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Autore: Red_Coat    14/10/2019    0 recensioni
"La solitudine è come una lente d'ingrandimento: se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo." - Giacomo Leopardi -
E' il compleanno di Vincent. Valery Rhapsodos (PERSONAGGIO ORIGINALE protagonista della mia fan fiction Rhapsody to you), e i membri di AVALANCHE decidono di fargli una sorpresa.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cid Highwind, Nuovo personaggio, Vincent Valentine, Zack Fair
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: FFVII
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Solo per oggi, pensieri felici
(Happy birthday, Mr. Valentine)

εγλ 0007
Midgar, bassifondi
 
Era un pomeriggio assolato anche nei bassifondi della caotica Midgar, quel dodici di Ottobre.
Assolato e tutto sommato tranquillo, non fosse stato per quel gigantesco robot scorpione impazzito, ovviamente made in Shinra, che all’improvviso era sorto a terrorizzare chiunque si fosse trovato a transitare lungo la strada per il mercato, in direzione della chiesa.
Non si sapeva come fosse stato possibile che un macchinario da guerra della Shinra avesse potuto sfuggire al controllo dell’azienda, sempre puntigliosa su questo genere di cose, ma i membri di Avalanche un’idea già se l’erano fatta.
Tra le urla e i cigolii infernali del gigantesco quadrupede, mentre i turks e qualche fante si davano da fare per domare la furia, dall’alto la retroguardia alata dell’organizzazione sovversiva osservava in silenzio la scena con molta attenzione.
Nello specifico si trattava della Fenice, conosciuta dai suoi compagni di squadra col nome di Valery Rhapsodos, e del suo amico più fidato, l’ex SOLDIER 1st class Zack Fair, che grazie a lei aveva scampato la morte ed era rinato in terra come angelo protettore, puro e pieno di buoni propositi come testimoniavano il suo sorriso gentile e quel paio di immense ali bianche che gli permettevano di esserle affianco in volo, in quel momento.
Si erano riuniti da poco, solo qualche mese, ma la situazione in cui versava il pianeta non aveva dato loro tempo di godersi appieno la felicità ritrovata.
Sephiroth era da poco ritornato e minacciava di voler completamente annientare Gaia e tutta la vita in essa contenuta. Aveva ucciso il Presidente, evocato Meteor e dato inizio all’apocalisse che stavolta però, grazie alla presenza di Valery e dei suoi poteri da Oracolo, non li aveva trovati impreparati.
Erano molto diverse le cose tra di loro, grazie a lei. Cloud aveva potuto contare sull’appoggio di Zack, e Aerith sapeva di dover stare molto attenta da quando Sephiroth aveva cercato di ucciderla.
La Fenice, dopo un lungo e sanguinoso scontro, glielo aveva impedito, ma non aveva potuto evitare che Meteor venisse evocata.
Erano giorni difficili, forse gli ultimi del pianeta, o forse no.
Nessun Sephiroth distruggerà Gaia. Soprattutto non prima che io sia riuscita a ritrovare Genesis.” Aveva giurato Valery, e con incrollabile determinazione era stata disposta a dimostrare anche rischiando che faceva sul serio.
Nel frattempo però, prima di quel fatidico giorno, la sua missione oltre a salvaguardare la vita del pianeta e dei suoi abitanti era anche quella di restaurare il nome del suo unico amore e amante, scomparso poco prima della risurrezione di Zack a nuova angelica vita, e fare in modo che le menzogne della Shinra sul suo conto venissero svergognate.
Era un compito difficile. La compagnia aveva fatto completamente scomparire le tracce dell’esistenza di Genesis Rhapsodos, e il popolo aveva voluto presto dimenticare l’immagine di quel SOLDIER dal soprabito rosso che aveva riempito Midgar di mostri e morte.
Valery sapeva quale fosse il vero volto dell’uomo alla quale era legata, per questo aveva deciso di svolgere quella missione riportando alla luce nella maniera più veritiera possibile tutte quelle immagini, i simboli e le parole a lui legate, facendo sì che trovassero un nuovo posto nella mente dei cittadini, un posto più onorevole e degno del suo animo.
Aveva scelto di portare il suo cognome, indossava sempre, quando era in battaglia, gli stivali che lui le aveva regalato e un soprabito in tutto e per tutto identico a quello del SOLDIER dai capelli rossi, usava la sua spada, e copriva i suoi capelli castani con una lunga parrucca rosso fuoco, il più delle volte sciolta in modo che tutti potessero vederla illuminarsi della luce infuocata della verità.
Non ultimo, le sue ali, una bianca e una nera, portavano i colori dei due angeli alla quale lei e Zack erano legati nei ricordi.
Angeal e Genesis, fratelli e amici, entrambi feriti e scomparsi ad opera della Shinra. Per il secondo però c’era ancora speranza di una nuova vita, nonostante tutti dicessero il contrario, anche Fair, che non era mai stato tipo da perdere le speranza, ma che dopo le esperienze passate aveva imparato almeno un po’ a pensare “come i grandi”.
Eppure continuava a starle vicino e a supportarla in quella ricerca, perché era la sua sorellina e le aveva promesso di starle sempre accanto, qualsiasi cosa fosse accaduta. E lei gli era immensamente grata per questo, soprattutto ora che i tempi bui avanzavano con sempre più rapidità.
Se fossero riusciti a salvare il pianeta, solo la Fenice sapeva cosa sarebbe accaduto. Sephiroth sarebbe stato sostituito da altri mostri, e lei aveva paura. Molta paura. Soprattutto senza Genesis.
Era in quei momenti di panico e disperazione, in cui per un attimo la speranza svaniva e lei credeva davvero di aver sbagliato tutto, che la presenza di Zack diventava essenziale. E non solo la sua.
 
