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Autore: Jadis_    10/10/2019    0 recensioni
Due mondi stanno per incontrarsi: l'arrivo di una ragazza tra le mura di Hogwarts scombussolerà tutto il mondo magico.
Dal testo:
"La tempesta si stava calmando, permettendole di vedere meglio il sentiero, ma allo stesso tempo condannandola allo scoperto. Il cavallo cedette di schianto, facendola volare dalla sella, e mandandola con la faccia nella neve gelida: si era rotto una zampa. "Maledizione!" urlò, battendo i pugni per terra. Si rimise in piedi e si scrollò di dosso la neve, ma ormai parte dei vestiti era bagnata. "
Crossover tra "Le Cronache di Narnia " e "Harry Potter"
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Voldemort
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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La terza prova


Il fatidico giorno era arrivato. Alexandra non era affatto tranquilla: durante l'incontro, Silente aveva chiaramente spiegato quali pericoli vi fossero all'interno del labirinto e naturalmente aveva tranquillizzato Harry per la sorte del campo da Quidditch. Altre creature, forse più pericolose di quelle che aveva affrontato durante le due prove precedenti, l'attendevano nascoste in quel dedalo di vie oscure e strette.
Avrebbe dovuto usare ancora la magia celtica? Non ne era sicura. Sospirò, riportando l'attenzione sul libro che aveva davanti. Lesse per ore, cercando di scacciare tutta la tensione, rimanendo nella biblioteca poco affollata per tutto il pomeriggio. 


"Mi spiegate che ci facciamo qui?" domandò perplesso Ron.

"Se non si sposta da lì, non possiamo agire" sussurrò Hermione.

"Concordo, ‘Mione" annuì Harry.

I tre erano nascosti dietro a uno degli scaffali della biblioteca e ogni tanto gettavano un'occhiata verso il tavolo a cui era seduta Alexandra.

"Ehi, consideratemi. Che ci facciamo qui?" chiese ancora il rosso.

"Dobbiamo controllare un libro che ha preso in prestito qualche giorno fa, siccome la cosa mi è sembrata strana" spiegò la giovane strega.

"E io a che vi servo?"

"Tu sei il diversivo. Devi distrarla."

"Sempre a me questi compiti ingrati..." sbuffò Ron.

"Non ti lamentare, faticherai davvero poco. Dalle questo e il gioco è fatto" disse Hermione, porgendo una piccola borsa in cuoio al ragazzo.

"Che c'è qui dentro?"

"Un libro che sicuramente catturerà la sua attenzione."



"Quindi il Signore Oscuro vi da la caccia? Ho capito bene?" chiese per l'ennesima volta in dieci minuti Emma Swan.

"Sono tre volte che Elsa ripete la stessa identica cosa, come fai a non capire Swan?!" disse alzando gli occhi al cielo in modo teatrale Regina Mills.

"Non ricominciate" intervenne a quel punto David Nolan.

"Non è colpa mia se tua figlia è un’idiota!"

"Ehi!"

"Smettetela subito! Siete adulte, comportatevi come tali!" esclamò Biancaneve.

Emma sbuffò e incrociò le braccia al petto, lanciando un'occhiataccia a Regina.

"Comunque al momento non è in città e Belle è ancora in ospedale, quindi dovremmo attendere per capire cosa stia realmente succedendo" si intromise la Fata Turchina per calmare le acque. 


Ingrid non faceva altro che camminare avanti e indietro per il suo ufficio. Elsa e Anna le erano sfuggite ancora  e questo complicava le cose. Doveva eliminarle se voleva riprendersi il trono che sua sorella le aveva rubato anni addietro, ma non aveva idea di dove fossero finite.
"Questo succede, quando mi affido a degli incompetenti" sospirò, fermandosi davanti alle vetrate che davano sul cortile interno. Le sue guardie stavano allestendo la nuova esecuzione: l'ennesimo ribelle a cui il boia avrebbe tagliato la testa.
Riportare lì  sua figlia non si era rivelata un'ottima idea: i ribelli si erano rianimati a vederla ancora viva e vegeta. Una volta ottenuto ciò che desiderava, avrebbe fatto giustiziare Jadis sulla pubblica piazza per sancire definitivamente il suo dominio incontrastato, ma prima doveva risolvere le questioni che, suo malgrado, si erano presentate sul suo cammino, bloccandolo rovinosamente. Oltre al problema causato dall'inadeguatezza di Tremotino, doveva assolutamente liquidare quello legato alla missione affidata a Voldemort. Si era fidata ciecamente delle parole del mago oscuro, ma quelle di sua figlia l'avevano fatta dubitare. Possibile che...? No, sarebbe stato assurdo, anche se avrebbe giustificato la resa di sua figlia e l'assenza della spada.

"Sono solo sciocchezze. Nessuno farebbe rinascere una strega simile" pensò, scacciando subito quei pensieri dalla mente.



