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Autore: martos95    12/10/2019    1 recensioni
Clary ha perso la memoria, e la punizione degli angeli può dirsi definitivamente compiuta. Tutti però hanno perso qualcosa; Jace ha perso la sua compagna, Izzy la sua "quasi" parabatai, Simon la sua migliore amica. Anche Alec ha perso suo fratello. Jace sembra quasi impazzito, nulla pare renderlo felice, nemmeno combattere. E' più vulnerabile, più schivo, esce per spiare Clary e sembra che a questo mondo non ci sia possibilità di aiutarlo. I suoi amici però, non lo abbandoneranno...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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“ Ohoh!, qualcuno si sta divertendo parecchio” Disse izzy, frizzante sbucando dietro le spalle di Jace ed agganciandogli un braccio attorno al collo. Ehy Izzy, hai visto Clary?” chiese Jace visibilmente alticcio ed insolitamente sorridente a causa di tutti quei dannati cin cin fatti con chiunque fosse presente in quella stanza. Chi, d’altra parte, in una sera magica come quella, non avrebbe voluto brindare con il testimone! “Ha detto che usciva a prendere una boccata d’aria” continuò, “ma poi non l’ho più rivista ed io, beh ecco…mi sento un po’.. frastornato…devo aver esagerato con…questo” disse Jace alzando il bicchiere con lo spumante;
 
“mmm No, pensavo fosse con te” rispose Izzy ridacchiando divertita nel vedere Jace ubriaco, non lo aveva mai visto bere prima di allora e l’immagine di suo fratello che gironzolava senza meta tra gli invitati con un bicchiere di spumante la divertiva “ ma …considerando che tu sei in questo stato, sono quasi sollevata dal sapere che non sia con te” aggiunse poi, prima che entrambi iniziassero a ridere per quella battuta. Non erano mai stati così felici. Tutti quanti. Sembrava finalmente che tutto il dolore che avevano sofferto fino a quell’istante avesse finalmente avuto un senso, che tutti i pezzi del puzzle fossero tornati esattamente al loro posto, e che il risultato fosse ancora meglio di quanto ciascuno di loro avesse osato sperare o anche solo immaginare. Alec e Magnus erano finalmente riusciti a coronare il loro sogno ( e non c’è che dire, lo avevano fatto in grande stie!); Magnus si era impegnato molto per quella festa, diceva che avrebbe dovuto essere ricordata per decenni! Quel matrimonio aveva fatto bene a tutti; i rapporti si erano distesi lì all’istituto, Izzy e Simon pareva avessero trovato un equilibrio invidiabile insieme, e l’ingenuità e la goffaggine di Simon faceva sorridere accanto alla spavalderia ed alla sicurezza di Izzy; e sebbene Alec non volesse ammetterlo, doveva arrendersi all’idea che, probabilmente, quei due si amavano davvero, e che l’affetto e la complicità tra di loro fossero palpabili. Anche Jace e Clary non erano mai stati meglio, tutte le difficoltà sembravano superate, ma per Clary ,quella, non era stata una serata facile. Poche ore prima aveva ucciso suo fratello, ma non lo aveva fatto con rabbia o con risentimento, nonostante tutto, No, lo aveva fatto con dolore, e quel dolore le aleggiava ancora negli occhi, e farlo andare via sarebbe stato difficile per chiunque di loro. Tornata all’istituto, non aveva avuto neanche il tempo di piangere un po’ per conto proprio, che aveva indossato quello splendido vestito bordeaux che aveva conservato per un’occasione speciale e, con la morte nel cuore ed il dolore negli occhi, era corsa a festeggiare il matrimonio di Alec e Magnus. Non doveva essere stato facile. Magnus lo sapeva, ci aveva pensato, e dall’altare l’aveva guardata chiedendosi come potesse tenersi tutto dentro una ragazza così giovane, come quel corpicino così minuto potesse contenere sentimenti così forti e contrastanti senza che essi lo dilaniassero. Lei aveva ricambiato il suo sguardo, quasi si fosse accorta di quel pensiero, e sorridendogli, dalla coda dell’occhio aveva lasciato cadere libera una piccola lacrima, come se fosse convinta che il dolore, per quella sera, potesse aspettare. Clary era così, forte e fragile, e quella era l’immagine di lei che Magnus avrebbe portato nel cuore tutta la vita.  D’altronde, era il suo biscottino!
 
