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Autore: Nuel    10/10/2019    10 recensioni
Cosa succede quando un attore si immedesima troppo in un ruolo? E se l’entusiasmo dei fan lo spinge in una direzione inaspettata?
Durante quella convention due cosplayer hanno realizzato il sogno di molti fan, ma hanno anche messo una strana idea in testa a Sebastian o forse è solo lui a trovarla strana.
Chris sembra del tutto a suo agio, anche se forse non pensa proprio a Capitan America.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Evans, Sebastian Stan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una nota prima di cominciare.
     
Non ero una fan degli Avengers e non ho nessuna pretesa di conoscerne il cast, quindi prendete questa storiella per quello che è: un volo pindarico. Le uniche cose reali le trovate nelle note finali.
     Negli ultimi mesi ho avuto la fortuna di imbattermi in alcune autrici meravigliose che mi hanno fatto impazzire per questo fandom, per i “loro” personaggi, più belli di quelli dei film, e quindi mi sono messa a guardare i film, le fan-art, a leggere altre storie… e alla fine non ho potuto fare a meno di buttarmi e scriverci su anche io.
     Ho in mente una long sui personaggi, ma al momento il tempo è tiranno (così tiranno che Thanos gli fa un baffo), quindi mi sono concessa solo di scrivere una cosettina breve.
     Spero possa piacervi, in ogni caso, fatemelo sapere. ^^

 



 

Così splendido e vero da potervi ingannare

-★-

 

 

 

Chris gli appoggiò una mano sulla spalla, facendolo voltare verso di lui. La sua espressione gentile gli strappò uno sbuffo, lasciandogli sul viso un sorriso in tralice.
     «Sei taciturno stasera», gli disse mentre si avviavano all’auto che li avrebbe riportati in hotel.
     Sebastian annuì. «È stata una giornata interminabile».
    Era stato un fine settimana lungo, erano arrivati a Filadelfia venerdì pomeriggio e l’indomani mattina sarebbero ripartiti. La convention era stata affollata, come sempre, i panel serrati, avevano firmato autografi, risposto a domande e posato per foto. Tutto nella norma. Faticosamente nella norma. Faceva parte del lavoro, e qualche volta era bello calarsi tra i fan, immergersi nel loro calore, nell’affetto, ma non c’erano filtri, non c’erano un set e una telecamera, e a volte era… troppo.
     Salirono sull’auto che l’organizzazione dell’evento aveva riservato loro, e Sebastian abbandonò la testa contro lo schienale del sedile posteriore dell’auto che scivolava piano sul cemento del parcheggio sotterraneo. Chiuse gli occhi per qualche istante, cullato dal rumore ovattato del motore, e quando li riaprì erano già sbucati sulla strada. Il sole stava per tramontare, ma dai finestrini si potevano ancora vedere le corsie trafficate e gli alti palazzi moderni tra cui sbucavano i più bassi e opachi edifici storici.
     «Come gli è venuto in mente», borbottò prima di sospirare, continuando a guardare fuori.
     «Mh?». Chris si voltò verso di lui, guardandolo interrogativo, e Sebastian si raddrizzò sul sedile.
    «Quei due», rispose come se fosse chiaro di cosa parlava, ma l’espressione dell’altro gli disse che non era stato chiaro per nulla. «Quei due in cosplay», specificò allora. «Come gli è venuto in mente di far baciare Capitan America e il Soldato d’Inverno!».
     Chris rise. Non era sembrato particolarmente a disagio nemmeno mentre i due si scambiavano il bacio davanti a loro e alla macchina fotografica.
     «Quando pubblicheranno quella foto sui loro social i fan li copriranno di insulti». Era quasi dispiaciuto per loro. Chris però rise più forte.
     «Non credo», gli rispose dopo aver smesso di ridere. «Cioè, magari qualcuno li insulterà, ma credo che per altri diventeranno una specie di eroi».
     Sebastian lo fisso a bocca aperta. «Capitan America è praticamente un eroe nazionale». Insistette.
    «Le cose cambiano». Chris lo guardò, continuando a sorridere e, vedendo che continuava a fissarlo, scosse la testa, tornando a guardare di fronte a sé, sul sedile da cui sbucava la cima della testa dell’autista. «Anche i supereroi cambiano. La comunità LGBT vuole i suoi eroi, e i fumetti si adattano».
     Sebastian aggrottò le sopracciglia. Immaginava che Chris avesse ragione ma, per quanto avesse interpretato un personaggio gay solo pochi anni prima, non ci aveva mai riflettuto. La sua era una famiglia aperta, il suo patrigno era americano, ma lui e sua madre erano arrivati in America quando lui aveva dodici anni e, a quel punto, qualcosa gli si era già impresso dentro, qualcosa che lo aveva fatto sentire più vicino a Bucky di quanto ammettesse. Era quello che chiamava il “male della Vecchia Europa”, anche se intendeva l’Est Europa, la rivolta che aveva visto coi suoi occhi di bambino, quando le strade non erano sicure, quando i piatti non erano mai pieni abbastanza e la scuola chiudeva perché la gente sparava.
     Non indugiava mai in quei ricordi.
    Quel bacio, però, gli aveva chiuso lo stomaco alla stessa maniera delle grida per strada, degli allarmi dei negozi che scattavano all’improvviso di notte, svegliandolo di soprassalto.
     Il Soldato d’Inverno che baciava il suo migliore amico gli si era impresso nella retina allo stesso modo, gli aveva tolto il respiro per un attimo e gli aveva chiuso lo stomaco.
     «Cosa fai?», chiese d’un tratto, accorgendosi che Chris digitava sulla tastiera del cellulare.
    «Mando un messaggio a mio fratello». Chris continuò a guardare lo schermo e a scrivere per qualche minuto, prima di riporre l’apparecchio in tasca. «Glielo dovevo raccontare».
     Già, il fratello di Chris era gay.
     Qualche minuto dopo il telefono squillò e Chris lo recuperò di nuovo. Lesse il messaggio e rise.
     «Che c’è di divertente?».
     «Secondo mio fratello è grandioso. Anzi, dice che dovrebbero farlo succedere nel prossimo film degli Avengers». Allungò verso di lui il telefono, in modo che potesse leggere da sé. Sullo schermo spiccava in azzurro l’hashtag “#givecaptainamericaaboyfriend”.
    «Sta scherzando!» Sebastian sentì che il nodo allo stomaco si stava serrando, mentre Chris tornava a digitare una risposta al fratello, tenendo il telefono in mano, in attesa della sua nuova risposta, che non tardò ad arrivare.
     «Dice che la coppia si chiama “Stucky”, non è un nome carino?».
     Non rispose. Non avrebbe saputo cosa dire. Chris scorse in basso il messaggio, continuando a leggere, e lui non poté fare a meno di chiedersi che altro ci fosse scritto, ma l’amico non aggiunse altro. Il suo sorriso si era addolcito, velandosi di una malinconia di cui non conosceva la ragione ma che gli stringeva il cuore.
     Chris aveva un sorriso bello, nella vita avrebbe potuto giusto fare la pubblicità del dentifricio o diventare Capitan America. Sbuffò. Capitan America non aveva solo un gran bel sorriso.

