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Autore: Celtica    14/10/2019    8 recensioni
Non riusciva a staccare gli occhi dal modo in cui le palpebre tremavano a ogni suo movimento. Dalle sue labbra schiuse.
Poi L spostò la testa, puntandola contro il soffitto. Contro Light…
E contro le sue previsioni, gli occhi di L si spalancarono. E fu come se non si fosse mai addormentato.
Light trattenne il respiro, ma non si scostò. Non gli lasciò spazio per muoversi.
L non disse una parola. Non gli fece domande e non tentò di ribellarsi. Rimase immobile a fissarlo.
Light sentì il volto andare a fuoco quando lo sguardo di L si spostò sulle sue labbra. Aprì la bocca, respiro contro respiro, e si rese conto dell’affanno. Come dopo una lunga corsa.
«Light…» disse allora L in un sussurro, senza staccare gli occhi da lui.
«Shh.» Light spostò una mano sulla sua guancia fredda, e percorse il suo viso con il pollice. Lo fermò sulle sue labbra. «È solo un sogno, Ryuzaki. Dormi adesso.»
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Misa Amane, Near | Coppie: L/Light
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Legami Uno

  

 

Dedicata a Relie,
che mi ha spinta così fortemente in questo mondo.

 

 

 

LEGAMI

 

 

Uno.

 

 

È l’odore del caffè a svegliarlo.

L apre gli occhi, rendendosi conto che il letto a fianco al suo è vuoto. La manetta è ancora al suo polso, ma dall’altra parte della catena non c’è nessuno.
Per la prima volta da molto tempo, L ha paura.
Scosta in fretta il lenzuolo e posa i piedi sul pavimento freddo della sua stanza. Della loro stanza. Perché ormai da settimane trascorrono insieme ogni notte. Lui e Light…

Non stava più dormendo, non da quando il caso Kira si è infiltrato nei suoi pensieri. Passava le ore a leggere documenti sul caso, mentre Light riposava tranquillo lì vicino.
Quei fogli sono ora sparsi per terra, e L non ha tempo per raccoglierli. Raggiunge la porta, da cui entra una lama di luce, e si lascia abbagliare dal sole che arriva dritto dalla finestra della cucina. La catena striscia dietro di lui come una coda.

«Buongiorno, Ryuzaki. Ho fatto il caffè.»

L solleva un braccio a coprirsi gli occhi.
«Tieni.» Light posa sul tavolo una tazza di caffè ricolma di cubetti di zucchero.

«Dov’è lo zucchero?»
«È già zuccherato.»

L prende un altro cubetto e lo mette in cima alla pila nella sua tazzina. Poi sorride a Light.

«Ne mancava uno.»
Light solleva gli occhi al cielo. «Si dice grazie, Ryuzaki.»

L lo osserva sorseggiare il suo caffè. Nota gli abiti diversi e nessun orologio al polso. Grazie, Watari, pensa.
«Non vuoi sapere come ho fatto?» Light alza una mano, indicando la mancanza delle manette.

«Oh, Light Yagami… so benissimo com’è andata.»

n
 

 
Light aprì gli occhi in piena notte. Solo guardando l’ora si rese conto che mancava poco all’alba.
Sbadigliò, si stiracchiò e voltò la testa verso il letto di L. Pensava di sorprenderlo a leggere montagne di documenti, invece lo trovò addormentato.

Era la prima volta che lo vedeva dormire.
Non era mai successo, in quelle settimane da quando erano legati, che L chiudesse gli occhi. Non quando lui era sveglio, almeno.

Portava gli stessi vestiti che indossava durante il giorno, e teneva i piedi oltre il bordo del letto, come se fosse stato pronto ad alzarsi da un momento all’altro.
Eppure, guardandolo meglio, Light capì che aveva freddo.
Non c’era una spiegazione: lo sapeva e basta.
Forse l’espressione corrucciata, forse il modo in cui si stringeva il corpo. Forse, ancora, quella leggera pelle d’oca che L aveva sul collo.

Light si alzò cercando di non far rumore.
Sentì solo il suono della catena che picchiò prima contro il comodino, poi sul pavimento.

Le palpebre di L tremarono appena.

Light prese la pila di fogli e la impilò ordinatamente sul lato dove L non dormiva. Poi gli prese le gambe tra le braccia e le spostò sopra al materasso.
Strappò via il lenzuolo dal suo letto e lo usò per coprire il corpo di L. Si assicurò che i piedi fossero bendati dal cotone morbido, poi, senza sapere nemmeno lui il perché, gli rimboccò le coperte.

Spinse ogni lato di tessuto sotto la figura immobile di L, appoggiando il corpo al suo. Prima le gambe, fino a risalire alla gola. Si fermò solo quando capì che da un momento all’altro si sarebbe svegliato.
E avrebbe capito.
Si sarebbe accorto del lenzuolo, e avrebbe colto lui, Light, lì a osservarlo.

