma se servirà a rompere la ruota, allora lo farò.»
«Ha ragione lui», sospirò Gabriel. «Tu… tu non dovresti… non ci devi nulla…»
Azraphel lo guardò. Non c’era neanche più paura nel suo sguardo, era solo tremendamente stanco di soffrire.
«Faccio esattamente quello che voglio. Coraggio, prendetemi e cancellatemi. Fate finire questa cosa così com’è cominciata. Con me.»
Quello stupido angelo aveva sempre avuto un coraggio non indifferente. Dopo seimila anni, Crowley aveva avuto l’ennesima conferma. Avrebbe voluto odiarlo per quel suo modo di fare così impulsivo. Solo da un lato, perché dall’altro avrebbe solo potuto ammirarlo.
Ti seguirò anche lì dove non c’è il nulla. Come ho sempre fatto.
Ad un tratto tutto si fermò. La stessa aria e probabilmente anche il tempo. Tutto taceva e nemmeno le nuvole si muovevano più.
Gabriel, che finalmente era tornato a respirare, si era rialzato.
«Cosa…? Il tempo… non lo percepisco più… si è fermato.»
«C-Come? Che significa?! Questo è uno scherzo di voi arcangeli?!» chiese Crowley avvicinandosi ad Azraphale per stringerlo.
«Sciocchezze. Nemmeno un Arcangelo ha questo potere. L’unico sarebbe…»
Michael non ci aveva pensato fino a quel momento. Doveva essere per forza un intervento di Dio, l’unico a poter avere il potere di congelare il tempo, forse per impedire loro di fare qualcosa?
Sopra le loro teste, ancora più in alto, lassù nel cielo, le nuvole immobili furono trafitte da dei caldi raggi del sole. Era sparito il grigiore e ora c’era solo luce su di loro.
Crowley si coprì gli occhi con una mano.
«E adesso che succede? È la fine del mondo?»
«Non è la fine del mondo! È… è Dio!» mormorò Azraphal, che lo aveva riconosciuto. Dalle nuvole era disceso un altro angelo, che Jehudiel riconobbe essere Metratron. Se ne stupì, perché in genere appariva solo se invocato.
«Era proprio necessario far questo per fermarvi, vero?» domandò l’angelo richiudendo le sue ali bianche.
Gli altri arcangeli si ritrovarono sconvolto dinnanzi la sua presenza.
«Ma tu… tu sei…?» domandò Gabriel.
«Venuto qui per parlare con Azraphel a nome di Dio»
«Lui?!» esclamò Michael.
«Io?» sussurrò il diretto interessato. Cos’altro c’era ancora? Forse davvero Dio aveva deciso di prendere la sua vita per porre fino a quella serie di sofferenze?
«Proprio tu. Sei caduto nell’incoscienza e hai comunicato direttamente con Dio. Non hai sentito quale sarà la tua condanna?»
«No… io non l’ho sentita in tempo. Tutto è sfumato prima. Perché?»
Metratron si lasciò andare a qualcosa che pareva un sospiro.
«D’accordo. Allora sentitemi bene, tutti voi. I qui presenti Azraphel, ex angelo del Paradiso, e Crowley, ex demone dell’inferno, sono stati condannati a vivere sulla terra la loro ultima vita da mortali, insieme.»
Crowley si era già preparato per partire in quarta, ma nel sentire la parole di Metratron, poté solo provare stupore. Più che una condanna, quella sembrava la realizzazione di un sogno.
«Cosa…? Dio mi condanna… a vivere la mia ultima vita con Crowley?» domandò guardando quest’ultimo. Anche solo pronunciarlo aveva dell’incredibile.
«È perché saresti stato davvero disposto a sacrificarti per tutti loro», spiegò. «Ha visto cosa c’è nel cuore di entrambi. E non può ignorare la misericordia, ma soprattutto un amore così grande. La vostra maledizione, ufficialmente, si spezza qui e oggi.»
Ne seguirono svariati secondi di silenzio in cui Crowley e Azraphel si studiarono a lungo. Erano liberi? Voleva dire che dopo seimila anni dolore e sofferenze, erano finalmente liberi di amarsi e vivere insieme, senza più perdersi?
«Come sarebbe a dire?» sbottò Michael. «Questo è ridicolo!»
«Sono ordini dall’altro» soffiò Metratron.
«Sì, Michael. Vuoi andare contro il volere di Dio? Non avrai un trattamento di favore», Jehudiel, di solito così mite, si permise di prendersi una piccola rivincita.
«Non ci posso credere», sussurrò Crowley. «Basta con le reincarnazioni? Basta… con ogni cosa? Il morire ogni volta e perdere la memoria? Con…?»
«Sì, Crowley! Basta con tutto, finalmente! Saremo solo tu ed io!»
Lo attirò a sé, abbracciandolo, stringendolo, con la certezza assoluta – perché dopotutto era stato Dio a dirglielo! – che non lo avrebbe lasciato mai più.
«E di me cosa ne sarà?» domandò Gabriel, rivolgendosi a Metratron.
«Non preoccuparti, Gabriel. Tu non cadrai.. e per quanto riguarda la tua storia con il demone Belzebù… se Dio ha fatto un’eccezione, potrà farne anche un’altra… visto che si tratta di te.»
«La mia storia con…?» arrossì e per questo si maledisse subito dopo. Azraphal lo vide e non poté fare a meno di ridere.
«Dovresti andare a salvare la tua dama.»
L’Arcangelo lo guardò con severità. Chi avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe ritrovato a prendere esempio da lui? Tutto ciò che poteva fare era ammettere che fra tutti, Azraphel era il più coraggioso, nonché il più forte.
Chinò leggermente il capo, per la prima e possibilmente unica volta.
«Grazie», sussurrò, mesto.
Poco dopo, il tempo riprese a scorrere.
 
