SABBIA DI VETRO
Più il tempo passa
e più mi accorgo
che ciò che è rimasto di me
è lo spettro di quel che sognavo;
con la testa fasciata
da inutili garze sterili io procedo
tocco il mio fondo
sono una valanga di vetro in
frantumi.
Un camion senza meta
o meglio un camion vuoto
senza nulla da trasportare;
inutile e senza uno scopo
io resto fermo immobile
dalla furia della vita
mi lascio trascinare
a riva.
Sono un mosaico
a cui è stato strappato un tassello
centrale;
guarda cosa hai lasciato dopo al tuo
passaggio
uragano atlantico
io sono rimasto anche dopo lo tsunami
sono rimasto tra la schiuma di un
mare in burrasca.
Vivo nel mio nuovo castello senza
porte
se vuoi derubarmi ancora
rientra pure;
ti prego
questa volta vincimi definitivamente
piuttosto che lasciarmi languire
fammi a pezzi
e gettami ai pescicani.
Ora più che mai
sono l’Isola che non c’è
sono un promontorio solo nelle
burrasche
sono un’idea persa tra le nebbie
autunnali.
Guardo e riguardo le tue foto
quello che hai lasciato dietro di te
e che non potrò portare per sempre
con me;
vorrei essere un ghiro
ora andare in letargo
ora mollare tutto quanto.
Vedo i tuoi ultimi accessi sui social
le attenzioni che ora doni agli altri
e penso a me perdente
re solitario
dell’Isola che non c’è
dell’Isola dalle spiagge di tagliente
sabbia di vetro.
Eppure io ti amo
ancora e ancora
io ti amo
ancora e ancora;
e nonostante tutto io non ti temo
nonostante tutto io non mollo.
Se il tempo sa essere un bravo medico
e se i frammenti di vetro torneranno
a posto
io smetterò di tagliarmi
un giorno
e di stare male per te
che di me non meriti nulla.
NOTA DELL’AUTORE
Altra poesia spontanea, scritta così, durante un momento in
cui mi sentivo fragile.
Ho sempre pensato che sia il dolore interiore a farmi
scrivere poesie.