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Autore: RosaRossa_99_    09/10/2019    1 recensioni
“Lasciami andare ho detto”
dissi con più convinzione provando a liberare i polsi, ottenni solo che la sua stretta aumentò, scavandomi la pelle e facendo pulsare il sangue sotto di essa. Il mio corpo tremò sotto quel tocco così rude e il suo respiro aumentò lasciandomi andare e allontanandosi, mi diede le spalle e si incamminò verso la strada da cui era venuto.
Non vedevo Seth da così tanto che se non fosse stato per quegli occhi non lo avrei riconosciuto.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza | Contesto: Universitario
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EPILOGO

 

DUE ANNI DOPO

PDV Hana

Mi svegliai di soprassalto, con un malessere ingiustificato; erano solo le cinque del mattino e ancora non avevo fatto colazione. Mi alzai di scatto, attenta a non svegliare Seth, ancora assopito accanto a me, restando seduta con la schiena poggiata alla spalliera in legno del letto. Mi guardai intorno, leggermente spaesata: il letto a baldacchino era posto nel centro della stanza e la finestra che dava sulla giungla faceva intravedere il sole sorgere e illuminare lentamente ogni cosa. L'isola si stava risvegliando, potevo sentire i richiami delle scimmie, i ruggiti lontani dei leoni e gli stormi degli uccelli esotici alzarsi in volo. Ogni mattina era come vederlo per la prima volta, uno spettacolo magico e incredibile.

Un leggero movimento richiamò la mia attenzione: mio marito si era girato, beandomi della sua visione. Mi faceva ancora uno strano effetto vederlo lì, vicino a me, con la bocca socchiusa e i ricci, ora più corti, che gli coprivano il volto, ormai da uomo e non più da ragazzo, ma pur sempre bello e perfetto.  Soprattutto mi stupiva ancora quanto fosse strano chiamarlo 'marito'; non potevo ancora crederci nonostante fosse passato più di un anno dal nostro matrimonio. Era incredibile come avevamo superato tutti gli ostacoli ed eravamo restati sempre l'uno di fianco all'altro dopo il fatidico 'sì': ora potevamo vivere la nostra vita nel modo più felice possibile.

Un conato improvviso mi fece risvegliare dai miei pensieri, così mi alzai di corsa, precipitandomi in bagno, dove non appena mi chinai sul water vomitai tutta la cena del giorno prima. Restai lì, ancora per qualche minuto, con la speranza che la nausea svanisse, cosa che accadde dopo poco. Mi alzai, dirigendomi verso il lavello per lavarmi i denti e sciacquarmi il viso sudato. Alzai gli occhi, cercando di capire cosa mi aveva indotto il voltastomaco. Mi toccai la fronte ma non era calda, quindi l'influenza era da escludere; non avevo mal di pancia perciò non poteva essere neanche un avvelenamento da cibo. Stavo per andare in camera da letto, quando mi bloccai sulla porta, con un pensiero in mente. Tornai indietro, verso lo specchio intero posto di fianco la doccia. Mi guardai un attimo, ero sempre io ma c'era qualcosa di diverso… abbassai lo sguardo al mio ventre. Lo accarezzai, sollevando la maglietta e mettendomi di profilo. Poteva essere vero? Vi era un leggerissimo rigonfiamento, quasi impercettibile, eppure c'era. Mi precipitai a prendere l'agendina che tenevo nel cassetto del lavabo, sfogliandola velocemente fino ad arrivare ad oggi: avevo un ritardo.

Rimasi immobile, con la speranza che iniziava a farsi strada piano piano, proprio quando stavo iniziando a perderla ecco che accadeva l'impensabile. Forse oggi avremmo smentito tutti i medici che mi avevano visitato, se le mie presupposizioni erano giuste questo avrebbe voluto significare che forse la nostra famiglia si sarebbe allargata.