E anche lui si rese conto di essere salito sul letto di L per sistemare meglio il lenzuolo. Decise di sistemargli anche il cuscino, prima di tornare a dormire. Spinse la testa di L contro il petto per spostare il guanciale, poi, con delicatezza, la rimise giù.

Si ritrovò così vicino a lui da coglierne il respiro.

Non aveva mai notato come le ciocche di capelli gli coprissero gli occhi… come arrivassero a sfiorargli il naso. Light aveva in testa lo sguardo scuro e luminoso di L, il modo in cui brillava a una battuta.

Aveva in mente i suoi gesti, le sue mani, e se qualcuno gli avesse chiesto di descrivere L prima di quel momento, mai avrebbe nominato quella frangia così coprente.
Avrebbe parlato dei suoi occhi, ma mai di come L tentasse di nasconderli.

D’istinto, scostò una ciocca di capelli di lato, e si ritrovò con le dita sopra quella pelle fredda. Pensò che il calore non lo avrebbe svegliato… che non c’era pericolo… che forse, forse poteva rischiare.
Sì, per studiare la sua fronte, per vedere il suo vero volto.
E se proprio L si fosse svegliato, be’, Light avrebbe trovato una scusa. Era così abituato a mentire… e nessuno se n’era mai accorto… mai… tranne L.
L lo capiva sempre.

Tolse la mano di scatto, come se si fosse scottato. Ma non riuscì ad andarsene.
L aveva appena schiuso le labbra, voltando la testa di profilo, scavando nel cuscino morbido.
Light si sistemò meglio sul letto, sollevando la catena sul materasso perché non facesse troppo rumore. Si chinò sul viso di L, giusto perché così esposto non lo aveva mai visto.

Non aveva mai sentito il suono profondo del suo respiro, non ne aveva mai percepito la presenza sulla guancia. Mai.
Era incredibile come il corpo di L fosse gelido, mentre il suo fiato era bollente contro la pelle.

Sistemò una gamba oltre L, mettendosi a cavalcioni su di lui. Non voleva svegliarlo, e non voleva nemmeno cadere dal letto. In quel modo poteva studiarlo comodamente, senza troppi rischi.

E se dovesse scoprirmi, potrò sempre inventare una scusa…

Sapeva che L non gli avrebbe creduto. Sapeva che L avrebbe capito.
Ma cosa importava? Non riusciva a staccare gli occhi dal modo in cui le palpebre tremavano a ogni suo movimento. Dalle sue labbra schiuse.

Poi L spostò la testa, puntandola contro il soffitto. Contro Light…
E contro le sue previsioni, gli occhi di L si spalancarono. E fu come se non si fosse mai addormentato.

Light trattenne il respiro, ma non si scostò. Non gli lasciò spazio per muoversi.
L non disse una parola. Non gli fece domande e non tentò di ribellarsi. Rimase immobile a fissarlo.
Light sentì il volto andare a fuoco quando lo sguardo di L si spostò sulle sue labbra. Aprì la bocca, respiro contro respiro, e si rese conto dell’affanno. Come dopo una lunga corsa.

«Light…» disse allora L in un sussurro, senza staccare gli occhi da lui.
«Shh.» Light spostò una mano sulla sua guancia fredda, e percorse il suo viso con il pollice. Lo fermò sulle sue labbra. «È solo un sogno, Ryuzaki. Dormi adesso.»

«Se è solo un sogno, sto già dormendo.»

Light premette il pollice sulla sua bocca. «Dormi e basta.»
Lo vide chiudere gli occhi e sentì un moto di delusione impadronirsi di lui. Il calore spegnersi a poco a poco nel suo corpo.

Non poteva più dormire. Non poteva rimettersi a letto e fingere che non fosse mai successo.
Proprio non poteva. Non ora che si era accorto di quando desiderasse sentire il sapore di L sul palato, scoprire se baciandolo avrebbe ricordato il gusto di qualche dolce gustato per caso.

Fece scorrere il pollice sul labbro inferiore di L, aspettando di vederlo riaprire gli occhi, ma l’altro non si mosse. Dal suo respiro, Light capì che era già tornato nel mondo dei sogni. E si rese conto che era un mondo di cui non poteva fare parte… anche se avrebbe tanto voluto.
Scavalcò L, prese la catena tra le mani e si sedette sul suo letto, lo sguardo fisso sul ragazzo addormentato lì accanto.

Poi schiacciò il pulsante che L usava per chiamare Watari, e aspettò che l’uomo si presentasse nella stanza.
Forse L si sarebbe svegliato, ma che importava?
Era tornato a dormire proprio nel momento sbagliato. Ed era colpa sua. Era stato lui a dirgli di farlo.
Si sentì uno stupido.

La porta si aprì piano e Watari apparve davanti al suo letto. «Sì?»
«Non riesco più a dormire. Vorrei alzarmi e mangiare qualcosa, ma…» Sollevò la catena. «Può risolvere questo problema, Watari?»
L’uomo guardò L dormire, e Light capì che si stava chiedendo cosa fare.

