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Autore: TeamFreeWill    11/10/2019    6 recensioni
Prequel della mia long Perfect.
L'inizio dell'amore tra il principe Jared e il cameriere Jensen. Un amore talmente forte che nemmeno le differenze sociali può impedire di sbocciare. :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il principe e il cameriere: il filo rosso del destino'
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“Milord…cosa…?” disse spegnendo l’auto immediatamente, il suo profumo che lo stordiva e gli faceva dimenticare ogni cosa.

“Jensen, ti prego scendi…devo…parlarti di stasera…” disse solo, i suoi occhi che si specchiavano in quelli verdi di Jensen… che sguardo!

A quelle parole il biondo ricordò cosa fosse successo e mutò espressione, che divenne di nuovo rabbiosa? Delusa? Ferita?

La voglia di partire era tanta, ma non lo fece, poiché sul volto di Jared c’era una muta supplica di essere ascoltato.

Strinse le mani al volante e poi scese dall'auto seguendo Jared sul marciapiede, le mani strette a pugno nelle tasche del jeans, lo sguardo serio, tanto che il moro dovette faticare parecchio a sostenere quello sguardo che così rabbioso e severo era quasi magnetico.
Il cuore gli martellava nel petto e dopo aver preso un respiro iniziò a parlare, la voce mortificata.

“Io.. ho bisogno di spiegarti quello che è successo lì dentro” indicando il locale con la testa.

“Lo so bene cosa è successo in quella sala! I tuoi amici hanno fatto gli stronzi con me e con tutti quelli come me e tu…” lo accusò Jensen, mettendo da parte il titolo regale e puntandogli il dito contro “… e tu sei stato in silenzio! Fermo lì ad assistere a tutto!” fece rabbioso.

Jared non ce la fece a sostenere il suo sguardo sentendo quelle parole.

“Senti, lo so che non mi devi niente, che non sono niente per te"

Quando pronunciò quelle parole, Jensen, sentì un tuffo al cuore, ma volle ignorarlo, mentre Jared, colpito come un fulmine da quelle stesse parole alzava lo sguardo e puntava gli occhi in quelli verdissimi di Jensen.

“Jensen…non…” stava per dire, ma ancora una volta il biondo lo interruppe.

“Fammi finire, Jared!” e il moro si zittì di colpo. “Lo so che per te sono solo un cameriere spiantato, che vive alla giornata guadagnandosi il pane spaccandosi la schiena tra i vari locali per servire quelli come te e i tuoi amici, ma questo non vi autorizza a denigrarmi! Non lo permetto!” asserì orgoglioso, gli occhi talmente verdi da brillare.

“Jensen…io..” Jared provò a fermare quella più che giustificata sfuriata, ma Jensen lo fermò. Di nuovo!

“Cazzo, pensavo fossi diverso.. Migliore di così!” fece deluso, le braccia lungo i fianchi, gli occhi lucidi.

“Lo sono!” fece con ansia Jared, il cuore impazzito nel petto, le mani tremanti, il respiro affannoso.

Davvero lo era, ma c’era tutta la storia della visibilità, del dovere verso la Corona, la discendenza, i titoli nobiliari e lui…Dio, lui era quello che era e sapere che anche Jensen era come lui lo stava facendo impazzire, anche se il giovane principe non sapeva se in senso buono o meno.

“Non mi sembra…altrimenti saresti intervenuto!”
“Ti prego.. fammi spiegare!” fece ancora, il principe.
“Sono stanco, Milord! E’ ora che torni a casa e tu dai tuoi amici” lo spiazzò Jensen.

Un secondo dopo stava per fare il giro dell’auto e salirci, ma fu fermato prontamente da Jared, che preso dal panico per non essersi spiegato bene, gli prese la mano tra la sua.
Jensen, a quel tocco si voltò, il cuore a mille, la mente confusa, una scarica elettrica lungo tutta la schiena, lo sguardo incatenato con quello del moro.

