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Autore: Ste_exLagu    10/10/2019    2 recensioni
dal testo: Tum Cha
Tum Cha
Tum Tum Cha
applausi
urla
e poi colpisci
non per ferire
ma per primeggiare
rimbalza ancora
una zucca di gomma
sul parquet
di questa vita.
Il rumore della palla da basket rilassa i protagonisti della storia. Due vite si stanno intrecciando ma ognuno dei protagonisti vive l'esperienza in maniera differente.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tum Cha
Tum Cha
Tum Tum Cha
applausi
urla
e poi colpisci
non per ferire
ma per primeggiare
rimbalza ancora
una zucca di gomma
sul parquet
di questa vita.

[dalla raccolta “tra i tuoi foglietti scritte col blu” di me medesimo. Ok sono autoreferenziale oggi]


Kanagawa xx/03/31*1

Ho sempre trovato il rumore della palla che rimbalza sul parquet tranquillizzante, quasi fosse una ninnananna e forse lo era veramente. Sono figlio di un professore di psicologia all’università affiliata Kainan e una ex giocatrice di basket. Mia mamma non si era accorta di essere incinta, un po’ come quel programma spazzatura della tv americana che hanno tradotto per un canale che mia sorella ama particolarmente, “Come noi dede, come noi, non eravamo previsti” ama ripetere. Dopo che siamo nati io e Kiku ci ha sempre portati al campo, ha smesso di giocare giusto giusto per il parto e il primo mese della nostra vita, portandoci però sul campo già da molto piccoli. Molti si fanno un sacco di film sul mio carattere, sarei tenebroso secondo loro, in realtà sono molto stanco di essere osservato e studiato. Nostro padre Kazuhiro ha deciso fin da piccoli di usare un approccio particolare imparato su quei libri che tanto ama, ma non sono sicuro che l’esperimento sia stato di successo. Quando sono nervoso prendo la mia palla e la faccio rimbalzare, o comunque tengo tra le mani come se il solo contatto con la pelle della palla fosse un calmante. La mamma è una tipa super atletica, e adesso fa l’allenatrice per la squadra femminile dell’università del Kainan, stessa scuola che frequenta mia sorella, loro abitano insieme là vicino, io invece sto con i nonni, cosa che mi ha permesso di non cambiare le mie abitudini, e di non cambiare quartiere. Prima la mamma allenava una squadra universitaria sull’isola di Hokkaido e per tutto il tempo delle medie siamo rimasti con i nonni, ma Kiku ha voluto seguire i nostri genitori io ho preferito rimanere in quella che sento come casa mia. Mi fa male essere diviso da mia sorella, ho diviso molto con lei, sarà per il fatto che abbiamo condiviso per otto mesi l’utero di mamma, sarà che a casa ho sempre giocato con lei e questo mi è sempre bastato. Il fatto interessante è che siamo nati in due anni diversi, lei è nata il trentuno dicembre ed io a distanza di poco sono nato il primo gennaio, è stato strano essere in classi diverse, essere divisi a scuola e sempre insieme a casa. Ci sono due reazioni al lavoro dei genitori, puoi avere un rifiuto o amarlo, io ho sempre amato il basket, mentre lei lo ha odiato da morire, io giocando sentivo mamma vicina e lei invece lo accusava della distanza che c’era con la mamma. Non penso di essere cresciuto così male, si ho degli eccessi di rabbia e non riesco a fidarmi di nessuno che non sia Kiku, ora che stiamo lontani spesso guardo i suoi programmi preferiti anche se finisco addormentato e la nonna mi copre con una coperta e mi lascia stare. Sono circondato da affetto anche se non sono bravo a dimostrarne i miei familiari sanno che gli voglio bene, cerco da sempre di essere un bravo nipote, un bravo figlio, un bravo fratello, e spero si rendano conto che è tutto quello che riesco a fare. Kiku è una campionessa di pattinaggio artistico in coppia, fa tutte quelle cose super atletiche sul ghiaccio, e la trovo bellissima. Il mio problema è che trovo bellissima solo mia sorella, non ne sono innamorato, ma è una delle poche ragazze che secondo me sono così carine. Trovo che Ayako sia bellissima, un’amazzone che non ha bisogno del cavalier servente, e quando Miyagi se ne renderà conto si accorgerà anche che è già il suo preferito. Sembro indifferente, in realtà studio le persone, cerco di capirle prima di approcciarmi, e nonostante tutto