«Che dici, andiamo a dargli una mano?» le chiese il ragazzo, indicando con un cenno del capo la scena sotto di loro.
 
Valery lanciò un’occhiata ai turks e fece una smorfia.
 
«Non fosse per i civili, li lascerei volentieri ai loro affari.» replicò, strappandogli una risatina.
 
Quindi accese la lama della Rapier e si lanciò all’attacco, seguita dal compagno squadra.
Cinque minuti e diverse stoccate dopo, il bestione di ferro si accasciò su sé stesso ed esplose, in un turbinio di denso fumo nero, fulmini e scintille.
Mentre richiudeva le sue ali, Valery Rhapsodos lanciò un’occhiata lunga e seria a Tseng, che la fissò dall’altro lato dell’arena, mentre Zack Fair planò dietro di lei e rinfoderò la Buster Sword dopo essersela portata alle labbra.
Turk e Fenice si squadrarono in silenzio, poi il primo diede ordine ai suoi di ritirarsi, e mentre le voltavano le spalle senza dir nulla la giovane lo richiamò, affermando seria.
 
«Dì al Presidente e a quel mentecatto del Professor Hojo che se vogliono ingabbiarmi vengano loro di persona, senza mandare i loro cagnolini a fiutare il territorio.»
 
Poi, quando glaciale il wutaiano si fermò, voltandosi a fissarla con durezza, concluse determinata.
 
«Potete fare tutti gli sforzi che volete … ma io so che Genesis esiste, che è ancora vivo, e lo troverò. Dovessi rivoltare Gaia da parte a parte.»
 
E a quel punto, finalmente, Tseng si espresse.
 
«Buona fortuna.» le disse soltanto, prima di riprendere il cammino.
 
Con le lacrime agli occhi, Valery strinse i pugni mentre beffardo Fair lanciò agli avversari un’ultima battuta.
 
«Comunque sia, un grazie non fa mai male!» ridacchiò, scuotendo il capo «Sempre così serio …»
 
Si voltò a guardarla, e quel dolore che vide nei suoi occhi lo preoccupò.
 
«Valery …» mormorò, prendendole la mano e sentendola tremare «Dai, torniamo al 7th Heaven a bere qualcosa.» la incoraggiò.
 
Ma lei sospirò scuotendo il capo, ed in un attimo sembrò rianimarsi, ritrovando la serenità.
 
«Non posso.» replicò, sciogliendo il nodo che le appesantiva ancora la voce e tornando a guardarlo con un sorriso «Vado a casa a cambiarmi. Ci vediamo domani sera, non ve ne dimenticate.»
 
Zack Fair sorrise, annuendo e scompigliandole appena i capelli.
 
«Certo che no.» rispose, prima di voltare le spalle «Salutalo da parte mia.»
 