Alexandra non si accorse affatto dell'arrivo di Ron. La lettura, come al solito, l’aveva rapita.

"Oh, finalmente! Ho girato tutta Hogwarts per trovarti" esordì il ragazzo, in modo da farle alzare lo sguardo da quelle pagine.

La ragazza alzò un sopracciglio, non capendo il motivo per il quale il rosso avrebbe dovuto cercarla. "E perché?" chiese infatti.

"Dovevo mostrarti una cosa, o, meglio, Hermione mi ha chiesto di farlo" mentì Ron.

"Come mai non è venuta lei? Di solito a quest'ora del pomeriggio è sempre qui in biblioteca."

"Aveva promesso a Neville di aiutarlo con un compito di Storia della Magia."

"Allora cosa devi mostrarmi?"

"Questo" pronunciò il rosso, porgendole la borsa che gli aveva dato in precedenza Hermione.

La mora la prese tra le mani e non esitò ad aprirla. Ne tirò fuori un libro con una copertina blu notte.

"Un libro?" chiese scettica.

"Ha detto che potrebbe catturare la tua attenzione, ma non so di preciso a cosa si riferisse."

"Non fa nulla" sospirò leggermente Alexandra, aprendo il volume. Sulla copertina vi era il nome di sua madre. "Apparteneva a mia madre" mormorò, "è un libro di favole. Me le raccontava da piccola... Non so come sia finito qui" aggiunse, con dolcezza nella voce.

"Ti manca?"

"Tanto."

"Tra un po' la rivedrai."

"Non credo. La situazione è complicata, Ron."



"E nell'attesa, che dovremmo fare?" chiese Emma.

"Magari evitare domande idiote come questa, Swan. L'ha appena detto: dobbiamo attendere" disse Regina.

"Ma io non riesco a stare ferma!"

"Se vuoi, so come farti passare il tempo. Ci sono numerosi documenti che attendono la tua firma."

"Ehm… l'attenderanno ancora per molto tempo."

Regina fece comparire tra le mani una palla di fuoco.

"Va bene, li firmo!"

"Non sembrano anche a te una coppia sposata?" bisbigliò Elsa alla sorella.

"Effettivamente, sì" mormorò in risposta Anna.

"Sempre a litigare come due ragazzine. Fortuna che Henry non ha ripreso da voi." sospirò David.



Jadis fu costretta ad assistere impotente all'ennesima esecuzione. Mandò giù il groppo che le era salito in gola. Non poteva fare nulla per il suo popolo e questo la stava pian piano distruggendo. Venne riportata in stanza e fu libera di sfogare le lacrime trattenute fino a quel momento. Durò tutto un breve attimo e si ricompose giusto in tempo.

"Bussare non è il tuo forte" esordì, sentendo la porta aprirsi all'improvviso.

"Devo ricordarti che sei una prigioniera?" rispose Hilda.

"E cos'ho di così tanto speciale da far persino scomodare il comandante dell'esercito di Charn?"

" Volevo sincerarmi che tu stessi bene" pronunciò con ironia la donna.

"Oh, ma che carina" ribatté con il medesimo tono Jadis.

"Visto? E pensare che c'è chi dice che io non ti voglia bene" rise di gusto Hilda.

"Che gente cattiva... Cosa vuoi davvero?" chiese la strega stufa di tutta quella farsa.

"Te l'ho detto."

"Non ho voglia di giocare, sorella. Te lo ripeto un'ultima volta: cosa vuoi?"

"Nulla di che. Nostra madre mi manda a dirti che la coppa del torneo a cui prende parte tua figlia è una passaporta. Ben presto anche lei sarà qui."

"Di’ a nostra madre di non cantare vittoria. Potrebbe avere una brutta sorpresa."



Il piano aveva funzionato alla perfezione. Hermione e Harry erano riusciti a introdursi nel giusto reparto della biblioteca e si erano messi subito alla ricerca del libro preso in prestito da Alexandra.

"L'hai trovato?" chiese il Prescelto.

"Non ancora" rispose Hermione, mentre guardava attentamente ogni ripiano della scaffalatura che aveva di fronte.

"Sicura che sia questo il reparto?"

"Si, senza alcun dubbio."

"Forse è in quest'altro scaffale."

"Harry, l'ho trovato!" disse tutta contenta la giovane strega. 

"Dov'è?"

"Nel ripiano più alto, a destra. Dovresti arrivarci tu, con la scala."

Il ragazzo salì i gradini di legno e dovette allungare leggermente il braccio per poter prendere il volume in questione. "Storia delle streghe?" domandò scettico, una volta sceso dalla scala.

"Sì, esatto." affermò Hermione, aprendo subito il libro. Iniziò a controllare pagina per pagina, notando però una certa discrepanza con ciò che lei ricordava di aver letto in
passato.

