14.
Singer
Stetti
a guardare impotente Maria
che componeva quasi in maniera dolce il numero di Jasper «sai,
sei veramente una ragazzina
fortunata»
mi disse mentre avviava la chiamata «deve
voler tanto il tuo sangue
che per cercarti non si è dissetato nemmeno con i suoi
stupidi animali».
Riuscii
a malapena a capire
quello che mi disse.
La
mia mente era completamente
devastata sia dal dolore sia dall’inedia «Maria,
che hai intenzione di fare? »
chiese Landon e la donna si
poggiò l’indice sulle labbra, per farlo stare in
silenzio.
Io
incominciai a sentire il cuore
pompare più in fretta il sangue attraverso le mie vene e
fuori dalle mie piccole
e numerose ferite brucianti.
Doveva
essere l’iniezione che la
piccola vampira bionda mi aveva fatto qualche momento prima; alle mie
orecchie
arrivò lo squillo della linea libera e pensai che Maria
doveva aver messo il
vivavoce alla conversazione.
Sperai
che non rispondesse, anche
se sentire la sua voce sarebbe stato il paradiso, in quel momento;
sperai che
fosse a casa sua, magari a giocare a baseball con quel suo sorriso
caldo e
rassicurante che non avrei più rivisto.
Invece
qualcuno rispose, senza
dire niente: stava aspettando di sentire la mia voce?
Non
riuscii a trattenermi e –utilizzando
le poche forze che avevo– appoggiai la testa pesante contro
il muro e aprii le
labbra «Jas…per»
sussurrai, con le lacrime agli occhi.
Maria
sorrise, sapendo di aver
praticamente vinto «non
ti preoccupare piccola sto venendo a prenderti»
mi disse e per la prima volta
sentii la sua voce lasciar trasparire angoscia pura. Cercai di urlargli
qualcosa, di tornare indietro, ma non avevo più fiato «cosa
ti hanno fatto? »«abbiamo
solo giocato un po’ con
lei, cucciolo»
disse la vampira, guardando lo schermo del cellulare
come se potesse vedere Jasper cambiare espressione del volto.
Io
mi abbandonai di nuovo a
terra, cercando di riuscire a respirare «non
hai visto le foto che ti ho mandato? Speravo ti
piacessero»
aggiunse Maria, alzandosi dal covone di paglia e
iniziando a camminare avanti e indietro.
Cominciavo
a vedere la sua figura
sfocata e scura, quasi sdoppiata «stai
bene attenta a non esserci quando arriverò lì,
perché
ti farò a pezzi»
disse Jasper.
Sembrava
volesse sbranare il
cellulare, da quanto la sua voce fosse irata; alcuni ringhi avevano
frammentato
le sue parole, tanta era la rabbia.
Maria
si accigliò un attimo, per
poi tornare sorridente come prima «ma
io e te dobbiamo parlare di affari! Fai presto ad
arrivare, cucciolo…altrimenti potrei non riuscire a
trattenere qualche mio
amichetto qui e la tua Cantante potrebbe finire un po’
più disidratata del
dovuto.
E
mi raccomando, non portare
nessuno dei tuoi cari parenti; io voglio solo te».
Non
mi diede nemmeno di sentire
per l’ultima volta la sua voce: semplicemente Maria distrusse
il cellulare.
Rimasi
ad aspettare.
Ad
ogni alito di vento che entrava
dalla porta lasciata aperta speravo che portasse il suo profumo.
Invece
quel vento caldo e quasi
appiccicoso mi incollava addosso la polvere e agitazione.
Maria
era appoggiata allo stipite
della porta, lasciando che la sua ombra si allungasse su di me, come
per
ribadire il pieno possesso che lei aveva sul mio corpo.
I
due vampiri e la ragazzina
bionda erano all’interno del capannone, chi seduto sulla
paglia e chi intento a
giocherellare con i resti dei topi dissanguati.
La
gamba rotta aveva iniziato a
farmi più male del solito e sospettai un’infezione
«eccolo,
finalmente»
sussurrò Landon, lanciando il
piccolo topolino morto alle sue spalle.
Marina
sogghignò, sedendosi sulle
gambe del mingherlino Johnson e guardando verso la porta.
I
miei occhi stanchi finalmente
riuscirono a posarsi sul vampiro che tanto improvvisamente mi ero
ritrovata ad
amare e altre lacrime scesero: era finita.
Non
c’era Emmett o Edward con
lui.
Nemmeno
Raven o la glaciale
Rosalie.
Era
solo.
Solo
per salvare me, la sua
Cantante «quanto
tempo Jasper, è una vita che non ci vediamo! »
esclamò Maria, avvicinandosi a
lui con le braccia aperte.
In
un secondo la mia mente pensò
che se lo avesse anche solo toccato le avrei staccato la testa a morsi;
sulle
mie labbra cianotiche comparve un sorriso amaro.
Se
avessi potuto staccarle la
testa a suon di morsi non sarei finita lì. Mi maledii per
non essere anche io
una vampira «dov’è»
sentii la voce dura e fredda di Jasper sbattermi
addosso come un carico di cemento: era così diversa rispetto
qualche ora prima.
