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Autore: piccolo_uragano_    08/10/2019    2 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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«Non ti avremmo detto niente»
«Tu, forse»
Aaron alzò gli occhi al cielo, mentre continuava a guardarsi il braccio pieno di bende.
Accanto a lui, Draco Malfoy, pallido e magro come non lo era mai stato, sedeva con aria più che nervosa, sul ciglio della seduta, come se scottasse.
Attorno a loro, il quarto piano del San Mungo, in tutto il suo silenzio e la sua tensione tristemente nota.
«Stavi facendo una cosa buona» riprese Aaron.
Draco annuì con sufficienza.
«Se solo ci avessi avvisato, avremmo evitato di scontrarci»
«Scusa» disse Draco con aria sinceramente mortificata. «Ti fa ancora male?»
Aaron lanciò una veloce occhiata a ciò che stava sotto la benda. «Credo abbia smesso di sanguinare» annunciò trionfante. «Comunque, ragazzo, hai un’idea troppo cupa dei Black e di tutto il clan»
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
«Mia zia … mia zia Bellatrix ha ucciso Rosalie»
Aaron rimase colpito più dal tono che dall’affermazione in sé: Draco aveva chinato la testa e abbassato la voce, come se stesse parlando con le sue scarpe piene di fango, come se si sentisse profondamente in colpa, come se sentisse che, in realtà, la colpa fosse solo sua.
«E allora cercavi Fred in giro per l’Inghilterra per pareggiare i conti?» ironizzò, controllandosi di nuovo il braccio.
«E anche Robert Redfort» puntualizzò poi il biondo.
«Si, ma Martha poi ha ucciso tua zia. Smettila di darti il tormento: siamo pari»
«Non saremo mai pari» sentenziò Draco con il suo solito tono freddo.
Prima che Aaron potesse ribattere in alcun modo, si udirono una serie di passi pesanti e decisi, e da dietro la porta del Reparto Lesioni da Incantesimo apparvero Robert, George e Ronald. Ognuno di loro sfoggiava un’espressione diversa, ma tutte basate su una preoccupazione più che fondata.
«Mi spieghi che cosa Morgana vuol dire ‘ho trovato il biondo che ha trovato il rosso’?» sbraitò Robert. «E il biondo sarebbe Draco?!»aggiunse, notando il ragazzo seduto accanto a suo zio.
«Calmati» impose Aaron, alzandosi dalla sedia e ignorando il dolore al braccio. «Lo ha trovato lui. Devi essere solo riconoscente»
«Che cosa vuol dire che lo ha trovato lui?» sputò George, senza degnare il biondo di uno sguardo. «Se non ce la facevi da solo, se eri stanco o ferito, Aaron, potevi …»
«Lo stavo cercando per i fatti miei» intervenne Draco con tono basso e grave, per fermare le accuse di George.
I tre rimasero di sasso, questa volta, mostrando la stessa espressione. Bocca spalancata e sguardo incredulo. Aaron li guardò, godendosi quel momento di puro sgomento.
«E … perché?» sussurrò Ron dopo qualche secondo. 
Anche Draco esitò, passandosi una mano sul viso. «Beh, voi … voi avete salvato me»
«Harry ha salvato te» specificò Ron. «Io ti avrei lasciato tra le fiamme»
«Sì, lo so bene»
Draco non ebbe paura di guardare Ron negli occhi. Non ebbe timore nel mostrare le occhiaie, la paura, le guance incavate, i capelli spettinati e sporchi ed il pallore disumano. Ron, dal canto suo, sembrò notare quei dettagli solo in quel momento.
«Beh, insomma …» balbettò il rosso. «Si, ecco … grazie, Malfoy»
Draco inclinò gli angoli della bocca. «Dovere»