Quella sera cenarono presto, parlando dei lavori che li attendevano, e poi andarono nelle loro camere a fare le valigie. Avrebbero avuto a malapena il tempo di disfarle prima di tornare davanti a telecamere diverse, ognuno alla propria vita fino a quando un evento o il prossimo film Marvel non li avrebbe riavvicinati.
     Magari si sarebbero sentiti ogni tanto, nel frattempo. Si sarebbero ritagliati qualche serata per andare a bere assieme e chiacchierare di cosa capitava nelle loro vite. O magari non ne avrebbero avuto il tempo.
     Non era certo la prima volta che un lavoro lo faceva avvicinare a qualcuno a cui poi finiva per allontanarsi. Forse era lui a non essere bravo a costruire rapporti duraturi o forse andava così per tutti. A volte avrebbe voluto avere qualche vero amico su cui contare, anche uno solo. Uno, come Bucky aveva Steve.
     Si rigirò nel letto, incapace di prendere sonno. Forse era troppo stanco per addormentarsi, e intanto quel nodo che gli si era formato nello stomaco era ancora lì, andava su e giù e non si scioglieva.
     Si chiese se Chris stesse dormendo, nella camera accanto. Avrebbe potuto bussare al muro e aspettare la sua risposta. Se fosse stato sveglio lo avrebbe potuto raggiungere in camera sua… ma quell’idea lo mise stranamente a disagio. Forse qualche fan gli aveva attaccato un virus. O magari aveva mangiato qualcosa che gli aveva fatto male.
     Afferrò il computer portatile che aveva lasciato sul pavimento, vicino alle scarpe e lo accese. Non aveva controllato le email quel giorno, ma tanto a parte sua madre e il suo agente non gli scriveva mai nessuno, e sui social si sarebbe rifatto vivo il giorno dopo, per ringraziare pubblicamente l’organizzazione e sbirciare le foto dei fan.
     Bastò quel pensiero a fargli tornare in mente quei due, nel pomeriggio. Il bacio che gli aveva scombussolato la giornata e chiuso lo stomaco.
     Girovagò per qualche minuto per il web, finché non digitò sul motore di ricerca quella parola, il nome della coppia di cui faceva inconsapevolmente parte.
     Era sicuro che non avrebbe trovato nulla di che. Si sarebbe tolto il pensiero e poi sarebbe riuscito a prendere sonno.
     In mezzo secondo Google gli offrì più di un milione di risultati e lui sbatté le palpebre incredulo e più sveglio che mai. C’erano disegni e fotomontaggi, racconti e forum in cui i fan si confrontavano sul perché Capitan America e il Soldato d’Inverno avrebbero dovuto stare assieme. Alcuni disegni erano dei piccoli capolavori. Quei fan erano degli artisti.
     E gli disegnavano più addominali di quanti ne avesse.
     Scorse piano una galleria di immagini, fissando bocche congiunte e mani esigenti che si stringevano, finché non si ritrovò a fissare una foto. Quello non era un fotomontaggio. Conosceva quella stanza, la bacheca dietro le spalle di Chris, persino i fogli che vi erano fissati con le puntine da disegno.
     Chris sorrideva mostrando un disegno che qualche fan gli aveva mandato.
     Non era il disegno più bello che avesse visto, ma gli mozzò il fiato.
     Capitan America baciava Tony Stark.
     Il nodo nel suo stomaco si strinse.
     Perché diavolo Cap avrebbe dovuto baciare quel buffone di Stark!?
     Sebastian chiuse il computer con un colpo secco, arrabbiato come un bambino a cui un altro ha preso il giocattolo.
    I fan volevano che il capitano diventasse un’icona gay? Allora al suo fianco doveva esserci Bucky, non un tizio qualsiasi! Lui e Bucky erano legati a doppio filo. Il capitano non avrebbe potuto innamorarsi di nessun altro. Tanto meno di Stark! Ne era certo.
     Ne era assolutamente certo, e con quella convinzione riuscì ad addormentarsi.

