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Autore: miss moonlight    09/10/2019    1 recensioni
"E io qui che muoio per poterti dire:
Per favore mi daresti il tuo indirizzo, ho una lettera d'amore?
Per favore, mica me lo fai un sorriso che ci scrivo una canzone?"
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La quotidianità dello studente Mamoru Chiba viene ribaltata da un incontro fisso alla fermata dell'autobus. Coraggio e sicurezza sembrano venir meno davanti ad un paio di occhi color cielo.
Ispirata dalla canzone "Tra la luna e la tua schiena" del gruppo I Ratti della Sabina.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Tra la luna e la tua schiena
 

- Se solo il Professor Tomoe non mi avesse chiesto di ricontrollare quei dannati test… – impreco ad alta voce, facendomi largo tra gli altri studenti che si congedano nel corridoio della Tōdai. Frequento l’ultimo anno della facoltà di medicina, mi appassiona così tanto lo studio delle sue discipline da aver accettato di affiancare uno dei miei docenti.
Continuando a passo spedito, cerco di indossare il cappotto passandomi tra le mani la cartella. L’inverno è alle porte e fuori fa freddo, anche se ora mi sento accaldato.
- Senpai Mamoru! – qualcuno alle mie spalle mi chiama, costringendomi a mio malgrado a fermarmi.
- Motoki! – è uno dei ragazzi del terzo anno che avevano sostenuto la prova e che incontro spesso alla sala giochi del quartiere in cui abito. Guardo l’orologio, non ho davvero più tempo.
- Volevo chiederti se hai corretto il mio test… beh… ecco…- tentenna.
Sospiro: - Sai che non posso dirti nulla prima della pubblicazione dei risultati.-
- Io sono abbastanza tranquillo, ho un dubbio solo sull’ultimo esercizio. Il risultato ottenuto dall’equazion…-
Lo interrompo con l’ennesimo sguardo alle lancette: - Ascolta, non posso proprio fermarmi ora. Che ne dici se ne riparliamo domani mattina al Crown? Facciamo per le dieci, ti va? –
Sembra essere colto da un’illuminazione: - Ma certo! Dovresti già essere alla fermata a quest’ora! Sei proprio deciso a farlo, eh? – oltre che essere uno studente del terzo anno, era anche un mio amico. Uno dei pochi a cui avevo raccontato di… Lei.
- Sì! Vado! – questa volta mi allontano infilando anche il berretto, mi volto a salutarlo appena con la mano – Ci vediamo domani e… stai tranquillo! – gli strizzo l’occhio, il suo test era andato benissimo.
La fermata dell’autobus è a soli cinque minuti dall’Università, l’ho notato bene nelle ultime settimane. Posso impiegarci ancora meno se corro di più, faccio jogging a giorni alterni e sono allenato.
Chissà se Lei è già lì, non arriva mai alla stessa ora. Da poco meno di un mese, tutte le sere verso le diciannove sono lì per prendere l’autobus delle 19.30. Non so dire se lei è sempre in anticipo o in ritardo, è sempre sulla panchina al mio arrivo ma una volta l’ho sentita dire al telefono che aveva di nuovo pero l’autobus precedente. È sempre con una o più amiche, mi è capitato di origliare i loro discorsi e Lei è… solare, simpatica, a tratti bizzarra.
Intravedo già i suoi biondi capelli, questa sera è in piedi vicino al cartello di fermata. Il colpo di fulmine esiste e deve beccarmi in pieno ogni volta che la vedo perché non riesco mai a dire una sola parola in sua presenza, il cuore fa un balzo dal petto alla gola e se potessi donerei il mio corpo alla scienza: sono l’unico essere umano a cui sparisce il cervello davanti ad un suo battito di ciglia.
Ma questa sera sento che è quella giusta.
 
Sono qua anche stasera
Sono venuto qua
Ho corso un po' e sono qua col fiato corto
E col cappello messo per storto.
Sono qua, "passavo di qua per caso" ti diró
Sono ridicolo lo so, ma che m'importa
Se parlo da solo anche stavolta.
 