Lei sorrise.
 
«Lo farò!»
 
Infine riaprì le sue ali e spiccò nuovamente il volo, sulla strada di casa.
 
+++++++
 
13 Ottobre
Kalm 
 
Un frinire d'ali, un pulsare vibrante quasi impercettibile.
Vincent Valentine alzò gli occhi dall'ombra in cui era nascosto, sdraiato sul letto a fissare il vuoto sopra di sé, e la cose, quell'ombra leggermente dorata scendere agilmente dal davanzale della finestra aperta e avanzare verso di lui.
Si mise a sedere, osservandola in silenzio.
Non si aspettava di vederla, quell'oggi, eppure avrebbe dovuto.
 
«Ciao fratellone.» sorrise la Fenice, togliendosi la parrucca color grigio fumo che aveva indossato, nel suo solito rituale per celare il suo vero aspetto agli estranei.
 
Era una cosa che aveva voluto fare come simbolo di fedeltà al suo amore perduto, Genesis Rhapsodos.
Nessuno tranne lui, e i suoi amici più intimi come i membri di AVALANCHE, conosceva il suo vero aspetto, sempre celato dietro parrucche di diverso colore e stili di abiti diversi.
Quella che aveva stretto con Valentine tuttavia era un'amicizia più fraterna, familiare.
Uniti da animi simili, erano stranamente diventati l'uno il compendio dell'altro, e sebbene l'ex turk fosse da sempre ostile ai rapporti sociali, permetteva a Valéry qualche eccezione in più come quella appena fatta, ovvero l'arrivare senza esser desiderata, e senza aspettarsi di ricevere una pallottola di avvertimento.
Valéry dal canto suo era sé stessa, senza maschera alcuna.
Quando era solo col suo fratellone non aveva paura di intristirsi o piangere perché sapeva di esser capita e ugualmente rispettata. Inoltre da un po’ di tempo lui aveva accettato di aiutarla nella ricerca del suo amato perduto, svolgendo per lei diverse indagini senza chiedere nulla in cambio.
Quando aveva novità da riferire però di solito era lui a farsi vivo, per questo si stupì nel vederla arrivare così all'improvviso.
Si mise a sedere, scrutandola.
 
«Non dirmi che sei sorpreso di vedermi.» sorrise lei, posando un paio di buste di carta marroncina sul tavolo dopo avergliele mostrate.
«Non dovrei?» domandò lui, con la sua voce profonda, alzandosi per andare a controllare cosa stesse preparando.
 
Trovò sul tavolo due calici di vino già pieni e una paio di fette di torta al cioccolato, una dei quali aveva su una candelina rossa.
La vide accenderla con un cerino, poi si voltò verso di lui e sorrise contenta e dolce.
 
«Tanti auguri.» esordì.
 
Valentine guardò riflessivo la tavola apparecchiata a festa, semplice ma graziosa.
Al centro di essa, dentro un vaso di vetro che lei aveva tirato fuori chissà da dove, c'era un mazzo di fiori composto da qualche papavero selvatico, due gambi in fiore di agrimonia, dall'intenso colore giallo vivo, del glicine e fiori di gardenia e trifoglio bianco.
 
«Quelli?» chiese.
«Ah.» fece Valéry «Ho girato praticamente tutto il pianeta per trovare i fiori giusti da raccogliere. È ...» sorrise tranquilla «Un altro modo più creativo per esprimerti la mia gratitudine.» sprofondando le mani nel soprabito di velluto marroncino chiaro, più lungo sul davanti, che aveva indossato sui suoi abiti, jeans nero e una camicetta azzurra con piccole stampe di fiori di lavanda «Non mi dire che non ti piacciono.» 
 
Vincent sorrise appena, nascondendo il viso tra le pieghe del mantello che da sempre portava sulle spalle e inclinando di lato il capo, osservando con curiosità il dono.
 
«È una composizione ben fatta.» assentì invece, rallegrandola.
 
Quindi si concentrò sulla torta, che aveva un ottimo aspetto.
 
«Anche questa è opera tua?» 
 
Valery arrossì, scuotendo il capo.
 
«No, purtroppo.» replicò «Non ho avuto molto tempo a Midgar, e poi avevo paura si rovinasse nel tragitto.»
«Mh.» fece semplicemente l'ex turk, prendendo in mano il piattino e spegnendo la candelina con un soffio.
 