 
Il blocco o del tempo non era stata una cosa limitata al Paradiso. Anche laggiù all’Inferno lo avevano avvertito e subito Belzebù ci aveva visto, in ciò, una speranza di salvezza.
«Ahi», si lamentò Hastur. «Tutto ciò non mi piace. Perché ho l’impressione che ci sia lo zampino di quello lì
Amon chiuse gli occhi, concentrandosi e prendendo poi a parlare.
«Dio ha annullato definitivamente la maledizione. Ha liberato entrambi e anche Gabriel… lui sta venendo qui!»
«Cosa?!» esclamò Astaroth. «Non dire idiozie, questo non è possibile! Piuttosto gettiamo questa qui nell’acqua santa!»
«Se andiamo contro il volere di chi c’è superiore, andremo in contro a molti guai!» cercò  di farlo ragionare Hastur, guidato più dalla paura che da un’improvvisa saggezza. Astaroth lo afferrò malamente, furioso.
«Faccio quello che mi pare. E non sarai di certo tu o nessun altro ad impedirmelo!»
La terra tremò di nuovo, com’era successo tempo prima. Belzebù, finalmente libera dalla presa dei demoni, poté tornare a respirare, perché lo aveva sentito arrivare. Gabriel era sceso giù nell’inferno, lì dove non sarebbe mai voluto arrivare, per lei, ed era arrivato sulle sue ali bianche, ma in alcuni punti macchiate di grigio a causa della caduta che era stata fermata in tempo.
«U-un arcangelo all’Inferno!» esclamò Hastur indicandolo, indietreggiando.
«Lo vedo!» sbottò Astaroth. «Che cosa sei venuto a fare tu q-!»
«Ah, fa silenzio, tu!» gli intimò. «Puoi parlare quanto vuoi, ma dubito che il tuo Signore sarà felice del tuo tentativo di ribellione, quindi mi asterrò dal gettarti nell’acqua santa, d’altronde sono venuto per fare altro!»
Non lo guardò più neanche, piuttosto i suoi occhi si posarono su Belzebù, la quale arrossì, rimanendo seria.
«Pazzo…che ci fai qui? Io non avevo bisogno di essere salvata.»
Gabriel sorrise, attirandola a sé.
«Lo so. Ma sono venuto comunque per fare questo.»
La baciò. Dopo solo seimila anni, all’Inferno, circondato da demoni che li guardavano sconvolti, tutti eccetto Amon, ma lo fece. E fu, anche quello, come tornare a respirare.
O come respirare per la prima volta in vita sua.
Astaroth si portò una mano sul viso, disgustato.
«Un demone che si fa baciare da un arcangelo», borbottò.
Belzebù non si sarebbe staccata da quel bacio per nulla al mondo, se non fosse stato per dire qualcosa di importante.
«Dato che a quanto pare rimango dove sono… tu non puoi più toccarmi. Anzi, sono io che ho il potere su di te.  Com’era? Io faccio quello che mi pare? Adesso sei tu il ribelle. Quindi Hastur, Ligur, portatelo da Nostro Signore.»
«Cosa?! Non osare! Tu non puoi!» le sputò addosso Astaroth.
«Io posso», disse semplicemente. «Tranquillo. Gli chiederò di non essere troppo severo con te», Belzebù tornò a guardare Gabriel e accarezzò le sue piume macchiate di grigio.
«Sei quasi caduto per me.»
«Beh, all’inferno c sono finito comunque, mi pare. Che rimanga fra noi… ma ci finirei altre mille volte, se  fosse per te.»
Il demone arrossì e provò il desiderio di zittirlo malamente, certe cose erano ancora troppo per lei! Non si scordò di Amon, che era ancora lì, con un’espressione stranamente tranquilla e soddisfatta.
«Tu sapevi che sarebbe successo questo?»
«Ah, sì… era una delle opzioni», fece spallucce. «Ma come ti ho già detto, il futuro è solo una tela bianca dove ognuno può scrivere ciò che vuole. Vale per voi, per quei due, per tutti noi. Già… anche per me.»
Il futuro non aveva mai una solo direzione, ma infinite diramazioni, alcune belle, alcune un po’ meno. Ma Amon giurò solennemente di non rivelare più nulla, perché dopotutto ognuno meritava di scoprire da sé il proprio destino.
 
