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Autore: Ersy    14/10/2019    0 recensioni
Ci siamo incontrati così tante volte, ma sono sempre rimasta concentrata solo sulla superficialità, non cerchiamo di vedere oltre un corpo, una bella apparenza, pregiudizi creati da noi stessi o dagli altri. Ma se batti queste barriere può crearsi una svolta, un qualcosa che non avrei mai immaginato.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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‘Dafne!’  Quasi urlò Soledad, che stava seduta nel banco accanto al mio, stavamo aspettando che la professoressa arrivasse io ero quasi imbambolata a guardare il muro avevo troppo sonno pensavo solo a quanto sarebbe stato bello starsene a letto.
Soledad continuava a parlare della sua cotta e di quanto fosse innamorata, e io continuavo ad annuire ma volevo solo che smettesse di parlare, avevo troppo sonno e la sua voce sinceramente mi disturbava. Dopo qualche istante entrò la professoressa che iniziò a spiegare tra uno sbadiglio e l’altro anche questa lezione passò. Odiavo andare a scuola, odiavo le persone non sapevo davvero comportarmi con loro, e qualsiasi cosa io facessi temevo di sembrare una tale idiota, forse lo ero.
Ma lasciando stare le mie paranoie dovevo andare nell’aula di disegno passai per il corridoio con la mia enorme cartella da disegno, che pesava un sacco, giunta davanti le scale presi fiato e soprattutto coraggio sperando di non cadere e salì, a monte di quelle scale mi ritrovai Alec Castillo, un dio greco sceso dall’olimpo che nonostante fossimo nella stessa scuola penso non ricordi il mio nome, ricordo ancora le uniche parole che ci scambiammo costretto dal preside per far pubblicità a un’attività scolastica, mi mostrai sicura mentre parlavo con lui mentre dentro il cuore mi batteva all’impazzata, non ero innamorata di lui, tanto meno avevo una cotta però mi metteva quasi in soggezione tale bellezza, quegli occhi cristallini, e i capelli corvini e quelle labbra e quel sorriso, basta. Non ho una cotta per lui lo giuro, me lo ripetevo. Non sapevo nulla su di lui, c’è chi diceva fosse uno stronzo, e chi parlava di lui in modo positivo.
Posai le cose sul mio piano da lavoro, e sistemai i pennelli e le matite, presi il mio foglio e poi con fatica cercavo di chiudere la cartella di plastica, maledetto chi aveva inventato questi affari del diavolo, impossibili da chiudere cartelle inutili mi ripetevo, e tra lo sistemare i mille colori, e aggeggi vari di si ruppe.
Ci fu qualche risatina e nessun ‘ti posso aiutare’. smisi di cercare di aggiustarla e mi focalizzai sul mio disegno che ritraeva un volto di un uomo, qualcuno passava attraverso i banchi e con approvazione guardava il mio lavoro, e a me piaceva sentire che qualcuno apprezzasse i miei ritratti. Finita anche questa giornata disastrosa mi accingevo ad andare a casa con la roba in mano e la mia cartella sgangherata che avrebbe aggiustato mio padre, iniziò a piovere ero sicura che qualcuno mi stesse mandando qualche maledizione, avrei dovuto prendere qualche cristallo o talismano per togliermi la sfiga di dosso, cercavo di correre e trovare dove potermi riparare decisi di andare in quel chiosco vicino scuola che era abbandonato durante il periodo scolastico e riprendeva vita in primavera, c’era una specie di bancone dove mi misi, ero in pessime condizioni e i miei capelli rosa si erano attaccati al maglione che portavo colorandolo.
‘Anche tu sorpresa dalla pioggia?’ Alec, disse mettendosi sul bancone seduto a gambe incrociate mentre accendeva la sigaretta, e mise in tasta l’accendino e abbozzò un sorriso. Sorpresa, e un po’ con il tono da idiota isterica risposi un secco ‘Si’ non articolando maggiormente la mia risposta. ‘Io penso proprio che verrà un temporale’ disse guardando il cielo'. e io stesi zitta perché piuttosto che dire qualcosa di stupido preferivo stare in silenzio, il mio peggior difetto. ‘Sai anche parlare o annuisci solamente?’ Chiese gettando la sigaretta dal bancone e mi fisso negli occhi, stavo guardando Alec Castillo negli occhi come mai avevo fatto, ed erano di un meraviglioso azzurro che ti incantava.
‘Certo, ti stavo solo ascoltando’ e ammirando dissi tra me e me.
Alec scese con un salto dal bancone, prese la mia cartella e i due estremi agganciandoli fra loro ‘Non ci voleva molto, è un giorno che vai in giro con quella cosa così’ Lui mi aveva notata? Da un giorno? Quindi non ero invisibile per lui.

‘Grazie’ dissi timidamente, mentre sistemai alcune cose li dentro, suonò il clacson qualcuno e fece cenno verso di noi, era il migliore amico di lui, Christian.

‘Di nulla Dafne, si ci vede in giro.’  Io rimasi al quanto sconvolta quando mi chiamò per nome, mentre un sorriso sulle mie labbra spuntò lui andò via e salì sull’auto, io aspettai che la pioggia smettesse, e andai a casa, quando entrai mia madre si lamentò del ritardo e che fosse preoccupata e che potevo chiamare, era una continua lamentela, andai a lavarmi e a cambiare per poi stirarmi a letto, pensando ancora a questo pomeriggio forse pensandoci pure troppe a quel si ci vede, e dandogli troppa importanza e quel che faccio di solito. Dopo che cadetti in un sonno profondo un suono mi svegliò fu quello del telefono mi stava chiamando Soledad, presi il telefono con un occhio ancora chiuso ‘dimmi’ con voce roca risposi, ‘sembri un uomo sai? Ma comunque devi venire da me, ad aiutarmi per il progetto di scienze’ Disse lei.
‘Stavo dormendo, cosa ti fa pensare che io sappia qualcosa di scienze?’ ‘Dai, non puoi non aiutarmi migliore di me lo sarai certamente.’ Rispose lei. Sbuffando le dissi che sarei andata da lei il tempo di prepararmi, dopo aver acconciato i capelli, e aver preso la giacca di Harry Potter, mi incamminai verso casa sua, una volta arrivata mi aprì la porta suo fratello ‘Ah sei tu, entra pure Sole è di sopra’ lo ringraziai e andai su, dove la trovai disperata sul cartellone, alzo lo sguardo quasi come un cane bastonato.
Risi andando ad aiutarla ‘ci sono io ce la faremo, o almeno ci proveremo’ ridacchiai, qualcuno ci interruppe dopo quasi la fine del nostro progetto, entrò Andreas il fratello di sole, con dietro alcuni dei suoi amici e tra questi c’era Alec e lo fissai ‘Rimarrete tu e la tua amica a guardare il film e ordiniamo anche qualcosa o dovete uscire?’ Chiese, ‘Certo! Mangiamo con voi’ rispose pimpante lei, e io le mandai un’occhiataccia senza nemmeno consultarmi già aveva fatto tutto lei, Andreas uscì per primo dopo aversi concordato sulla sorella sulla cena, Alec stava per uscire quando si girò verso di me e mi disse ‘Sembra proprio che oggi il destino voglia farci incontrare’ fece l’occhiolino e uscì.
Mi aspettava una lunga serata.

  
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