Valéry sorrise, senza applaudire. Sapeva che manifestazioni così evidenti di gioia potevano metterlo in imbarazzo a volte. E quel giorno non voleva che sentimenti negativi di alcun tipo lo turbassero, ne aveva avuto già abbastanza durante i trent'anni precedenti.
 
Sorseggiarono il vino con calma e finirono la torta, seduti l'uno di fronte all'altro al tavolo della cucina.
 
«Non vuoi sapere cosa significa la mia lettera floreale?» gli chiese poi la giovane Rhapsodos.
 
Valentine la fissò senza replicare nulla, in ascolto.
 
«Agrimonia: Gratitudine. Papavero selvatico: riconoscenza. Glicine e gardenia stanno per amicizia e sincerità, Trifoglio bianco per promessa. In poche parole ... Grazie, Vincent Valentine. Senza di te mi sarei davvero sentita senza patria e famiglia.» 
 
Lui la guardò commuoversi, e riflessivo fissò i fiori svettare sul tavolo.
Nella penombra dell'alba sembravano quasi brillare, come i raggi solari che già si affacciavano dietro i tetti delle case del villaggio.
Non era un mistero che la Fenice conoscesse tutto di tutti, era uno degli aspetti dei suoi poteri.
Lei stessa non aveva mai nascosto le sue origini estranee a quell'era. 
Diceva di provenire dal futuro, di esser stata scelta dalla dea Minerva che l'aveva riportata indietro per la salvezza dell'anima del suo più devoto cavaliere.
Lei era lì, in quel mondo malato, per Genesis Rhapsodos, e per questo combatteva ogni giorno.
Lui invece ... La sua battaglia l'aveva già persa in partenza.
Come era inevitabile, i suoi pensiero tornarono a Lucrecia, l'unica donna che aveva amato e a cui ancora erano devoti tutti i suoi pensieri, anche e soprattutto quelli che lo spingevano a ricercare solitudine ed incubi come punizione per non essere stato abbastanza coraggioso all'epoca per riuscire a salvarla da una fine atroce.
Lei ... e Sephiroth. Suo figlio.
Quel bambino adesso era cresciuto e gridava vendetta contro l'intero pianeta. Non sarebbe stato cosi se lui fosse stato in grado di fermare quella follia che lo aveva visto nascere, ventisette anni addietro.
Per più di trent'anni era rimasto rinchiuso in una bara, nei sotterranei del maniero Shinra, gli stessi che avevano conosciuto dal principio alla fine la sua tragedia d'amore. Poi erano arrivati Cloud, Zack Fair, e quella ragazza, Valéry Rhapsodos.
La Fenice.
Era stata lei a parlare, a convincerlo ad aiutarli.
Lei, per quanto sembrasse impossibile, gli aveva restituito una speranza. E a quanto pare continuava a farlo, giorno dopo giorno. 
Anche adesso, quando osservando il suo sguardo assorto comprese subito dove i suoi pensieri fossero caduti, e lo richiamò con voce sicura e dolce.
 
«Vincent ...» 
 
L'ex turk alzò lo sguardo verso di lei, e la vide farsi seria. 
 
«Non voglio vedere quell'espressione triste sulla tua faccia, oggi.» gli disse, quasi ordinandoglielo «Solo pensieri felici ... puoi riuscirci per la tua sorellina?»
 
L'uomo la guardò serio, abbassò solo per un istante lo sguardo, poi rispose, in un cupo sussurro.
 
«Ci proverò ...» promise «Ma solo per oggi.»
 
Strappandole un sorriso.
 
-Sarà più che sufficiente.- 
 
\
 
Vincent conosceva bene i pensieri di Valéry Rhapsodos in merito alla sua amata Lucrecia.
Non ne aveva stima, per il semplice fatto che era convinta fosse la causa di ogni suo male.
Glielo aveva detto un giorno in cui era venuta a trovarlo per avere notizie di Genesis, guardando il sole tramontare da sopra i bastioni delle mura ad ovest della città.
 
«Lei non merita tutto quello che ancora gli stai dando, Vince ... Se ti amasse davvero non vorrebbe vederti soffrire. Non avrebbe dovuto volerlo né prima, né dovrebbe volerlo adesso.»
 
