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Autore: Kizuato    08/10/2019    0 recensioni
Kirei Kotomine è uno dei pochi sopravvissuti alla Quarta Guerra del Santo Graal, ma qualcosa in lui è cambiato: è maturato, ha compreso molte più cose.
Con una riflessione su di sé, Kirei Kotomine ha capito la più grande verità di questo mondo.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kotomine Kirei
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Una delle poche cose che interessavano a Kirei era la pioggia. Non perchè la trovasse veramente interessante, né perchè fosse qualcosa di una bellezza quasi sepolcrale. No, nulla di tutto ciò. Semplicemente, quando pioveva, poteva mentire a sé stesso. Poteva dire... di star piangendo, grazie alle gocce di pioggia che gli scendevano lungo il viso. Se n'era reso conto una notte, mentre tornava al convento. Il suo volto pallido era illuminato dalla luna, mentre le gocce di pioggia decadevano lentamente sotto gli occhi, lungo le guance, sui vestiti; sembrava che stesse piangendo, seppur non provasse né tristezza né felicità. Tuttavia, per quanto la pioggia gli interessasse, non si poteva dire che gli piacesse. Era semplicemente un modo per sentirsi meno sbagliato, e far finta di poter piangere per qualcosa che non fosse maligno, estraneo a Dio. Esatto. Da giovane, sotto certi aspetti, era sciocco. Ancora bloccato dalle sue stesse convinzioni di dover mutare il suo animo, di doverci porre rimedio in qualunque modo. Pensava che lo stesso trarre piacere da qualcosa, alla fin fine, fosse un peccato. Ma adesso, dopo dieci anni dallo splendido spettacolo di Fuyuki, in cui decine di persone erano morte, aveva capito che non era così. Che ironia... ora, che possedeva un cuore nero senza battito, comprendeva molte più cose di prima. Si ricordava ancora della sua giovinezza. Di quando aveva preso parte alla Quarta Guerra del Santo Graal, e aveva trovato suo padre, Risei Kotomine, morto. Ferita da sparo. Nessun servant avrebbe usato una pistola per uccidere un prete, perciò poteva essere stato ucciso solo da un Master. Lo aveva capito subito. Quando lo vide lì, a terra, col corpo perforato da un proiettile e una lunga scia di sangue che usciva dal suo corpo... Kirei era triste. Ma... non era tristezza umana. Non era triste perchè voleva bene a colui che gli