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Autore: rocchi68    13/10/2019    2 recensioni
Dawn era convinta, anche a distanza di anni e con una situazione non proprio rosea, che la sua fosse stata una scelta ben ponderata.
Aveva riflettuto a lungo prima di scegliere la sua futura meta scolastica. Aveva girato almeno una dozzina di licei se per questo e con un po’ di fatica i suoi desideri e le sue speranze si raccolsero tutte nello stesso liceo.
Il facile era stato cancellare quegli ambienti, classico e linguistico, che non rientravano nelle sue corde e di cui aveva un’immagine piuttosto negativa. D’artistico o tecnico non aveva nulla tra le mani e pertanto, affascinata dalle sue materie e dalle immense possibilità future, aveva virato sullo scientifico.
Come se la scelta della scuola fosse così importante, vero?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Mike, Scott, Zoey
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Si era fatto fregare come un babbeo.
Aveva accettato la gita scolastica, aveva negoziato inutilmente per mantenere la tradizione dell’assenza durante l’ultimo giorno scolastico e si era fatto immortalare in quella stupida foto.
Un errore dietro l’altro.
Nemmeno il suo proposito di staccarsi da quelle piattole durante il viaggio in montagna era andato a buon segno.
Prima Mike, poi Gwen l’avevano richiamato, mentre lui cercava di divincolarsi da quella tenaglia dolorosa.
E non era andata per niente bene nemmeno con la suddivisione delle stanze.
Chris McLean e Chef Hatchet avevano rispettato il buonsenso della società: ragazzi e ragazze avrebbero dormito in stanze separate con la speranza che questa semplice mossa fosse sufficiente per spegnere i bollori di alcuni che si rifugiavano in camere improprie e che facevano baldoria per diverse ore.
E lui era capitato con il gruppo meno tranquillo della classe.
Passi per Cameron che viveva come in una bolla, per Mike che era allampanato da far paura e per Cody che doveva informare la sua stalker di ogni movimento, ma Brick e Lightning erano la peggiore punizione possibile.
Avrebbero raccontato storie insipide per tutto il tempo, si sarebbero scambiati consigli come se fossero a un ritrovo di alcolisti anonimi e sarebbe stato costretto a fingere d’essere addormentato, pur d’evitare il loro terzo grado.
Brick avrebbe continuato a parlare di Jo, Lightning gli avrebbe chiesto consiglio per conquistare Anne Marie e Scott si sarebbe fatto il sangue amaro per quella situazione che non lo riguardava. Sembravano come quelli che infilavano il coltello nella piaga per poi scusarsi e fingere di non averlo fatto volontariamente.
Detestava quella facciata e consapevole di ritrovarsi in una gabbia, aveva adottato l’unica scusa per salvarsi dalla classe. Dandosi malato, sarebbe rimasto in camera fino alla fine della gita e avrebbe mantenuto intatta la sua sanità mentale.
Al contrario la foto sarebbe stata compromettente.
Per la prima volta lui avrebbe sorriso e avrebbe accontentato gli altri con quel ricordo insulso.
A chi importava di quel ricordo?
Tanto fra un anno si sarebbero persi di vista e la famosa e promessa rimpatriata non sarebbe mai stata possibile. Per una serie di motivi alcuni avrebbero tirato pacco e l’unità per cui Dawn si era tanto impegnata, sarebbe andata nuovamente in frantumi.
Chi avrebbe ricordato quella classe di babbei con una nota malinconica, se poi ognuno avrebbe preso la sua strada?
Alcuni avrebbero continuato con l’Università, altri avrebbero terminato gli studi e avrebbero cercato lavoro, Dakota e Anne Marie avrebbero inseguito il loro sogno, ma sostanzialmente ognuno avrebbe ignorato la scelta degli altri.
Le promesse di uscire ancora insieme, sarebbero state vane.
Scott per primo ci aveva riso su e aveva scommesso un buon centone che nulla sarebbe mai stato come loro credevano. Usciti dall’aula, con la Maturità in mano, sarebbero rifiorite quelle antiche rivalità che non erano stati in grado di placare. E qui né Dawn, né tanto meno la sua preparazione strategica, erano sufficienti per mettere una toppa a quella situazione.
La classe era sì riunita, ma nel profondo alcuni potevano avere ottimi motivi per distanziarsi magari dal compagno di banco o da quello con la reputazione compromettente.
L’esempio più semplice poteva essere ricercato nella stessa Dakota. Ammettendo che diventasse famosa, che i suoi provini le fornissero ciò che aveva sempre sognato, poi avrebbe accettato di uscire con una classe che poteva contare la presenza di uno sfigato, di una stalker e di un bambino incapace di liberarsi della sua eterna inseguitrice?
Per costruirsi un’immagine spesso bisogna limare certi dettagli e sbarazzarsi di altri elementi che potrebbero compromettere la stabilità del tuo desiderio massimo.
E Scott non poteva rimproverare nessuno se tra una decina d’anni si fosse messo a fissare la foto, per poi chiedersi chi erano quegli strani tizi con cui l’aveva scattata.
Avrebbe cancellato i vestiti, i discorsi e i vari pettegolezzi. Avrebbe dimenticato Duncan che era legato a braccetto con Courtney.
Il suo cuore non sarebbe rimasto colpito dalla canzone strappalacrime della band di Trent e di sicuro non avrebbe riflettuto poi molto sul discorso del Preside.
Erano sempre le stesse cose: le classi cambiavano, i professori si disperavano in ugual misura, ma quelle parolone del vecchio rimanevano in eterno.
E strappata la promozione anche per quell’anno, aveva preso in mano il cellulare e si era avviato verso casa, senza curarsi minimamente di salutare qualcuno.
 
