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Autore: Myriru    13/10/2019    6 recensioni
“Sono stata al fianco del signor Oscar lungo tutta la durata della sua malattia, sono stata l’unica persona di cui si è fidata e l’unica alla quale ha confidato i suoi segreti e le sue paure.
Posso dire di essere una delle poche persone che la conosce davvero, e mi ritengo molto fortunata.
Il mio nome è… Celine Gautier”
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Celine aprì lentamente gli occhi, si sentiva schiacciare contro il materasso. Tentò di alzare il busto ma un peso sul petto la bloccò. Stordita dal sonno, aveva dimenticato della presenza di André su di lei.
«Oh mio Dio… »
Mormorò con voce roca, passandosi una mano sugli occhi. André dormiva placidamente con il capo sul suo petto e le sue braccia circondavano la sua vita. Gli accarezzò piano il viso, ricordando le parole che gli aveva rivelato la sera precedente e liberò la fronte dai capelli corvini e guardò, avvertendo dentro di sé una stretta impossibile da descrivere, la cicatrice che segnava il viso e che gli stava rendendo la vita quasi impossibile. Avvicinò piano la mano alla guancia ruvida e sfiorò con le dita lo zigomo segnato.
Subito si chiese se gli facesse ancora male la ferita, ma non seppe trovare risposta. André si mosse un po’, forse infastidito dalle sue carezze.
«André… devi svegliarti… »
«Altri cinque minuti nonna… »
Celine aggrottò la fronte e si irrigidì per un istante, per poi trattenere una grossa risata. André alzò piano il viso, i capelli che prima aveva spostato erano ricaduti sul viso e gli oscuravano completamente la visuale.
«André? »
«Oh… Celine? »
André scostò rapido i capelli dal viso e sciolse il suo abbraccio. Celine restò stesa sul letto, il viso iniziò ad imporporarsi nel vedere la camicia slacciata dell’uomo.
«Ma che ore sono? »
«Non è tardi… sono le nove, ci siamo addormentati all’alba »
André si passò una mano sul viso, cercando di scacciare via il sonno e guardò la ragazza ancora sotto di sé, un po’ imbarazzato.
«Celine, io non voglio che tu pensi che io sia »
«Un approfittatore? No, assolutamente. Se tu fossi stato un approfittatore io ora sarei senza vestiti »
Disse senza peli sulla lingua guardandolo negli occhi. André non riuscì a controbattere, si allontanò da lei lentamente, dandole le spalle. Anche Celine si alzò, sempre dandogli le spalle, e si risistemò il vestito. Provò a intrecciarsi di nuovo i capelli senza l’uso dello specchio, tenendo stretta tra i denti la cuffietta e, appena ebbe finito, la risistemò in testa.
Cercò di distendere le pieghe della gonna e aggiustò le maniche lentamente, ripercorrendo con la mente le ore passate insieme a lui, a stretto contatto con il suo corpo caldo.
«Posso voltarmi? »
Le chiese André e Celine si voltò a guardarlo, stringendo la stoffa della gonna tra le mani.
«Certo… »
Appena l’uomo si voltò Celine gli sorrise timidamente, André la raggiunse lentamente e aggiustò una ciocca di capelli sfuggita alla ragazza sotto la cuffia, accarezzandole poi il viso con una lentezza e delicatezza unica.
«Grazie… »
Sussurrò lei, tentata data la breve distanza tra di loro di alzarsi sulla punta dei piedi per baciarlo, e lui le sorrise.
“Dannato! Non sorridermi in quel modo! Altrimenti non risponderò più di me”
Celine abbassò lo sguardo sulle sue labbra per alcuni istanti, per poi allontanarsi e abbandonare la sua carezza.
«Sarà meglio che vada… »
Sussurrò a voce bassa, imbarazzatissima.
«Certo, non ti costringo oltre e… grazie Celine »
La ragazza sorrise appena e si avviò verso la porta della stanza, seguita da lui. Lo salutò con un cenno della mano e André sorrise, poggiando la spalla sull’anta della porta completamente aperta. Si sentì osservato, gli bastò girare appena il volto per notare due cameriere fissarlo sbigottite.
 