aveva insegnato tutto, a colui che gli aveva dato una casa... no. Aveva cercato in tutti i modi di trovare una spiegazione a quel rammarico che sentiva nella sua orribile, corrotta, disgustosa, demoniaca anima. Qualcosa che non includesse affatto giubilio, estasi per quel liquido così rosso, così bello... per quel volto contratto dal tormento. Ma alla fine, lo capì. Non lo ammise mai, ma lo comprese. 𝐿𝓊𝒾 𝑒𝓇𝒶 𝓉𝓇𝒾𝓈𝓉𝑒 𝓅𝑒𝓇𝒸𝒽é 𝓃𝑜𝓃 𝑒𝓇𝒶 𝓇𝒾𝓊𝓈𝒸𝒾𝓉𝑜 𝒶 𝓊𝒸𝒸𝒾𝒹𝑒𝓇𝑒 𝑅𝒾𝓈𝑒𝒾, 𝓈𝓊𝑜 𝓅𝒶𝒹𝓇𝑒, 𝒹𝒶 𝓈é. 𝑀𝑒𝓃𝓉𝓇𝑒 𝓆𝓊𝑒𝓁𝓁'𝒾𝓃𝓈𝒶𝓃𝒶 𝒸𝑜𝓃𝓈𝒶𝓅𝑒𝓋𝑜𝓁𝑒𝓏𝓏𝒶 𝓈𝒾 𝒻𝒶𝒸𝑒𝓋𝒶 𝓈𝓉𝓇𝒶𝒹𝒶 𝓃𝑒𝓁𝓁𝒶 𝓈𝓊𝒶 𝓂𝑒𝓃𝓉𝑒, 𝓈𝒾 𝒾𝓂𝓂𝒶𝑔𝒾𝓃ò 𝒸𝑜𝓂𝑒 𝓁'𝒶𝓈𝓈𝒶𝓈𝓈𝒾𝓃𝑜 𝒹𝒾 𝓈𝓊𝑜 𝓅𝒶𝒹𝓇𝑒: 𝓅𝓇𝑒𝓂𝑒𝓇𝑒 𝒾𝓁 𝑔𝓇𝒾𝓁𝑒𝓉𝓉𝑜, 𝓅𝑒𝓇𝒻𝑜𝓇𝒶𝓇𝑔𝓁𝒾 𝓁𝒶 𝒸𝒶𝓇𝓃𝑒, 𝓋𝑒𝒹𝑒𝓇𝑒 𝒾 𝓈𝓊𝑜𝒾 𝑜𝒸𝒸𝒽𝒾 𝓈𝓅𝒶𝓁𝒶𝓃𝒸𝒶𝓇𝓈𝒾 𝒹𝒶𝓁 𝓉𝒾𝓂𝑜𝓇𝑒. 𝒜𝓃𝒸𝒽𝑒 𝓈𝑜𝓁𝑜 𝒾𝓂𝓂𝒶𝑔𝒾𝓃𝒶𝓇𝓁𝑜... 𝓁𝑜 𝑒𝓈𝓉𝒶𝓈𝒾𝒶𝓋𝒶. 𝐸 𝓁𝑜 𝓇𝒶𝓉𝓉𝓇𝒾𝓈𝓉𝒶𝓋𝒶, 𝓅𝑒𝓇𝒸𝒽é 𝓃𝑜𝓃 𝑒𝓇𝒶 𝓇𝒾𝓊𝓈𝒸𝒾𝓉𝑜 𝒶 𝓊𝒸𝒸𝒾𝒹𝑒𝓇𝑒 𝑅𝒾𝓈𝑒𝒾 𝒦𝑜𝓉𝑜𝓂𝒾𝓃𝑒 𝒸𝑜𝓃 𝓁𝑒 𝓈𝓊𝑒 𝓂𝒶𝓃𝒾. 𝐸 𝒾𝓃𝒻𝒾𝓃𝑒, 𝓅𝓇𝑜𝓋ò 𝓈𝑔𝑜𝓂𝑒𝓃𝓉𝑜, 𝓅𝑒𝓇𝒸𝒽é 𝑜𝓇𝓂𝒶𝒾 𝑒𝓇𝒶 𝒸𝒽𝒾𝒶𝓇𝑜 𝒸𝒽𝑒 𝒾𝓁 𝓈𝓊𝑜 𝒶𝓃𝒾𝓂𝑜 𝑒𝓇𝒶 𝒹𝑒𝑔𝓃𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝒹𝒾𝒶𝓋𝑜𝓁𝑜. Si... lui, che per tutta la sua vita aveva condotto un percorso pregno di giustizia e rettitudine, si ritrovò a desiderare di uccidere con le proprie mani colui che lo aveva adottato. Kirei Kotomine... aveva davvero un animo corrotto. E quella non fu la sola dimostrazione. Come dimenticarsi di quando aveva pugnalato a morte il suo adorato maestro, Tokiomi Tohsaka? Una sensazione splendida, che gli percorse tutto il corpo. Il volto infossato e sconvolto di Tokiomi, mentre il suo cadavere cadeva a terra, rivelando la grottezza che il suo viso, poco prima composto ed elegante, poteva assumere... ah, che piacere! Che piacere aveva pervaso il suo animo! Persino lasciare la piccola Rin orfana... gli dava un certo godimento. Quanto si sarebbe disperata? Con quanta forza avrebbe cercato di reprimere le sue lacrime? Il semplice immaginarlo non faceva altro che deliziarlo. Ma quando pugnalò il suo maestro, lui aveva già capito la sua orrenda natura. Ci fu una prova della sua malvagità, invece, che avvenne ancora prima di quest'atto, e della morte di Risei. Certo... la morte di sua moglie, Claudia Hortensia, colei per cui abbandonò la via di sacerdote ufficiale. Claudia... una povera donna, la cui fine era già stata decisa: era malata, e nulla poteva salvarla. Le restavano solo pochi anni da vivere, eppure... era una santa. L'unica che lo capì fino a fondo, cercando persino di curare