Alec ruppe il flusso dei suoi pensieri appoggiandogli una mano sulla spalla “ Sei mio marito da poco più di un’ora e già ti ho perso” rise…”che c’è, non ti stai divertendo?” Magnus fece un passo verso di lui con aria spavalda e compiaciuta, abbozzò un sorrisetto malizioso e disse “ alexander, ho sposato l’uomo che amo, sono tornato da edom sano e salvo ancora sulle mie gambe e senza neanche un graffio, e per di più ho anche organizzato la festa più maestosa degli ultimi 50 anni, tutto in 24 ore, davvero c’è bisogno di chiedere se mi stia divertendo?? La facevo più intelligente signor Lightwood”.

- “Beh, allora questa è un’ottima occasione per brindare…non credi? “ chiosò alec malizioso
- “ qualunque occasione sarebbe comunque ottima per brindare con te, Alexander” disse magnus avvicinando il proprio bicchiere a quello del suo sposo. Non bevve, si bagnò solo le labbra ed Alec, accortosi divertito di questo suo gesto, disse “ Oh andiamo, cos’è? Hai deciso di diventare astemio il giorno del tuo matrimonio?” 
- “No, mio amato Alexander, ho solo deciso di non fare la fine di Jace” e glielo indicò alzando ancora una volta quel suo sopracciglio perfetto, e sorridendo sparì tra la folla rapito da un gruppo di invitati. Alec rise scuotendo la testa e pensò di non essere mai stato tanto felice. Raggiunse Jace, non lo aveva visto tutta la serata, ma a giudicare dalla sua posizione sul divano e dalla mano con cui si teneva la testa dolorante, pareva si fosse divertito parecchio più del solito.
- “ hai un mal di testa così forte che, a tratti, se mi concentro, quasi lo sento anche io” scherzò ironicamente Alec sedendosi accanto a lui; Jace lo fulminò amichevolmente con un’occhiata di fuoco, ed Alec rise fragorosamente.  “ Dì un po’ dov’è Clary? Spero che tu non l’abbia lasciata da qualche parte nelle tue stesse condizioni, altrimenti sarà necessario setacciare tutti i divani dell’istituto”. Risero nuovamente più complici che mai e, solo dopo che si furono ripresi, Jace ammise “ in realtà l’ho persa da un bel po’, ha detto che usciva a prendere una boccata d’aria, e che voleva stare 5 minuti da sola,ma poi…non l’ho vista rientrare, e con tutta questa gente non sono nemmeno troppo sicuro di riuscire a trovarla. “Jace, in queste condizioni tu non saresti capace nemmeno di trovare me, adesso, su questo stesso divano, quindi lascia perdere e va a dormire, lascia che Clary si diverta, o che stia un po’ da sola se vuole, per lei…..la giornata è stata complicata. In compenso, la festa è bellissima, spero non se la perda, Magnus ha dato il meglio di sé questa sera.”
 
- “ Sì fratello, lo ammetto” disse jace alzandosi dal divano con non poca fatica, “credo che l’andare a dormire sia il suggerimento migliore che tu mi abbia dato negli ultimi tempi, e lo sai che non sono solito fare complimenti” concluse ridendo, ed Alec in risposta gli tirò una gomitata divertito. “Se vedi Clary, dille per favore che sono tornato in camera e….Alec…”
“ si fratello?”
“...sono felice per te. Questo è tutto quello che hai sempre desiderato”.
“è molto di più Jace, molto di più” sorrise alec puntandogli addosso i suoi occhi scuri, così profondi che pareva potessi scorgervi dento un frammento di anima.
 
