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Autore: Ely_Pommy    09/10/2019    1 recensioni
Avete presente quella sensazione che avevate o che avete durante la notte? Quell'impressione che una qualche creatura stia entrando nella vostra stanza, pronta a spaventarvi? E se non fosse come pensate?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Luna aveva appena dieci anni. La carnagione pallida faceva risaltare le sue gote appena rosate. Sulle spalle, ricadevano dei lunghi capelli corvini ed il suo volto era illuminato da lucenti occhi azzurri.
Spesso ai bambini si dice quanto assomiglino ad un genitore piuttosto che all’altro, ma per lei era diverso: non poteva esserci miglior via di mezzo tra le fattezze di sua madre e suo padre dei tratti visibili sulla figura della bambina.
In un certo senso, era divertente osservare i parenti spremersi le meningi alla ricerca di quell’impercettibile caratteristica che potesse collocarla da una parte o dall’altra.
Luna condivideva il suo nome con l’astro che illumina le notti terrestri e, grazie al suo aspetto, dava proprio l’impressione d’esser figlia di una notte di Luna piena.
Purtroppo, proprio quando il sole lasciava spazio al candido bagliore notturno, la bambina era tormentata da ogni sorta di timore.
Senza le nette luci diurne, il ramo che batteva contro la sua finestra, diventava un artiglio pronto ad entrare in camera sua per afferrarla; la sedia sormontata da uno dei suoi amati peluche, si tramutava in un’inquietante presenza.
Sembrava che la Luna stessa, gelosa di dover condividere con la bimba il suo nome, le giocasse ogni sorta di dispetto.
Per risolvere questo problema, i genitori avevano decorato la sua stanza con delle stelle fluorescenti, ma non avevano sortito l’effetto sperato e spesso Luna andava a far loro visita nel cuore della notte.
Ovviamente le sue paure crescevano la sera di Halloween: Luna non amava esser  trattata da bambina, nonostante la sua età, così ogni anno insisteva per rimanere sveglia in compagnia del fratello maggiore, un ragazzo alto e smilzo di 7 anni più grande, per guardare dei film horror.
Il risultato era un’intera notte insonne.
Le presenze che sentiva nella camera le sembravano ancor più reali e spaventose.
Quell’anno però, aveva deciso di mettere un punto alle sue paure: avrebbe scoperto se nella sua stanza, ci fosse realmente qualcuno oltre a lei.
Prima di coricarsi, aveva preso di soppiatto una delle fintissime spade laser del fratello.
Si mise a letto con l’arma in questione e aveva atteso.
Era appena scoccata l’una di notte, la casa era immersa nel silenzio: tutti dormivano, ma gli occhi di Luna erano spalancati.
Ad un tratto, qualcosa sembrò avvicinarsi al letto: fu a quel punto che la bambina si scoprì, impugnando la spada accesa e lo vide: uno scheletro vestito di nero e con un cappuccio alzato.
Non era certo nulla di rassicurante, ma Luna incassò il colpo: era pronta al peggio.
Quella creatura doveva essere alle prime armi con…beh, qualunque cosa dovesse o volesse fare:  preso alla sprovvista,  aveva fatto un rovinoso capitombolo e si era smembrato.
In fretta e furia tentava di ricomporsi, ma Luna colse l’occasione per avvicinarsi: seppur esitante, aveva abbassato la spada e porse allo scheletro quella che sembrava essere una tibia.
«Non voglio farti del male!  –fu la prima cosa che le venne da dire- Potresti dirmi chi sei e perché mi spaventi ogni notte?»
L’interpellato non rispose, al contrario, tentò di spingerla indietro e di spaventarla, ma ridotto com’era, lo sforzo fu vano.
«Perfavore!»
«Tana!»
Quella parola totalmente fuori contesto, fece assumere al viso di Luna un’espressione alquanto perplessa.
«Che cosa?»
«Va bene, mi hai trovato, non so cosa dire in questo caso.»
«In questo caso? Non so di cosa stai parlando.»
«Non lo sai? Allora ve ne siete davvero dimenticati.»
«Potresti spiegarmi qualcosa?»
Lo scheletro sembrava sorpreso. Luna non poteva dirlo con certezza: le sue orbite vuote non erano molto espressive, ma riuscì a capire che per anche per lui, quella fosse una strana situazione.
L’ossuta creatura si rimise in sesto e sbuffando, si sedette e cominciò il suo racconto.
Ciò che Luna udì, aveva dell’incredibile.
Lo scheletro spiegò che molto tempo prima, mostri e umani vivevano insieme anzi, erano molto amici.
Un giorno decisero di iniziare un gioco: i mostri dovevano nascondersi, tentare di far rumore, fare scherzi senza farsi scoprire: se ciò fosse avvenuto, la creatura sarebbe stata eliminata dal gioco e la partita sarebbe finita nel momento in cui tutti fossero stati visti.
Ai mostri piaceva talmente tanto giocare, che nel tempo, avevano escogitato ogni modo per protrarre la partita: avevano iniziato a giocare solo di notte, a uscire solo col buio, aspettare che la gente si addormentasse, scappare velocemente e così via.
Nessun mostro aveva cattive intenzioni, ma pareva che col trascorrere dei secoli, gli uomini si fossero scordati di questo gioco, così come dei loro vecchi amici e inspiegabilmente avevano cominciato a dipingere i mostri e quei rumori, con tratti terribili.
Non tutti però, credevano che gli umani si fossero scordati di loro anzi, c’erano creature che ritenevano che facessero ciò per stare allerta, in modo da non farsi cogliere alla sprovvista e trovarli.
«Comunque –concluse mesto lo scheletro- ora che mi hai trovato, non posso più giocare.»
Luna era stupita, ma agì velocemente: sorrise e cominciò a dire: «Chi parla? C’è qualcuno in camera?»
Lo scheletro balzò in piedi in estasi: «Cosa? Davvero fai questo per me?»
La bambina annuì e sempre sorridendo, gli fece segno di andarsene, mentre lei continuava a parlare al vuoto: «Si può sapere chi c’è?».
L’ossuta creatura scappò fuori dalla finestra, trapassandola come se non fosse altro che aria, non prima di averle rivolto un veloce e sussurrato “grazie”.
Di lì a poco, qualcun altro entrò nella stanza da letto di Luna: con due occhiaie violacee e i capelli arruffati, il fratello della bambina aveva fatto capolino nella camera.
Stropicciandosi gli occhi disse: «Si può sapere che ti prende? Sono le due di notte! –rivolse poi uno sguardo a ciò che la sorella teneva in mano- Che ci fai con la mia spada?»
«Niente, stavo solo giocando.»
«Tu non stai bene con la testa! Il giorno si gioca, la notte si dorme: ammettilo, se hai paura vai da mamma e papà.»
«Non ho paura!»
«Ok, ok, come vuoi. Io intanto –disse prendendo in mano la spada- mi riprendo ciò che è mio: non penso che Darth Vader ci faccia visita stanotte.»
«D’accordo, scusa…Buonanotte.»
«Ciao!»
Il fratello uscì chiudendo la porta.
Da quella notte, Luna dormì serena, senza più paura di ciò che le sembrava di vedere in stanza.
Quando sentiva che qualcosa arrivasse di soppiatto, se era sveglia, chiudeva strettamente gli occhi per non costringere nessuna creatura smettere di giocare.
Alcune volte, però sentiva una voce famigliare  che prima di uscire le diceva: «Ciao amica!»
   
 
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