la malignità intrinseca in lui. Ricordava che avevano avuto una figlia, Carmen Hortensia. Ma alla fin fine, lei era stata pur sempre un esperimento. Avere una famiglia normale, felice, era il suo ultimo tentativo di salvarsi dalla sua natura. Tentò di amarla, ma non ci riuscì mai. Lui... voleva ucciderla. Traeva conforto dalla vita triste di lei, e dai pianti della figlia. 𝒟𝑒𝓈𝒾𝒹𝑒𝓇𝒶𝓋𝒶 𝓊𝒸𝒸𝒾𝒹𝑒𝓇𝓁𝑒, con tutto il suo cuore. Voleva che soffrissero il più possibile, e che poi morissero per mano sua. Visse con loro per due anni, fino alla morte di Claudia. Ella, fino alla fine, lo amò. Come poteva amare un uomo come lui, che anche mentre sua moglie era distesa sul letto d'ospedale, in uno stato pietoso di pelle e ossa, prossima alla morte, non riusciva a far altro se non fantasticare sulla sua sofferenza? Claudia morì per la malattia che da sempre la distingueva, non per causa sua. Kirei ebbe solo un orribile retrogusto. Era triste, perché non era stato lui a ucciderla. La morte di sua moglie era stata insignificante, ma non inutile. Gli aveva fatto comprendere quando fosse corrotto fino in fondo. Lasciò Carmen ai genitori di Claudia, e si dedicò esclusivamente alla religione, credendo che il piacere fosse un peccato. Quant'era stupido una volta, eh? Si... davvero sciocco. Non capiva un concetto fondamentale, che nessuno poteva negare: 𝒩𝑜𝓃 𝒸'𝑒𝓇𝒶 𝓃𝑒𝓈𝓈𝓊𝓃 𝓂𝒶𝓁𝑒 𝓃𝑒𝓁 𝓃𝒶𝓈𝒸𝑒𝓇𝑒 𝒾𝓃 𝓆𝓊𝑒𝓈𝓉𝑜 𝓂𝑜𝓃𝒹𝑜. Esatto! Ora, da prete della città di Fuyuki, aveva compreso questa semplice verità, che fino a quel momento gli era sfuggita. 𝐿𝓊𝒾 𝑒𝓇𝒶 𝓂𝒶𝓁𝓋𝒶𝑔𝒾𝑜, 𝓂𝒶 𝓃𝑜𝓃 𝒸𝒶𝓉𝓉𝒾𝓋𝑜. 𝐼𝓁 𝓈𝓊𝑜 𝒶𝓃𝒾𝓂𝑜 𝑒𝓇𝒶 𝓅𝑒𝓇𝓋𝑒𝓇𝓈𝑜, 𝓂𝒶 𝓃𝑜𝓃 𝓈𝒷𝒶𝑔𝓁𝒾𝒶𝓉𝑜. 𝒱𝒾𝓋𝑒𝓇𝑒 𝒸𝑜𝓂𝑒 𝓈𝒾 𝓋𝑒𝓃𝒾𝓋𝒶 𝒶𝓁 𝓂𝑜𝓃𝒹𝑜, 𝓈𝑒𝓃𝓏𝒶 𝒹𝑜𝓋𝑒𝓇𝓈𝒾 𝓈𝑒𝓃𝓉𝒾𝓇𝑒 𝓈𝒷𝒶𝑔𝓁𝒾𝒶𝓉𝒾. 𝒬𝓊𝒶𝓁𝒸𝑜𝓈𝒶 𝒹𝒾 𝒸𝑜𝓈ì 𝑜𝓋𝓋𝒾𝑜, 𝑒 𝒸𝒽𝑒 𝑒𝓅𝓅𝓊𝓇𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝒶𝓋𝑒𝓋𝒶 𝓂𝒶𝒾 𝒸𝑜𝓂𝓅𝓇𝑒𝓈𝑜 𝓅𝑒𝓇 𝓉𝓊𝓉𝓉𝒾 𝑔𝓁𝒾 𝒶𝓃𝓃𝒾 𝒾𝓃 𝒸𝓊𝒾 𝑒𝓇𝒶 𝓋𝒾𝓈𝓈𝓊𝓉𝑜. Nonostante fosse sicuro di ciò, voleva assicurarsene. Avrebbe trovato Angrya Matou, la causa di tutto il male del mondo, e gli avrebbe posto la sua domanda: 𝒱𝒾𝓋𝑒𝓇𝑒, 𝓅𝓊𝓇 𝑒𝓈𝓈𝑒𝓃𝒹𝑜 𝓃𝒶𝓉𝒾 𝒸𝑜𝓃 𝓊𝓃 𝒶𝓃𝒾𝓂𝑜 𝓅𝓇𝑒𝑔𝓃𝑜 𝒹𝒾 𝓂𝒶𝓁𝓋𝒶𝑔𝒾𝓉à, 𝑒𝓇𝒶 𝓊𝓃 𝓂𝒶𝓁𝑒? Lui era già sicuro di quale sarebbe stata la risposta, se avesse dovuto riceverla. Ma non può far a meno di volerla confermata, in modo da rescindere ogni suo dubbio. È questo ciò a cui abiva Kirei Kotomine, una persona malvagia.
   
 
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