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Autore: masquerade930    13/10/2019    2 recensioni
E' il 1973. Due comunissime ragazze italiane - Cecilia e Rossella - riescono ad ottenere una borsa di studio per proseguire gli studi all'estero. Molto diverse tra loro ma amiche per la pelle, si ritrovano da un giorno all'altro catapultate a Londra, la patria della musica.
In che modo le loro vite si intrecceranno con quelle di Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon?
La storia è ambientata negli anni '70, poco dopo la pubblicazione del primo album dei Queen.
La fantasia si sovrappone alla realtà e, per esigenze letterarie, alcuni fatti realmente accaduti sono stati anticipati o posticipati di alcuni anni.
Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La sera del concerto, Rosella si recò al Marquee Club; si trattava di un locale piuttosto noto situato nel vivace quartiere di Soho, una delle zone prese d’assalto dai giovani londinesi nel fine settimana, ricca di pub e locali in cui trascorrere le serate. Sebbene fosse uno dei club più importanti della zona, a causa delle sue dimensioni piuttosto ridotte non poteva contenere moltissime persone. Ma nonostante questo, su quel palco si erano esibite alcune delle più importanti star musicali.
La giovane infermiera, come suo solito, arrivò in anticipo; mentre stava osservando con curiosità il basso fabbricato che ospitava il locale, la cui facciata era costruita quasi esclusivamente in ferro e vetro, da una piccola porta nera anch’essa in ferro situata proprio alle sue spalle, e più precisamente accanto al numero 90 di Wardour Street, uscì John che, stupito dal vedere la ragazza non poté trattenersi dall’abbracciarla e dal darle un tenero bacio sulla guancia.
- Che entusiasmo! - commentò sorridente la giovane infermiera
- Non mi aspettavo di trovarti già qui; ero uscito per recuperare una borsa che abbiamo dimenticato nel bagagliaio della macchina - commentò John indicando la mini di Roger parcheggiata proprio davanti al locale.
Dopo aver preso il borsone dall’auto, il bassista si avvicinò alla piccola porta da cui era arrivato e fece cenno a Rossella di seguirlo, ma quest’ultima sembrava titubante.
- Sei sicuro che possa entrare anch’io? - domandò timidamente la ragazza
- Stai scherzando vero? - replicò deciso John
- Non vorrei disturbarvi e poi…non so se gli organizzatori siano contenti che entri senza pagare il biglietto - rispose con voce incerta la giovane
- Ti preoccupi troppo - commentò John avvicinandosi a Rossella - goditi i privilegi derivanti dall’essere la ragazza di uno dei membri della band - concluse scherzosamente il bassista dandole poi un rapido bacio sulle labbra.
Rossella gli sorrise divertita. Amava il modo in cui questo ragazzo, grazie alla sua ironia, riuscisse sempre a metterla a proprio agio e a farla sentire al sicuro, infondendole una piacevole sensazione di tranquillità.
- Avanti, seguimi - disse infine il bassista poggiando una mano sulla spalla della giovane per incoraggiarla ad entrare.
In pochi minuti i due innamorati raggiunsero i camerini; l'infermiera rimase affascinata nel vedere il gruppo indaffarato con i preparativi pre esibizione.
“Se solo Ceci fosse qui con me” pensò tra sé e sé Rossella mentre osservava i ragazzi ripassare assieme la scaletta dei brani; era dispiaciuta per l’amica, sapeva quanto Cecilia ci tenesse al loro concerto, ed era assurdo che dovesse esibirsi anche lei proprio la stessa sera.
- Basta provare, siamo preparatissimi. Rilassiamoci qualche minuto! - sentenziò improvvisamente Freddie accendendo la tv.
Il cantante stava facendo rapidamente zapping quando la sua attenzione si focalizzò su quello che, ad una rapida occhiata, sembrava un tipico teatro all’italiana.
- Dov’è questo posto meraviglioso? - domandò poi il cantante ai compagni di gruppo; John scosse la testa mentre Brian e Roger alzarono le spalle.
L’inquadratura poco a poco si spostò e sullo schermo apparve una sala dall’inusuale pianta ellittica gremita di gente.
- Aspetta! La forma di questa sala è inconfondibile…è la Royal Albert Hall! - esclamò il ricciolo
- Ma è dove suona Ceci questa sera! - intervenne Rossella
- Non ditemi che è una diretta tv del concerto - trillò sorpreso Roger.
I ragazzi non ebbero il tempo di rispondergli; sulla schermo apparvero le immagini del backstage con i cinque musicisti che si stavano preparando psicologicamente all’esibizione.
Stuart stava facendo stretching con nonchalance, Mark era intento a ripassare sul suo strumento alcuni passaggi particolarmente difficili, Daniel e Cecilia camminavano avanti e indietro nel retropalco come due leoni in gabbia, quasi a voler creare un solco sul pavimento, mentre Liz era seduta in un angolo, concentratissima a solfeggiare alcune sezioni che le risultavano particolarmente ostiche.