Martha si sentiva i piedi di piombo: pochi metri la separavano dalla porta della stanza di Kayla, eppure, le sembrava che fossero centinaia di chilometri, e che lei non sarebbe mai stata in grado di colmare quella distanza.
Non riusciva neanche a sbattere le palpebre, fissando quella porta bianca.
Tre lettere in metallo aleggiavano su quella porta: KLB.
 Kayla Lily Black.
Era un vecchio gioco che lei e Robert avevano da bambini: firmare tutto con le loro iniziali.
Ed era ancora così, pensò, ritrovandosi a fissare una porta che stava sullo stesso lato del corridoio, solo pochi metri dietro di lei: sulla porta della stanza di Robert, di un rosso fiammante, le iniziali del primogenito Black facevano fieramente il loro lavoro.
Le porte delle stanza di Harry e Anastasia invece erano dall’ altro lato, con le finestre che davano sul giardino invece che sul vialetto d’ingresso; e, a differenza di quelle di Kayla e Robert, erano spalancate. Harry era uscito di casa all’alba e Anastasia era al piano di sotto, insieme a Damian, Gabriel e Nicole.
Martha si trovò a sospirare, tornando a guardare la porta che temeva più di tutte.
Erano giorni che Kayla non usciva dalla stanza: giorni prima aveva accontentato Anastasia ed era andata in cortile per prendere il tè con le principesse, ma era rientrata zoppicando dopo meno di mezz’ora, e poi aveva rifiutato la cena che Robert le aveva portato in stanza.
Da quando era sveglia, tutto quello che chiedeva erano notizie sulle ricerche, parlava praticamente solo con Robert e George, chiedendo che ogni cosa le fosse raccontata fino all’ultimo dettaglio.
E adesso, lei doveva entrare in quella stanza e dirle che qualcuno lo aveva trovato, che l’avrebbe accompagnata al San Mungo ad aspettare e pregare che si svegliasse. Che no, non sapeva cosa fosse successo, che poteva solo ringraziare il cielo o chi di dovere di poter ancora sperare – di avere ancora qualcosa in cui sperare.
Oh, cazzo.
Come poteva entrare per dirle una cosa del genere?
Come poteva aggiungere dolore al dolore, mascherato da speranza?
Come poteva spiegarle, ancora una volta, quanto il mondo a volte fosse profondamente ingiusto?
Alzò gli occhi al cielo e strinse le chiavi della macchina che teneva in tasca.
In queste cose, pensò, aveva nettamente ragione Sirius: sarebbe stato bello poterli proteggere per sempre. Ma, forse, avere figli significava anche quello: accettare che, a un certo punto, non li avrebbero più potuti proteggere. Ma sperare di aver insegnato loro abbastanza perché si possano proteggere da soli.
Aprì la porta della stanza, pronta a lasciar parlare il cuore, come aveva sempre fatto.
La stanza di Kayla era vuota. Il letto sfatto, le medicine prese, la finestra spalancata.
Martha mosse un paio di passi indietro, per uscire dalla stanza e rivolgersi alle scale che salivano al piano di sopra.
«Sirius?» chiamò.
Nessuna risposta.
Chiaro.