“Fammi spiegare” ripeté Jared, togliendo la mano di scatto, realizzando cosa avesse appena fatto, relegando nella sua mente il brivido più intenso che avesse provato in vita sua.

Jensen, cercando di riprendere il controllo e sconfitto da quello che provava in quel momento – Dio! Voleva risentire quel tocco e al tempo stesso voleva allontanarsi il prima possibile da Jared, perché Jared aveva scritto guai da tutte le parti intorno a lui - ritornò ad appoggiarsi all'auto invitando il moro a parlare.

“Jensen non potevo difenderti! Non potevo!” fu il preambolo di quella giustificazione.

“Cosa?”  Il biondo era decisamente sconvolto da quello che stava sentendo. Incredulo. “Ma che dici??” Non aveva senso una cosa così. Non capiva.

“Tu non lo sai, ma nel mio mondo l’apparenza è tutto e io ….” si stava agitando, il respiro affannoso, il cuore agitato, ma doveva dirglielo.

Jensen era un persona vera, senza secondi fini e lui, anche se per pochi attimi passati insieme, sentiva di poter essere sé stesso con lui e poi voleva anche ascoltare quel consiglio che ogni tanto il padre gli dava, cioè di ascoltare il suo cuore.

Prese coraggio e confidò quel segreto che nessuno sapeva, dopo essersi avvicinato al biondo ed aver abbassato la voce. Meglio essere comunque prudenti. I giornalisti potevano essere in agguato.

“…Io sono …come te” Ecco l’aveva detto.

Jensen strabuzzò gli occhi a quella rivelazione decisamente inaspettata.

“Tu… sei.. come… me?” ripeté, il cuore che perdeva diversi battiti e poi.. e poi scoppiava di gioia!

“Sì…ma nessuno lo sa e ti scongiuro …ti scongiuro ..tu, tu non devi dirlo a nessuno!”

Jensen si addolcì immediatamente notando il terrore sul viso del più piccolo e provò a rassicurarlo in qualche modo. “Non lo direi mai. Te lo giuro. Ti do la mia parola.” mettendosi una mano sul cuore.

Jared, sentendo quella promessa, si rilassò immediatamente, gli occhi puntati in quelli del biondo, un peso nel cuore che si stava sciogliendo.

“Ora...ora capisco tutto. Capisco te. Il tuo comportamento con quelli stronzi lì dentro!” lo rassicurò ancora, il biondo.

“Grazie.. sul serio…amico” disse buttando fuori l’aria e andando ad appoggiarsi alla fiancata dell’auto, le spalle che per un attimo si sfiorarono. A entrambi tremarono un po’ le gambe a quel breve contatto.

“Mi hai appena chiamato ...amico?” realizzò Jensen, riprendendosi, - anzi no!- e guardandolo di sottecchi, mentre anche Jared, arrossendo, lo guardava a sua volta, la frangetta scompigliata dalla leggera brezza estiva.

“Sì!” disse timidamente e di cuore.

“Com'è possibile? Ci siamo scambiati solo poche frasi su quella terrazza panoramica e poi…Beh! non parliamo del nostro idilliaco incontro di stasera…” fece Jensen confuso, ma al tempo stesso felice.

Jared pensò alle parole da dire per qualche secondo, le mani sulle tasche dei pantaloni, lo sguardo serio, ma dolce. Ipnotico.

Stavolta fu Jensen a non riuscire a sostenerlo. Dio! Cosa gli stava facendo quel ragazzo!

“Sai…” iniziò Jared leccandosi le labbra. “… mi sei stato più amico tu e anche più sincero, di quelli che mi girano intorno e si affannano per accontentarmi anche per cose di cui non ho bisogno…Voglio dire, quel consiglio geniale che mi hai dato…” facendo sorridere Jensen al ricordo, “..mi ha aiutato e mi sta aiutando da quel giorno con interviste e uscite pubbliche!” rispose semplicemente arrossendo.