La camminata per giungere alla sua stanza gli aveva fatto bene, era innegabile pensò Jace. Il fare due passi all’aria aperta gli aveva fatto riacquistare un po’ della lucidità precedentemente lasciata annegare tra le bollicine di quello spumante, e solo allora aveva pensato a quanto fosse strano ciò che Clary gli avesse detto durante la festa, ed al modo in cui glielo avesse detto. Ci pensò a fondo, e si chiese se fosse stato davvero il caso lasciarla sola a prendere un po’ d’aria. Ma forse sì, forse era davvero giusto così, la giornata era stata complicata per Clary,; la vita era stata complicata per Clary, soprattutto nell’ultimo anno ne aveva passate davvero tante, aveva perso la sua famiglia interamente, ed era stata catapultata in un mondo di cui, fino a poco prima non immaginava nemmeno l’esistenza, lasciarla un po da sola era il minimo che lui potesse concedergli per permetterle di riprendere in mano la sua vita a proprio modo, senza interferenze; lui ci sarebbe stato comunque, ma da domani. Senza nemmeno accorgersene, sospinto per le scale da quei pensieri Jace si ritrovò in camera, e si riscoprì davvero stanco morto, tolse la giacca, allentò il papillon e sbottonò il colletto della camicià “ah, libertà “ disse fra se e sé passandosi una mano tra i capelli e guardandosi allo specchio. Aveva una faccia terribile, ma ciò che attirò la sua attenzione fu però il riflesso nello specchio di una lettera sul tavolo alle sue spalle. Non c’era prima che uscisse, ne era piuttosto sicuro. Chi poteva essere entrato lì dentro? All’improvviso un senso di angoscia lo pervase, ed il  suo istinto gli suggerì una brutta sensazione, ed un brivido gli percosse l’anima. Prese la lettera freneticamente, il fiato si fece corto, la girò…sulla busta non c’era nulla, ma era aperta ed estrarre il contenuto fu semplice senza doverla ridurre a brandelli:
 
“quando leggerai questa lettera, i miei ricordi di te e del mondo invisibile saranno svaniti. E’ la punizione imposta dagli angeli per aver creato le mie rune, ma non ho rimpianti. Anche se non ricorderò chi sei, sarai sempre nel mio cuore.
 
Buio. Fu buio nella mente di Jace. Le mani tremarono e  non fu in grado di rileggerla. Alle sue gambe mancarono d’un tratto le forze necessarie per sorreggere quel suo corpo forte e muscoloso e cadde a terra in ginocchio, schiacciato da un macigno sul cuore, atterrito ed annientato dentro, da poche righe scritte su un pezzo di carta ingiallita. Lì dove erano cadute le lacrime di clary, non restavano che piccoli aloni di carta increspata in cui l’inchiostro si era sbavato e continuava a colare sotto il peso delle lacrime di Jace. Tremante e frastornato, senza più aria né pianto in gola, poggiò a terra una mano, e gli sembrò di non riuscire più nemmeno a respirare, la stanza gli sembrò sempre più lontana e dovette chiudere gli occhi per permettere alla mente di non cedere al vuoto. Battè i pugni a terra, forte, li battè fino a ferirsi ed urlo, oh se urlò… urlò ferocemente con quanta forza aveva nell’anima e nel corpo, ma nessun grido fu devastante come quello che gli si sprigionò dentro, e che fece della sua anima coriandoli.  
 
