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Autore: crazyfred    14/10/2019    2 recensioni
Partendo dalla rivelazione della gravidanza di Emma a Francesco, ho rielaborato una mia personale versione, dando voce ai pensieri di entrambi, cercando di correggere il tiro dove ho sentito che i due hanno commesso gravi errori nei confronti dell'altro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non posso perderti


Girava e rigirava tra le dita quella piccola foto, la sfiorava come se potesse sentire al tatto della pelle morbida e delicata. Ne sentiva quasi l'odore di latte e borotalco. E sorrideva.
Emma non si era mai arresa alla sua malattia; aspettare il giorno che sarebbe successo equivaleva, per lei, ad essere già morti. Ed in quel momento ce la stava mettendo tutta, stava vivendo. Più che mai. Viveva doppiamente. Era scattato qualcosa infatti, come un interruttore che aveva fatto click, quando aveva sentito battere quel cuoricino. "È solo un ammasso di cellule" si era ripetuta con freddezza e raziocinio, prima di stendersi sul lettino per l'ecografia. Ma quell'ammasso di cellule aveva preso forma … lei non l'aveva visto, non aveva voluto volgere neanche una volta lo sguardo verso lo schermo dell'ecografo. Senza chiedere permesso quella cosa di due centimetri era entrata nella sua vita, prepotentemente, con un rumore tanto assordante quanto dolce e meraviglioso. Lo sentiva ancora nelle sue orecchie, erano due giorni che la sera le risuonava ancora attorno e la faceva addormentare, serena. Era vivo come lei era viva, ed erano una cosa sola. Era stato in quel momento che Emma aveva capito. Non era un ammasso, una cosa, era un seme, un granello di vita per un futuro che per anni si era promessa non solo di non pianificare, ma nemmeno di immaginare. Nella sua lista c'era posto solo per il presente. Ora, invece, sperava. E per qualche buona stella avrebbe condiviso quel futuro con Francesco, l'uomo che l'amava tanto quanto lei amava lui.
Coppia peggio assortita, si sarebbe detto, era difficile trovarla. Lui così sanguigno ed impulsivo, testardo ed iperprotettivo, introverso e cupo. Lei così solare e piena di vita, estroversa e costantemente positiva. Eppure funzionavano. Non era stato facile, quello era poco ma sicuro, ma stavano funzionando. Francesco, infatti, pieno dei suoi fantasmi era fragile quanto un bambino, costantemente bisognoso di essere rassicurato ed incoraggiato. Ma si era aperto con lei, alla fine, e questo per Emma contava più di tutto il resto. Aveva paura … e glielo aveva detto. Non sarebbe stato facile … e lei lo aveva accettato.
Allo stesso modo lei avrebbe aperto il suo cuore di fronte a lui, presentandogli le sue inquietudini. Perché tutto quell'amore che sentiva dentro non era certamente rimasto indifferente al pericolo che portare avanti quella gravidanza avrebbe comportato. Sapeva che c'era il rischio, ma quanto di più stava già ricevendo in cambio?! Poco le importava il prezzo da pagare. Lei ce l'avrebbe messa tutta, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto. Emma sperava che anche lui ora potesse accettare questo bambino. Il loro bambino.
Aveva aspettato qualche giorno, cercando di prepararlo, di suggerirgli l'idea. Ma non era mai il momento e c'era sempre qualcosa che si frapponeva tra loro. Ma ora se lo sentiva, doveva farlo. Avevano ritrovato Leo e per questo motivo le tensioni con i Moser si erano riappianate. Era calmo, felice. Stava affacciato alla balconata della palafitta, gli occhi a scrutare verso il lago e le montagne. Emma si domandava spesso a cosa pensasse Francesco quando il suo sguardo spariva nel verde delle acque del lago, a volte anche di notte, quando il buio inghiotte tutto, all'infuori di qualche sparuta luce proveniente dalla caserma o dalla chiesetta in lontananza. Forse si lasciava rapire dai suoi fantasmi, da Marco, da Livia, da quel passato che mai veramente l'avrebbe abbandonato. O forse scrutava le stelle, le interrogava per il futuro. In quel momento, avere un responso di buon auspicio avrebbe fatto comodo anche a lei, ma sapeva di non poter indugiare oltre. Doveva dirglielo.
