Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Ricorda la storia  |      
Autore: Nao Yoshikawa    11/10/2019    5 recensioni
«Allora, me lo vuoi dire cosa è successo? Però, ti prego… non fare il vago.»
Midoriya sa. Sa quanto la tua vita, apparentemente normale sia difficile. Lo sa perché sei stato tu a raccontarglielo, sebbene non ti piaccia lamentarti dei tuoi problemi.
Ma lui è lui. Lui è dolce e sensibile. Ti è entrato nel cuore con una delicatezza di cui probabilmente avevi bisogno. Quindi si merita di sapere, anche se allo stesso tempo devi combattere con la paura di non diventare un peso.
Ti porti una mano sul viso e ti porti indietro i capelli, sul davanti oramai troppo lunghi.
«Cosa vuoi che sia successo? È sempre colpa di quello lì», sospiri, stancamente.
La colpa è sua, ma forse un po’ è anche tua. Perché vorresti far qualcosa per cambiare questa situazione del cazzo in cui ti ritrovi, ma non puoi, e tutto ciò ti fa sentire impotente, inutile.

[Storia partecipante al Contest " Tattoo Studio" indetto da wurags sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
You can become free
 
«Todoroki… ma cos’hai combinato?»
Midoriya ti guarda stupito, e dopotutto come potresti dargli torto? Ti sei presentato a casa sua, con un preavviso di dieci minuti, bagnato fradicio e l’espressione stravolta.
Ma ti ha accolto subito, non che avessi dubbi. Lui c’è sempre quando hai bisogno.
«Avevo solo bisogno di schiarirmi le idee», gli rispondi, entrando timidamente. Midoriya ti afferra per un braccio e subito cerca una felpa da prestarti, prima che ti venga la febbre. L’ultima cosa che volevi era causargli dei problemi o preoccupazioni, sai quanto è ansioso, ma non sapevi dove andare, tanto meno a chi rivolgerti.
Il tuo ragazzo ti raggiunge poco dopo e ti porge un asciugamano e una sua felpa.
«Non so se ti entrerà, purtroppo non abbiamo la stessa taglia», sospira e arrossisce.
Non puoi non pensare a quanto sia adorabile, anche in una situazione come quella. Lo ringrazi sottovoce, ti asciughi alla meno peggio, lasciandoti comunque i capelli umidi. Effettivamente la felpa di Izuku è un po’ stretta, ma c’è il suo odore, quindi va bene così. Con fare tremante avvicina una mano, passandotela sulla schiena, come per donarti una carezza.
«Allora, me lo vuoi dire cosa è successo? Però, ti prego… non fare il vago.»
Midoriya sa. Sa quanto la tua vita apparentemente normale sia difficile. Lo sa perché sei stato tu a raccontarglielo, sebbene non ti piaccia lamentarti dei tuoi problemi.
Ma lui è lui, è dolce e sensibile. Ti è entrato nel cuore con una delicatezza di cui probabilmente avevi bisogno. Quindi si merita di sapere, anche se allo stesso tempo devi combattere con la paura di non diventare un peso.
Ti porti una mano sul viso e tiri indietro i capelli, sul davanti oramai troppo lunghi.
«Cosa vuoi che sia successo? È sempre colpa di quello lì», sospiri, stancamente.
Sua, ma forse un po’ è anche tua. Perché vorresti far qualcosa per cambiare questa situazione del cazzo in cui ti ritrovi, ma non puoi, e tutto ciò ti fa sentire impotente, inutile.
«Ti ha picchiato?» ti domanda subito.
Tuo padre spesso lo fa. Lo fa con i tuoi fratelli, ma in particolare lo fa con te, perché a stare zitto proprio non ce la fai, non puoi evitare di sputargli addosso tutto il tuo veleno.
«No, non questa volta», sussurri, tenendo gli occhi incollati al pavimento. «Ci ha provato in realtà, ma me ne sono andato prima. Però questa volta a casa non ci torno.»
«Ma Todo-»
«No.»
Hai un tono più severo di quanto avresti voluto, ma non puoi farci nulla. In fondo è solo durezza che senti attorno al cuore, e considerando come sei cresciuto è un miracolo che tu sia sano di mente. Non è la prima volta che ti allontani da casa dopo un furente litigio con quel bastardo, ma questa volta meno che mai te la senti di tornare.