- Tesi i ragazzi eh? - commentò il batterista
- Cinquanta secondi e dovete entrare! - disse un tecnico affacciandosi nel backstage.
Cecilia, che fino a pochi instanti prima sembrava terrorizzata, dopo aver fatto un respiro profondo iniziò a saltellare sul posto e a sfregarsi le mani per riscaldarle; i musicisti crearono poi una fila e la ragazza prese posto immediatamente dietro a Stuart, che faceva da apripista.
Un’inquadratura controluce mise in risalto le silhouette dei cinque ragazzi che entravano in scena e che, per l’occasione, indossavano degli abiti dorati particolarmente eleganti e raffinati.
I musicisti salutarono il pubblico e a turno presentarono il programma che avrebbero suonato di lì a pochi minuti. La prima a parlare fu proprio Cecilia che con un gran sorriso e una parlantina non comune, riuscì a incuriosire e ad incantare il numeroso pubblico.
- Sembra così a suo agio - commentò Brian con un fil di voce
- Sembra, hai detto bene - ridacchiò Roger - in realtà è tesa come una corda di violino - continuò il biondino senza staccare gli occhi dallo schermo della tv - un massaggio rilassante con le mie robuste mani l’aiuterebbe senz’altro - aggiunse infine con fare malizioso.
Brian si voltò verso l’amico scuotendo leggermente la testa e sbattendo ripetutamente le palpebre.
- Cos’è, sei forse geloso? - incalzò il batterista alzando un sopracciglio
- Roger! - tuonò Freddie, mentre il chitarrista sospirò rumorosamente.
Nel frattempo alla Royal Albert Hall i musicisti avevano finito di accordare gli strumenti; i ragazzi stavano per incominciare a suonare il primo brano quando al violino di Mark si ruppe una corda. Tutti andarono nel panico; Stuart segnalò al pubblico quanto era successo e, per riempire i tempi morti, Cecilia si lanciò nell’esibizione di uno dei brani pianistici più difficili in assoluto: la Polonaise in la bemolle maggiore di Chopin, conosciuta anche come ‘Eroica’. Una sferzata di energia inondò la sala; la ragazza sfiorava quegli ottantotto tasti con un’intensità pazzesca, sembrava danzare con il pianoforte, e gli spettatori rimasero avvolti e inebriati da quella cascata di note. Quando le ultime note della Polonaise risuonarono nell’aria, il pubblico applaudì con foga e, prima di un breve spot pubblicitario, le telecamere inquadrarono il viso di Cecilia, i cui grandi occhi verdi sembravano brillare di felicità e incredulità.
- Meravigliosa - bisbigliò Roger
- Mi ha lasciato davvero senza fiato - commentò Freddie - ora però tocca a noi - concluse il cantante spegnendo la televisione.
Brian aveva lo sguardo assente, sembrava perso nei suoi pensieri; il suo corpo era lì ma la sua mente stava vagando chissà dove.
- Brimi, è ora di prepararsi; tra poco dobbiamo salire sul palco anche noi - disse il biondo afferrando in vita l’amico.
Il chitarrista strinse le labbra in un finto sorriso.
- Ti chiedo scusa per poco fa, stavo scherzando. Le tue dita affusolate sono sicuramente più adatte ai massaggi… - concluse con tono ammiccante ma al contempo dolce il biondo, facendo arrossire Brian.
- Oh accidenti, l’esecuzione che hai appena sentito avrebbe dovuto caricarti di energia! Invece non reagisci nemmeno alle mie provocazioni, mi sembri…mi sembri vuoto, ecco - commentò preoccupato Roger.
Brian scosse la testa.
- Solo troppe emozioni contemporaneamente; sto bene, davvero - si giustificò il ricciolo con gli occhi lucidi.
In pochi minuti i quattro musicisti si cambiarono e Rossella rimase colpita dai loro abiti stravaganti. I ragazzi, imbracciati i loro strumenti, stavano per entrare in scena quando Brian si accorse di un guasto ad uno degli amplificatori. Il chitarrista e John fecero del loro meglio per risolvere l’imprevisto in tempi rapidi ma, nonostante questo, il pubblico iniziò a spazientirsi.
Lo spettacolo slittò di un’ora abbondante e, proprio quando l’irritabilità degli ascoltatori sembrava al massimo, le luci in sala si spensero e i ragazzi iniziarono a suonare Great King Rat. Così come aveva fatto Cecilia poco prima, Brian salì sul palco e iniziò un energico assolo con la sua ‘rossa’ per catturare l’attenzione del pubblico. Il ragazzo era avvolto nell’oscurità, illuminato solamente da una particolare luce blu che rendeva l’atmosfera onirica; con l’ingresso di Roger alla batteria la luce cambiò tonalità diventando rossa, un colore caldo che ben si addiceva al biondo batterista, e mutò ancora in verde non appena Freddie iniziò a cantare. Gli spettatori sembrarono dimenticarsi all’istante dell’estenuante attesa e iniziarono a dimenarsi e ad applaudire ritmicamente, trascinati dall’energia della musica.

