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Autore: Volerofinoatoccareilcielo    13/10/2019    0 recensioni
[…] Tratto dal capitolo 1
-Conviene che ci presentiamo, io sono Amy Dalila Velasco, figlia di Eris dea della discordia e del caos- disse con aria fiera la ragazza. Percy guardò Annabeth, non capiva perché avesse fatto una domanda del genere. Se non fossero semidei allora perché erano stati inseguiti da dei mostri.
Ma allora per quale motivo il ragazzo non poteva entrare?
La risposta arrivò pochi attimi dopo quando il ragazzo si presentò, scioccando e spaventando tutti i presenti
-Io, invece, sono Andreas Arias Santiago, figlio di Crono, Titano del tempo-
[…]
La speranza è sempre l'ultima a morire, soprattutto la speranza dei mostri quando si deve prendere a calci Percy nel suo bel sederino. Quando tutti pensavano che finalmente potevano avere un minimo di respiro ecco che spunta un nuovo nemico...Questa volta riuscirà a mettere in ginocchio Percy Jackson e i suoi amici? Chi sono questi due nuovi personaggi che arrivano al campo? Passato e futuro si incontreranno e chi vincerà lo scontro? Beh, leggete e saprete. Buona lettura a chiunque voglia aprire la mia storia.
Baciusss
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Nuovo personaggio, Piper McLean, Reyna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andreas si ricordava come se fosse stato ieri il giorno in cui aveva conosciuto il suo primo amore, ed in effetti era stato il ieri, ma di 3 anni prima. Andreas aveva conosciuto Jo in un giorno autunnale, ma le aveva rivolto per davvero la parola soltanto in estate, quando il caldo era così intenso da riuscire a sciogliere anche i cuori più freddi. 

Nel momento stesso in cui le aveva rivolto la parola non si erano più fermati e avevano parlato per ore e ore, anche della cosa più banale possibile come quella volta che alle 3 di notte Andreas si era mangiato un intero barattolo di burro d’arachidi perché aveva fame. E da quel momento, in silenzio, avevano legato i loro animi come mai avevano fatto con una persona. Non perché fossero simili, ma solo perché entrambi erano pronti ad autodistruggersi, lei fuoco nell'Antartide e lui fragile come una bomba pronta ad esplodere. Erano questo: due stelle che stavano per toccarsi l’attimo prima di esplodere. E nel momento stesso in cui gli occhi di Andreas si posarono su Jo, il ragazzo perse del tutto la ragione.

Ma la giornata non era mica iniziata con Andreas che sbavava dietro una ragazza, anzi in quel momento stava litigando con la sua, così detta, migliore amica.

-Eˊinutile che dici che sono ignorante! - disse Andreas entrando in uno dei bar

-Non dico che sei ignorante, è che non capisci un cazzo- rispose di rimando Amy che si mise in fila per ordinare. Quel giorno i due ragazzi avevano deciso di prendersi una pausa e di andare al centro di San Diego per rilassarsi un pochino. Ma come succedeva spesso tra i due, neanche l’ora di viaggio che separava il campo dal centro la potevano passare tranquilli senza battibeccare

 -Eˊla stessa cosa-

 -No, uno ignorante è uno che le cose non le sa, che le ignora, uno che non capisce un cazzo puoi anche spiegargliele, ma non capisce un cazzo-

-Vedi che è la stessa cosa! -

-E vedi che non capisci un cazzo! -  rise Amy sapendo di avere ragione e tentando invano di spiegare ad Andreas le sue ragioni. Avevano iniziato il viaggio parlando del più e del meno, poi però la conversazione si era spostata su la morale di una stupida storia. La storia era quella del bradipo e le banane e la morale in breve era: dare ciò che abbiamo a chi lo merita e sa come usarlo. Amy poi aveva fatto una battutina piccata in direzione di Andreas e si era subito scatenato il putiferio. Ma poi come erano arrivati a parlare del bradipo e delle banane nessuno dei due lo sapeva, ma in realtà non gli importava davvero, erano grandi amici e di certo non si sarebbero allontanati per una storiella.