Maria
lo fece avvicinare di un
paio di passi alla porta, poi lo abbracciò da dietro e
sembrò sussurrargli
qualcosa all’orecchio «ritorna
alla tua vecchia vita Jasper…annusa l’aria, ti
ho fatto un meraviglioso regalo»
e detto questo lo condusse a pochi metri da me.
Gli
occhi color carbone del
vampiro subito guizzarono ad ogni mia ferita: aveva iniziato a
respirare come
un animale, cercando di trattenersi dall’aggredirmi.
Maria
si avvicinò a me e
rudemente mi tirò su «guarda,
non è appetitosa? »
gli domandò, osservandomi.
Non
avevo la forza di reagire, a
malapena riuscivo a tenere su la testa, e lo guardai con disperazione;
sapevo
che per lui era quanto mai difficile.
Lo
vedevo lottare dentro di sé,
lo vedevo nei suoi occhi neri che mi voleva, che voleva il mio sangue.
E
che in contemporanea voleva
gettarsi su Maria per farla fuori.
La
vampira mi cacciò di nuovo a
terra, camminando voluttuosa attorno al vampiro biondo «se
proprio non riesci, povero
cucciolo, posso sempre farlo io per te. Ha un odore veramente squisito
ed è
stata dura trattenersi fino ad adesso…ritorna alla tua
vecchia vita e la
trasformerò. Ho notato che avrebbe un potere veramente
interessante».
Maria
ritornò ad appendersi al
suo collo, guardandomi malevola, e posando sulle labbra di Jasper le
sue dita
sporche del mio sangue.
La
reazione fu pressoché
immediata: il vampiro la scansò con una potente manata e
fece qualche passo
verso di me.
I
miei occhi ormai erano quasi
completamente ciechi per il dolore e per la stanchezza.
Sorrisi,
sapendo quello che
avrebbe fatto; non mi dispiacque l’idea di morire per mano
sua e l’accettai
senza oppormi.
Mi
stava ringhiando contro, con i
suoi occhi scuri lucidi di pazzia e io, nei miei ultimi istanti,
riuscii a
pensare che era maledettamente bello anche così.
Chiusi
gli occhi, aspettando di
sentire i suoi denti affondare nel mio collo e succhiarmi via la vita,
di farla
sua completamente.
Aspettai
di diventare parte di
Jasper, del suo essere.
Ma
invece del dolore del suo
morso e della stanchezza che mi uccideva, sentii un grido irato.
Quello
di Maria.
«Maledetto
Whitlock! »
«Prendeteli!
Non devono scappare! »
«Sarah!
»
Il
grido di Jasper mi fece
riaprire gli occhi.
Ero
sempre a terra, nella polvere
e sul duro cemento, ma qualcosa era cambiato.
Sentivo
rumori di lotta, i gridi
rabbiosi di Maria, le mani fresche del mio vampiro tenermi il viso.
Lo
vedevo circondato da un alone
sfocato, le mie lacrime rimaste attaccate alle ciglia, e per
un’altra volta
ancora pensai che era veramente un angelo.
Nei
suoi occhi non c’era più la
foga che avevo visto prima «Jazz…»
riuscii a dire, muovendo appena le labbra.
In
quel momento il suo soprannome
era meno complicato da sussurrare nei miei ultimi respiri «Sarah
ascoltami, resta sveglia! »
mi disse ancora, sollevandomi
come un fuscello.
La
costola rotta e la gamba
mandarono parecchie fitte, ma non avevo la forza di gridare.
Rimasi
ad annaspare in cerca di
aria, mentre lui correva fuori dal capannone; i miei occhi spalancati
cominciarono
febbrilmente a osservare attorno a noi due.
Edward
e Carlisle stavano
occupandosi della bambina e di Johnson, in fondo al capanno.
Emmett,
con un ringhio basso,
stava finendo di fare a pezzi Landon, poco lontano dalla porta.
Maria
era impegnata a combattere
contro Raven, concentrata nel tenere la malvagia vampira alla larga da
me e
Jasper.
Il
mio cuore batteva così
velocemente che mi sembrava stesse esplodendo.
Quegli
eccitanti nella siringa
dovevano esser entrati completamente in circolo «Sarah
guardami»
disse il mio biondo vampiro, tenendomi la testa
lievemente sollevata.
Mi
sentivo senza peso e i miei
continuavano a girarsi e a chiudersi; mi sembrava di essere una malata
mentale,
in quel momento.
Mi
ricordai della volta che ero
svenuta, dopo aver visto il cadavere di mio nonno.
La
sensazione era la stessa, ma
amplificata migliaia di volte; le orecchie mi fischiavano e mi sentivo
le vene
nel collo pulsare a ritmo frenetico.
Anche
Jasper doveva essersene
accorto.
Rapida
vidi una mano bianca e
piccola sbattere contro il suo petto facendolo volare
all’indietro.
Io
rimasi li dov’ero, trattenuta lontano
dal suolo dalle piccole dita di Marina.
Veloce
la bambina mi prese per il
collo e piantò i suoi piccoli ma affilati denti nel mio
collo.
Il
dolore fu tale che le bollenti
ferite pulsanti mi parvero diventare fredde come ghiaccio e il ringhio
spaventato e irato di Jasper non riuscii a sovrastare il grido che
lanciai in
quel momento.
Risposta
alle recensioni:
Norine:
Ehehehe, insegna molto
guardare L’Enigmista xD