 

*

 

L’aereo stava per decollare. Si erano seduti ai loro posti e avevano allacciato le cinture. Avevano scherzato, quella mattina, mentre l’auto li portava in aeroporto, sul cambiare volo e andare a spassarsela da qualche parte anziché tornare a Los Angeles, ma si erano imbarcati come da programma.
     «Penso che dovremmo farlo, sai?», disse all’improvviso.
    «Fare cosa?». Chris sorrise in quel suo modo sincero, così da bravo ragazzo, che a Sebastian per un istante si seccò la gola.
     Mentre aspettava la sua risposta Chris sollevò un sopracciglio, l’espressione divertita che sembrava fargli notare come non dicesse mai le cose per intero, quasi pretendesse che lui indovinasse cosa gli passava per la mente.
     «Far baciare Capitan America e il Soldato d’Inverno», disse allora, «nel prossimo film».
     L’espressione di Chris era impagabile e gli fece arricciare le labbra in un sorriso sghembo.
     «Non credo che gli autori sarebbero d’accordo», rispose Chris dopo aver superato la sorpresa.
     «Potremmo proporglielo. È quello che vogliono i fan, no?».
     Chris lo guardava come se lo vedesse per la prima volta, suscitando in lui un cauto entusiasmo. «Credo sarebbe un passo falso per i produttori. Capitan America, come hai detto tu, è una specie di eroe nazionale». La sua voce virò verso un tono più basso, quasi amaro mentre le ruote dell’aereo prendevano a muoversi sempre più veloci sulla pista. «Finché lo fanno i fan va bene, ma farlo diventare ufficiale…».
     «Allora facciamolo noi».
     Chris si accigliò, come se non capisse cosa stava dicendo. «Noi?».
     In quel momento l’aereo si sollevò da terra e il vuoto d’aria gli provocò un tuffo al cuore. Doveva essere stato il vuoto d’aria, anche se il cuore continuava a battere troppo forte mentre Chris lo fissava ancora come se non lo conoscesse.
     «Sì, noi». Si strinse nelle spalle. «Indossiamo i costumi di scena e…».
    «Non possiamo farlo», sbottò Chris. «Non possiamo far girare una cosa del genere. I fan si confonderebbero. Penserebbero a qualche anteprima o a una scena tagliata e noi verremmo buttati fuori a calci in culo».
     Per qualche momento si fissarono. Sebastian cercò di ricordare se sul suo contratto ci fosse, scritta in piccolissimo, qualche strana clausola morale. Non lo ricordava, e nessuno gli aveva mai fatto pressioni per nascondere il suo orientamento. Era palesemente etero. Lo erano entrambi. Ne era sicuro. Quasi sicuro. Credeva, almeno.
     «Facciamolo senza costumi allora». Non sapeva nemmeno lui perché continuasse a insistere. Chris aveva ragione, naturalmente, ma non voleva lasciar perdere.
     Chris si morse il labbro superiore, cercando di trattenere il sorriso, ma gli angoli delle labbra si sollevarono comunque.
    «Date al capitano un fidanzato», cantilenò Sebastian, insistendo mentre le spalle di Chris cominciavano a sobbalzare per una risata trattenuta. Aveva un viso troppo per bene per rivolgergli un’espressione così maliziosa, e Sebastian si rese conto di come la sua frase potesse sembrare.
     «Oh!», boccheggiò. «Non intendevo…».
     Lo sguardo di Chris si spostò immediatamente da lui, il sorriso si affievolì. «Lo so che non intendevi».
    Per un momento Sebastian si chiese se a Chris non dispiacesse. «Era solo… per i fan». La voce gli si affievolì a ogni sillaba, strappata dal senso di colpa come quando, da bambino, diceva una bugia. Osservò il capo di Chris abbassarsi e alzarsi con un movimento meccanico, un veloce assenso che gli tolse l’ultima traccia di sorriso dalle labbra.
     Gli occhi azzurri di Chris si spostarono sulle nuvole fuori dall’oblò, sfuggendo al suo sguardo indagatore. Era calato uno strano silenzio saturo di disagio tra di loro.
     Non era mai successo prima. Forse non avrebbe dovuto dire niente. Forse avrebbe dovuto lasciar cadere l’argomento, ma…
    «Ti darebbe fastidio?», gli chiese, incapace di tenere la bocca chiusa, di sopportare ancora quel silenzio tra loro, la sensazione di qualcosa di sbagliato.
     «Mh?». Chris si voltò di nuovo verso di lui.