Lui aveva abbassato il capo, tristemente.
 
«Lo so che non ti piace parlarne.» aveva aggiunto la ragazza, senza aspettare una risposta «Ma credimi, lo faccio per il tuo bene. Sono stanca di sapere che hai appeso il tuo cuore nelle mani di una donna così.» 
«Eravamo giovani entrambi ...» aveva ammesso a quel punto lui, fermandosi a guardarla.
 
La Fenice aveva alzato lo sguardo e nella luce del tramonto aveva visto i suoi occhi rosso sangue scintillare di quelle che sembravano lacrime.
Sapeva bene quale fossero i suoi pensieri più profondi in merito. Quell'errore di gioventù gli era costato tanto. Tutto.
Un po’ come era successo a lei, che però aveva deciso di non continuare a donare lacrime a chi non le meritava.
"Troppa speranza è l'opposto della disperazione ... un amore travolgente può consumarti alla fine.
Era una frase di Vincent.
Nel mondo dal quale lei proveniva, nella sua epoca, sentirgliela dire era stato quasi illuminante. Un'epifania.
Anche lei, da adolescente, aveva amato fino a permettere a un essere senza cuore di consumarle l'anima.
Da allora aveva sentito di essergli legata più di quanto non avesse mai potuto credere.
 
-'Il dolore non fa male se è tutto ciò che hai mai provato'.- aveva quindi risposto, citando un'altra di quelle sue frasi celebri che aveva ormai imparato a memoria quasi con la stessa intensità dei versi melodrammatici di Loveless -Nessuno merita così tanta sofferenza. Tu meno di tutti. E che ti piaccia o no ... io non permetterò a nessun altro di infliggertene altra. Neanche a te stesso.- 
 
In quell'attimo era avvenuto il miracolo che li aveva uniti.
Le ali della Fenice si erano mostrate in semi trasparenza, brillanti di fiamma, segno evidente di quanto quella promessa fosse reale e importante per lei. E come se non bastasse una lacrima di fuoco, come quella che aveva riportato in vita Zack Fair regalandogli quelle ali tanto desiderate, aveva solcato lenta la sua guancia fino a cadere a terra, a pochi centimetri dai suoi stivali.
Vincent Valentine ne era rimasto impressionato, quasi sconvolto, e aveva guardato i suoi occhi castani brillare con la stessa luce delle stelle.
Glielo aveva detto, Zack Fair.
Lei era lì per un motivo, ma nel frattempo la dea aveva concesso al suo cuore colmo di amore puro e sincero il potere di farne altri cento.
I piccoli sorrisi che da quel giorno era riuscita a strappargli erano tra questi.
Ma il meglio doveva ancora venire.
 
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Trascorsero la giornata senza fare nulla di speciale, semplicemente stando in compagnia e facendosi forza a vicenda, perfino nei loro silenzi.
Verso sera poi tornarono lì, sui bastioni, ad osservare il tramonto. 
Mentre il sole calava con sempre maggior rapidità, la luna piena era già alta nel cielo azzurro, e gli occhi di entrambi si posarono a guardarla, cercando di non lasciarsi distrarre dalla sagoma di meteor, sempre più vicina alla terra, in mezzo ai due astri.
Tuttavia, mancava molto poco alla sua caduta, ed entrambi sapevano di doverlo affrontare.
 
«Non mi chiedi cosa ho deciso di fare con Sephiroth?» domandò ad un tratto Valentine, serio guardandola.
 
Valéry sorrise, continuando ad ammirare il tramonto con aria calma.
Scosse il capo.
 
«Non ho bisogno di saperlo.» disse «Farai ciò che senti di dover fare. Anche se combattere al tuo fianco mi darebbe maggior sicurezza.» concluse, guardandolo con un sorriso «E poi ... Ti ho promesso solo pensieri felici per il tuo compleanno, oggi. No? È una promessa che desidero mantenere.» 
 
\
 
Due ore dopo ...
 
Le luci della casa in cui Valentine si era stabilito si accesero, e con sua grande sorpresa la trovò addobbata di ghirlande, nastri rossi, fiocchi e, sull'arco che portava alla cucina un gigantesco striscione che recitava, a caratteri stampatello scritti con vernice rossa 
 
«TANTI AUGURI VINCENT!!!»
 