Come immaginavo, quello che è appena arrivato è il mio autobus e tutti si affollano per salirci su.
Ma tu sei ancora qui stasera, ne avrai perso un altro.
Lo perderò anch’io e ne approfitterò per avvicinarmi a te. Potrei attaccare bottone chiedendoti se quello per Azabu Juban è già passato… mi dirai che è appena andato via ma che non riuscirei a rincorrerlo. Fortunatamente per strada sembra esserci più confusione del solito…
Pochi minuti fa ero così sicuro, vorrei avere un briciolo della decisione con la quale avevo spiegato a Motoki, prima del suo test, come avrei colto l’occasione per presentarmi a te questa sera, dicendoti che ormai il nostro è un appuntamento fisso e scherzandoci su. Invece, ora mi assale la stupida paura di fare la figura dell’idiota.
 
Sono qua che si fa presto a dir
“Il coraggio”, si fa presto a pensarlo, e poi chissà
Se tu di me te ne sei accorta.
 
Che eleganza che hai anche ora, che ti porti le mani alla bocca per soffiarci su e sfregarle, nel tentativo di scaldarle. È il momento giusto, vengo a chiederti di quel maledetto autobus!
 
Che è fermo il traffico sulla tangenziale
E io qui che muoio per poterti dire:
Per favore mi daresti il tuo indirizzo, ho una lettera d'amore?
Per favore, mica me lo fai un sorriso che ci scrivo una canzone?
Per favore, mi diresti che ore sono così sento la tua voce?
Per favore mi daresti un po' la mano? Sai com'è, oramai è sera e qui c'è poca luce.
 
Ma cosa fai? Ti sposti proprio ora!
La solita panchina si è appena liberata, ti seguo sperando di aver fortuna. Se non posso parlarti questa sera, vorrei almeno ammirarti da vicino! Da quando ti ho vista qui, odio il fine settimana perché non ci sono lezioni da seguire. Questo diventerebbe pericolosamente noioso e lungo… se solo potessi sapere qualcosa in più di te.
 
Sono qua, ti sono a un passo
E non ci credo
Chiedo permesso e ti siedo accanto
Alla fermata, adesso, io e te soltanto.
 
Hai cercato di farmi spazio accanto a te e la tua cartella si è aperta accidentalmente, un libro con un’etichetta è caduto per terra. Mi chino a raccoglierlo, approfittando per leggerla: Usagi Tsukino.
Il mondo intorno perde tutto il mio interesse. Finalmente so come chiamarti! Il mio cuore manca di un colpo quando la tua mano sfiora la mia per prendere il volume.
Mi ringrazi con una parola e un filo di imbarazzo. Incateno il mio sguardo al tuo, Usagi. Suona così cristallino, limpido e chiaro come le tue iridi.
Ora vedi oltre me e sembri accigliata, perché? Non trovi anche tu che questi siano gli istanti più belli di questa giornata?
 
Siamo qua aspettiamo l'autobus
Io e te sembriamo veri, si però
Ma che mi aspetto?
Per casa mia ne sono già passati cento.
 
Se vuoi possiamo far diventare tutto ciò una meravigliosa abitudine. Potrei aspettarti davanti al cancello della Tomoe, e cingerti con un braccio per tenerti più calda. Quando arriverà la Primavera, poi, potremmo approfittarne per una lunga passeggiata verso casa. Sai che c’è un meraviglioso parco da queste parti? Sarebbe bello fare un giro in barca nel laghetto…
Certo Mamoru, continua a fantasticare! Se le proponi ora qualcosa di simile, la prima cosa che farebbe sarebbe scappar via credendo che tu sia un pazzo stalker!
Ti alzi sistemando meglio la sciarpa attorno al tuo collo e ti avvicini al ciglio del marciapiede.
Oh no.
 
Sono qua anche stasera
Sono rimasto qua
Il tuo è arrivato, hai preso tutto e sei salita
Ed io cretino, non t'ho neanche salutata.
 