«Hai saputo di Celine? »
«No, cos’ha fatto? »
«Davvero non ti hanno detto nulla? »
«Cos’è successo? Mi stai facendo preoccupare! »
«Questa mattina Lucie e Armandine l’hanno vista uscire dalla stanza di André »
«Davvero? »
«E Sophie ha detto che, sempre stamattina, il letto di Celine era intatto! Non è tornata in camera ieri notte! »
«Quindi mi stai dicendo che Celine e André…! »
«Sì!»
«State parlando di André e Celine, vero? »
«Sì! »
«Da non crederci, si fosse trattato di quel porco di Xavier l’avrei anche perdonata… ma André! Gli vado dietro da quando avevo sedici anni e lei, dopo neanche due giorni ci va già a letto! »
«Ma cos’avrà mai di tanto speciale quella ragazza? Non è nulla di ché….! »
«Che fortuna però… come vorrei essere al suo posto! »
«Zitte! Sta arrivando Oscar »
Il gruppetto di cameriere si zittì e si divise all’istante, Oscar scese lentamente le scale e nel mentre si aggiustò la manica della camicia. La testa le doleva maledettamente e non si sentiva al massimo delle forze, doveva essere un po’ influenzata.
Non ricordava di essere tornata in camera e l’idea che qualcuno potesse averla vista ubriaca la faceva sentire a disagio. Portò una mano alla fronte e cercò di non pensarci più. Un paio di cameriere le passarono vicino e le seguì con lo sguardo, incuriosita dal loro bisbigliare.
Appena arrivò alla fine delle scale fu colpita da un lieve colpo di tosse e poi quando alzò lo sguardo vide Celine camminare verso la sua direzione con un vassoio tra le mani delle ceramiche di Sèvres1 per la colazione.
La ragazza fece un piccolo inchino, attenta a non far cadere le porcellane preziose, e la superò. Oscar sorrise e la seguì con lo sguardo.
“Celine… perché hai il suo profumo addosso?”
 
«Quando farai ritorno in caserma, André? »
«Domani devo trovarmi lì per le quattro »
«Capisco… »
Celine lanciò uno sguardo furtivo ad André e tornò ad occuparsi di tagliare le cipolle per lo stufato, incurante degli sguardi che le altre cameriere le rivolgevano. Deglutì a vuoto, tremando dalla vergogna.
Si sentì a disagio.
Aveva sentito alcune ragazze parlare di lei e di André, delle supposizioni errate sulla notte trascorsa insieme e avrebbe voluto sparire dalla circolazione.
Avrebbe voluto urlare che tutto quello che loro dicevano era falso, che lei non lo aveva sedotto e che non era stata sua. Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi ed era sicura che non fosse colpa della cipolla che stava tagliando.
«Celine? Posso parlarti un attimo? »
André si era avvicinato a lei e aveva poggiato la mano sulla sua spalla, facendola sussultare.
«Certo »
Posò immediatamente il coltello e si pulì le mani con un panno. Lo seguì in silenzio sotto lo sguardo incuriosito delle cameriere e del maggiordomo, tornò a respirare solo quando si ritrovò fuori dalla cucina, nel cortile, sotto un cielo plumbeo.
Celine strinse le spalle, percossa da un brivido di freddo improvviso, e guardò André in viso.
«Celine mi dispiace… ho sentito che »
«Non fa nulla, l’importante è che né i padroni né tua nonna ne siano a conoscenza, il resto non conta »
«Non dovevo costringerti a seguirmi »
«Non mi hai costretto a fare nulla, davvero »
Gli sorrise dolcemente, sperando di placare la sua preoccupazione e si avvicinò a lui, accarezzando la sua guancia come aveva fatto quella stessa mattina. André chinò il capo contro la mano di lei, senza distogliere lo sguardo.
«Non abbiamo fatto nulla di male… »
«Sembra che tu voglia convincere più te stessa che me »
Celine rise, un po’ era anche vero.
«Sarà meglio entrare, tra poco inizierà a piovere »
«Ho saputo che la signora non sta bene, cos’ha di preciso? »
«Credo abbia della febbre alta, chiedi meglio ad Anaëlle, è la sua cameriera personale »
Disse André aprendo la porta che conduceva alle cucine, con un cenno del capo la invitò ad entrare e lei obbedì, infreddolita.
 