Sei mesi dopo…
 
«Accidenti? Perché a me?»
Disperato, Azraphel si guardava allo specchio. Forse avrebbe dovuto evitare di lasciarsi andare ai dolci e ai biscotti nell’ultimo periodo, ma era stato più forte di lui. E adesso, il suo smoking gli stringeva appena. Non esattamente ciò che si era aspettato, ma almeno poteva sperare sulla questione “il nero snellisce sempre”.
Crowley lo aveva atteso per troppo tempo, aveva bussato incessantemente contro la porta della camera da letto, fin quando, stufo, non si era deciso ad entrare.
«Ebbene, mia adorata sposa? Perché stai perdendo tutto questo tempo?»
«P-perché devo essere io la sposa, se sei tu quello vestito di bianco?» sbottò, arrossendo. «E comunque sia guardami! Sembro intrappolato qui dentro!»
Crowley si sforzò di non ridere e si avvicinò, stringendolo da dietro e osservando i loro riflessi sullo specchio.
«Io penso che tu sia bellissimo. E poi te ne farai una ragione, quando inizierai ad invecchiare e a mettere su altro peso.»
«Ah, non lo dire!» si lamentò.
Certo, sarebbero invecchiati. Oramai erano del tutto umani, oramai facevano tutto ciò che gli umani facevano. Erano andati a vivere insieme, nella casa di Crowley in realtà, che adesso oltre quadri e piante, si ritrovava ad avere attorno anche una moltitudine di libri. E adesso il matrimonio. Perché aspettare ancora, in fondo?
Azraphel ci pensò e per un momento fu colto dalla malinconia.
«Ma a te davvero va bene così? Avremmo potuto essere eterni, invece siamo umani. Un giorno finirà. Non che io abbia paura della morte, ovviamente, ero un angelo dopotutto. Ma seriamente, Crowley… tu rifaresti tutto da capo?»
Stupito, Crowley guardò gli occhi azzurri del suo angelo. Se avesse dovuto morire e rinascere altre mille volte, lo avrebbe fatto. Avrebbe affrontato l’inferno e il paradiso per lui, avrebbe preso con sé tutta la sofferenza del mondo, per poterlo guardare ancora in quel modo.
«Direi che abbiamo vissuto abbastanza da immortali. Hai rotto una maledizione crudele. Dell’immortalità non me ne faccio nulla. È vero, vivrò la mia ultima vita, ma sarà con te. Io non potrei chiedere di meglio.»
Erano sempre loro, dopotutto, con le ali o senza, immortali o meno. Azraphel sentì gli occhi divenire lucidi, tenendolo vicino a sé.
«Oh… volevo solo esserne sicuro», gli sorrise. «Adesso, complessi miei a parte, dobbiamo proprio andare, non c’è matrimonio senza di noi. Piuttosto… sei proprio sicuro che sia il caso di lasciare Cherubino con Lucifer?»
Cherubino era il criceto che Azraphel aveva preso appena qualche settimana prima. Era piccolino, rotondetto e pigro, molto pigro e goloso di semi di girasole, oltre che grande amico indiscusso di Lucifer. Quest’ultimo, sorprendentemente, se ne stava fuori la teca acciambellato, con il criceto dormiente addosso. Teoricamente non sarebbe dovuto essere così, ma visti i loro padroni, non c’era da sorprendersi.
«Certo che sarà il caso! Non lo vedi com’è protettivo? Penso di avere l’unico serpente al mondo che non mangi i criceti!» sospirò. «Lucifer, stai attento a Cherubino, lo sai com’è goffo. Noi torniamo stasera.»
Dopodiché strinse la mano ad Azraphel.
«Pronto?»
«Caro, sono pronto da circa sei millenni.»
 