Si alzò e uscì in terrazza, si appoggiò alla sua schiena e lo strinse, per trovare forza, per calmare il cuore che le batteva all'impazzata ascoltando il ritmo regolare e disteso del respiro di lui.
"Ehi!" esclamò Francesco, semplicemente, ma si sentiva che sorrideva. Emma aveva notato quanto questi piccoli gesti erano una piacevole nuova scoperta per entrambi. Erano adulti e vaccinati, ma sembrava non avessero mai amato prima. Nonostante tutto, Emma si sentiva la prima, Francesco riusciva a farla sentire unica. Si portò di fronte a lui e prese un respiro profondo.
"Aspetto un bambino. Aspettiamo…un bambino" si corresse, estasiata ed orgogliosa si avere un figlio tutto loro in grembo. Aveva detto quelle parole tutto d'un fiato, sapeva che non c'era altro modo. Quando nei giorni precedenti aveva cercato di prendere l'argomento, lo aveva fatto da lontano, ma più ci pensava e più le parole giuste non uscivano. Così risolse che non c'era altro modo se non la verità, tra loro due poteva funzionare solo così. Lui nel frattempo teneva tra le mani - "come la tiene stretta" pensava Emma - quella piccola foto che Emma gli aveva porto. Era accaduto tutto in pochi secondi, ma il tempo sembrava essersi fermato, lei era riuscita a scrutare ogni piccola espressione del suo volto, i suoi occhi che si muovevano su tutta la superficie della foto per cercare di mettere a fuoco, capire, realizzare che quello che gli aveva appena detto era la verità.
Sorrideva. Era felice. Francesco non si aspettava di poter rivivere un'avventura simile ancora nella sua vita. Forse, in cuor suo, non se ne sentiva degno. Sapeva che con Marco si era trattato di un incidente, ma c'era una vocina dentro di lui che continuava a ripetergli che se solo fosse stato più attento…
"È il nostro miracolo" pensava lei. Ma non sapeva che lo stava pensando anche lui.
"Davvero?!" le chiese. Non gli sembrava vero. Nei giorni precedenti lei lo aveva preparato, aveva alluso, ma nonostante le sue rinomate capacità intuitive non aveva capito, era stato ingenuo. Ma quella donna lo aveva incantato come le fate dei boschi delle favole. Avrebbe voluto fare di più, avrebbe voluto essere in grado di usare parole migliori di quelle che le diceva per dimostrare di meritarsela. Ma per qualche straordinario motivo lei aveva saputo portare pazienza e lo aveva accolto, nonostante i suoi difetti. Levò gli occhi dal referto dell'ecografia e la vedeva sorridere - "Come sei bella, amore" pensò - ma il suo di sguardo si incupì invece; come in un flash gli tornò in mente la spada di Damocle che pendeva, quasi letteralmente, sulla testa di Emma: il suo aneurisma. Avevano scoperto che c'era un modo per buttarsi dietro alle spalle tutta questa brutta storia, si poteva operare - consigliabile, era la parola usata dal neurochirurgo. Ed ora questo bambino.
Francesco non era medico, ma quel poco che aveva letto in questi mesi, da quando aveva conosciuto Emma, gli suggeriva che forse non era la migliore delle notizie. "E il medico? …L'intervento?" balbettò, la gioia aveva lasciato il posto all'angoscia.
Emma gli spiegò che la gravidanza avrebbe potuto peggiorare l'aneurisma, che l'intervento non avrebbe potuto avere luogo nel suo stato e che le possibilità di riuscita dopo la gravidanza sarebbero scese … anche al 50%.
Francesco rimase senza fiato, i suoi occhi diventarono neri, come le acque del lago a notte fonda e si riempirono di lacrime. Prima che lei potesse vedere anche solo una goccia scendere sulle guance si girò ed andò a sedersi sulla panca vicina al tavolo, raccogliendo la testa in mezzo alle gambe, le braccia a coprirsi il volto. Sentiva i passi di Emma avvicinarsi dal leggero cigolio delle travi di legno del pavimento. Sentì la mano di lei sfiorargli i capelli, le mani, le spalle. Si stava inginocchiando di fronte a lui.