Era ormai da più di un anno che eravamo sposati e ci eravamo trasferiti dalla villetta in Francia, lasciandola a Sonny e Flora, che nel giro di qualche tempo si erano innamorati. Non appena Flora aveva rivisto Sonny, dopo averlo creduto morto, non aveva potuto che cedere ai suoi sentimenti nascosti. Così come Sonny, che era sempre stato segretamente innamorato di Flora, le aveva rivelato il suo amore, e così quei due erano diventati inseparabili, proprio come me e Seth.

Dopo poco ci eravamo trasferiti in Madagascar, lì nessuno avrebbe potuto riconoscere Seth, che anche se creduto morto la sua foto era ovunque, e finalmente avremmo potuto vivere la vita che agognavamo tanto. Io ero diventata volontaria di Medici Senza Frontiere, invece Seth aveva investito un po' del suo denaro in un rifugio per animali a rischio di estinzione e di bracconaggio. Nel giro di cinque settimane aveva messo su un vero e proprio santuario, con vari recinti spaziosi per gli animali e un team di veterinari, nutrizionisti e quant'altro al suo servizio. Aveva salvato dei rinoceronti a cui erano stati tolti i corni da dei bracconieri, due giraffe che aveva trovato impigliate in cavi metallici e dei leoni, alcuni con ferite di pallottole e altri con le zampe incastrate in tenaglie; ognuno di essi era stato curato e assistito e sarebbe stato rilasciato nel loro habitat naturale non appena del tutto guariti e rimessi in sesto. Vivevamo la vita dei nostri sogni, era tutto perfetto.

Aprii lo sportello dell'armadietto dove tenevamo gli asciugamani e vi frugai all'interno: nascosti dietro dei teli da bagno verdi vi erano gli ultimi due test. Li afferrai entrambi, andando a sedermi sul wc e

facendo ciò che il test richiedeva. Non appena finito aspettai, richiudendo la tavolozza del water e sedendomi in attesa. Il tempo sembrava trascorrere così lentamente… quei tre minuti mi sembrarono interminabili. Per tutto il tempo rimasi a fissare le punte dei miei piedi scalzi, chiedendomi se la nostra vita sarebbe cambiata dopo quel test. Un 'beep' arrivò alle mie orecchie: il test aveva dato il suo risultato.

Non avevo il coraggio di guardare, ero così spaventata… non volevo deludere di nuovo Seth, non volevo che tutti i tentativi fossero vani. Sta volta, se fosse stato negativo di nuovo, avrei rinunciato definitivamente. Contai fino a dieci, lentamente, e poi guardai: un 'più' lampeggiava sul piccolo schermo di quell'apparecchio. Ero incinta.

Rimasi lì, scioccata e incredula, a fissare quel simbolino che voleva dire che finalmente tutti i nostri desideri si erano avverati.

Feci anche l'altro test, per esserne sicura. Anche quello dopo poco risultò essere positivo.

Un sorriso piano piano si impossessò del mio viso. Avremmo avuto un bambino tutto nostro, un fratellino o sorellina per Gioia. Corsi verso l'uscita del bagno, precipitandomi in camera da letto con ancora gli occhi incollati ai test, increduli.

I dottori mi avevano detto che a causa della droga assunta sarebbe stato quasi impossibile per me rimanere incinta. Seth mi era stato accanto per tutto il tempo, aiutandomi a disintossicarmi, tenendomi la testa mentre davo l'anima e asciugandomi la fronte sudata, sussurrando parole di incoraggiamento. Non si era arrabbiato con me, aveva capito che quello era il mio unico modo per smettere di soffrire. La assumevo per dimenticarlo e per svuotare la mente, ma ore che era lì con me era diventato lui stesso la mia droga. E allo stesso tempo la mia cura, la mia salvezza. Ci vollero poche settimane e finalmente stetti bene. Non avevo più bisogno.