 
Belzebù, a braccia conserte, era rossa in viso e imbronciata. E passasse il sole, gli uccellini che cinguettavano, i fiori, il verde, la gioia e l’amore… ma lei con un dannato abito addosso no!
Almeno aveva potuto scegliere il colore, rigorosamente nero, ma avere le gambe e le spalle scoperte non faceva per lei. Lo aveva fatto principalmente per Azraphel e Crowley, dopotutto era il loro matrimonio. Ah, sì, e lo aveva fatto anche per Gabriel, che a certe cose sembrava davvero tenerci.
«Tesoro, sei incantevole.»
«Stai z-i-t-t-o. Questa me la paghi. Io sono un demone, non dovrei essere incantevole, carina o chissà cosa!» si sistemò sulla sedia, sbuffando. «E comunque sia, sono arrabbiata con te.»
«Perché, questa volta che ho fatto?»
Lei distolse lo sguardo. Andiamo, davvero non ci arrivava?
«Beh… devo aspettare altri seimila anni per una tua proposta di matrimonio?!»
Lo aveva detto. Oh sì, lo aveva fatto davvero. Gabriel assunse un’espressione indecifrabile.
«Tu vuoi sposarmi?»
«Non si fa così!» lo rimbeccò. «Saranno usanze prettamente umane, ma devi chiedermelo bene, altrimenti è ovvio che ti dico di no.»
«Quindi… mi stai dicendo di no?»
Belzebù si coprì il viso con una mano. Accidenti a lui, e anche a lei per essere diventata così morbida.
«Ti dico di sì come preventivo, ma la proposta la voglio comunque. E chiariamo: io, al nostro matrimonio, non indosserò mai un abito bianco. Giusto per fartelo sapere.»
Gabriel fu felice di constatare che la sua compagna si fosse già spinta in là con la fantasia. Non se ne intendeva di certe cose, forse Crowley e Azraphel avrebbero potuto dargli una mano.
«Questo è tutto da vedere, Bel.»
 
L’Arcangelo Jehudiel non era potuto mancare al matrimonio di Crowley e Azraphel. Seduto dietro Gabriel e Belzebù, si sentiva incredibilmente nervoso, lui ai matrimoni non c’era mai stato.
E non c’era mai stato neanche Amon, che era venuto solo per gentilezza, nulla più. Da quando Astaroth era stato spedito nelle prigioni infernali – solo per un po’, giusto il tempo di far calmare i suoi bollenti spiriti – aveva fin troppo tempo libero.
Senza molta delicatezza si sedette accanto all’Arcangelo, il quale sussultò e poi lo guardò.
«Oh, mi ricordo di te, anche se non ci siamo presentati ufficialmente. Tu sei il demone Amon, vero? Io sono l’Arcangelo Jehudiel»
«Lo so chi sei. Tu li hai aiutati. Beh… d’altronde anche io», borbottò, seduto in modo disordinato. «È la prima volta che vengo ad un matrimonio.»
«Anche io. Ad ogni modo… grazie. Intendo, per averli aiutati. Il tuo contributo è stato importante.»
Amon si schiarì la voce.
«Dovere. In fondo non sono forse il più imparziale dei demoni.»
Jehudiel sorrise e senza capire il perché si ritrovò ad arrossire. I suoi occhi chiari ad un tratto brillarono.
«Ah, ecco Azraphel  e Crowley!»
Il demone lo guardò, e per la prima volta nel corso della sua esistenza si ritrovò a sorridere. Tra le loro opzioni per il futuro, ce n’erano davvero di meravigliose. Tipo quella per cui demoni e angeli avrebbero potuto amarsi, incontrarsi, come il sole e la luna, il bianco e il grigio, il giorno e la notte.
Amon mosse le labbra, parlando sottovoce.
«Dopotutto… Amor vincit omnia.»


Nota dell'autrice
Non ci posso credere, è finita. Sono felice, ma anche presa un po' a male, mi ero affezionata a questa storia ed è bello sapere che è piaciuta anche a tanti di voi. Difatti vi voglio ringraziare, perché questa è stata in assoluto la mia primissima - ed incerta - storia sul fandom. Così tutto finisce, non potevo non dar loro un lieto fine, dopo seimila anni se lo meritano, no? Avevo questo finale in mente dall'inizil, serpente e criceto compreso <3
Poi non so perché sul finale mi è nata la ship tra Amon e Jehudiel, penso si sia capito per come li ho fatti interagire. E niente, adoro.
Non vedo l'ora di tornare a scrivere su questa bellissima coppia. Dovrei tornare a scrivere con Shimba97 , che prima però deve finire la sua di storia (quindi si sbrighi, ma con calma). E visto che è la mia migliore amica, ringrazio in particolare lei che mi ha dato l'ispirazione e si è letta tutti i miei capitoli in anteprima, sclerando di brutto. E di nuovo grazie a tutti voi per il sostegno e per le bellissime parole. D'altro canto, spero che questo finale vi sia piaciuto! <3
A presto :)
 
 
   
 
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