«Non avresti dovuto toglierti il tutore»
Kayla alzò gli occhi al cielo. «Davvero, è di questo che stiamo parlando?»
«Certo!» esclamò Aaron, camminando avanti e indietro per il corridoio.
«Io vorrei sapere, invece, di te che ritrovi il mio fidanzato»
Aaron si fermò, dando le spalle a Kayla. «Tu cosa sai?»
«Non è la risposta che aspettavo»
Aaron riprese a camminare con aria ancora più nervosa, stando ben attento a non inciampare nei piedi di Kayla in nessun modo. «Capita spesso, di non ricevere la risposta che ci si aspetta»
«Non è il momento» gli rispose Kayla con aria seccata.
«Altra cosa che capita spesso»
«Aaron» lo richiamò Kayla, alzando il tono di voce. «Sto finendo la pazienza»
«Hai detto tre cose molto, molto comuni, ragazza»
Lo sguardo di Kayla lo fece rabbrividire e lo costrinse a sedersi accanto a lei e sospirare. «Ero in un vecchio paesino a sud di Coventry» iniziò. «il mio giro di pattuglia comprendeva quello, oggi. Era l’alba e non c’era nessuno in giro, ma ho avuto la netta impressione di non essere solo. Tenevo la bacchetta ben stretta in tasca, quando ho sentito dei passi e una voce nella via che stavo imboccando. Non ho fatto in tempo a riconoscerlo, che lui mi aveva tirato una Fattura, ma io mi ero spostato e lui mi aveva preso il braccio»
«Fred
«No, no, il biondo»
«Quale biondo
Aaron prese un respiro profondo, sapendo che l’espressione di Kayla si sarebbe fatta ancora più preoccupata.
«Draco» sussurrò, sedendosi accanto a lei.
Kayla rimase con la bocca aperta a metà, fissando un punto nel vuoto, così come aveva fatto suo fratello Robert poco prima.
«Draco … Draco Malfoy?»
Aaron annuì, accarezzandole i capelli con aria quasi dispiaciuta.
«Vai … vai avanti, per favore»
«Beh, l’ho Disarmato prima che la Fattura mi raggiungesse – modestamente – e nel momento in cui ho iniziato a sanguinare, lui mi ha riconosciuto e si è levato il cappuccio della felpa. Ci eravamo visti, sai, alla Battaglia. L’ho guardato e gli ho restituito la sua bacchetta. Gli ho fatto un sorriso di cortesia, e mi stavo per allontanare per andare da qualche parte a sistemarmi il braccio in santa pace, quando lui ha detto le parole magiche: l’ho trovato»
Kayla si coprì il viso con entrambe le mani e si lasciò cadere all’indietro. «Oh, Merlino santissimo» sussurrò, sospirando. «Vai avanti, ti prego»
«Mi ha fatto cenno di seguirlo e … abbiamo camminato un minuto o due, mentre lui mi raccontava che lo aveva trovato giusto tre ore prima, e che stava cercando di capire come riportarlo a Londra: né la Smaterializzazione né una Passaporta gli sembravano sicuri, sebbene fossero i mezzi più veloci. Volare non era un’opzione, ha detto, perché Fred non riusciva neanche a stare in piedi»
Una lacrima rigò il viso candido della piccola Black. «Buon Dio, che cosa gli è successo?»
«Non lo so, piccola. Di sicuro una Dissanguante o parecchi Laceranti: era pieno di cicatrici e di sangue, non parlava, non guardava in faccia nessuno, era seduto in mezzo al nulla e sembrava volerci rimanere»
Kayla scosse la testa e scoppiò a piangere, tenendosi il viso coperto con le mani.
Aaron rimase a guardarla per qualche secondo, dubbioso sul da farsi: una persona normale, avrebbe stretto la ragazza in un abbraccio, ma lui e gli abbracci avevano sempre avuto un rapporto così strano che si rese conto di non sapere come fare, a dare vita ad un abbraccio.
Continuare a raccontare, poi, era fuori discussione: era evidente che il racconto andasse preso a piccole dosi, e fu confortante constatare che avrebbero avuto molto, moltissimo tempo per discuterne.
«Finalmente piangi, principessa» Sirius apparve da una porta più che sigillata.
Kayla alzò la testa e guardò suo padre, senza sforzarsi di sorridere. Aaron estrasse un fazzoletto dalla tasca della giacca e glielo passò; lei borbottò un ‘grazie’ e vi affondò la faccia per soffiarsi il naso.





Come ha detto la mia amica Benedetta: sono un po' arrugginita. 
Il piano iniziale, era che Fred morisse nella battaglia, come da copione. 
Ma in così tanti mi avete implorato di non farlo, che ho cambiato le carte in tavola. 
Lo rivedrete presto. Promesso. 

C
   
 
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