In coro tutti i membri di AVALANCHE lo accolsero con entusiasmo urlando quello slogan e applaudendolo.
Lui sgranò gli occhi e guardò Valéry, che gli sorrise intenerita.
 
«Volevano festeggiarti anche loro.» spiegò, poi si rivolse a Zack Fair, in prima fila al fianco di Tifa «Ti avevo detto di non esagerare con l'entusiasmo.» lo ammonì divertita, senza troppa convinzione.
«Oh, andiamo sorellina. È pur sempre una festa!» si scusò quello.
«Magari però qualche ghirlanda in meno ...» assentì Cid, perennemente con in bocca il suo sigaro spento.
 
Aerith gli lanciò un'occhiataccia.
 
«Ci abbiamo messo tutto il giorno per farle. Almeno un grazie.» ribatté 
«Confermo.» fece Cloud, annuendo serio.
«Sto appunto dicendo che potevate risparmiarvelo.» ribadì il pilota.
«Calmatevi, ragazzi. Va benissimo anche così.» li domò Valéry, che subito dopo tornò a guardare suo fratello, e lanciandogli un occhiolino lo invitò «Un ultimo sforzo e potrai tornare alla tua solitudine, Vince. Era troppo importante per lasciarlo passare senza una festa.»
 
E lui, sorridendo appena, emozionato, acconsentì con un sospiro.
 
«E sia ... Grazie.»
 
\
 
Un piccolo scrigno di Mithril, posato sul tavolo con un semplice biglietto di auguri.
Era l'ultimo regalo ricevuto, e conteneva lettere e pensieri dei membri di AVALANCHE a lui rivolti.
 
«Non è necessario tu li legga tutti adesso.» gli aveva detto Valéry, prima di partire «Lascialo pure sul tavolo, ma fallo ogni tanto. Ti aiuterà a capire che ci sono ancora persone a questo mondo che hanno davvero bisogno di te, fratellone.
Più di quanto immagini.»
 
Era stata una giornata stressante, ma bella tutto sommato. Da quando Valéry si era assunta la responsabilità di alleggerire il suo fardello di colpe, quello era uno dei momenti più belli che avesse mai passato. 
Aveva anche ricominciato a festeggiare il suo compleanno, da quella sera, ed osservando da lontano quello scrigno sentì uno strano calore riempirgli il cuore.
Si avvicinò, lo aprì e prese uno di quei foglietti in mano.
Era di Aerith: "Hey Vincent. Valéry ha ragione, sorridi un po’ di più. Okkey? Ti vogliamo bene."
Il successivo era di Yuffie, e nel suo stile semplice, stravagante e coinciso si ricollegava al messaggio del precedente.
 
" SMILE =D "
 
Sorrise, arrossendo appena e riponendo nuovamente il messaggio.
Poi si perse a guardare fuori dalla finestra le luci dell'alba di un nuovo giorno, il sesto prima dell'Apocalisse, e si disse che anche lui sarebbe piaciuto combattere al fianco, anche solo per un'ultima volta.
Indipendentemente dall'esito della battaglia, sarebbe stato l'unico modo che aveva per sdebitarsi anche con loro per tutti quei sorrisi non richiesti.
In fondo forse la Fenice non era andata così fuori strada: La vita sapeva regalare anche qualche gioia a volte.




 

(Fan Art di
AHague)
 
NDA: Eccomi qua, con un giorno di ritardo ma ce l'ho fatta.
Lo so, avevo promesso di pubblicarla in tempo, ma ieri la notizia della morte di Manuel Frattini mi ha sconvolta, ancora oggi non sono proprio dell'umore più adatto, solo che come ha detto Valery non potevo lasciar passare questo giorno senza fare gli auguri al mio fratellone.
Ricordo a tutti che Valery Rhapsodos è un personaggio da me inventato, che mi rappresenta in tutto e per tutto, e che potete trovare nella storia a lei dedicata dal titolo "
Genesis - Rhapsody to you ", a questo link: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3488151&i=1 .
Un abbraccio a tutti voi, e grazie per aver dedicato a del tempo a leggermi <3 ci rivediamo per il compleanno di quel testone di Vic :3

Red Coat
   
 
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