“Oddio! Mi fa davvero piacere!” rispose compiaciuto il biondo, trattenendosi dall'abbracciarlo.

“Anche a me…davvero! E poi io…io…Io sento…” qui il moro arrossì vistosamente, gli occhi che vagavano dappertutto, tranne che sul viso di Jensen.

“Cosa?” il cuore del maggiore batteva sempre più forte. Dio! Ma era un sogno quello?

Un clacson lontano gli fece capire che era sveglio!

“….sento di star bene con te e di potermi fidare. Per questo ti ho confidato il mio segreto poco fa!”

“Oddio!” la voce più alta del normale, il cuore scalpitante.

”Jensen, aver parlato con te mi è piaciuto molto e da quel poco che ho visto so che non sei una persona con secondi fini… Sei una persona vera e …” Sentiva un gran caldo, il respiro sempre più affannoso, le mani sudate “…e anche con molta dignità. Dio! Non avevo mai visto nessuno mandare a quel paese dei nobili come hai fatto tu! Wow!”

“Beh Jared! Vorrei ben dire! I tuoi cosiddetti amici sono degli omofobi e stronzi figli di papà… Per come la vedo io non dovresti affatto frequentarli! Tu sei meglio di loro… molto meglio!” se ne uscì, ma poi notò che Jared era ridiventato serio o triste?

“Non fraintendermi…” Ora era di fronte a lui, lo sguardo più dolce. “Capisco la questione dell’apparenza, anche se non la condivido, ma... E’ anche una questione di rispetto verso se stessi…Non stai male a sentire questi commenti schifosi e irrispettosi?” Volle sapere Jensen, alzando un sopracciglio.

“Ci muoio ogni volta!” si lasciò sfuggire Jared, abbassando lo sguardo, “Ma non posso fare altrimenti”, dopo di che non disse altro. Non volle dire altro!

Dio! La madre, fin da piccolo insisteva, perché si sposasse e desse un erede al regno come da tradizione nella dinastia reale. Non poteva dire che era gay. Non poteva…
Gli mancò l’aria alla prospettiva di sposarsi quando avrebbe raggiunto i 23 anni.

“Jared?”

Immediatamente, il biondo si avvicinò, preoccupato dal cambio di espressione del moro, da quel pallore che vedeva sul suo viso. Capì di aver toccato un tasto dolente e si diede dell’idiota mentalmente, ma doveva rimediare. Gli dispiaceva vederlo così. Doveva fare qualcosa.

Jared era un ragazzo fragile, senza un vero amico con cui confidarsi e lui poteva essere quell'amico, no?

Lo stesso Jared gli aveva detto che stava bene con lui. Ebbe un'idea…una folle idea! Dio! Che stava per fare? Ma voleva farlo e poi sapere che Jared era gay come lui…Dio! Stava tremando. Entrambi potevano essere ciò che erano senza segreti quando erano insieme.

“Jared…hey amico…” disse e a quel nome il moro lo guardò arrossendo, stranamente calmandosi un po’ per poi però agitarsi di nuovo quando sentì Jensen dirgli “…che ne dici se…insomma…” ora il coraggio se n’era un po’ andato.

“Jensen che stai cercando di propormi?” disse deglutendo, il suo cuore che ormai aveva smesso di battere ritmicamente.

“Sì… ecco…” fece Jensen ridestandosi e prendendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni ”…ti va se ci scambiamo i numeri? Così avresti qualcuno con cui parlare.. qualcuno che ti ascolti… qualcuno con cui non devi mentire su come sei” Jensen era decisamente rosso in viso, ma lo era pure Jared.

“Jared…non vuoi?” Forse aveva esagerato. Lui e il principe che si mandano messaggi?

La mente del moro che gridava “NO‼! “, il cuore che gridava “Sì. Sì!”.
Una lotta interiore senza pari.



Note autrice
Grazie Lilyy per avermi segnalato gli errori di battitura che non avevo notato ^^

  
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