Uscii dal bagno di corsa, svegliando Seth che si alzò di scatto, preoccupato da tutta quella mia foga, e probabilmente anche dalla mia faccia sorridente e rigata dalle lacrime

"H-Hana? Tutto bene?"

Alzai lo sguardo, incontrando gli occhi preoccupati ancora assonnati di mio marito che mi fissavano, cercando di captare le mie emozioni.

"Sono incinta"

Vidi il suo viso essere illuminato da una luce splendente, il suo sorriso diventare sempre più grande, e le lacrime, lacrime che gli scendevano a fiumi. Lacrime di felicità. Sapevo che lui ogni volta che il test era negativo si chiudeva in bagno e piangeva, ma non appena lo vedevo mi sorrideva, rassicurandomi e dicendomi che non era colpa mia. Che se doveva succedere allora non avremmo dovuto fare altro che aspettare e non perdere la speranza. Mi diceva sempre che in ogni caso lui era lì con me e che non mi avrebbe abbandonato, il che era la mia paura più grande. Lui era lì, con Gioia, e mi sarebbe anche bastato questo.

Non disse una parola, il suo viso esprimeva più di quanto la sua voce avrebbe potuto fare. Si alzò correndomi incontro, sollevandomi e iniziando a farmi girare. Sembravamo due bambini che si divertivano a giocare per quanto eravamo felici.

Scoppiammo a ridere non appena cademmo sul letto, guardandoci negli occhi

"Ogni giorno tu mi rendi la persona più felice e fortunata della terra"

Mi disse, baciandomi dolcemente.

 

In quei mesi restai a casa, coccolata e curata da Seth e Gioia, che non mi lasciarono mai sola. Gioia aveva preso la notizia benissimo, voleva tanto un fratellino o sorellina. Quando glielo avevamo detto lei mi si era avvicinata, poggiando le sue mani sulla mia pancia, ormai pronunciata, e aveva sussurrato

"Spero tanto che tu sia una femminuccia, ma in ogni caso ti amerò incondizionatamente. Sarò sempre la tua sorellona e la tua migliore amica. Non ti lascerò mai piangere e mi prenderò cura di te. Ti voglio bene"

Quelle parole avevano fatto stringere il cuore a me e Seth. Non aveva affatto preso da Kirby… lei era così buona e innocente. Gioia non sapeva ancora come fosse morta la madre, le avevamo detto che aveva avuto un incidente e lei all'inizio era stata male ma poi si era ripresa. Non aveva quasi più ricordi di lei, e quelli che le erano rimasti la vedevano sempre ubriaca o incattivita. Lei non l'aveva mai vista come una madre, mi ricordo ancora quella frase che mi disse quando avevamo deciso di parlarle

"Io…non l'ho mai considerata la mia mamma. Me la ricordo a mala pena, e tutto quello che mi è rimasto di lei non è positivo. Suppongo che vada bene… lei mi ha dato alla luce, ma non è stata lei a crescermi. Per me sei tu la mia mamma. Sei tu che mi stai accudendo e sei sempre tu che mi sei stata accanto più di chiunque altro. Quindi non importa. Tutto quello di cui ho bisogno è qui, siete tu, papà e la mia sorellina o fratellino, siete voi la mia famiglia. Vi voglio bene"

Poi ci aveva abbracciati, come a sigillare quella promessa silenziosa di rimanere sempre insieme e che in qualsiasi caso lei ci avrebbe amati, esattamente come avremmo fatto noi. 

Nove mesi dopo, il 17 febbraio, nacque Ntsika, sana e in perfetta salute. Gioia le aveva dato questo nome, dicendo che un nome africano avrebbe completato e unito ancora di più la nostra famiglia. Infatti a scuola le avevano insegnato che in Africa ognuno era considerato come un fratello e una sorella, tutti facevano parte di una comunità in cui ci si aiutava a vicenda e dove nessuno veniva lasciato indietro.

 

QUATTRO ANNI DOPO

"Sono a casa!"