- E anche questo è andato! - commentò sollevata Cecilia mentre si precipitava nei camerini della Royal Albert Hall assieme a Daniel e a Liz
- Ceci ho un’idea! - disse il ragazzo fermandosi improvvisamente.
Le due giovani lo guardarono stupite.
- Se non ci cambiamo e saliamo su un taxi, secondo me riusciamo a sentire ancora qualche canzone del loro concerto - concluse il violinista con fare deciso
- Uhm, temo che tu sia troppo ottimista - replicò delusa Cecilia
- Almeno proviamoci! - incalzò Liz
- E poi sai com’è, quei concerti iniziano sempre in ritardo a causa di qualche problema tecnico… - concluse Daniel.
I due amici trascinarono la ragazza in macchina e in meno di venti minuti furono davanti al Marquee Club.
- E’ proprio il caso di entrare? - chiese titubante Cecilia con il cuore che le batteva all’impazzata
- E cosa vorresti fare?! - replicò deciso Daniel scrollando la testa - non c’è un minuto da perdere! - esclamò il ragazzo mentre, dopo aver afferrato la ragazza per un braccio, la trascinava all’interno del locale
- Siete fortunati, il concerto è cominciato solamente pochi minuti fa. Stanno finendo di suonare ora la seconda canzone - disse il bodyguard all’ingresso - ma…come vi siete vestiti? - aggiunse poi guardando perplesso i tre ragazzi
- Non c’è tempo per spiegare, presto, entriamo! - replicò deciso Dan.
La sala era piuttosto angusta, le persone, ammassate, bevevano e fumavano ma i ragazzi, facendosi strada tra la folla, riuscirono comunque ad accaparrarsi uno spazio con un’ottima visuale.
Dopo qualche secondo nell’aria risuonarono le prime note di Doing All Right.
- E’ la canzone che preferisco del loro album - disse Cecilia ai due musicisti con voce sognante.
Una dolce melodia avvolse i ragazzi; la voce di Freddie, dal timbro così particolare, dal vivo risultava ancora più espressiva e riusciva a toccarle le corde più profonde dell’anima.
- Grazie amici, è meraviglioso - bisbigliò Cecilia all’orecchio di Liz e Dan
- Gli abiti che indossano sono davvero particolari - commentò Liz - sono dei veri e propri costumi di scena! - concluse euforica la ragazza.
Freddie emanava un’energia pazzesca; indossava una maglia nera molto attillata, con un pronunciatissimo scollo a V decorata con swarovski, dei pantaloni a zampa di elefante metà bianchi e metà neri, una collana girocollo argentata e un originale guanto di maglia metallica. I capelli, neri e lucidissimi, gli rimbalzavano sulle spalle mentre percorreva ad ampie falcate il palco danzando con l’asta del microfono.
Indubbiamente, tra i quattro, il cantante era quello con il look più eccentrico.
John, al contrario, era quello con un abbigliamento più sobrio; i pantaloni neri contrastavano con la maglia mezze maniche azzurra, anch’essa con uno scollo V, decorata con delle righe verticali nere che sembravano a sbalzo e che si intonavano con il grande papillon di velluto nero che portava al collo.
Roger, nonostante stesse suonando soltanto la terza canzone, era già sudatissimo; il ragazzo indossava una canottiera nera molto attillata di tessuto lucido, che metteva in risalto il suo fisico perfetto. Si riuscivano poi a intravedere degli aderenti pantaloni di pelle nera che, uniti alle polsiere, ad una collana piuttosto spessa doppio filo e ad alcuni bracciali metallici sui bicipiti, contribuivano a rendere il ragazzo dannatamente sexy.
Brian, agli occhi di Cecilia, sembrava un principe; look total black per il chitarrista che, oltre ai tradizionali pantaloni a zampa in velluto nero, indossava una mantella nera, con una parte girocollo piuttosto estesa di pizzo bianco, sulla quale alla ragazza parve di riconoscere la grande collana orientaleggiante che il ragazzo indossava a Oxford.
- Niente male il tuo principe azzurro - commentò scherzosa Liz
Cecilia annuì con la testa, troppo presa ad osservare i ragazzi sul palco.
I brani si susseguirono incessantemente: Son and daughter, Mad the Swine, Jesus, The Night Comes Down e Seven Seas of Rhye.
- Prima di salutarvi con un medley di alcune canzoni estratte dal nostro primo album, vi vorremmo presentare in anteprima un nuovo brano firmato dal nostro chitarrista, iniziato e concluso proprio in questi giorni - annunciò Freddie
- Si tratta di una canzone d’amore, di un amore totalizzante verso una ragazza…che questa sera purtroppo non è riuscita ad essere qui con noi - il ragazzo dai capelli corvini si fermò un attimo, come a prendere fiato - Sono però sicuro che, anche a distanza, questa dolce melodia le arriverà dritta al cuore! Signore e signori, White Queen! - concluse il cantante.
Cecilia ebbe una fitta al cuore: Brian aveva scritto una canzone d’amore per una ragazza. La giovane pianista si morse nervosamente un labbro; questo inaspettato annuncio era troppo doloroso da sopportare.
- Dan devo uscire - disse improvvisamente la ragazza
- Che succede Ceci? Non vuoi ascoltare la canzone scritta da Brian? - domandò perplesso il violinista
- E perché dovrei starmene qui a sentire una canzone d’amore scritta dal ragazzo che mi piace per chissà chi? - ribatté la giovane con le lacrime agli occhi
- E se fosse per te? - replicò con prontezza Dan
- Vaffanculo! - sbottò Cecilia
- Perché no, l’altra sera ti mangiava con gli occhi - disse Liz intromettendosi nella discussione cercando di rincuorare l’amica
- E poi tu avevi un valido motivo per non essere qui con loro questa sera - continuò Dan facendole l’occhiolino.
La ragazza non ebbe il tempo di rispondere che fu immediatamente rapita dalla dolcezza della canzone