posso ritenere Ayako una mia amica, anche se a scuola l’allontano. Piaccio alle ragazze e trovo tutto questo molto strano, sono un ragazzo come tanti altri, non ho il fascino o le buone maniere di Sendo, quindi non capisco cosa ci trovino in me, a parte gli occhi blu, sono strani in Giappone, ma sul serio son quelli? Dovrò cominciare a provare con le lenti a contatto marroni, magari smettono di rompere le scatole capendo di essersi sbagliate. Potrei provare così, forse si spegne anche quel rompiscatole di Sakuragi. Ma a chi la voglio dare a vedere, mi piace quel ragazzo perché è così diverso da me, ha energia da vendere e io sono un pigrone di prima categoria, lui è rumoroso e io cerco di accostarmi alla vita con silenzioso rispetto, è ciarliero e io ho fatto del silenzio la mia ragione di vita, è circondato da amici fedeli e io solo da quelle galline starnazzanti, ma abbiamo una cosa in comune e spero che se ne sia accorto, nascondiamo la nostra timidezza dietro maschere che ci rendano il liceo più accettabile. La mia di gelo assoluto, per fare in modo che nessuno possa scalfirmi, che nessuno possa vedere quanto in realtà sia insicuro e quanto nonostante tutto mi senta uno scherzo della natura, questo fisico non lo disprezzo, ma vorrei essere più muscoloso, più atletico, più resistente e lui è tutto questo ma si nasconde dietro ai suoi proclami perché come me non si sente all’altezza di questa vita. Non so cosa non riesca ad affrontare. Alle medie ho provato a lasciarmi conoscere, ma nessuno si è avvicinato in modo genuino, tutti volevano un tornaconto, o stare accanto alla star acclamata dalla scuola o le ragazze, e quelle vabbè volevano il fidanzatino, e io non accetto di essere la pedina di nessuno. Preferisco sembrare un eremita che stare in mezzo a gente che non mi conosce e cerca di sfruttare la mia immagine, che non riesco a scalfire nemmeno con i miei modi da teppista. Ho già fatto innumerevoli risse, e mio padre mi ha riempito di paroloni, ma la cosa di fondo è che sono incazzato con questa vita. Alle elementari ero diventato molto amico di un bambino della squadra di basket, lui veniva a casa mia e io andavo a casa sua, e giocavamo insieme io lui e Kiku, alla fine della sesta ho scoperto che lui veniva a giocare da me per giocare con Kiku che le stava simpatica e io ero il mezzo per avvicinarla. Non mi fido più di nessuno, e questo mi porta a chiudermi. Quando la Akagi mi ha rivolto la parola in terrazza il primo giorno di scuola dello scorso anno io non sapevo veramente chi fosse, non ne avevo la più pallida idea. Devo dire che l’ho apprezzata però, non è mai stata troppo invadente e non mi ha mai molestato. Quando è diventata manager del club mi ha chiesto di parlare e io l’ho accontentata “Rukawa tu mi piaci dalle medie, vorrei conoscerti meglio” mi ha chiesto e mi sono sforzato e ho usato più parole mi fossero possibili “Mi dispiace, non sono interessato a storie d’amore o di amicizia, ma apprezzo il tuo modo di fare. Non posso fare di più per te” spero di non essere stato troppo brutale, ma da quel giorno lei mi ha rivolto la parola solo per cose inerenti al basket, spero le passi e trovi qualcuno che l’apprezzi. Io non la trovo carina, e nemmeno troppo intelligente. Quest’anno non ho voglia di fare parte di gruppi di studio per recuperare le materie in cui vado male, così mi sono messo di nuovo a studiare come facevo alle elementari e alle medie, ma volevo togliermi l’aria da bravo ragazzo per vedere se le galline mi avrebbero lasciato in pace, ma sono un illuso. Faccio palleggiare il mio pallone sul pavimento, mi rilassa e sento mio nonno ridere e salire a controllare “Kaede, tutto ok?” mi chiede interrompendo il fiume di pensieri che mi ha colto mentre cerco di dormire. “Si nonno, solo un po’ di insonnia” e lui mi si avvicina, le sue mani sono rugose, sono forti, sono bellissime e mi sfiorano dolcemente la guancia, ed è uno dei pochi che lo può fare “Su, dormi che domattina c’è scuola, non ti crucciare, tutto andrà come deve andare” la sua saggezza e il suo sorriso limpido di chi è incrollabile nel suo ottimismo mi rilassa, e finalmente mi sdraio sentendo il calore della mano callosa sulla mia guancia e mi addormento.