-Sai vero che ti odio, io le cose le capisco, solo che non mi piace il modo in cui le dici- disse Andreas raggiungendo la ragazza. Amy sospirò, era davvero un bambino rinchiuso nel corpo di un quindicenne, quasi sedicenne a detta di Andreas. Mancava meno di un mese al 15 di ottobre, il giorno del suo compleanno e quindi voleva già essere definito sedicenne, anche se era ancora il 27 settembre

-Cosa volete ragazzi? -

-Io vorrei una donuts con la glassa sopra e un cappuccino con il latte di soia, grazie- ordinò Amy educatamente, la commessa poi si girò verso Andreas che senza sorridere le disse che voleva un caffè semplice senza zucchero né niente. Poi senza aspettare altro tempo si diresse in direzione del primo tavolo libero che aveva visto, poco distante dalla cassa e che si affacciava sulla strada che portava ad una scuola. Poveri ragazzi che ci dovevano andare, per fortuna sua madre non c’era più e suo padre era un Titano, e quindi nessuno poteva obbligarlo ad andare a scuola. Poco dopo venne raggiunto da Amy che gli aveva portato il suo caffè e anche l’ordine che aveva fatto lei, la ragazza gli posò la tazza davanti e sorrise nel costatare che Andreas era perso nei suoi pensieri. Non era raro vedere il ragazzo pensieroso, ma nell’ultimo periodo i suoi pensieri non erano rivolti a qualcosa di cattivo, ma erano rivolti soprattutto al campo e a come soddisfare quei pochi semidei che avevano deciso di seguire due quindicenni. Amy si aspettava che anche questa volta stesse pensando al campo, ma guardando meglio la sua espressione capì che non era così. Aveva un’espressione diversa dalla sua solita, questa era molto meno dura e distante, sembrava incantato da qualcosa da cui non poteva distogliere lo sguardo. Sembrava ipnotizzato. 

Amy seguì gli occhi di Andreas e vide ciò che aveva ammaliato il suo migliore amico. Era una ragazza che aveva più o meno la loro età che indossava una divisa scolastica della scuola da cui era appena uscita, la divisa era tutto sommato sobria e comprendeva cardigan felpato rosso infilato sopra alla camicia bianca con fiocco bordeaux attorno al collo. La ragazza non indossava il giubbotto perché non faceva tanto freddo per questo neanche sotto alla corta gonna scozzese non aveva indossato delle calze per restare al caldo, stava aspettando l’autobus con aria svogliata e non stava facendo caso a niente e a nessuno, Amy notò che non aveva un cellulare, di norma appena fuori da scuola si tira fuori il cellulare che si tiene nascosto, invece la ragazza stava appoggiata al palo della fermata e si guardava le unghie annoiata. La figlia di Eris girò di nuovo lo sguardo verso Andreas e sorrise, quanto lo avrebbe preso in giro per gli sguardi che stava lanciando in direzione della studentessa.

Andreas non si accorse che Amy gli poggiò il suo caffè davanti, mentre fissava i ragazzi che uscivano dalla scuola e li prendeva in giro mentalmente vide colei che non lo avrebbe fatto dormire per mesi. Era la ragazza più bella che avesse mai visto, aveva più o meno la loro età, ma emanava un’aria molto più matura. Una cascata di lucenti capelli color miele le incorniciava il viso perfetto e ne metteva in risalto i particolari. I suoi occhi erano vispi, di un azzurro acceso, ed erano contornati da una matita nera che ne esaltava ancora di più il colore. Aveva degli occhi molto grandi con tantissime ciglia, incurvate da una dose troppo eccessiva di mascara che però le davano quell’ aria da cerbiatta che stava facendo impazzire Andreas per la bellezza. Le sopracciglia erano chiare come i capelli, abbastanza sottili e ben pinzettate. Aveva un naso piccolino, un po' all’insù come fosse alla francese che le dava un aspetto ancora più grazioso. Aveva una carnagione molto chiara, e per questo spiccavano le carnose labbra screpolate, che continuava a mordersi. Il figlio di Crono si incantò a fissarle e aprì un pochino la bocca imbambolato mentre fissava quella dea che stava aspettando l’autobus. Quel giorno Andreas si innamorò per la prima volta in tutta la sua vita di una persona e per la prima volta in tutta la sua vita si sentì in pace col mondo.

