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Autore: Blackvirgo    13/10/2019    3 recensioni
“Perché, nonna? Che succede quando la luna diventa blu?”
“Succede che gli spiriti sono in giro. E quando ci sono gli spiriti, arrivano i lupi. E cose peggiori dei lupi.”

***
Iniziativa: questa storia partecipa al #Writober2019 di Fanwriter.it
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Iniziativa: questa storia partecipa al #Writober2019 di Fanwriter.it
Prompt.13: luna piena - flashback
Numero parole: 1364

 

Blue Moon

Capitolo 3 - Ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae


“È ora di andare,” disse Lia. “Bambini, muovetevi!”

La vecchia prese il bastone, si sistemò lo scialle e si avviò lentamente verso l'uscita con Maria per mano. Tonino li aveva preceduti fuori, Dino era andato ad assicurarsi che la porta della stalla fosse ben chiusa.

I lupi ululavano. Non era ancora calata la notte e quella sera ci sarebbe stata la luna piena.

Era per quello che uscivano, quella sera. Sarebbero andati nella borgata vicina per recitare il rosario nella stalla dei Franchi. Quella luna stava sconvolgendo tutto e tutti.

Dino si avvicinò alla moglie e prese dalle sue mani il cesto con la paglia, offrendosi di portarlo. Lia sorrise per quella gentilezza. Non poteva permettersi di stare per una sera intera con le mani in mano, le avevano commissionato delle borse di paglia: con il compenso avrebbe comprato il sale. Tra qualche mese avrebbero dovuto ammazzare il maiale e la carne, purtroppo, non si conservava recitando rosari. Anche se, indubbiamente, aiutavano.

***

La creatura sì alzò e iniziò a camminare lentamente, sfiorando appena il terreno coperto da foglie secche e foglie marce. Aveva solo la vaga idea di dove dovesse andare, ma sapeva di dover trovare il torrente: da lì sarebbe stata in grado di orientarsi. Avanzò guardandosi attorno e beandosi del suo profumo: non se lo ricordava così fitto quel bosco. Non se lo ricordava così vivo. Un rapace prese il volo sopra la sua testa, spaventato, e lei sorrise nel vedere il suo battito d'ali silenzioso portarlo a diventare ombra tra le ombre. Camminò fino a una radura, erbosa dove i suoi piedi sfiorarono fili d'erba umidi. Alzò lo sguardo, il viso rivolto al cielo, le braccia all'indietro, e respirò a pieni polmoni l'aria della notte. Pochi attimi e gli stralci di nuvole grigie attorno alla luna se ne andarono, lasciandola rifulgere in tutto il suo splendore.

Anche quella notte c'era la luna piena. Ricordava di aver corso lontano da casa, senza sapere dove andare. Voleva scappare. Doveva scappare per salvarsi, per sopravvivere. Per vivere. Il terreno era duro sotto i suoi piedi scalzi e l'aria era troppo fredda perché la camicia da notte di cotone che lei stessa aveva ricamato potesse ripararla. Ma avrebbe sopportato il freddo e le ferite ai piedi, avrebbe superato anche la paura... ma una radice si era messa tra lei e la salvezza. Aveva sentito il sangue scendergli dal naso, la bocca riempirsi di foglie secche e di foglie marce, gli occhi di lacrime. Vide l'ombra di quel demonio coprirla e lei seppe di essere perduta.

Ma ora era tornata, sotto la stessa luna dalla luce blu.

I fuochi fatui che l'avevano seguita facendo capolino tra gli alberi, si fecero coraggio e si avvicinarono a lei, attratti dal richiamo alla vita. Le danzarono attorno e lei seguì con le mani e con la testa i loro movimenti, unendosi al ritmo del respiro delle fronde, allo sfrigolio con cui si muovevano nell'aria.

I lupi ulularono.

Le braccia le caddero lungo i fianchi. Doveva trovarli. E poi doveva trovare la strada di casa.

Si mosse leggera come nebbia. I fuochi fatui la seguirono.

***

Ave Maria, gratia plena,
Dominus tecum,
benedicta tu in mulieribus,
et benedictus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta Maria, mater Dei,
ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae.
Amen.

“Dicono che fosse la figlia del mugnaio.” La vecchia Aurora, padrona della stalla dei Franchi, mise via il rosario.

“Ma non si è sposata ed è andata a vivere in città?”
“Ma non quella!” Aurora alzò lo sguardo dal suo lavoro che già teneva a pochi centimetri dagli occhi. L'età era una brutta bestia, ma non era mai stata una scusa per restare inoperosi. “E soprattutto non quel mulino, che Dio ce lo conservi! Quello distrutto lungo il torrente. Ormai gli unici ad abitarlo sono gli scoiattoli e gli uccellini che fanno il nido nel salice che vi è cresciuto dentro.” Fece una pausa per raccogliere altra paglia dal suo grembo. “Dicono che la fanciulla fosse uscita di casa da sola, di notte, e che l'avesse presa il Diavolo in persona. Non la ritrovarono mai anche se era una notte di luna piena, come questa.”
“Neppure il corpo?” chiese Lia.