Midoriya sospira e capisce che non deve insistere. Sì, perché lui è sensibile, attento e ti tratta con riguardo, è così buono e perfetto che non capisci che diamine ci faccia accanto ad un caso umano come te.
«Cosa l’ha fatto scattare, questa volta?»
Tuo padre scatta per nulla. La colpa è dell’alcol che gli divora la ragione, ma solo in parte, perché dopotutto lui violento lo è sempre stato. È per questo che tua sorella se ne sta sempre a piangere in camera sua, se tuo fratello si è dato all’erba e tua madre è finita in un manicomio, è un’anima fragile che non ha saputo resistere a tanto male. Tu ancora non molli, ma non manca molto. Sei stato forte per troppo tempo, all’incirca per tutta la vita. Potrai anche permetterti di crollare, no?
Guardi Midoriya, finalmente, negli occhi. Per te è una specie di angelo caduto dal cielo, senti di non meritarlo. Muovi piano le labbra, con difficoltà, perché non vuoi che in qualche modo lui si senta colpevole.
«Ha saputo di noi», sussurri. «Dice che ci ha visti, stamattina, mentre tornavamo da scuola, quando ti ho baciato. E ovviamente, quando mi ha chiesto se avesse visto bene, io gli ho risposto di sì. Voleva darmele di santa ragione, perché non sia mai che uno dei suoi figli sia un finocchio.»
Sputi quelle parole con veleno.  Perché ovviamente dovevi avere un padre non solo violento, ma anche omofobo. Ma che vada al diavolo lui e tutto ciò che pensa, perché non hai niente di vergognarti.
Niente.
Gli occhi di Midoriya brillano e la sua mano sulla tua schiena trema. Speri che non pianga, non sopporteresti di vederlo star male. Pare leggerti il pensiero, poiché prende un profondo respiro e ricaccia le lacrime.
«Avresti dovuto negare!» esclama, con la voce spezzata. Forse pensa di essere un peso, la causa dei tuoi male. Nel sentirlo parlare così ti volti e lo guardi, serio.
Oh, quegli occhi verdi in cui potresti perderti.
E quelle guance piene di lentiggini, ora arrossate.
Potrebbero anche ammazzarti, ma mai ti sogneresti di negare ciò che siete.
Gli afferri il viso e a quel tuo gesto improvviso lui smette di respirare.
«Neanche per sogno. Non c’è niente per cui io debba vergognarmi. Al massimo posso solo vantarmi di avere accanto uno come te.»
Uno come lui, che sicuramente meriterebbe molto di più. E che non meriterebbe tutta questa responsabilità addosso. Perché sì, stare accanto a te significa anche questo, prendersi delle responsabilità.
Izuku torna a respirare e una lacrima gli solca il viso.
«Todoroki… non tornare…»
«Non ci penso proprio a tornare, fossi matto. Troverò una soluzione», cerchi di tranquillizzarlo, anche se in verità nemmeno tu sai come dovrai agire, in quel momento sei troppo arrabbiato e sconvolto per pensare lucidamente.
«Puoi rimanere qui quanto vuoi», ti sussurra Midoriya, incrociando le gambe. «Ma dobbiamo fare qualcosa. Tipo denunciare tuo padre, non può continuare a farvi male in questo modo.»
«Ci ho pensato anche io, ma ti ricordo che sono minorenne. Mi manderebbero chissà dove e avrei un sacco di problemi.»
In realtà, quello che vorresti è vivere una vita normale. Non con una famiglia perfetta, ma quanto meno decente. Ma questo oramai non è possibile e sai che la strada per la normalità e la felicità è lunga e tortuosa. Non vuoi avere a che fare con gli assistenti sociali e con tutti i problemi che ne conseguirebbero, sei consapevole anche che così non andrai da nessuna parte. Sei completamente bloccato in un limbo e non sai come uscirne.
Midoriya è la sola cosa che ti tiene ancorata alla realtà. Il momento di respiro dopo secoli di apnea, il sollievo e la luce che segue il buio. Ciò che ti permette di non impazzire del tutto.