On such a breathless night as this

- Si riferisce sicuramente alla serata di Oxford  - le bisbigliò Dan all’orecchio

My Goddess, hear my darkest fear

- Ed è anche un poeta - commentò affascinata Liz

It's for evermore that I wait

- Deve essere per forza una cosa recente - commentò Dan e aggiunse - Ceci, hai fatto centro! -

Un assolo di chitarra invase la sala. Non si trattava di uno dei soliti passaggi virtuosistici per mettere in mostra le abilità tecniche del chitarrista; questa volta la musica proveniva direttamente dal cuore di Brian. Il ricciolo, servendosi della musica, riuscì a dar libero sfogo ai suoi più profondi sentimenti, esprimendo in quest’assolo il tormento interiore che da un po’ di tempo a questa parte lo stava affliggendo. La chitarra sembrava imitare un grido disperato, straziante…una richiesta di aiuto a cui, però, solo una persona avrebbe potuto porre rimedio.
- Ceci? -
La ragazza non rispose.
- Ceci? - dissero all’unisono i due ragazzi voltandosi verso l’amica.
Cecilia era incantata a guardare i quattro musicisti sul palco e delle lacrime, incontrollate, le stavano rigando il volto. Liz e Dan l’abbracciarono teneramente.
- Che succede Ceci? - chiese dolcemente Dan
- Se non è per me - disse con voce rotta la ragazza.
Il violinista le diede un tenero bacio sui capelli.
- Ceci, calmati… - le bisbigliò poi all’orecchio il ragazzo
- Se non è per me - proseguì la giovane.
Liz strinse con forza l’amica in vita.
- Il mio cuore sta andando a pezzi - concluse singhiozzando Cecilia
- E dopo questa struggente canzone d’amore, per finire vi proponiamo ancora quattro canzoni dal nostro primo album, si tratta di Liar, Modern Time Rock ’n’ Roll, My Fairy King e Keep Yourself Alive - disse Freddie prima di lanciarsi nel medley conclusivo.
Mentre gli ultimi echi di Keep Yourself Alive stavano ancora risuonando nell’aria, sul palco calò il buio totale per permettere ai musicisti di uscire di scena, e poco dopo si accesero le luci in sala.
- Andiamo a salutarli! - disse entusiasta Liz
- Non me la sento - bisbigliò mogia Cecilia
- Ceci! - tuonarono all’unisono i due amici
- Ma io - tentò di giustificarsi la ragazza
- Niente ma - replicò deciso Dan
- Siamo venuti qui con te appositamente per sostenerti - proseguì Liz
- E non lasceremo che le tue paure prendano il sopravvento - continuò Dan
- Forza, andiamo! - conclusero assieme i due ragazzi, trascinando l’amica verso i camerini.