Aurora scosse il capo. “No, è per questo che ogni tanto torna. Perché non è stata neppure seppellita e nessuno le ha tolto la maledizione di essere stata toccata dal Maligno.”

Tutti i presenti si fecero il segno della croce.

“Sono i fuochi fatui a mostrarsi per chiedere preghiere,” commentò Agata, il fazzoletto che portava in testa storto su un orecchio.

“I fuochi fatui vorrebbero che qualcuno ricordasse il loro nome,” rispose la vecchia Viola. “Ma i fantasmi... a loro è rimasto qualcosa da fare, un cruccio da risolvere, una vendetta da perpetrare. Ma il tempo passa diversamente per loro e per noi. E diventa difficile risolvere qualcosa, quando chi l'ha combinata è ormai morto e sepolto.”

Il silenzio invase la stalla, disturbato solo dagli sbuffi degli animali. Dino guardò la prozia e una goccia di sudore freddo gli scese lungo la schiena. Odiava quelle storie che mettevano i brividi alla gente, buone solo a convincere i bambini che la notte è un affare pericoloso. E odiava quel modo che aveva di raccontarle lei, come se fossero vere, come se non fossero materia per vecchie fuori di testa, ma insegnamenti da seguire. “È ora di tornare a casa,” disse.

“Volete rimanere a dormire qua?”

“No, grazie.” Non sarà una vecchia storia a farmi venire paura del buio.

I due bambini si erano appisolati, ripresi più volte perché non facessero confusione durante le preghiere e quindi annoiati dall'inedia e dalla monotona litania del rosario. Lia chiamò Tonino che si sfregò gli occhi mentre Dino prese in braccio la piccola Maria che pareva non volesse saperne di svegliarsi. Le buttò addosso una coperta perché non prendesse freddo.

“Buona notte,” salutarono. Non accesero la lanterna che si erano portati dietro: la luna piena illuminava il sentiero quasi a giorno, tanto valeva risparmiare l'olio e lo stoppino. Sembrava impossibile che potesse accadere qualcosa di male in una notte come quella: era incantevole. Di tanto in tanto un'ombra offuscava la luce e, alzando gli occhi, si vedeva solo una nuvola fugace passare davanti all'astro d'argento. Camminavano silenziosi, il tempo del passo scandito unicamente dal bastone della vecchia sul terreno.

“I lupi ululano,” osservò Dino. Di tutte le storie che raccontavano dietro quella luna, questa era l'unica che davvero riusciva a preoccuparlo. Perché i lupi erano pericolosi e lui, con il vecchio schioppo che suo padre usava per andare a caccia e le poche cartucce che aveva, non era sicuro di essere in grado di proteggere la sua famiglia o il suo bestiame.

“Le storie di quella vecchiaccia di Aurora mi mettono sempre i brividi,” osservò Lia, tenendo saldamente Tonino e il cesto con la paglia intrecciata nell'altra.

Viola ridacchiò sotto i baffi: lei e quella vecchiaccia erano andate a scuola insieme, ai pascoli assieme e si erano sposate nello stesso anno. Non erano propriamente amiche, ma erano coetanee. Bello sapere cosa pensava sua nuora anche di lei! Perché quelle storie erano anche le sue, narrazioni che avevano perso il contorno della realtà per trasformarsi in leggenda, ma che solo gli sciocchi le deridevano. E Lia non era una sciocca: aveva paura, ma voleva mostrare coraggio, voleva avere il coraggio per difendere i suoi bambini. Stirò gli angoli delle labbra in un sorriso: magari non sarebbe successo niente. Magari sarebbe bastato andare per la propria strada. Dovevano attraversare il torrente, ma erano anni che nessuno si avvicinava al vecchio mulino. Dicevano che portava male e quello era sufficiente a renderlo un posto per banditi e gente di malaffare.

Una folata d'aria si alzò all'improvviso assieme alla polvere e ogni stralcio di nube si allontanò dalla luna.

“È questo, mamma!” esclamò la piccola Maria, improvvisamente sveglia. “Quello che ho sentito ieri. Il respiro del bosco.”

I lupi ulularono, sempre più vicini.

La vecchia alzò lo sguardo verso gli alberi, verso un punto in cui la luce della luna sembrava brillare più intensa e di una sinistra sfumatura bluastra.

***

Black notes:

  • Ce l'ho fatta a rimettermi in pari! Olé!

  • E anche oggi due prompt al prezzo di uno... XDDD

   
 
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