Beverly era rimasto nell’ombra fino all’ultimo momento.
Quando Dawn aveva mandato la foto al moderatore per informarlo di aver vinto la scommessa, ecco che lui aveva provveduto a fregargli il posto.
Aveva preparato tutto nei minimi dettagli.
Innanzitutto aveva recuperato la chat fino a dove era stato in grado, poi aveva creato un file parassita che si sarebbe attaccato al profilo del moderatore e che lo avrebbe informato delle varie notifiche e in ultima avrebbe sfruttato un indirizzo cui era difficile risalire.
E quando vide la foto della classe davanti a sé, ricopiò alcuni dati sul suo programma e poi diede inizio alle danze.
Il moderatore non sarebbe più stato quel babbeo che aveva aiutato finora Dawn. Non avrebbe mai saputo chi era quell’ingenua ragazza che aveva descritto i suoi problemi e cui aveva dato diversi consigli preziosi.
Ora era lui quel tizio e poco gl’importava dei sentimenti altrui.
Chi mai si era curato di lui quando, muto come un pesce, doveva comunicare con quel maledetto aggeggino robotico?
Gli sarebbe bastato anche parlare con voce rauca, ma no…il destino era stato così clemente che, dinanzi alle sue preghiere, si era voltato dall’altra parte. A chi gli ripeteva che la fede e l’esercizio potevano essere ottime contro un simile problema, lui rispondeva, digrignando i denti.
Che cosa poteva cambiare? Aveva provato di tutto per guarire da quell’incidente.
Aveva letto tutti i rimedi della nonna, aveva tentato un’operazione chirurgica mini-invasiva, aveva cercato di pregare e alla fine si era arreso: il destino, quello che tutti credevano si potesse cambiare o migliorare, l’aveva costretto a rimanere muto.
C’era chi stava peggio, ma quella era davvero vita?
Esprimere i propri sentimenti verso la donna amata o chiedere un consiglio con quella voce robotica sarebbe stato chiaramente impossibile. Qualcuno avrebbe anche potuto guardare oltre quell’impedimento, ma nessuno avrebbe potuto stabilire se fosse sincero o meno. E si sa il dubbio oltre ad ammazzare le normali sicurezze, apre a una situazione talmente distorta da renderla irreale.
Non aveva nemmeno pensato che Dawn potesse guardarlo in faccia, per poi allontanarsi disgustata.
Forse lei avrebbe avuto pietà e gli avrebbe concesso l’occasione che andava ricercando. Per fare questo, però, doveva omettere il furto che era stato costretto a perpetrare e fingersi seccato per quell’appuntamento che lei avrebbe preteso con insistenza.
“Ce l’ho fatta, hai visto?” Digitò lei, mentre Beverly si sentiva emozionato per quelle prime parole di contatto.
“Non avevo dubbi in proposito.”
“Tra Brick e Scott è stato davvero un anno difficile.”
“L’hai perdonato?”
“Ho ancora un anno per conoscerlo meglio.”
“Non è quello che volevo sentirmi dire, ma pazienza.”
“Perché sei così fissato con Scott?”
“Perché ci sono persone che hanno bisogno di molto aiuto per emergere.”
“Anche tu sei così?” Lo interrogò, facendolo annuire.
“Lo capirai quando ci incontreremo.”
“Posso sapere almeno in che scuola vai e come ti chiami?”
“In comune oltre che l’età e la città, abbiamo anche la scuola.”
“Davvero?”
“Può essere che mi conosci.”
“E il nome?”
“Se te lo dicessi, non sarebbe più una sorpresa.” Rispose Beverly, quasi fosse consapevole che quell’alone di mistero era necessario per invogliarla a presentarsi.
Se si fosse descritto, avesse menzionato il suo problema e via discorrendo, difficilmente lei si sarebbe presentata e avrebbe accettato di uscire ancora. Non aveva grosse pretese, ma sperava che il diventare moderatore, la spingesse a rivedere le sue posizioni e che, una volta corretta, potesse concedergli una lunga serie di appuntamenti e di diventare in futuro il suo ragazzo.
