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Autore: ChiiCat92    11/10/2019    1 recensioni
[The Dragon Prince]
[The Dragon Prince][Aaravos]
"La voce si spegne, oltre che cieco il buio mi rende muto.
Sento i polmoni riempirsi di vuoto, schiacciati da un urlo che non lascia mai le mie labbra.
Lotto, senza dignità, come un animale, scalciando, ringhiando, dimentico di ciò che sono, di ciò che posso fare. Il terrore dell’oscurità mi annichilisce."
Questa storia partecipa al Writober 2019 di Fanwriter.it, lista PumpFIC.
#writober2019 #fanwriterit #halloween2019
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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11/10/2019

 

Angst 

 

« Voi non potete! » 

È buio. Buio vuoto, senz’anima, senza stelle. 

« Voi...non...potete! »

È buio ovunque, mi rende cieco, e mi assale. Da ogni parte artigli oscuri mi afferrano le membra e mi trascinano verso l’oblio informe, brulicante vita di tenebra. 

« Non potete, non potete…! »

La voce si spegne, oltre che cieco il buio mi rende muto. 

Sento i polmoni riempirsi di vuoto, schiacciati da un urlo che non lascia mai le mie labbra.

Lotto, senza dignità, come un animale, scalciando, ringhiando, dimentico di ciò che sono, di ciò che posso fare. Il terrore dell’oscurità mi annichilisce.

Non c’è niente che possa fare per salvarmi. Niente. 

Il buio si chiude sopra la mia testa, acqua scura di un implacabile fiume: come un sasso lanciato dalla sponda, vado a fondo. 

 

Mi risveglio ore dopo, giorni dopo, secoli dopo sul pavimento di una biblioteca. Sotto la guancia sento il solleticare di un tappeto morbido, non troppo distante sento lo scoppiettare di una fiamma. Fa caldo, un caldo carezzevole per il gelo che ho in petto. 

Tra le ciglia socchiuse intravedo la luce del giorno.

Confusamente mi metto seduto, mi sistemo addosso gli abiti sgualciti. 

Avverto un pulsare sordo alle tempie e alla nuca: un presentimento fatto di dolore.

Le gambe minacciano di cedere quando mi alzo in piedi ma riesco a mantenere l’equilibrio.

“Dove mi trovo?” 

Percorro l’ambiente quadrato con lo sguardo. Le pareti sono arredate con scaffali carichi di libri e pergamene, un tavolo al centro dove consultare i testi, c’è un camino dove il fuoco parla la sua lingua danzante. 

Ho l’impressione che tutto mi sia forzatamente familiare. 

Il pulsare alle tempie peggiora, mi costringe ad una smorfia di dolore. 

Quasi inciampo nei miei stessi piedi per raggiungere l’unica porta della stanza. 

“Voglio uscire.” 

La porta si apre su una camera da letto. 

Odore di pulito e fiori dolci mi investe, lo stomaco ruzzola nell’addome, la gola si stringe in una morsa, respiro a malapena. 

Di nuovo, gli occhi vagano sul mobilio elegante, in legno chiaro, sul secondo camino, per poi poggiarsi sull’unica finestra. 

“Voglio uscire.” 

Arranco verso la finestra, mi ci aggrappo disperatamente. 

Bianco abbacinante mi brucia gli occhi. Una distesa candida come neve si estende davanti a me, in ogni dove, nebulosa e densa. Senza uscita. 

Il respiro si fa grosso, le tempie pulsano più forte, le mani mi tremano. 

C’è una seconda finestra nell’altra stanza. 

Corro, riesco a sentire il cuore in corsa, le accuse del mio buon senso. 

“Cosa stai facendo!” strilla una voce nella mia testa. “Sei un arcimago, comportati da tale.” 

Non riesco neanche a capire quelle parole. 

Bianco. Anche fuori da quella finestra c’è solo bianco. 

Sento un gemito di frustrazione pungermi la gola e premere contro le labbra. 

Mi guardo intorno cercando qualcosa, qualunque cosa. 

E allora lo vedo. Lo Specchio.

Il dolore alla testa peggiora, trafitta da schegge di vetro, devo reggerla per non impazzire.

Lo Specchio.

Il buio.

L’oblio. 

« No. » scuoto la testa, la risata, isterica, affiora convulsa, mi scuote il petto. « No, non è possibile. » 

Lentamente mi avvicino allo Specchio. La superficie argento scuro non riflette la mia immagine, né la stanza alle mie spalle. È vacua, opaca, impregnata di magia. 

Avvicino la mano e una scossa elettrica me la fa ritrarre con un verso strozzato. 