Aprii la porta di casa di rientro da lavoro. Oggi era stata una giornata faticosa nel tendone allestito per assistere i bambini: erano finalmente arrivate le provette dei vaccini e tutto il team li aveva somministrati a quei piccoli che non si potevano permettere delle cure vere in ospedale. Per fortuna la nostra associazione di medici volontari era più che ben disposta ad aiutarli gratuitamente, ripagati solo dai loro sorrisi e dalle lacrime dei genitori riconoscenti.

Entrai nel soggiorno, posando nell'angolino la mia borsa medica. Alzai lo sguardo, non vedendo nessuno nei paraggi. Solitamente, non appena mi richiudevo la porta alle spalle, venivo accolta dagli abbracci della mia famiglia.

"Seth? Gioia? Ntsika? Dove siete?"

Mi incamminai, sorpassando i divani in legno e il grande openspace che dava sulla cucina.

"Ragazzi?!"

Nessuna risposta. Dove si erano cacciati?

Continuai a camminare, entrando nel salotto. L'amaca appesa sulle travi del soffitto era vuota, solitamente Seth amava sedervisi e ammirare la giungla dinanzi a lui, con Gioia e Ntsika tra le sue braccia. Raccontava loro sempre delle storie avventurose, come aveva salvato i ghepardi da un gruppo di bracconieri o come quando aveva incontrato un esemplare di anaconda, lunga quasi quattro metri, e loro l'ascoltavano rapite, anche Ntsika, che ora aveva solo quattro anni, mostrava un'intelligenza fuori dal comune, un po' come la sorellina. Gioia era cresciuta, mantenendo quel patto fatto molti anni prima alla sua sorellina. Era la bambina più felice e allegra di questo mondo. Soprattutto dopo l'arrivo della Ntsika, che aveva accudito e che amava con tutto il cuore. Gli anni passati in Madagascar l'avevano fatta diventare legatissima a Seth ed era come la sua ombra: tutto quello che lui faceva, lei eri lì a copiarlo o aiutarlo. Amava passare il tempo con lui, soprattutto quando andava al rifugio ad accudire gli animali, portandosi dietro la piccolina, che si divertiva a dare da mangiare alle giraffe.

Mi fermai un attimo a guardare la foto di famiglia appesa sul camino in pietra, nel centro del salotto: era stata fatta due settimane dopo la nascita di Ntsika. Mi ricordavo quel giorno come se fosse passato da pochissimo, era la prima volta in cui Gioia la incontrava e subito l'aveva voluta tenere in braccio, sussurrandole quanto la amasse e che la avrebbe protetta a tutti i costi. Le aveva anche regalato Boh e Betty, dicendole che sarebbero stati i suoi due angeli custodi, e da quel momento dove era Ntsika vi erano anche i due peluche. Seth mi era appena venuto a prendere dall'ospedale, portandomi a casa e Gioia mi era corsa incontro, abbracciandomi fortissimo. Si era spaventata a causa delle due settimane di convalescenza, infatti non ero stata dimessa subito dall'ospedale a causa di una febbre che mi aveva costretta a letto. Dopo avermi stretto forte a lei, si era diretta da Seth, che teneva in braccio la piccola nuova arrivata. Lui si era abbassato, permettendole di conoscere la sorellina, e da quel momento Gioia non aveva mai lasciato il suo fianco. I miei genitori, che erano venuti in Madagascar per badare a Gioia mentre noi eravamo in ospedale, si intenerirono di quel momento, scattando la foto e tante altre che tennero in un album. Anche loro si innamorarono di quella bambina, e come non farlo: era paffutella, con i capelli rossi, che risaltavano sulla sua pelle bianca, e due occhioni di un azzurro profondo. Era l'unione perfetta tra me e Seth.