“Che misterioso.”
“Guarda che sei ancora in tempo per rifiutare.” Le fece presente, facendola inconsciamente annuire.
“È da quando è cominciata questa storia che non vedo l’ora di conoscerti.”
“Sei stata davvero brava a sistemare i problemi della tua classe, ma ricorda che non è così semplice mantenere tutti sulla stessa lunghezza d’onda.”
“E la tua classe? Se non mi sbaglio hai detto che anche nella tua, c’erano dei problemi.”
“Impossibili da risolvere.”
“Perché?”
“Perché viviamo tutti con idee sbagliate e senza alcun punto di contatto.”
“Questa è la prima volta che critichi le tue idee. Sei sicuro di sentirti bene?” Gli chiese Dawn, cogliendolo di sorpresa. In effetti, senza volerlo, aveva parlato come se dall’altra parte, ci fosse un qualcuno che conosceva il suo incidente. Come se avesse sempre affrontato con spavalderia la sua vita e non si fosse mai pianto addosso.
“Ho solo un po’ di mal di testa.” Nicchiò, cercando una scusa valida.
“Mi sembrava strano che non difendessi le tue intuizioni.”
“A volte capita.”
“L’ultima volta che te l’ho fatto notare, eri quasi pronto a cacciarmi dal sito.”
“So che non dovrei chiedertelo, ma tra te e Scott è successo qualcosa?” Richiese Beverly che rileggendo la chat nei giorni precedenti, aveva notato come tra i due vi fosse qualcosa di fin troppo strano.
S’incontravano spesso, parlavano a lungo, distraendosi dai propri problemi e se ne uscivano come due semplici confidenti obiettivi.
Se Scott le parlava, era solo per migliorare i rapporti con Alberta e contando sulla somiglianza caratteriale era convinto di non fare troppa fatica, mentre Dawn continuava la sua riabilitazione per sospingerlo ad accettare il resto della classe.
“Siamo solo amici.”
“Questa è come la storia di quelli che continuano a negare, nonostante sia evidente il contrario?”
“No! Questa è la storia che io e Scott siamo solo amici e che tra noi non ci sarà nulla più di tutto questo.”
“Sei sicura?”
“Se c’è un ragazzo con cui voglio uscire, quello di sicuro non è Scott.” Replicò annoiata, cercando di non pensare a quel compagno che, nelle ultime settimane, l’aveva convinta di un lato tenero e segreto che nessuno era ancora riuscito a scorgere.
“Chi disprezza, compra.”
“Scott non è un cattivo ragazzo: lui ne ha passate tante e sono sicura che ce la farà.”
“E lasceresti un amico che è in difficoltà solo per uscire con me? Credo che tu non sia cresciuta così tanto come mi hai fatto credere finora.” La rimproverò Beverly, continuando a ripetere fino alla nausea quegli sciocchi discorsi senza senso pratico.
A lui, sinceramente, di quell’attrarre e allontanare allo stesso tempo, gliene importava ben poco. Lo faceva soltanto per convincerla che lui era il vero moderatore e non uno fittizio che aveva rubato il posto a quello precedente.
“E cosa dovrei dire?”
“Dovresti accettare quello che ti dice il cuore.”
“E sarebbe?”
“Se non sai che cosa provi per lui, come posso suggerirti quale mossa fare in futuro?” Chiese Beverly che si stava impantanando in un discorso senza futuro e che le stava fornendo dei consigli che la sospingevano lontana dalle sue spire.
“In tutto questo non mi hai detto, dove possiamo incontrarci.”
“Conosci il locale di Gerry?”
“Intendi quello che si trova tra la farmacia e la boutique di Lindsay Foster?”
“Precisamente.”
“E quando?”
“Per questa settimana sono ancora un po’ impegnato. Se non hai altri appuntamenti, cosa ne diresti del prossimo sabato verso le 15?” Propose Beverly, giocando su quei pochi giorni rimanenti per imparare a memoria i vecchi discorsi della chat.
“Ti aspetto lì.”
 