«Lo so, sarà difficile. Ma se non ci diamo una mossa, temo potrebbe finire molto male. Ed io non voglio che ti succeda qualcosa di brutto. Non posso starmene qui a guardarti mentre soffri!» afferma con determinazione.
Non te ne sorprendi, perché oltre ad essere emotivo e sensibile, sa anche essere così testardo!
Tu cosa hai fatto di bene per meritarlo? Niente.
Non sei neanche la miglior persona che chiunque desidererebbe al proprio fianco.
Sei chiuso, taciturno, solitario. Midoriya è il tuo opposto, eppure ad insinuarsi nel tuo cuore ci è riuscito, tra un giorno di scuola e l’altro, tra un compito e l’altro, tra una forzata uscita di gruppo e poi tra i vostri appuntamenti. E ti dispiace di non essere migliore per lui. Ti dispiace di essere un vero casino, una persona senza speranze, senza futuro. Perché, suvvia, ma a che futuro potrebbe aspirare uno come te?
«Come puoi tu amare me?» domandi sottovoce, in un modo quasi impercettibile. «Io sono un casino. E non sono neanche una bella persona. Sono prigioniero di una vita che non ho la forza di cambiare. In verità penso che dovrei stare  da solo.»
Se così fosse, probabilmente cadresti del tutto. E se non fosse per Midoriya, saresti completamente perduto Lui adesso non piange più, anzi, è divenuto terribilmente serio e le sue guance sono arrossate ancora di più. E la sua presa, quella è quasi possessiva.
«Come, mi chiedi? In verità amarti è piuttosto facile. Sapevo fin da quando ci siamo conosciuti, all’inizio dello scorso anno, che eri un tipo difficile. Tutti mi dicevano di starti lontano, perché eri solitario e di poca compagnia. Secondo te li ho ascoltati? Ovviamente no. Quello che sento è molto più forte di ogni altra cosa», ti prende il viso e allora vi guardate, occhi negli occhi. «Devi avere più fiducia, Todoroki. Apri di più il tuo cuore, non sei prigioniero. Sei un uccello che vola nel cielo alla ricerca dei sogni. Il futuro non è mica scritto. Quindi, ti prego, cambiamolo insieme, anche perché non ti lascerò soffrire. Io farò miei i tuoi dolori.»
Sei stupito. Non della sua determinazione, dopotutto quella è una sua caratteristica. Ma il modo in cui ti guarda quasi ti fa tremare dentro. C’è la certezza nel suo tocco, c’è la promessa di rimanerti accanto, in ogni casino che vi ritroverete ad affrontare.
Avverti un brivido. Di solito non piangi, non è da te, non è da te farlo davanti agli altri, ma come puoi trattenerti, ora che sei saldamente ancorato alla tua speranza?
Lo abbracci di slancio, affondi il viso sul suo petto e respiri il suo profumo.
Subito Midoriya ti accarezza e ti tiene stretto, ancorato a sé, come a volerti dire “Non ti lascerò mai”.
Torni a respirare, dopo quelli che ti sono sembrati anni e anni di apnea. La luce che vedi è piccola, però c’è, ed è tutto ciò a cui ti aggrapperai, perché non vuoi essere prigioniero.
Sarà difficile. Forse dovrai piangere ancora. Ma fra quelle braccia hai un po’ meno paura.


Nota dell'autrice
Il contest a cui questa storia partecipa consisteva nell'inserire due elementi obbligatori. Il primo era il significato del tatuaggio che ho scelto, ovvero "ragno", che può rappresentare una sensazione cluastrofobica e di disagio, in riferimento a dipendenze/situaziona familiare/sociale/politica. La seconda era la frase pronunciata da Midoriya: "
Apri di più il tuo cuore, non sei prigioniero. Sei un uccello che vola nel cielo alla ricerca dei sogni." di Murakami. Nel mettere insieme questi due elementi, mi è subito venuto in mente Todoroki. Di solito non scrivo in seconda persona, a meno che non si tratti di un racconto prettamente introspettivo, cosa che di fatto questo è. Non succede molto, e non c'è neanche un vero e proprio finale, più che altro una "speranza", quella che insieme Midoriya e Todoroki possano uscire da questa situazione. 
Spero che vi sia piaciuta :)
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Nao Yoshikawa