    Sebastian credeva di conoscerlo, di saper decifrare quello sguardo limpido come un cielo sereno, ma in quel momento non ci riuscì. Gli occhi di Chris erano velati da qualcosa di torbido e scuro, qualcosa che gli fece sentire di nuovo quel nodo nello stomaco.
     Aprì la bocca e la richiuse, schiarendosi la voce. «Ti darebbe fastidio se Cap e Bucky fossero innamorati?». Lo chiese come se fosse un argomento qualsiasi, come se volesse solo parlare del più e del meno, e non come se il dubbio lo stesse schiacciando come se l’aereo non fosse pressurizzato.
     Chris prese fiato, scosse la testa. «No, nessun fastidio».
     «E dover baciare me?».
    Fu la volta di Chris di boccheggiare come un pesce. Il viso gli si colorò di colpo di una sfumatura intensa e distolse lo sguardo veloce come un fulmine. «Ti sei proprio fissato con questa storia del bacio!». Gli erano arrossite persino le orecchie.
    «Non mi sono fissato», protestò a voce bassa. Chris non lo voleva baciare. Non che lui desiderasse baciarlo, ma si era immaginato la scena. Si era immaginato persino il sapore della sua bocca sulla propria. Si era immaginato…
     «Seb…». La voce bassa e un po’ più scura del solito di Chris lo fece voltare verso di lui. Non si era nemmeno reso conto di essersi girato e di avere la vista un po’ appannata. «Non possiamo far rischiare ad altri il lavoro, e non possiamo usare i personaggi come vogliamo».
     Sebastian annuì.
    «Possiamo…», Chris scosse la testa e stirò le labbra come se stesse valutando e scartando ogni ipotesi. «Possiamo usare la telecamera del cellulare».
     Sebastian sentì distintamente le proprie labbra distendersi in un sorriso a rallentatore e, nel momento in cui Chris prese il telefono dalla tasca dei pantaloni, tenendolo tra le dita come se fosse indeciso su cosa farci, fu come se nel suo cuore risuonasse la cavalcata delle Valchirie.
    Senza pensarci due volte allungò la mano sullo schermo dell’apparecchio e selezionò la telecamera, facendola ruotare frontalmente.
     «Forse dovremmo dire qualcosa», esitò Chris, ma la mano di Sebastian si era giù spostata sul suo viso, facendolo girare verso di lui.
     Sebastian si protese verso il suo viso e Chris inclinò il capo in modo così naturale. Le loro labbra si sfiorarono, un contatto morbido, durato un istante. Chris socchiuse le labbra e il suo fiato colpì improvviso le sue, che si aprirono in risposta, come se quel fiato volessero trattenerlo.
     Senza averlo deciso, spinse la lingua nella bocca di Chris e la sua gli si fece incontro. La barba di Chris pungeva, ma era la sensazione migliore che avesse mai provato, e le labbra non erano più socchiuse in uno sfioramento incerto, ma aperte per divorarsi. La mano gli era scivolata dietro al collo di Chris, tra i suoi capelli, e la sua si era chiusa a pugno sulla sua maglietta, come se temesse che si allontanasse, e chiuse gli occhi, continuando ad assaporarlo, a nutrirsi del suo sapore come se gli fosse sempre mancato, e… qualcuno si schiarì la voce.
     Già, erano su un aereo, un luogo pubblico.
    Sebastian aprì gli occhi in tempo per vedere le ciglia bionde di Chris sfarfallare un momento sugli occhi chiusi e le sue guance arrossate che prendevano una tonalità più scura.
     Si sorrisero per un momento, come se avessero appena condiviso un segreto.
     Chris si voltò verso il telefono che aveva continuato a reggere e sorrise al se stesso che inquadrava. «Credo che questo lo terremo per noi», disse prima di chiudere la registrazione. Tornò a guardare verso di lui con un sorriso che gli illuminava gli occhi. «E poi, il Soldato d’Inverno deve avere i capelli lunghi».
     «Quindi dovremo rifarlo», suggerì Sebastian, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quello azzurro che lo fissava.
    Chris si umettò le labbra come se cercasse ancora il suo sapore. «Credo che dovremmo provarlo, finché non ci viene bene», confermò. Poi avvicinò di nuovo le labbra alle sue e lo baciò brevemente. «Così bene, da sembrare che recitiamo».