Erano circa le 17, quando rientrò e si sedette vicino alla sua scrivania per accedere alla sua vecchia chat di cui era moderatore.
Se qualcuno fosse entrato nella sua stanza, di sicuro avrebbe brontolato per l’oscurità che poteva causargli danni alla vista, ma lui avrebbe affrontato quei noiosi interventi con cieco cinismo.
Dopo aver nutrito il gatto di famiglia e aver giocato un po’ con lui, si era deciso a leggere le ultime novità che stavano scombussolando la vita della sua fedele utente.
Tuttavia, nel caricare la schermata, aveva notato un qualcosa di strano.
Innanzitutto gli era stata richiesta una password che compariva raramente e poi si era ritrovato davanti all’aggiornamento dell’antivirus. Che fosse una giornata storta l’aveva intuito fin dalla mattina, quando si era ritrovato intrappolato in una bella seccatura da cui non era riuscito a divincolarsi.
Eccettuato questo e la sfortuna del mezzo di trasporto, non aveva avuto poi grosse noie.
Al contrario poteva affermare di essersi almeno un po’ divertito.
Aveva mangiato, ascoltato le canzoni di fine anno scolastico e assistito svogliatamente a una partita di basket tra professori e allievi.
Ora, però, che era tra quelle quattro mura, si era ritrovato schiacciato da nuove seccature.
Superato lo scoglio della password e chiuso l’antivirus, aveva tentato di accedere, tramite sito Web, al suo profilo. E anche qui gli era stato fatto notare che era richiesta la password e che, quella successivamente inserita, non era più valida.
Aveva provato, a questo punto, a richiederne una nuova, ma inutilmente.
Il messaggio non arrivava mai alla sua casella di posta. Si era premunito, quindi, con un’email di riserva, ma anche questa deviazione non aveva sortito il minimo effetto.
Quello che appariva dinanzi ai suoi occhi era soltanto lo schermo di registrazione che, tuttavia, gl’impediva di proseguire oltre. La sua password veniva negata, la possibilità di richiederne una nuova idem e la casella di posta non sembrava più nemmeno così solida.
Degli altri moderatori non ricordava il contatto e anche nell’avviare più volte quel programma, riscontrò sempre il medesimo errore.
Lui non poteva più entrarvi e, sommando tra loro tutti gli indizi ricevuti, arrivò a un’unica risposta.
Qualcuno era riuscito a occupare il suo posto e ne stava ricopiando il lavoro.
L’unico quesito che si pose, oltre a quelli relativi su come proteggere al meglio il suo computer e recuperare i dati d’accesso, era chi potesse essere stato. Perso quell’innocente passatempo che l’aveva tenuto impegnato finora, non gli sarebbe rimasto altro da fare che scoprire il colpevole.
Una persona normale si sarebbe anche sforzata, sprecando tempo ed energie, ma lui non era per niente come gli altri. Gli andava bene che qualcuno avesse rubato il suo lavoro e pertanto avrebbe fatto un passo indietro e non avrebbe fatto assolutamente nulla per impedire quella situazione.
Vittoria o sconfitta, almeno in quel momento, erano assolutamente irrilevanti. Non avrebbe mai indagato per beccare l’impostore che si sarebbe vantato del suo lavoro.




Angolo autore:

Ryuk: E Beverly si è mosso.
Ciao, ciao moderatore.

Insegna agli angeli come si danno ottimi consigli per poi sparire nel nulla.

Ryuk: Non lo vedremo più, giusto?

Chi lo sa.
Non è interessato a beccare Beverly e, quindi, non gliene frega molto che il suo operato venga macchiato.

Ryuk: Una svolta intrigante.

E i lettori si armeranno di forconi e c'inseguiranno da qui fino in Cina.

Ryuk: Per quanto riguarda le altre storie su cui stiamo lavorando, siamo messi bene.

Ci sarebbe una short che potrei pubblicare durante la settimana e un'altra long che, in certi aspetti, prende spunto da una mia serie passata. Non sarebbe uguale, ma ci si possono trovare diversi punti in comune.
Le motivazioni, semmai dovesse uscire (non ne sono ancora così certo, malgrado le buone idee), però, sarebbero molto diverse.
Sperando di avervi dato una buona notizia in questa confusione, vi saluto.

Ryuk: Ti vuoi far perdonare che il moderatore sia sparito?

Stai zitto che son guai.
A presto!

 
   
 
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