Il rumore della palla da basket è diventato il ritmo del mio cuore, e l’ho capito a tratti nel tempo. Domani è il giorno del mio compleanno, ed è stato anche un giorno catartico in cui la mia vita si è stravolta, un battito di ciglia una mano leggiadra di ragazza che mi tocca il braccio chiedendomi se giocassi a Basket e sbam nel giro di poche ore ho conosciuto un mondo nuovo, fatto di persone che adesso costellano la mia vita, mi sono innamorato, ho trovato un nemico nello stesso giorno, e con quelli successivi ho trovato un nuovo amico, e successivamente un altro amico, ed entrambi adesso hanno la mia lealtà e spero di avere la loro, oltre quella degli amici storici. Sto cercando di migliorare, sto cercando di lavare la colpa delle mie risse con l’impegno sportivo, e ho fatto riabilitazione e ho sputato sangue e mi sono incazzato contro la mia nemesi, e ho fatto amicizia con la ragazza di cui mi credevo innamorato. L’ho imparata a conoscere e non mi fa battere il cuore come l’amore dovrebbe fare, è come in tutti quei film, l’amore è qualcosa di forte e travolgente, e con lei sembra l’aria tiepida della mattina d’estate che non è poi così piacevole. Siamo diventati ottimi amici, e la prima cosa che mi ha chiesto quando sono tornato a casa dalla riabilitazione è stato come conquistare la Kitsune, e io le ho detto che avrei apprezzato la sincerità, e che forse lui non ne riceve abbastanza. Non si riesce mai a capire cosa gli passi in quella testa di volpe, non si riesce ad arrivargli vicino, solo fisicamente e nemmeno così bene, riesce a mantenere una distanza di sicurezza da tutti, quasi come se fossimo inferiori a lui e questo mi manda in bestia, io non sono inferiore a nessuno, soprattutto a un inappetente, solitario, e presuntuoso ragazzo della mia età. Lo odio alla follia, e mi fa pena, è sempre così solo, e si isola. Chissà in che classe sarò domani, chissà che regalo mi porterà il mio compleanno, lo scorso anno mi ha regalato il tum cha del pallone sul parquet, mi ha regalato un’amica e un nemico. Sento come se mi mancasse sempre qualcosa, e penso che chiedere ancora a qualche ragazza di uscire con me sia inutile, se non a rimpinguare le tasche dei miei amici, e i loro aneddoti sui miei scaricamenti. Mi sono rotto le scatole, non riesco ad attrarre le ragazze, cosa che quel cretino di Rukawa riesce a fare solo sbattendo le ciglia che incorniciano i suoi occhi blu brillante. So il colore dei suoi occhi perché mentre ci picchiamo abbiamo occasione di guardarci negli occhi per provocarci. Penso di dover andare da un dottore, ho sedici anni e non riesco ad eccitarmi, devo avere qualcosa che non funziona, ne sono certo, anche se guardo le foto delle ragazze anche quelle super belle, niente, silenzio stampa. Però a volte funziona, mi sveglio la mattina con il fiatone e un’erezione dolorosa. Sono un tipo che non si ricorda i sogni, e questo in questo caso non mi aiuta, perché non riesco da sveglio a ritrovare quello che mi eccita mentre dormo.