Fu Freddie il primo a notare la presenza dei tre musicisti in prossimità del corridoio che portava all’ingresso artisti e al retropalco.
- Darling! - esclamò sorpreso il cantante.
Quest’ultimo però fu prontamente superato dal batterista, che si avvicinò rapidamente a Cecilia e ai suoi due amici.
- Purtroppo ho poco tempo da dedicarvi, questa sera ho da fare - disse Roger indicando con lo sguardo un’appariscente ragazza bionda vestita in abiti succinti
- Caspita, un impegno di gran classe vedo - commentò secca Cecilia alzando un sopracciglio
- Sei forse gelosa? - ammiccò il biondo.
La giovane pianista scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.
Il batterista avvicinò quindi il proprio viso a quello di Cecilia
- Se ho il tuo benestare, allora vado. A domani, White Queen - bisbigliò il biondo all’orecchio della ragazza, utilizzando però di proposito un tono di voce abbastanza forte da farsi sentire da tutti i presenti e, facendole l’occhiolino, si allontanò nel corridoio.
- White Queen? - rispose sorpresa Cecilia.
Brian rimase paralizzato; era la sua canzone, la canzone in cui era riuscito ad esternare tutto il suo tumulto interiore. Perché Roger doveva mettersi tra i piedi nel tentativo di accelerare le cose con la ragazza? Lui aveva bisogno dei suoi tempi; certo, alcune volte forse erano eccessivamente lunghi, ma che ci poteva fare…era fatto così.
- Ragazzi, purtroppo non siamo riusciti ad ascoltare tutto il concerto ma siete stati fantastici - disse Liz rompendo l’imbarazzante silenzio che era calato dopo l’affermazione del batterista
- Quando…quando siete arrivati? -  domandò preoccupato Brian
- Poco dopo l’inizio di Liar - mentì Cecilia
Il chitarrista sembrò sollevato mentre Daniel lanciò un’occhiata che lasciava poco da intendere a Cecilia.
- Vi è piaciuto il concerto? - chiese Freddie
- È stato pazzesco…ho anche pianto, ma quella non è una novità - rispose Cecilia con gli occhi lucidi.
Liz e Dan abbracciarono Cecilia, e ben presto la ragazza fu raggiunta anche da Rossella.
- Mi piacciono le ammucchiate! - strillò Freddie gettandosi sul gruppo e trascinando con se Brian e John.
I ragazzi erano ancora ammassati gli uni sugli altri quando una voce li riportò alla realtà.
- Sbrigatevi a smontare il palco, non possiamo stare qui tutta la notte ad aspettarvi! - tuonò uno dei gestori del locale
- Ragazzi, noi tre vi lasciamo lavorare. Vi aiuterei volentieri a ritirare l’attrezzatura ma questa sera sono davvero a pezzi, deve essere l’adrenalina che sta scendendo - disse sorridente Cecilia
- Per domani sera tutto confermato? - domandò Freddie
- Certamente! - intervenne un radioso John
- Scusate ma…cosa c’è domani sera? - domandò stranita Cecilia
- Una cena a casa vostra, Rossella dovrebbe avertelo detto - rispose il bassista
- Veramente…non mi ha detto nulla. Come mai sei così distratta in questo periodo, Ross? - domandò con fare ammiccante la ragazza
- Te l’avrei detto questa sera, a casa - tentò di giustificarsi l’infermiera arrossendo in viso
- Noi togliamo il disturbo - intervenne Dan
- Alla prossima! - disse una radiosa Liz
- A domani! - concluse Cecilia
I ragazzi si erano allontanati di alcuni metri quando la voce di Brian richiamò la loro attenzione
- Cecilia, torni mica a casa da sola a quest’ora? - domandò imbarazzato il ricciolo.
La giovane gli sorrise.
- Ti ringrazio, ma non preoccuparti. Mi accompagnano loro - rispose la giovane indicando Daniel e Elizabeth, e aggiunse - mi spiace andarmene ma sono davvero molto stanca - concluse mortificata la ragazza.