"Qualcosa non va?" chiese Harry.

"Questo volume dovrebbe essere nel Reparto Proibito, non qui."

"Non dire sciocchezze."

"Non le dico. C'è il timbro sul retro della copertina."

"Ma... da quel che sappiamo, non è mai uscita dal dormitorio di notte, e poi perché metterlo lì?"

"Forse ha agito di giorno e l'ha messo qui, perché qualcuno stava per scoprirla" ipotizzò la ragazza.

"Non riesco comunque a trovare un senso... Cos'ha di diverso rispetto a quello che usiamo per studiare?"

"Credo di avere la risposta" pronunciò Hermione, mostrando a Harry il nome sulla copertina interna:


Proprietà del re di Charn Liam Hawthorn
Donato alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts nell'anno 1972


"Suo nonno, giusto?"

"Sì, esatto, ma ci deve essere dell'altro. Sarà meglio esaminarlo, ma fuori di qui."
 


 
"Non capisco, perché non mi permettete di estorcere quello che nasconde con la forza?"

"Possibile che tu sia così ingenua?" domandò Ingrid severa.

"So che resisterà, ma..."

"Hilda, sai bene che morirebbe piuttosto che cedere. Io, di lei morta, non me ne faccio nulla. Le hai riferito quello che ti ho detto?"

"Sì, madre."

"E allora?" domandò impaziente la regina.

"Dice che non vi dovete adagiare sugli allori, potreste avere una brutta sorpresa."

La strega strinse le mani a pugno fino a far sbiancare le nocche. "Prima o poi si pentirà di quello che ha detto e si inchinerà davanti al mio trionfo!" pronunciò con rabbia.
 


 
Si stava costringendo a mangiare per l'ennesima volta. Mancavano due ore all'ultima prova del Torneo Tremaghi e Alexandra aveva bisogno di tutte le sue forze per affrontarla al meglio, ma il suo stomaco era ancora più chiuso di quanto lo fosse stato nei giorni passati. Sospirò, mettendo giù la forchetta.
"Tutta colpa di quel dannato libro" pensò. Non era stata una scelta saggia quella di introdursi furtivamente nel Reparto Proibito della biblioteca, anche se la questione era di vitale importanza. Le servivano alcune informazioni e non aveva voluto aspettare il permesso scritto, infrangendo così un'altra regola della scuola; il tutto in pieno giorno, con il rischio di essere scoperta. Per poco non era successo, ma almeno aveva fatto in tempo a strappare quella pagina. Non riusciva a capire perché suo nonno avesse donato a Hogwarts quella versione di "Storia delle streghe" priva delle modifiche che erano state apportate alla pagina dedicata a Morgana. Era da sciocchi fare una cosa simile. Fortunatamente, l'aveva trovato prima di Hermione, altrimenti sarebbe successo il finimondo. Quel ritratto avrebbe davvero fatto sì che tutto saltasse per aria.
 


 
"Manca una pagina" disse Hermione.

"Quale?" chiese Harry.

"Il ritratto di Morgana… non ha senso, perché strapparlo?"

"Non ne ho idea."

"C'è qualcosa sotto, ci dev'essere un collegamento. È l'unica pagina che manca."

Il Prescelto scosse la testa.

"Aspetta…” disse piano Hermione, con l’aria di chi si è ricordato improvvisamente di un dettaglio importante per la risoluzione di un caso. “Alla lezione della Cooman... cosa le era apparso nei fondi del tè?"

"Un… ce l'ho sulla punta della lingua… Ah, sì! Un Triskell, ma tu non credi a queste cose."

"Harry, non mi sei d'aiuto così. Qui dice che il Triskell è il simbolo di Morgana."

"Non starai pensando che è tutto collegato?"

"Non lo so" sospirò la ragazza. "Non so davvero più cosa pensare."
 

 
Uscì dalla Sala Grande quando ormai mancava appena un’ora alla fatidica prova. Si diresse nel dormitorio e aprì il baule. Tirò fuori ciò che le serviva e lo richiuse.
Alexandra si cambiò in fretta e poi si guardò nello specchio del bagno. Era incredibile come il suo volto, in tutti quegli anni, non fosse cambiato affatto: le ricordava quel suo ritratto da ragazzina che tanto l'aveva fatta rimanere di sasso. Il pensiero la fece sorridere amaramente: ricordava persino il giorno, il luogo e l'artista che lo aveva dipinto…

Chiuse gli occhi e sospirò: quei tempi erano passati, ormai. Guardò ancora un'ultima volta il suo riflesso, poi decise di uscire dal dormitorio.
Mentre percorreva il corridoio centrale, la tensione e la paura iniziarono a prendere il sopravvento. Non aveva idea di cosa sarebbe successo quella notte, ma aveva la netta sensazione che non sarebbe stato nulla di buono.
 
   
 
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