Scruto attraverso i finestrini, quel ragazzo che ti ha urtata per impedirti di prendere uno dei pochi posti liberi meriterebbe che sfogassi un po’ della mia frustrazione su di lui. Stranamente l’autista non è ripartito, è sceso con una torci in mano e ora sta controllando qualcosa all’altezza della ruota.
Tu sei rimasta in piedi tra i sedili, proprio davanti a quel tizio in giacca rossa e dai lunghi capelli scuri che pare averti chiesto qualcosa con un sorrisetto sfacciato.
Sogghigno alla tua smorfia stizzita, sembri quasi trattenere una linguaccia e sono d’accordo con te: la cosa migliore è spostarsi ancora un po’ più dietro e allontanarsi lui.
Cerchi di scorgere il conducente che non è ancora tornato, è ancora giù impegnato in una telefonata. Una sua mano sta tastando una ruota.
Sospiri e passi una mano sul volto, come a dire “ci mancava anche questa”. Mi mordicchio il labbro cercando di non ridere, proprio nel momento in cui istintivamente guardi fuori, davanti a te, incontrandomi ancora.
 
Che scorre il traffico sulla tangenziale
E io qui che sogno un giorno di poterti dire:
Per favore, mi potresti un po' abbracciare, che qui fa un freddo cane?
È anche l’unico modo per non disperdere il calore del proprio corpo. Ma no, non pensar male… non ci sto provando con te. Lo giuro, è una legge scientifica!
 
Per favore, che mi presti un po' i tuoi occhi? Io qui ho finito il sole.
Non è colpa mia, hai notato anche tu che è diventato tutto improvvisamente buio non appena ti sei alzata da qui.
 
Per favore, ti potresti addormentare, che io ti vorrei guardare?
Se proprio non vuoi prestarmi la tua luce, potremmo sfruttare diversamente questa oscurità. No, non ho nessun doppio fine. Ti assicuro che le mie carezze tra i capelli e con qualche indugio sul volto, terranno lontani gli incubi. Ti regalerò tanti di quei bellissimi sogni…
Sai anche leggere nella mente? Per un attimo mi è sembrato che due fossette comparissero agli angoli della tua bocca. È la tua curva più bella, quanto mi piacerebbe posarci le mie labbra sopra.
 
Il pullman si sposta, il conducente deve aver risolto il problema e non me ne sono nemmeno accorto. Ancora con quell’espressione sul viso, ti volti per reggerti meglio e ora mi dai completamente la schiena.
 
Per favore, che mi spiegheresti mai la differenza tra la luna e la tua schiena?
Che io non la so vedere.

 
Sbuffò contro il cielo, se esiste qualcuno che intreccia i fili del destino deve essere un’entità molto sadica.
Ma invece si vede già la luna piena.
Silente e spettatrice fissa, magnifica e irraggiungibile.
La prossima volta rivolgerò a lei le mie speranze, potrebbe portare fortuna.
 
Rassegnato, tiro fuori dalla cartella il promemoria con gli orari dei mezzi.
Sono un completo idiota.
Ho perso l’ultima corsa, mi toccherà tornare a piedi e sfidare il vento gelido fino a casa. Oppure…
Dall’altra parte del telefono sento appena uno squillo.
- Ciao Motoki, se sei ancora nei paragi… potresti darmi un passaggio in auto?... Sì, sono da solo alla fermata… Perfetto! -
Ho l’impressione che domani, davanti a quel caffè che ci eravamo promessi, parleremo di come lui abbia riso di questa storia per tutto il tragitto.
 








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Questa piccola song-fic non ha nessuna pretesa.
Era da un po' che conoscevo questa canzone e ogni volta la mia mente non faceva altro che ripropormi queste immagini.
Così, un giorno in cui avrei dovuto aprire una pagina word per scriverci su il primo capitolo della tesi, è nata di getto questa storiella che avete appena letto.
Non era prevista, ma era da tanto che non pubblicavo qualcosa qui e non sono riuscita a frenare questo desiderio.
Spero sempre che le giornate si allunghino, per riuscire a fare tutto ciò che mi ripropongo: tipo aggiornare la mia adorata long!
Prima o poi ce la farò.

Se siete arrivati a leggere fin qui, io vi ringrazio.
Uno ad uno.
E se vi va di dirmi che ne pensate, non potrei che esserne ancora più felice!

 
   
 
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