- Non ci sono più dubbi - disse Dan una volta fuori dal locale
- Esatto. Ora non hai più scuse - incalzò Liz
- Vi siete messi d’accordo per caso? - domandò con finto fare scocciato Cecilia
- No, vogliamo solo aiutare un’amica un po’ imbranata - concluse Dan sghignazzando.
La ragazza espirò rumorosamente.
- E così ti ha dedicato pure una canzone, cara la mia White Queen -  commentò Daniel con un tono di voce insolitamente serio
- Dici che è per me? - chiese timidamente la ragazza
- Cavoli Ceci, Roger, con la sua malizia, è stato rivelatore - intervenne Elizabeth
- E lo sguardo di Brian, preoccupato prima e sollevato poi, dopo l’affermazione del biondo batterista? Inequivocabile! - proseguì Daniel.
I ragazzi stavano discutendo animatamente sul marciapiede proprio davanti al locale quando notarono Roger, appoggiato alla sua mini, intento a fumare una sigaretta.
- Rog? Che ci fai qui? - domandò sorpresa Cecilia
- Ti aspettavo - rispose il batterista gettando per terra la sigaretta che stava avidamente fumando e avvicinandosi alla ragazza
- Non avevi un impegno con quell’avvenente puttanella? - chiese schietta Cecilia, con una nota di acidità
- Oh, come siamo fini questa sera - commentò il biondo
- Effettivamente…ho fatto una scuola di bon ton - replicò pronta la ragazza.
Roger ridacchiò.
- Allora? - domandò il batterista
- Allora cosa? - rispose Cecilia
- Piaciuto il concerto? - incalzò Roger
- Dicevo prima a Freddie che ho anche pianto; siete stati fantastici! - replicò la giovane
- E che mi dici di White Queen? - chiese diretto il ragazzo dai capelli biondi.
Cecilia ebbe un sussulto.
- Siamo arrivati tardi, ce la siamo persa - intervenne prontamente Dan
- Ma davvero? - commentò Roger alzando un sopracciglio e proseguì - Cecilia non sa mentire, non appena ho pronunciato quelle due parole magiche le si è contratto il viso - concluse schietto il batterista
- Roger, sono stanca. Cosa vuoi? - domandò la ragazza
- Ripeto, piaciuta White Queen? - ribadì secco il biondo
- Bellissima canzone, struggente…con una tensione e un’espressività incredibili - rispose inquieta Cecilia mentre una lacrima le rigava il viso.
Il batterista si avvicinò alla ragazza.
- Non sembri contenta di essere la dedicataria - commentò quindi il biondo prendendole il viso tra le mani e asciugandole poi la guancia con il pollice.
Un brivido percorse Cecilia lungo la schiena.
- Sentimi bene Roger, sono stufa di essere presa per i fondelli. Brian…Brian mi piace. E mi fa male ironizzare… -
La giovane pianista non ebbe il tempo di finire la frase che fu interrotta dal batterista.
- Proprio per questo ora non dovresti essere qui con me a discutere sul marciapiedi, ma da Brian, a confessargli finalmente quello che provi per lui - replicò deciso Roger.
Il biondo, che aveva ancora le mani sul viso della ragazza, le accarezzò dolcemente le guance.
- Cecilia, il tuo viso per me è lo specchio della tua anima, e in questo momento non riesco a non percepire la preoccupazione, l’insicurezza e l’incertezza che ti stanno divorando… Tuttavia, sei tu la dedicataria della canzone, sei tu la fortunata ragazza che è riuscita ad entrare nel cuore di Brian, non so più come dirtelo! Dovresti saltellare per tutta Londra, invece sei qui a farti paralizzare dalla paura - concluse il batterista con la voce più dolce che potesse fare.
Cecilia guardò il ragazzo negli occhi, si gettò al collo e gli diede un dolcissimo bacio sulla guancia.
- Datemi un minuto, torno subito! - disse poi la giovane voltandosi verso Liz e Daniel prima di rientrare di corsa nel locale ancora con le lacrime agli occhi.
- Tutto è bene quel che finisce bene - commentò Roger accendendosi una nuova sigaretta - la biondona è tornata, vi lascio - aggiunse quindi salutando i due musicisti
- Roger aspetta! - gridò Dan facendo cenno al batterista di avvicinarsi nuovamente
- Pensavo ti piacesse, non credevo tifassi anche tu per quei due imbranati - commentò schietto il violinista.
Il biondo fece un sorriso amaro.
- Ad essere onesti…mi piace, mi piace eccome. Ma temo di non essere in grado di gestirla; io sono un tipo un po’ troppo libertino. Non so se riuscirei a cambiare le mie abitudini. Credo che il ragazzo giusto per lei sia Brian - replicò Roger con voce ferma. E così dicendo si allontanò sottobraccio alla piacente ragazza.