Andreas per circa 10 mesi non fece altro che pensare alla ragazza che aveva incontrato e ogni volta che qualcuno del campo decideva di andare a San Diego lui lo seguiva e sperava sempre di rincontrare la ragazza che lo aveva conquistato. La rivide una calda giornata d’estate quando lui e Michele, un figlio di Zefiro, avevano deciso di andare in città per ordinare le magliette del campo con il simbolo che aveva disegnato Michele. E mentre il figlio di Zefiro ordinava e spiegava come posizionare il disegno sia davanti che dietro, Andreas stava fuori dal negozio a morire di caldo e a fare da guardia che non arrivassero mostri, anche se dubitava che un figlio di Zefiro potesse attirare tanti mostri. E mentre osservava in giro i ragazzi che camminavano o entravano nei negozi per avere un po’ di fresco, Andreas la rivide e come era successo la prima volta si incantò di nuovo. Era lì seduta su una panchina sotto un albero in mezzo alla piazza, aveva un libro in mano dove si stava appoggiando mentre scriveva qualcosa, forse una lettera. Andreas le riusciva a vedere il viso e notò che i tratti fini da bambina che aveva la prima volta che l’aveva vista, stavano sparendo lasciando posto a quelli di una ragazza che sarebbe diventata una donna davvero bella. Quanto era passato da quando l’aveva vista, quante cose erano cambiate, ormai lui era più alto e meno bambino, era diventato molto più maturo e responsabile. Ma un po' di agitazione comunque gli salì quando la ragazza alzò la testa e gli rivolse uno sguardo curioso, Andreas sospirò e cercò dentro di lui il coraggio per andarle a parlarle. Con sguardo accattivante attraversò in poco tempo la piazza e la raggiunse, le si sedette vicino e attirò l’attenzione della ragazza che con sguardo curioso e annoiato lo guardò. Andreas appena i loro occhi si incrociarono arrossì e distolse lo sguardo velocemente per concentrarlo su una singola foglia appesa sull’albero sotto cui stavano seduti tutti e due, pochi secondi dopo anche la ragazza tornò a concentrarsi sul compito che stava facendo e Andreas si maledì per la sua goffaggine, era figlio di un Titano non poteva certo arrossire di fronte ad una ragazza

-Fa caldo oggi, vero? - chiese il ragazzo per spezzare il silenzio, la ragazza si guardò intorno per poi girarsi spazientita un’altra volta in direzione di quel ragazzo che la stava distraendo, non poteva permettersi di perdere il bersaglio, non in un momento simile. Guardandolo meglio le sembrava averlo già visto, ma non si ricordava proprio dove, e mentre pensava a dove lo aveva già visto rispose alla sua domanda