 

Accanto a quella foto ve ne era un'altra del mio matrimonio, uno dei giorni più felici della mia vita: era appena finita la cerimonia in cui eravamo diventati ufficialmente marito e moglie e la foto aveva catturato esattamente il momento in cui ci eravamo guardati, consapevoli di essere diventati una cosa sola, consapevoli del fatto che nessuno dei due avrebbe abbandonato più l'altro, consapevoli del fatto che finalmente saremmo riusciti a stare insieme e niente ci avrebbe più separati. Una vera famiglia.

La cerimonia si era tenuta su una costa sabbiosa dell'isola, in un gazebo bianco decorato con dei fiori tipici del posto. Un tappeto di petali faceva da navata, su cui io avevo camminato per arrivare all'altare, con il mio vestito bianco. Era un vestito semplice, senza decorazioni, con un leggero strascico. Morbido sulla gonna e aderente sul petto, con una leggera scollatura sul davanti e sul dietro. I capelli erano appuntati con dei fiori bianchi e gialli all'interno, tirati leggermente in su e lasciati poi mossi. Non posso scordare lo sguardo di Seth non appena mi vide: totalmente rapito e incredulo, mi aveva guardato con la bocca aperta, facendosi sfuggire un 'wow'.

Ci eravamo scambiati le nostre promesse, guardandoci negli occhi. Le ricordo ancora entrambe:

"Seth Aniston. Da quando ti ho conosciuto, fin dal primo momento, ho subito capito che saresti diventato parte fondamentale della mia vita, anche se non volevo ammetterlo, anche se ho combattuto per allontanarmi da te… (e ce l'avevo quasi fatta); ma quando ti ero lontana mi sentivo incompleta. Quando ci siamo incontrati per la prima volta ricordo esattamente quello che provai: ero attratta da te, come una calamita, non riuscivo a starti lontano per qualche strana ragione. Ogni scusa era buona per vederti, parlarti, anche se mi davi le tue solite rispostine poco carine ed eri sempre così evasivo… Eri tu che popolavi i miei pensieri. Eri tu, sempre e solo tu. Quando mi sono allontanata da te avevo troppa paura di quello che mi stavi facendo… io, che ero sempre abituata a dipendere solo esclusivamente da me stessa… ora invece vivevo per un'altra persona. Sentivo che la mia vita senza di te non valeva essere vissuta. E poi ci siamo rincontrati. E da quel momento non ho saputo più dirti di no, nonostante abbia provato ad allontanarti, tu eri sempre lì, pronto a difendermi e a riconquistarmi. Abbiamo vissuto così tanti momenti insieme… eppure nessuno di questi per me è stato, è abbastanza. Perché non mi basterebbe una sola vita da vivere con te. Ti amerò sempre, in ogni momento della mia vita. Anche quando mi farai arrabbiare, anche quando farai di testa tua, mettendoti nei casini, io sarò sempre lì, a perdonarti e aiutarti. Sarò sempre lì a sostenerti e amarti incondizionatamente. Tu eri, sei e sarai sempre la mia metà, la mia anima gemella"

"Hana Katerina Smith. Credo che dopo questa promessa la mia non potrebbe reggere il confronto… ma ci provo. Perché lo sai, non sono una persona che molla, come non ho mai mollato con te. La prima volta che ti ho visto mi eri sembrata una ragazzina impaurita, timida, così diversa dalle altre… ricordo la sensazione di quando ti stringesti a me su quella moto, ricordo come le tue piccole braccia si erano aggrappate a me e le tue piccole mani avvinghiate alla mia giacca, tenendoti così vicina. Eri così impaurita… ma nonostante questo non lo volevi far vedere. Avevo bisogno della tua vicinanza per qualche inspiegabile ragione, ed è proprio per sentire il tuo calore, il tuo respiro sul mio collo che mi mandava scariche elettriche in tutto il corpo, che iniziai ad accelerare… non per far finire tutto in fretta, ma per averti sempre più vicina. Ricordo come, senza più paura, allargasti le braccia, sentendoti libera; era come se volessi prendere il volo. E il tuo sorriso… il tuo sorriso è stato in grado di farmi perdere battiti. Quella tua espressione da bambina, spensierata e caparbia…  mi ha fatto girare la testa. Quando ero con te mi sentivo esattamente in quel modo, come te su quella moto: felice e libero.