«Posso portarle ciò che vuole.»
«Gradirei fare un salto in cucina e vedere cosa c’è. Posso prepararmi qualcosa da solo…»
«Sa che non posso liberarla.»

«Dove potrei andare? Andiamo.» Usò il suo sguardo supplichevole. «Tornerò qui prima che Ryuzaki si svegli.»
«Mmm…»
«Lascerò qui ogni cosa, se è questo che vuole. L’orologio, i vestiti… Posso indossare qualcos’altro.»
Watari raggiunse l’armadio di L e lo aprì. Prese una camicia bianca e un paio di jeans, e glieli porse.

«Dovrei indossare i vestiti di Ryuzaki?!»
«Così, o aspettare che lui si svegli…»

Light lanciò uno sguardo di sbieco a L. Non l’aveva mai visto dormire, quindi non sapeva per quanto sarebbe andato avanti. Magari aveva da recuperare settimane di sonno arretrato… magari sarebbe rimasto a letto fino a mezzogiorno.
Sospirò e prese i vestiti che Watari gli porgeva.

«E va bene.»

«Esco. Quando si sarà cambiato, suoni nuovamente. Tornerò a prendere le sue cose e a liberarla.»
Light fece come gli era stato detto.

 
 
n

«Davvero?» chiede Light.
L ha la sensazione che sia successo qualcosa. Lo sente a pelle, così come sente ancora un vago profumo addosso. Un profumo che non è il suo.

Lo guarda a occhi sbarrati. «Sai, Light… stanotte ho fatto uno strano sogno.»

Light ha un piccolo spasmo. Prende un altro sorso e chiude gli occhi. «Ah sì?»
«Sì.» L fa ruotare il cucchiaino in cerchio sopra la tazzina, ma non stacca gli occhi da Light. «È stato strano.»

«Capisco.»

Watari entra in quel momento, lanciando un’occhiata di disapprovazione a Light.
«È arrivato un messaggio sul telefono di Light.»
L lo prende con due dita, poi lo porge a Light. «Non ci dici chi è, Light?»
Light non solleva gli occhi dallo schermo. «Misa. Vuole che vada con lei in montagna, per festeggiare un nuovo contratto.»

«Ottimo.»

«Come, ottimo?» Lo sguardo di Light segue Watari fuori dalla stanza, finché L non sente la porta chiudersi.
Ora ha di nuovo la sua completa attenzione.

«Adoro la montagna, Light Yagami. Quindi accetto l’invito…»

«Ma veramente… io non pensavo di accettare.»
«Ma come, Light? La tua fidanzata vuole festeggiare con te e tu vuoi darle buca?»

«È uno scherzo?» Light si alza, dandogli le spalle. «Spero non sia l’ennesima scusa per tentare di capire se sono Kira. Che so… dal modo in cui potrei scaldarmi vicino al fuoco, o da quello che potrei dire durante una partita a carte.»
L si lascia sfuggire un sorriso. «Non preoccuparti, Light. Le probabilità che tu sia Kira sono appena salite all’otto percento.»
«Che cosa?!» Light si volta, furente. «Perché, Ryuzaki? Perché non voglio passare due giorni da solo con te e con Misa? Per questo?»
L abbassa il cucchiaino, pestando lo zucchero che si sta sciogliendo.

«Non saremo soli» mormora.

«Vuoi portare mio padre e tutta la squadra con noi in montagna? Ma sei pazzo?!»
«Oh, no… non mi riferivo a questa squadra. Non preoccuparti, Light. Ti piaceranno… Hanno un’intelligenza sopra la media, proprio come la tua...»
Light sbatte la tazzina sul tavolo, poi si sposta alla finestra. È di profilo, eppure L riesce a leggergli dentro, come se stesse facendo tutto un discorso su quanto ha detto. Su quanto è successo…

«Allora, Light… non vuoi sapere che cosa ho sognato?»

Lo vede contrarre la mascella, mentre un tenue rossore sale a colorargli il collo.

«Male, Light… è stato un sogno interessante, sai? C’eri anche tu…» dice in un sussurro, guardandolo abbassare gli occhi sul pavimento. «Cavalcavi un elefante e dicevi a tutti di essere Kira.»

Stringe gli occhi, cercando di capire la sua reazione. E quando lo vede rilassare i muscoli capisce di aver avuto ragione.
Non era un sogno.

 n

N.d.A.:

Oh cavoli, cavoli, cavoli. Quando ho iniziato a guardare Death Note, mai avrei pensato di buttarmi così tanto in questo fandom. Eppure non riesco a farne a meno. Non riesco a smettere di pensare, vedere, immaginare L e Light. E parlarne con Relie non aiuta. Relie: GRAZIE. Perché tutti quei prompt che mi hai lasciato hanno aperto una voragine dentro di me. Per questo ho deciso di usarne diversi (per ora tre) e scrivere una mini-long. Grazie a te. E ai tuoi bellissimi prompt.

Prompt di Relie: L si addormenta al fianco di Light e quest’ultimo prova l’impulso di baciarlo.

Celtica

   
 
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