-Si, molto- rispose facendo sobbalzare Andreas che non si aspettava una risposta della ragazza, staccò gli occhi dalla foglia e si voltò a guardare la ragazza che ancora lo stava fissando con aria spazientita e annoiata. Andreas arrossì di nuovo e si iniziò a guardare intorno per cercare qualcosa, qualunque cosa, pur di trovare un argomento di conversazione, ma proprio non gli veniva in mente niente, aveva la mente svuotata e non riusciva a trovare niente. Lui era un semititano, figlio del titano più grande si tutti, lui era riuscito a sopravvivere a non sapeva quanti mostri, era scappato da Cuba e aveva fondato un campo per i suoi simili dal nulla, non poteva avere niente in comune con una ragazza come lei che sembrava perfetta. 
Stava per dire qualcosa di davvero idiota come “anche a te piace l’acqua, perché io la bevo sempre, abbiamo qualcosa in comune” oppure “Anche tu respiri, visto abbiamo 2 cose in comune, BOOM siamo fatti l’uno per l’altra”, ma una margherita attirò la sua attenzione. Il fiore stava ai piedi dell’albero, proprio dietro la ragazza, era cresciuto sul terriccio sotto l’albero, dove nessun fiore poteva crescere in quanto il terreno era molto rovinato, ma quella piccola margherita aveva avuto la forza di crescere in circostanze così difficili. Andreas non la colse, non volle rovinare quel fiore tanto coraggioso, ma nel suo coraggio riuscì a trovare la forza per iniziare una vera e propria conversazione, anche se con una delle frasi più stupide del mondo

-Sai perché il Titanic è affondato-

-Perché? -

-Perché non è riuscito a rompere il ghiaccio…piacere Andreas- disse il ragazzo trovando la sua solita sfrontatezza e allungandole la mano per fargliela stringere

-Ehm…piacere Jo- rispose Jo lasciandosi scappare un sorriso, quel ragazzo che sembrava essere appena uscito dalla pubertà e aveva detto una frase davvero idiota solo per conoscerla, si trattenne dal ridere

-Quanti anni hai? - chiese la ragazza

-Ne sto per compiere 16, c’è tra tipo 6 mesi li compio, ma questi per me sono solo dettagli-

-Si, hai ragione, anche io sto per compiere 16 anni, li faccio il 16 ottobre e visto che stiamo ad aprile, manca davvero poco- Andreas fece una risatina e notò in quel momento la coincidenza, lui era nato il 15 di ottobre. Anche Jo sorrise iniziarono a parlare del più e del meno. Si raccontarono un po' di tutto anche se non andarono mai sul personale o le passioni degli altri, perché uccidere e scappare dai mostri non era di certo una passione da raccontare al primo che passava. Andreas non si chiese mai quanto ci stava mettendo Michele e non gliene importava, sapeva che il figlio di Zefiro era un precisino e che ci avrebbero messo gli anni di Zeus per tornare al campo. Per la prima volta in tutta la sua vita Andreas non stava contando i minuti cosa strana per uno che è il figlio del titano del tempo, ma sinceramente in quel momento non gliene poteva importare di meno, non gliene fregava niente del tempo che stavano impiegando per parlare, seppe solo quando quel tempo infinito finì. Aveva appena detto una battutina che aveva fatto ridere Jo, ma la ragazza aveva perso velocemente il sorriso e si era scurita il volto, stava guardando dietro la spalla di Andreas e il suo sguardo era puntato su una donna che fissava i due ragazzi con aria misteriosa e maliziosa, il figlio di Crono non ci dette molto peso, ma Jo non era della stessa opinione. Si alzò di scatto facendo cadere il suo zaino e strinse la mano a pugno, improvvisamente nella mano della ragazza comparve una spada di bronzo celeste e la lama quasi non si infilò nel naso di Andreas che si era spostato per non farsi colpire. Girò anche lui la testa in direzione della donna e vide che in realtà non era una donna, iniziò a trasformarsi. Il viso e le braccia persero a poco a poco colore, la pelle divenne pallida come gesso, gli occhi completamente rossi e i denti si tramutarono in zanne, le gambe erano mostruose, una era marrone con uno zoccolo di cavallo al posto del piede, mentre l’altra era di bronzo

-Un’empusa- bisbigliò Andreas fissando il mostro mitologico che era appena apparso, stava anche lui per estrarre la sua falce quando però Jo la attaccò cercandola di colpire. L’empusa balzò sul cofano di una macchina e lo ruppe, schivando il fendente di Jo, ma l’attenzione dell’empusa venne attirata da Andreas che ancora non si era mosso