«Come mai  c’è il dottore? »
Chiese Oscar notando l’aiutante del medico chiudere le porte della stanza di sua madre.
«Per un controllo, la signora aveva detto di sentirsi meglio ma vostro padre ha preferito non rischiare una ricaduta »
«Capisco »
Oscar si tolse lentamente i guanti continuando a guardare la porta chiusa del genitore con sguardo assorto.
«Non vi angustiate per lei, starà meglio »
Disse Celine con dolcezza, catturando l’attenzione di Oscar.
«Oh, certo… hai ragione tu. Potresti… portarmi un po’ di cioccolata calda in camera? »
«Certamente »
Celine fece un piccolo inchino e si allontanò dall’entrata dove aveva accolto Oscar e, istintivamente, si voltò a guardarla un’altra volta: stava ancora fissando la porta e stringeva i guanti tra le mani.
“Devi essere davvero preoccupata per tua madre…”
Pensò Celine intristita, poi la vide tossire, di nuovo, e impallidire d’improvviso. Celine mosse un passo verso di lei, preoccupata, ma non ne ebbe il tempo di farlo. Oscar era corsa in camera sua.
 
«Ecco, la cioccolata è pronta. Ti prego solo di una cosa Celine, falla bere tutta a Oscar! Almeno ingerisce qualcosa »
Disse la governante preoccupata, Celine comprese e le sorrise comprensiva. Oscar doveva mangiare di più e quella tosse non le piaceva neanche un po’, aveva un brutto presentimento. Forse sarebbe riuscita a convincerla a parlare con il dottore. Prese il vassoio e si avviò verso la stanza di lei, immersa nei suoi pensieri e bussò piano alla porta, ricevendo un lieve sì come risposta.
Entrò cercando di non far cadere le preziose porcellane e chiuse la porta a chiave, si incamminò verso il tavolino che aveva davanti e poggiò con cautela il vassoio. Oscar la raggiunse lentamente, Celine prese la teiera ripiena di cioccolata e la versò nella tazza lentamente. Quando Celine le porse la tazza piena notò le sue mani tremare.
«Grazie mille Celine »
«C’è qualcos’altro che posso fare per lei? »
Chiese gentilmente guardandola in viso, Oscar bevve un sorso di cioccolata e la guardò in viso.
«No, puoi andare, grazie »
Celine annuì, un po’ delusa, e si avviò verso la porta.
“Maledizione… devo convincerla a parlare con il medico o io”
I suoi pensieri furono interrotti dalla tosse violenta di lei. Si voltò di scatto e, spaventata, si avvicinò a lei che, nel frattempo, si era accasciata a terra e copriva la bocca con le mani.
Provò a chiamarla un paio di volte e, quando quella crisi terminò, Oscar poggiò il capo sulla spalla della ragazza, sfinita.
«Vado a chiamare il dottore, arriverà presto »
«No… non c’è bisogno… è solo l’influenza. Devo riposare solo, mi sentirò meglio »
«No, se non volete che si sappia gli dirò che volete essere aggiornata personalmente dello stato di vostra madre, va bene? »
Oscar la guardò negli occhi, senza poter replicare e la lasciò andare. Provò ad alzarsi facendo forza sulle braccia e fu difficile mantenere l’equilibrio per un paio di secondi.
“Mio Dio…”
Sussurrò e si guardo il suo riflesso nello specchio alla sua sinistra, notando quanto il suo viso fosse effettivamente più magro. Avvicinò la mano allo specchio, come se quell’immagine riflessa non fosse la sua ma il rumore della porta la bloccò: il dottore era arrivato.

1= Nel 1740 venne fondata una manifattura di porcellana a Vincennes per volontà di Luigi XV e Madame de Pompadour. Trasferita poi a Sèvres nel 1756, questa manifattura fu unita ai beni della Corona nel 1759. Tra le clienti più famose spiccano la Contessa Du Barry e la regina Maria Antonietta. (Fonte: Wikipedia)
   
 
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