Il passo da bersagliere di Cecilia risuonò nei corridoi ormai vuoti del club.
- Darling, che ci fai qui? Hai dimenticato qualcosa? - domandò stupito Freddie
- Sai mica dirmi dov’è Brian? - replicò la ragazza con voce rotta
- E’ nel retropalco che armeggia con amplificatori, cavi e chitarre; è lui l’addetto - rispose il cantante
- Grazie Freddie. Posso raggiungerlo? - incalzò Cecilia
- Certamente cara. E’ successo qualcosa? - chiese perplesso il ragazzo dai capelli corvini
- Tutto a posto, non preoccuparti - rispose la giovane prima di svanire dietro la porta che conduceva al retropalco.
Brian era seduto su di una sedia, impegnato a sistemare tutta l’attrezzatura.
Era stanco; stanco di combattere con i suoi sentimenti, stanco di questa situazione ambigua che si era creata. Era necessario chiarire, ed anche al più presto. Questa condizione di stallo e di incertezza lo stava logorando.
Mentre cercava di districare i cavi dei vari amplificatori, si domandava perché avesse sentito così tanto il bisogno di scrivere quella canzone. Dare voce in qualche modo ai suoi sentimenti che da oramai troppo tempo gli crescevano dentro era stata quasi una necessità impellente.
Aveva gli occhi lucidi e sentiva farsi sempre più forte in lui la necessità di piangere, di sfogarsi.
Sentì dei passi piuttosto affannati diventare sempre più intensi. Avrebbe scommesso che fossero quelli di Cecilia ma la ragazza se ne era oramai andata da diversi minuti.
- Brian? -
Nel sentire quella voce il ragazzo ebbe un tuffo al cuore. Il ricciolo si voltò leggermente e, sollevando la testa, vide Cecilia proprio davanti a lui. Tentò quindi di alzarsi ma la ragazza gli fece cenno di rimanere seduto.
Cecilia guardò in viso il chitarrista, il cui sguardo era al contempo sorpreso e preoccupato.
I due amici rimasero qualche secondo in silenzio.
- Ci tenevo a dirti che mi piace molto come scrivi Brian, hai uno stile inconfondibile; le tue canzoni riescono ad arrivare dritte al cuore delle persone, trasferendo a chi le ascolta tutte le emozioni che hai provato tu mentre le componevi. E la comunicazione è fondamentale in questo lavoro - disse Cecilia tutto d’un fiato rompendo il silenzio che si era creato pochi istanti prima
- Ti ringrazio. Mi hai detto appena detto una cosa bellissima e, sentirla da te, mi lusinga davvero molto - replicò Brian sottovoce, con gli occhi lucidi
- E’ la verità - rispose la ragazza con un sorriso - e se non lo pensassi veramente non sarei tornata indietro a dirtelo - concluse la giovane
- Cecilia io… - il ricciolo si interruppe.
La ragazza lo guardò sorpresa.
- Io…ecco… - balbettò il chitarrista mordendosi il labbro inferiore e abbassando lo sguardo.
“Maledizione Brian, che cavolo ti prende?” pensò tra se e se il ricciolo.
Cecilia si avvicinò al chitarrista, che era ancora seduto di fronte a lei. La giovane pianista gli accarezzò con dolcezza il viso con entrambe le mani, ricalcando delicatamente gli zigomi con gli indici. Nel sentire quell’inaspettato contatto, Brian sollevò la testa; la ragazza scostò quindi alcuni riccioli che gli coprivano la fronte e vi appoggiò sopra le proprie labbra. Un bacio dolce, delicato, che lasciava trasparire tutto l’affetto che provava per lui.
- Upon my brow the lightest kiss. Diceva così la canzone vero? - gli sussurrò poi teneramente Cecilia allontanandosi un poco.
Brian dischiuse lievemente le labbra e sbatté alcune volte le palpebre; non si sarebbe mai aspettato questo gesto da parte della ragazza e fu assalito da un’incontrollabile sensazione di ansia, enfatizzata anche dai battiti accelerati del suo cuore, che sembrava sul punto di esplodere.
- L’hai sentita - riuscì poi a bisbigliare il chitarrista con voce roca.
Cecilia lo guardò perplessa.
- White Queen intendo - aggiunse il ragazzo
La ragazza annuì con la testa.
- Prima…prima allora mi hai mentito. Perché? - domandò con tono preoccupato il ricciolo
- Mi infastidivano le battute di Roger, così…-
Cecilia stava tentando di giustificarsi quando fu interrotta dal chitarrista.
- E Lui? Lui ti piace? - intervenne il ragazzo con fare apprensivo
- Brian, che cosa…-
- Sinceramente Cecilia, cosa…cosa provi per lui - disse poi tutto d’un fiato il ricciolo afferrandole due dita della mano
- Perché ti interessi tanto di Roger? - chiese stranita la giovane
- Ho bisogno di saperlo, ti prego - concluse con voce ferma Brian, stringendo con forza le dita della ragazza.
Cecilia sembrò sorpresa.
- E’ un caro amico, un ragazzo che, sebbene voglia apparire agli altri come un Don Giovanni, sa essere anche davvero gentile e comprensivo. So che su di lui potrò sempre contare, è il mio confidente - la ragazza si fermò un istante e sorrise ripensando a quello che gli aveva rivelato il biondo pochi minuti prima - Ma perché mi -
- Sbrigatevi a smontare! Non possiamo stare qui tutta la notte per voi! - strillarono dalla sala interrompendo Cecilia e facendole sobbalzare il cuore
- E’…è meglio che ti lasci lavorare, i responsabili del club si stanno spazientendo - disse con voce incerta la giovane pianista, tentando di togliersi da una situazione che stava prendendo una strana direzione - in più Liz e Dan si staranno domandando che fine abbia fatto - aggiunse la ragazza voltandosi e avanzando verso l’uscita.