-Arias è un piacere rivederti- disse il mostro mostrando le sue zanne in un sorriso, Jo si girò di scatto verso il ragazzo sconvolta, come se pensasse che era tutta una trappola. Andreas fissò in cagnesco l’empusa e quella rise prima però di morire in una nuvola di polvere, perché Jo aveva tirato la sua spada a mo di lancia e l’aveva colpita in pieno. Andreas si rilassò un secondo vedendola esplodere in polvere e si chiese come mai sapesse il suo secondo nome e come mai aveva detto che si erano già incontrati, ma non ebbe il tempo per pensare a due risposte logiche che la lama della ragazza gli venne di nuovo puntata contro. Andreas si sorprese e cercò di parlare, ma la ragazza gli premette la lama sulla gola ferendolo e facendogli scendere una punta di sangue, come quella che esce quando ti pungi con uno spillo.

Jo vide colare la goccia fino a che non si perse nel colletto della maglia del ragazzo e si sorprese che anche lui non fosse esploso in polvere come fanno i mostri quando il bronzo celeste li tocca, il che voleva dire che non era un mostro, ma allora perché non l’aveva aiutata e perché quell’empusa aveva detto di conoscerlo. Jo non si fidava per niente di quel ragazzo che emanava un’aria così antica e in quel momento, mentre la goccia scendeva, si ricordò dove lo vide. Era un giorno appena uscita da scuola e lui stava in un bar insieme ad una ragazza, ma era successo più o meno un anno prima, da quel giorno lo aveva visto più volte mentre girava per San Diego con altri ragazzi, ma il 60% delle volte era insieme alla ragazza del bar. Ma tutte le volte sembrava che non la vedesse e anche se si guardava sempre in torno come in cerca di qualcosa, Jo lo aveva sempre visto, ma mai i loro sguardi si erano incrociati, fino a quel giorno quando si era seduto al suo lato.

-Se potessi ti ammazzerei- disse la ragazza allontanando di pochi centimetri la spada dalla gola di Andreas che deglutì e un’altra goccia di sangue gli calò fino al colletto, ma non perse comunque il suo sorriso sbruffone

-E cosa ti frena? -

-Non voglio sporcarmi i vestiti- Andreas allargò il suo sorriso strafottente e la fissò divertito e quasi scoppiò a ridere, ma si trattenne perché aveva paura della reazione della ragazza, soprattutto perché Jo aveva una spada puntata alla gola. Andreas si chiese di chi fosse figlia  la ragazza, perché sicuramente era una semidea altrimenti l’empusa non l’avrebbe attaccata, ma non sembrava figlia di un dio maggiore altrimenti l’avrebbero attaccata più mostri o almeno un mostro più forte di una semplice empusa.

Andreas si concentrò un secondo e sentì un bruciore all’altezza del cuore e, come succedeva ogni volta che fermava il tempo, sentì la sua vita risucchiarsi e perse un po' di colorito. La ragazza non si mosse più e anche il resto del mondo intorno a sé rimase paralizzato, Andreas si alzò tolse la spada dalla mano della ragazza, la piantò vicino alla margherita, così vicino tanto che il fiore si  poteva riflettere sulla superfice della lama. Poi si sedette anche lui sotto l’albero e fece ripartire il tempo, il dolore al petto sparì e un ricolo di sangue gli cadde dal naso, ma non ci dette molto peso, era più o meno abituato, aveva già stoppato un paio di volte il tempo. Anche se era una cosa molto recente, la scoperta di questo potere.