L’argento vortica, un baluginare di colori e forme vaghe danzano per un attimo davanti ai miei occhi. Poi lo vedo.

« No. » mormoro. 

Dall’altra parte, nel mondo reale, il Re e la Regina dei Draghi vivono, respirano, si muovono. Mentre io sono relegato nello Specchio.

Una furia antica brucia da dentro, ogni fibra del mio essere brilla, fagocitato da un’energia spaventosa, sbagliata. 

Non voglio essere un prigioniero, non sarò mai un prigioniero.  

Il primo incantesimo si infrange sullo specchio e si dissipa, la runa che incendia l’aria frizza e scompare. 

« Niente? » mi ritrovo a battere i piedi. I Draghi non mi vedono, non mi sentono, o quel che è peggio mi ignorano. 

Di nuovo, evoco un incantesimo, i segni tracciati dalle mie dita fluttuano di fronte a me prima che lo scoppio di un fulmine colpisca la superficie argentea dello Specchio.

E di nuovo...niente. 

Mi sento urlare, l’ira mi annebbia i sensi. 

Uno dopo l’altro evoco qualsiasi incantesimo conosca, scintille di energia scoppiettano contro lo Specchio, e nessuno, senza eccezione, sortisce l’effetto sperato: il vetro rimane integro, ed io rimango prigioniero.

La superficie, dopo i miei attacchi spietati, diventa opaca. Lo fa lentamente, cancellando pian piano il mondo là fuori. Prima vanno via i colori, fagocitati da un vitreo argento, poi la luce, quella vera, la luce del sole. 

Il cuore prende a palpitarmi in petto.

« Per favore. » i contorni dei due draghi si fanno vaghi, dilatati verso un infinito nulla argenteo. Mi aggrappo alla cornice dello Specchio, lo scuoto. « Per favore, non voglio. »

La mia voce non può arrivare dall’altra parte, lo so, eppure il Re dei draghi sembra guardare nella mia direzione prima di sparire del tutto.

Nello Specchio, adesso, rimango solo io. 

Per un lungo istante rimango a fissare la mia figura, gli occhi dilatati dallo sguardo perso, le stelle spente nel cielo gravido di pioggia della mia pelle.

“Patetico.” 

Urlo, urlo fino a spezzarmi la voce.

La mia magia si accanisce, fuori dal mio controllo, su ciò che mi circonda. I libri esplodono in una pioggia di carta fredda, le librerie si ribaltano, ridotte in frantumi, i vetri delle finte finestre scoppiano. Niente viene risparmiato, tranne lo Specchio: non può essere scalfito, figurarsi distrutto. 

Quando ho esaurito ogni briciola di energia rimasta crollo in ginocchio. Le membra formicolano, le mani hanno spasmi incontrollati, i tremiti che mi scuotono la schiena sembrano un principio di isteria. 

Sollevo lo sguardo e la stanza è tornata in ordine. Posso accanirmi con il mobilio fino alla fine dell’eternità, ridurlo in polvere fino a scorticarmi le mani, ma sarebbe il tiepido sollievo di un attimo.

Mi rialzo, lentamente. Lo sguardo che incrocio sulla superficie dello Specchio sarà quello che mi accompagnerà in questa pigra prigionia. Il mio sguardo, la mia voce, sono il solo compagno di me stesso. Così sarà fino alla mia improbabile morte. 

Cammino piano verso gli scaffali pieni di libri, non ho fretta e non ho altro posto dove andare. 

Quali testi hanno riservato come compagni perché io non impazzisca? 

Lo Specchio mi fissa, lucido, il mio riflesso sembra distorto. 

Scelgo una sedia che mi permetta di guardare nella sua direzione, così da poter essere occhi negli occhi. 

Se esiste anche solo una possibilità che io possa comunicare con l’esterno la troverò, tesserò un incantesimo in grado di farlo, dovessero volerci mille anni. 

Arriverà qualcuno, prima o poi, che sentirà il mio richiamo. È della sua anima che mi impossesserò, e allora li ucciderò tutti. 

Sfoglio il primo volume, lo leggo sovrappensiero, lo sguardo ricade sempre sullo Specchio.

Ucciderò ogni singolo elfo, ogni singolo drago, tutti coloro che credevano possibile ridurmi in schiavitù. 

Io sono l’Arcimago Aaravos, sarà arso vivo dal brillamento delle stelle chiunque si metta sulla mia strada.  

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The Corner 

E' la prima volta che scrivo qualcosa su The Dragon Prince...non so se sono riuscita a rendere l'idea ma...quest'immagine di Aaravos prima disperato poi arrabbiato quando viene imprigionato nello specchio mi intrigava e quindi...eccoci qui? 

Chii
   
 
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