Kanagawa 04/01

Ho parlato al telefono con Kiku proprio stamattina per augurarle un buon terzo anno, e lei mi ha augurato lo stesso per il mio secondo anno e fa strano visto che siamo divisi da meno di un’ora. Oggi è il compleanno della testa rossa più rompicoglioni che conosca, stranamente sono arrivato in anticipo e così son riuscito a capire in che classe sono prima dell’orda delle pazze e ho scoperto che sono nella stessa di Sakuragi, siamo vicini nell’elenco non farà a meno di vedere il mio cognome prima del suo, e questo lo manderà in bestia, e potremo picchiarci un po’. Non che sia masochista, ma sono mesi che non ci picchiamo più con l’intenzione di distruggere, dosiamo la forza e le forze, abbiamo da allenarci e non possiamo arrivare stanchi per colpa delle nostre scaramucce. La mia presa di coscienza è stata abbastanza naturale, quando è iniziata la pubertà ogni sogno erotico, ogni fantasia era sempre con un ragazzo, e poi anche quando ho fantasticato su una possibile relazione mi sono sempre visto con un ragazzo. I miei genitori l’hanno presa con stile “avremo comunque una nuora e un genero”. A mia sorella piacciono le ragazze, e nostro padre ci sta studiando e di tanto in tanto ci guarda e dice “Interessante… Interessante” non è un cattivo padre, ma ha le sue fisse, come mamma. Loro hanno fatto scandalo, lei era una sua allieva quando hanno cominciato a frequentarsi, si son sposati solo due anni fa e hanno due figli nati mentre lei era ancora al primo anno di università e lui era un giovane professore di psicologia. Kaori l’astro nascente del basket e Kazuhiro il professore di psicologia, non si è saputo subito chi fosse il padre e lei è riuscita a proteggere il lavoro di lui e i suoi studi. Io sto a casa con il nonno materno e la nonna paterna, che hanno formato una specie di alleanza per noi bambini, e penso si piacciano veramente, ma non sono bravo in queste cose, se non mi vengono dette esplicitamente non sono così intuitivo, dammi il mio pallone e riesco a prevedere su per giù dove andrà e che parabola farà, ma toglimi dal campo e toglimi il pallone e navigo a vista in una notte di nebbia fitta. Ho individuato il suo armadietto delle scarpe e ci metto un regalo, non è niente di che, solo una cosa che ho scritto per lui, mi sono impegnato e ho cercato di usare la migliore calligrafia possibile. Sono cotto come una pera e glielo devo dire, anche se non mi son firmato, ho messo solo un disegnino, un piccolo ritratto mentre fa uno slam dunk da paura, non posso lasciare che arrivi così vicino al mio cuore da spezzarlo, ma devo fargli capire che a qualcuno piace veramente, forse così smetterà di odiarmi.