Brian strinse i pugni; non poteva lasciarla andare così anche questa volta.
- Aspetta, ancora una cosa - disse il ricciolo con un tono di voce insolitamente forte.
La ragazza si fermò ma non si voltò.
- Come hai fatto a capirlo - proseguì il chitarrista
- A capire cosa? - domandò la giovane voltandosi ed incrociando così gli occhi imploranti del ragazzo che nel frattempo si era alzato ed era propio davanti a lei
- Che la canzone era per te - rispose Brian in un sussurro.
Cecilia chiuse un attimo gli occhi, come per farsi coraggio.
- In verità…in verità non l’avevo capito - mormorò timidamente la giovane pianista.
La ragazza si interruppe, fece un respiro profondo e si voltò verso la porta aprendola di alcuni centimetri - ma è quello che speravo nel profondo del cuore - concluse poi tutto d’un fiato, imbarazzata.
Brian appoggiò una mano sulla spalla della ragazza e la tirò verso di se costringendola a voltarsi ancora una volta
- Non sono mai stato bravo con le parole in queste cose, così preferisco esprimere le mie emozioni servendomi della musica - bisbigliò Brian mentre con una mano accarezzava i capelli della ragazza sistemandoglieli dietro all’orecchio.
Cecilia deglutì e, prima di perdersi in quegli occhi nocciola che da troppo tempo desiderava e che in quel momento sembravano supplicarla, con un gesto rapido si inumidì le labbra.
Il ricciolo si chinò lentamente sulla ragazza, voleva godersi ogni istante; aveva aspettato così a lungo questo momento. Cecilia poteva sentire il respiro irregolare del ragazzo infrangersi sul suo viso; il cuore le stava esplodendo, era così agitata che le braccia e le mani erano percorse da dei formicolii. Nel sentire il ragazzo accarezzarle una guancia, la giovane si dimenticò di essere in uno squallido retropalco; in quel momento c’erano solamente lei e Brian. La ragazza dischiuse leggermente le labbra; il chitarrista la guardò un’ultima volta negli occhi prima di indirizzare lo sguardo su quelle labbra tumide e imploranti che troppe volte aveva sognato di baciare, quando la porta si spalancò violentemente.
- Brian, dove diavolo sei fini..- strillò Freddie prima di interrompersi e rimanere come paralizzato.
- Merda, vi chiedo scusa. Ho interrotto qualcosa? - domandò poi imbarazzato il cantante
- Nulla Freddie, stavo giusto per andarmene - replicò Cecilia che, nel sentire aprire la porta in maniera così rumorosa, si era allontanata rapidamente dal chitarrista - e se non mi muovo Liz e Dan mi uccideranno. A domani sera! - aggiunse imbarazzata la ragazza sgusciando dalla porta.
Dal retropalco i due musici potevano sentire i passi della ragazza allontanarsi.
- Ti chiedo scusa - disse Freddie - avrei dovuto riflettere prima di entrare - proseguì il cantante con tono mesto
- Ma dimmi…com’è stato? - aggiunse poi il ragazzo dai capelli corvini con fare malizioso
- Com’è stato cosa? - replicò demoralizzato il chitarrista
- Ma come cosa? Baciarla! - disse euforico Freddie
- Non l’ho baciata - rispose prontamente il ricciolo
- Non prendermi in giro, vi ho visti sai - incalzò il cantante
- Evidentemente hai dei problemi di vista - replicò secco il chitarrista
- Come sei antipatico! Non mi vuoi dire proprio niente? - piagnucolò il ragazzo dai capelli corvini
- Cosa devo dirti…se tu non fossi entrato così all’improvviso sicuramente l’avrei baciata e ora ti saprei dire di più - rispose sconsolato Brian
- Oh merda ti chiedo scusa! - strillò Freddie abbracciando l’amico
- Non preoccuparti sono comunque felice - cercò di rincuorarlo il ricciolo
- Che cosa? - gridò il cantante con voce acuta - Come fai ad essere felice! Stavi per baciare la ragazza di cui sei innamorato perso quando io, entrando, ho rovinato tutto - concluse visibilmente dispiaciuto il frontman del gruppo
- Non ho bisogno di baciarla, Freddie; non questa sera almeno. Pochi minuti fa ho avuto la conferma che anche lei prova qualcosa di grande per me, ora ne sono certo. E mi basta questo per essere felice - rispose con voce ferma e pacata Brian, con le gote imporporate dall’imbarazzo.
Freddie si portò teatralmente una mano sulla fronte.
- Il romanticismo di Brian Harold May, qualcosa che solo poche hanno avuto la fortuna di provare - concluse con tono solenne il cantante.

- Perdonatemi, vi chiedo scusa - rispose affannata Cecilia una volta uscita dal locale
- Due minuti eh…- commentò Daniel
- Ne sono passati quasi venti…cos’hai combinato nei camerini? - domandò con fare malizioso Elizabeth
- Nulla, io…- tentò di giustificarsi la ragazza
- Sputa il rospo! - sentenziarono i due amici
- Sono andata da Brian e -
- E… - incalzò Liz
- E niente, sono riuscita a farlo confessare - disse tutto d’un fiato la giovane pianista
- A fargli confessare cosa? - si intromise Daniel
- Che White Queen l’ha scritta per me -  replicò euforica Cecilia mentre delle lacrime di gioia iniziarono a rigarle il viso
- Dear friend goodbye, No tears in my eyes, So sad it ends, As it began - canticchiò un provocante Daniel e aggiunse
- Cara Ceci, è ora di cambiare gli ultimi versi di questa meravigliosa canzone - proseguì il ragazzo cingendo la vita di Cecilia
- E la cosa pazzesca è che l’unica ad avere il potere di farlo sei tu - concluse esultante Liz mentre abbracciava felice l’amica.

 

 

 

 

  
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