Ad Alec cadde il bicchiere, ed una improvvisa ed intensa fitta allo stomaco lo fece piegare in due da dolore. Vomitò una volta, e poi un’altra ancora, la testa gli girò e per non cadere si appoggiò freneticamente al muro. in un secondo non riuscì più a respirare. “per l’angelo Alec, che succede?” urlò preoccupata Izzy mentre Magnus lo sorresse dalle spalle. “ forse hai bevuto trop..”
- “Jace….” Ansimò Alec interrompendola. Sembrava che l’aria che incanalasse non bastasse a permettergli nemmeno di parlare “ Jace….è successo qualcosa”
- “che stai dicendo Alexander?” incalzò Magnus visibilmente scosso da quell’improvviso malore ed incrociò gli occhi di izzy per cercare di scorgere un suo pensiero.- “dobbiamo trovarlo” e si portò una mano sul cuore stringendosi il petto con una smorfia di dolore.
- “ andate voi” disse in fretta Magnus trascinandoli in una vicina stanza vuota ed aprendo velocemente un portale per il piano superiore, “io vi raggiungerò appena posso, non dobbiamo creare scompiglio tra gli invitati, nessuno deve accorgersi di nulla
- “ Magnus, non puoi aprire un portale per la camera di Jace, possiamo arrivarci a piedi senza destare alcun sospetto” disse izzy tamponando un fazzoletto bagnato sulle guance del fratello.
- “no, Alexander non è nelle condizioni adatte, e se lo vedessero così creeremmo il panico in tutto l’istituto… e se a Jace è capitato qualcosa dovete arrivare il più in fretta possibile; non badate a me, io arriverò immediatamente. Annuirono entrambi, non potevano che essere d’accordo, Izzy portò il braccio del fratello attorno al suo collo, lo aiutò a destarsi ed attraversarono il portale.  
Piombarono nella stanza con un rumore assordante. Ma Jace sembrò non avere alcuna reazione. Non si voltò, non emise un suono. Era lì, immobile seduto sul pavimento con la schiena appoggiata al tavolino e gli occhi vuoti, privi d’anima e di vita, fissi nel nulla. Stava piangendo, o quantomeno lo aveva fatto, ed il suo viso bagnato e sporco di sangue suggerì loro che qualcosa di grave doveva appena essere accaduta. Il terrore si impigliò negli occhi di Alec che con uno sguardo veloce ed attento passò in rassegna ogni angolo della stanza, ma lì non c’era niente, niente se non un misero foglio di carta piegato malamente su se stesso. “Per l’angelo jace…..sei ferito” urlò izzy a mezza bocca col fiato corto dal pianto e dalla paura che si impigliò nelle sue lunghe ciglia scure. Corse verso di lui ed in meno di un secondo si lasciò cadere sul pavimento afferrandogli il viso tra le mani e scostandogli i capelli appiccicati sulla fronte….. “Jace mi senti? … per l’angelo, per l’angelo….Alec passami dell’acqua….è ferito”urlò, ma alec non sembrò ascoltare, e con lo sguardo fisso su ciò che rimaneva di suo fratello, madido di sudore, spostò la sorella lontano da jace, si sedette difronte a lui e, sebbene la calma fosse l’unica cosa che in quel momento non provasse neanche lontanamente, gli prese la mano tra delle sue e se la portò sulle labbra, come a volerla baciare. Appoggiò la sua fronte a quella di jace e, con un sottilissimo filo di voce rotta dall’angoscia fu solo capace di dire “jace, cosa è successo….cosa….cosa è accaduto, dovevo….dovevo venire con te” e due grosse lacrime solcarono i suoi occhi scuri con la potenza di un uragano devastante…

“Alec,vado a chiamare Magnus, qui c’è bisogno d’aiuto” disse Izzy  con il vestito completamente sporco del sangue di Jace e visibilemnte spaventata dalla reazione di Alec….Ma lui non l’ascoltò, era talmente collegato, talmente connesso al suo parabatai, e vicino al suo dolore, che quasi gli sembrò che la stanza sparisse tutto intorno a loro ….”jace, ti prego” aggiunse afferrando il colletto della sua camicia in preda ad un’agitazione ed un panico che non sapeva spiegarsi“ti prego, dimmi cosa è accaduto, io….io ho sentito cose che non so spiegare…”.
Niente. Silenzio. Jace era senza anima e senza vita, mosse solo le pupille tra un singhiozzo e l’altro e le lacrime si mischiarono al sangue cadendogli sui vestiti e sui ricordi. “jace, ma cosa…” e si interruppe capendo, quasi come se jace glielo avesse suggerito. Quel foglio, quello sul pavimento, quello che aveva visto entrando con il portale. Doveva essere lì la risposta…. Ma dove diavolo era? Cercò freneticamente tra tutte le cose riversatesi sul pavimento e lo vide poco distante da sè. Si allungò per prenderlo non perdendo di vista Jace, lo aprì e lo lesse. E poi lo lesse ancora, lo lesse freneticamente e con rabbia, lo lesse con il cuore in gola ed il panico negli occhi. Lo lesse con il panico di Jace, come se a leggerlo fosse stato lui ancora una volta, e quel grido lo udì ancora, lo udì più forte e questa volta, dilaniò anche la sua di anima, ma quando alzò gli occhi dal foglio, Magnus era già lì con lo sguardo attonito fisso su di lui… “Alexander, alexander per l’angelo, sarai mica diventato sordo…cosa sta succedendo?”
“Prepara le valigie Magnus, andiamo a Diamante”.
   
 
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