Per Jo non era passato neanche un millisecondo per questo si sorprese e quasi si spaventò nel costatare che non aveva più sotto scacco Andreas e che non aveva più la sua spada in mano, si girò di scatto e la vide infilata sotto l’albero accanto ad un Andreas con le gambe incrociate che la fissava divertito, molto divertito

-Ma che caz…-

-Bambolina, non mi fregerai mai…- disse Andreas alzandosi e iniziandosi ad avvicinare a Jo che lo continuava a fissare con un’espressione che era un mix tra spavento, sorpresa, rabbia e sospetto molto sospetto, ma non osava muoversi perché era comunque ammaliata dagli occhi di Andreas che non staccavano lo sguardo da quello di Jo

-…io fermo il tempo. Sei un’ottima guerriera, saresti un buon elemento per il mio campo-

-Il tuo che? - chiese Jo mentre Andreas le si parava di fronte e le spiegava che cosa voleva dire, aveva il cuore in gola a stare a quella distanza da Jo e la cosa era molto piacevole, poteva vederle ogni sfumatura degli occhi azzurri della ragazza, era così vicino che riuscì a vedere il trucco che copriva un minuscolo brufolo sulla fronte, Andreas la trovò bellissima.

-Un campo per figli degli dei, come te, non so di chi sei figlia. Ma non sei sola. Tu non sei sola- scandì bene le sue ultime parole e fece crollare il muro di Jo che adesso lo fissava solo con aria sorpresa e con il cuore che le batteva più velocemente.

-ANDREAS…ANDREAS, vienimi ad aiutare con questi schifosi scatoloni- urlò dall’altra parte della strada il figlio di Zefiro che aveva uno scatolone gigante in mano e ne stava calciando uno più piccolo con i piedi

-Arrivo- rispose Andreas staccandosi da Jo e correndo ad aiutare Michele che per poco non cadeva. La ragazza lo vide allontanarsi e aspettò pochi secondi prima di correre a prendere la sua spada, ritrasformarla in un anello e raccogliere il suo zaino, mentre si tirava su la sua attenzione si focalizzò sulla margherita che aveva davanti e dopo aver visto un petalo del fiore che cadeva si girò e corse dal ragazzo che stava mettendo gli scatoloni su un’auto, Michele già stava al posto di guida ed era pronto a partire, aveva anche già acceso l’aria condizionata

-Hey ragazzo che ferma il tempo, io combatto mostri da quando ho 8 anni, i miei genitori non mi credono e non ce la faccio più. Quanto costa questo campo-

-Niente, il campo aiuta i semidei e se vuoi scappare dalla realtà, allora vieni- rispose il ragazzo prendendo una maglietta a caso e tirandogliela, la ragazza la prese al volo e fece alcuni passi indietro così da permettere a Michele di fare la retromarcia e partire a tutta birra, lasciando Jo da sola in quella piazza che si chiedeva dove stava questo campo e come lo avrebbe raggiunto. Guardò la maglietta e si osservò il braccio dove c’erano scritte delle coordinate. Jo sorrise guardando le coordinate e scuotendo la testa, con la sensazione che quel ragazzo l’avrebbe sorpresa da quel giorno in poi.

Quello fu il primo giorno in cui si incontrarono, Jo finì il suo ultimo anno di scuola e raggiunse Andreas al campo, che l’accolse a braccia aperte, passarono mesi a parlare e ad aprirsi l’uno per l’altra. Impararono ad amarsi e a capire cose l’uno dell’altra più di quanto avessero voluto, si amarono intensamente per tanti anni.

 

Spazio Autrice 

Buongiorno, buon pomeriggio e buona sera a tutti voi, sono tornata con questo salto nel passato.

In questo capitolo ho raccontato la storia di Andreas e Jo, almeno il loro primo incontro, così che tutti voi possiate capire che tipo di relazione c’è tra loro due.

Complimenti a tutti quelli che hanno capito che Andreas e Jo erano una coppia, anche se si poteva abbastanza capire. 

Che altro dire, il capitolo parla già da solo e a parte chiedervi di commentare per farmi sapere cosa ne pensate, vi lascio direttamente le 2 domande di routine:

Se per Jo è stata una salvezza il campo perché allora lo ha tradito?

Quando ha scoperto di avere i suoi poteri Andreas? (Ok questa non c’entra molto col capitolo, ma...shhhh)

Buongiorno, buon pomeriggio e buona serata a tutti

Baciusss

   
 
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