 

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Note:

1. Il titolo è tratto dalla canzone “Dolcenera” di Fabrizio De Andrè.

2. La Wizard World Con di Filadelfia in cui venne scattata la foto in questione si svolse nel 2016. [qui]

3. Nel 2012 Sebastian Stan ha interpretato il ruolo del tormentato T.J. Hammond, figlio gay dell'ex first lady degli Stati Uniti, interpretata da Sigourney Weaver nella serie TV “Political Animals”. Il ruolo gli ha regalato una candidatura ai “Critics’ Choice Television Award” come miglior attore non protagonista in un film o miniserie tv.

4. “La Rivoluzione romena del 1989 fu quell'insieme di proteste che, sul finire del 1989, portarono al crollo, in Romania, del regime comunista guidato del dittatore Nicolae Ceaușescu. Le proteste, sempre più violente, raggiunsero il culmine con il processo e l'esecuzione di Ceaușescu e della moglie Elena.
     Negli altri paesi del blocco comunista dell'Europa orientale il passaggio alla democrazia avveniva in quegli anni in modo pacifico: la Romania fu l'unico Stato del Patto di Varsavia nel quale la fine del regime ebbe luogo in modo violento.” [Wikipedia]

N.B.: Sebastian Stan lasciò la Romania all’età di otto anni, dopo la conclusione della Rivoluzione, vivendo per i successivi quattro a Vienna e solo in seguito trasferendosi in America.

5. La foto col disegno “Stony” [qui]. Non so a quando realmente risalga, ma la Stony è l’altra mia OTP in questo fandom e non potevo non metterla. ^^’

 

Infine, per chiudere il cerchio, devo ringraziare Shilyss per avermi tirata dentro al vortice Avengers con le sue storie su Loki, Miryel per avermi fatto shippare Tony e Peter (anche se all’inizio non ero per nulla convinta di questa coppia), Fuuma perché le sue Stucky (e l’astinenza da una in particolare) mi hanno condotta sul ciglio del baratro (poi la spinta me la sono data da sola, quindi non prendetevela con loro), e Padme perché il titolo me l’ha dato lei, anche se non lo sa, risolvendomi anche il finale della storia. Se siete arrivati a leggere fin qui, andate a leggere loro, perché ne vale davvero la pena.
     
Poi di autrici brave che dovrei ringraziare ce ne sono altre, perché ho spaziato nel mare magno di questo fandom per un po’ prima di cedere alla tentazione, ma non posso citarle tutte.
     
Se vi va, lasciatemi un segno del vostro passaggio, e lasciatelo anche a loro.
     
Se vi va, come sempre mi trovate su FB. ^^

   
 
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