Neanch'io riuscivo a starti lontano, per qualche strana ragione il mio cuore mi riportava sempre da te, ti desiderava come non aveva mai fatto prima. E ora che ti vedo qui, in questo abito, con questa luce negli occhi… non posso che dirgli grazie. Grazie per avermi fatto conoscere la mia compagna di vita, il mio amore, la madre di mia figlia, Gioia, e ora moglie. Ti amo Hana Katerina Smith, così tanto che non basterebbero mille vite per esprimerlo"

Quelle promesse… non le avevamo scritte. Le avevamo dette, improvvisandole, con tutta la sincerità possibile, con tutto l'amore che provavamo l'uno verso l'altro.

Dopo di queste finalmente ci eravamo scambiati le fedi.

Avevamo festeggiato a casa nostra, nel terrazzo che dava sulla costa dell'isola; una cerimonia molto semplice e per pochi. Erano venuti i miei genitori, Flora e Sonny, i due uomini di Seth che avevano badato a Gioia negli ultimi anni, e altri membri fidati della sua banda. Nonostante non fossimo più di una trentina ci eravamo divertiti e la giornata era trascorsa nel migliore dei modi. Gioia ci aveva fatto da damigella e aveva indossato un vestitino color avorio con dei ricami sulle spalline ed era stata lei a portarci le fedi nuziali; Seth invece indossava dei pantaloni beige e una camicia bianca, potevo ancora ricordare i suoi capelli scompigliati dal vento e il suo sorriso che non era mai svanito, per tutto il resto della serata.

Mi asciugai una lacrima che era scesa silenziosa, quelle foto mi ricordavano sempre quanto fossi fortunata ad avere quella famiglia. Mi guardai di nuovo intorno, cercando la mia famiglia e chiamandoli, senza ottenere risposta. Forse erano andati al rifugio? Stavo per uscire di casa quando sentii un rumore soffuso venire dall'altra parte della casa. Non appena imboccai il corridoio che portava alle stanze da letto quello che vidi mi lasciò senza parole: petali e candele erano dispersi come a segnare un percorso, lo seguii incantata. I petali erano esattamente come quelli del nostro matrimonio, e per un momento mi sembrò di camminare di nuovo in quella spiaggia, andando incontro a mio marito. Continuai a seguire quel percorso che mi portò nel terrazzino privato con la jacuzzi, alzai gli occhi e quello che vidi era talmente perfetto da sembrare un sogno. Seth era lì, vestito con dei pantaloni bianchi e una camicia blu, che gli faceva risaltare le due gemme che aveva per occhi. Così bello che mi sembrava più una visione. Tra le mani un mazzo di fiori, i miei preferiti: delle calle bianche. Si avvicinò a me, che me ne stavo bloccata all'entrata del corridoio, sorridendomi e facendomi perdere un battito. Quello era mio marito. Mi aprì la porta a vetri, porgendomi la mano. Io ero in condizioni tremende… la camicetta sporca di terra e dei semplici jeans, ma a lui sembrava non importare. La afferrai, rimanendo ancora in uno stato di trance, non sapevo che dire. Mi portò al centro del terrazzo, dove vi era allestito un tavolo apparecchiato con due sedie, le luci tutte intorno, appese sulle travi della tettoia e le candele posate intorno a noi, rendevano l'atmosfera magica.

 

PDV Seth

Lei era lì, così fottutamente bella. Anche se con il viso stanco dal lavoro e con i vestiti sgualciti, per me rimaneva la donna più bella del mondo. Non riuscivo ancora a capire perché avesse accettato di sposarmi, perché mi amasse così tanto… io ero così… imperfetto. Pieno di casini, una vita da criminale alle spalle e un'anima nera. E lei mi aveva accettato comunque, aiutandomi a migliorare e trasformandomi in una persona nuova.