Arrivo a scuola e non posso fare a meno di leggere il nome di quel dannato volpino proprio sopra al mio, saremo in classe insieme, mentre i miei amici sono in altre classi, uffa che sfiga, altro che regali di inizio anno, e come al solito le ragazze non mi si filano nemmeno. Vado a cambiarmi le scarpe e trovo un foglio, una bella scrittura ordinata, tracciata con il pennello, una cosa fatta con tutti i crismi. Non lo leggo subito, voglio sedermi in classe e fare con calma arrivo in classe e mi ritrova nel banco dietro a quello del maledetto Rukawa. Mi mette a posto e poi comincio a leggere le parole che son vergate con tanta precisione sul foglietto. [Caro Hanamichi, hai il nome che racchiude la primavera e i fiori di ciliegio che inondano le strade il giorno del tuo compleanno. Sei un ragazzo molto bello, ti ho trovato affascinante dal primo momento che ti ho visto. Era l’anno scorso ed era ancora febbraio, camminavo per la strada e sono passato*2 davanti ad un Pachinko e tu sei uscito, la tua chioma rossa come il fuoco che incendiava i tuoi occhi. Ho cominciato a sognarti in quel momento, e poi abbiamo avuto la fortuna di essere a scuola insieme e sprizzavo gioia, avrei potuto rivedere il mio personale dio della guerra. Sono appassionato di mitologia occidentale e uno dei loro dei della guerra si chiama Marte che è anche il dio della primavera*3. Quindi sei proprio tu, un guerriero saggio, anche se altri potrebbero dire il contrario. Il condottiero di una nazione e nel tuo piccolo sei il faro per la squadra di basket, quando eri in riabilitazione gli altri sembravano persi, senza una reale guida morale. Sei la creatura più bella che abbia mai visto, e non è solo la tua apparenza, ma anche il modo in cui ti rapporti con i tuoi amici, e con la manager del tuo club. Quella dedizione che mi fa battere il cuore. La tua risata mi fa credere ancora che ci sia qualcosa di puro e pulito in questo mondo di merda. Sei l’unico in cui potrei aver fiducia. Ti prego non farti cambiare da nessuno, sei stupendo così. Purtroppo non apprezzeresti per nulla il mio nome quindi ti regalo queste mie parole scritte col cuore e con la tua risata nelle orecchie.] Non c’è una cazzo di firma, queste parole, cioè, non so nemmeno come definirle, sono belle, e tristi, e mi fanno sentire apprezzato, e si firma solo con un cazzo di disegno di me che faccio un slam dunk a colori, e chi l’ha scritto deve essere proprio brava a disegnare. La missione di oggi è capire chi sia la ragazza timida che vuole farmi sciogliere il cuore. Il mio battito è accelerato, anche se ho il dubbio che sia solo una presa in giro. Ma questa scrittura così precisa, e questo disegno non può essere che di una ragazza, e vorrei poterla amare, mi sento così solo. Non riesco a pensare ad altro, il mio compagno di squadra sta dormendo al suo banco e quando suona l’ora del pranzo non mi scompongo e non lo chiamo nemmeno, che muoia di fame, almeno me lo tolgo dai coglioni, ora non solo in palestra è uno strazio ma anche davanti alla porta della classe, non si può proprio stare in pace. Lo sto ancora fissando, anzi no sto studiando il mio nemico, che lui si alza di scatto e sparisce nel corridoio seminando le sue fan. Ho appuntamento con i miei amici in terrazza e quando li raggiungo c’è anche la volpe in un angolo a dormire. “Ragazzi festeggiate ho una fan” mi vanto con loro facendogli leggere il bigliettino ricevuto. “Qualcuno ti prende per il culo” dice Ookuso supportato da Noma e Takamiya, mentre Yohei guarda bene il foglio “Nessuno avrebbe perso tempo a fare questo disegno se fosse una presa per il culo, ma hai qualche sospetto?” mi chiede e io scuoto la testa “sarà sicuramente una bella ragazza” il mio, quasi ex, migliore amico sbuffa e sembra contrariato. “Ne sei sicuro?” mi chiede e non riesco a capire dove voglia andare a parare. Mi innervosisco e vado a tirare una pedata alla Kitsune che reagisce come al solito con la sua frase cult “Non perdono chi disturba il mio sonno” e parte la rissa e sento quei cretini ridere alle mie spalle, guardo gli occhi di lui e sono marroni, sono occhi normalissimi e la mia testa registra la cosa come strana e lui riesce a vincere e se ne va, col suo passo altero e mi lascia con i coglioni fumanti, oltre tutto me lo devo sorbire davanti per tutto il pomeriggio. Me ne vado recuperando il mio foglietto e raggiungendo la mia aula come se fosse l’ultimo atto della mia vita. Ricomincia la tortura pomeridiana, per fortuna appena finito posso andare al club e sfogarmi sul pallone e rilassarmi al suono dei palleggi.


Parole Sparse

*1 La data alla giapponese anno/mese/giorno

*2 Nella lingua giapponese non c’è la differenziazione tra maschile e femminile, di solito la scelta di usare una parola o un’altra con il medesimo significato può essere un’indicazione di genere, ma non è sempre così

*3 Questa cosa del dio della primavera è in un qualche testo di letteratura latina, in cui si parla anche del dio Priapo, mi ricordo che è incompiuta e che c’erano diverse threesome.

Scusate l’intro così autoreferenziale

Gli occhi di Rukawa sono Pantone 294 c

Non ho idea né di come né di perché

  
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