Le avevo organizzato una sorpresa, una cena romantica al chiaro di luna. Le bambine erano andate a casa di Mikia, la veterinaria che lavorava con noi al rifugio, lasciandoci la serata libera. Volevo che per una sera si rilassasse, non pensando al lavoro né a nient'altro. Desideravo che capisse quanto lei era fondamentale nella mia vita.

Ed eccola lì, con un'espressione confusa stampata in quel viso angelico e gli occhi increduli. Le avevo preso i suoi fiori preferiti, facendomeli spedire poiché non esistevano nella nostra isola. Avevo preparato tutti i suoi piatti preferiti, componendo una cena da dieci portate tra primi, secondi e dolci. E infine avevo scaldato la jacuzzi per farla rilassare.

Le porsi la mano, portandola al centro del terrazzo. Una dolce musica partì dalle casse posizionate in vari angoli e la attirai a me, stringendola forte e immergendomi nel profumo dei suoi capelli. Era tutto così perfetto. La guardai negli occhi, che le si erano appannati per la felicità, baciandola con trasporto

"Sei la mia felicità. Ti amo, Hana"

Lei sorrise, poggiando la fronte sulla mia e facendo sfiorare i nostri nasi sussurrò

"Riesci sempre a stupirmi. Ti amo, Seth"

Ed è lì che capii che ero davvero l'uomo più fortunato della terra.

 

 

THE END

 

 

Eccoci qui. La storia è ufficialmente terminata nel migliore dei modi per i nostri due protagonisti.

Personalmente ho amato ognuno dei personaggi, anche la stessa Kirby, che si è fatta tanto odiare da voi, in realtà non era che una ragazza con una valanga di risentimenti nei confronti di Seth. Era pronta a tutto pur di riavere sua figlia, anche se alla fine si fa accecare dalla vendetta, perdendo di vista il suo obiettivo.

Sonny e Flora invece sono così carini insieme… ho deciso di dare un lieto fine anche a loro, perché dopo la morte di Liam, fratello di Flora e migliore amico di Sonny, meritavano di ricominciare. E perché no? Magari lo stesso Liam, anche se morto, ha contribuito nel loro avvicinamento, unendoli nel dolore.

Gioia e Ntsika sono i personaggi più dolci e innocenti di tutta la storia. Gioia è il motore dell'azione, che in un certo senso fa ricordare a Seth cosa voglia dire amare. Ntsika, la nuova arrivata, invece è come il collante della famiglia, la pedina mancante.

E ora passiamo a Hana e Seth. Loro sono riusciti a superare tutto, restando insieme fino alla fine e lasciandosi indietro tutto il male. Sono cresciuti insieme, migliorandosi a vicenda e dandosi tutto l'amore possibile. Soprattutto Hana, lei riesce ad andare avanti, superare la morte di Kirby, la droga, tutto il male che Seth le ha procurato, e riesce a trasformare tutto questo in positivo, accettando di sposare il nostro Seth. Lui invece si sente l'uomo più fortunato del mondo, non capisce come Hana possa essersi innamorata di uno come lui… e forse proprio perché se lo chiede, proprio perché dice di avere una 'anima oscura' che Hana se ne innamora. Lui è sempre stato buono, anche se costretto dalle circostanze a non esserlo. Si è sempre definito come il cattivo della situazione, ma senza mai volerlo essere. E alla fine se ne rende conto, si rende conto grazie ad Hana che lui nel profondo ha un animo buono.

Detto questo… spero davvero che la storia vi sia piaciuta e che vi abbia coinvolto. Ora vi lascio ringraziando tutti colore che mi hanno seguito e mostrato il loro appoggio. Un grazie di cuore,

XX

La vostra -R

 

 

 

 

   
 
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