"Cosa c'è?" domandò. Ma dentro sapeva già la risposta. Lui non lo voleva. La psicologa l'aveva avvertita, Francesco non era pronto per diventare padre. E Albert aveva ragione, un padre dovrebbe essere al settimo cielo ad una notizia simile. Invece Francesco non aveva perso il vizio, poteva dire di amarla quanto voleva, ma in fondo era solo un lupo solitario, non si sarebbe mai adattato ad una vita normale, forse noiosa per lui.
"Non posso perderti, Emma!" disse, ma a stento Emma sentì la sua voce, tanto a fatica Francesco riusciva ad articolare i suoi pensieri in parole "non posso perderti". Non poteva perderla, continuava a pensare. Si era buttato in quella relazione come in uno strapiombo verso il fiume senza usare il paracadute, prendendo su di sé tutti i rischi che avrebbe comportato e aveva giurato a sé stesso di proteggerla ad ogni costo e che sarebbe andato fino in capo al mondo se necessario per trovare qualcuno che potesse guarirla. Era arrivato a mettere da parte il suo orgoglio, chiedendo a Kroess il contatto del medico che lui diceva avrebbe potuto salvarla. Si era fidato di quell'uomo. E per una volta stava andando tutto bene. Ed ora gli veniva detto che c'era il 50% di possibilità di perderla. Lui non poteva accettarlo, non l'avrebbe permesso, l'aveva giurato. "Il bambino…" pensò "mio figlio". Aveva visto l'ecografia, il sorriso di Emma. Non poteva dirle che non lo voleva, anche perché sarebbe stata una bugia, lui voleva quel figlio. Un figlio loro. Aveva trovato Leonardo, era sicuro che fosse figlio suo, ma un figlio con Emma avrebbe reso tutto ancora più perfetto. E ora, così, tutto veniva messo in discussione.
Si ricordò di quando Livia gli aveva mentito su Leonardo, quanto si era sentito ferito e arrabbiato sapendo che sua moglie aveva preferito abortire, piuttosto che dargli un altro figlio e ricominciare. Per lui ed Emma, questo figlio avrebbe rappresentato un nuovo iniziò, una nuova vita dopo tutte le difficoltà che il destino aveva riservato ad entrambi. Non era giusto che arrivasse adesso, così.
"Ho capito" disse Emma, fredda, allontanandosi "tu non lo vuoi". Si sentiva confusa e si sentiva tradita. Aveva creduto che Francesco non avrebbe mai rifiutato un bambino, non dopo aver perso suo figlio. Lui sapeva cosa si provava a perdere un figlio, lui lo sapeva come ci si sente a sentirsi responsabili. Ed interrompere la gravidanza, come le avevano suggerito tutti fino a quel momento, sarebbe stato, per Emma, come ucciderlo con le proprie mani. No, lei avrebbe portato avanti la gravidanza, quella gravidanza. Quel bambino per lei era reale, quanto per Francesco lo era Leonardo prima ancora di sapere con certezza che esisteva davvero. Ma per Francesco, evidentemente, non era così.
Non contava più l'idea o l'intenzione di avere figli, contava solo quel bambino che viveva dentro di lei. Sentiva la sua presenza, anche se non era più grande di un chicco d'uva, continuava a sentire il battito del suo piccolo cuoricino. C'era, era lì, con loro. E lui non lo voleva.
Lui lo voleva, lo voleva eccome, ma non riusciva a distogliere l'idea da quelle cifre che lei gli aveva dato, dalle probabilità che avrebbe avuto di perderla. Non poteva smettere di pensarci. Quel bambino rischiava di crescere senza madre, e lui non era bravo e forte come Vincenzo, non aveva e non avrebbe mai voluto una Valeria al suo fianco pronta a passare le notti in bianco tra poppate e pannolini. Nella peggiore delle ipotesi sarebbe rimasto solo, senza figlio e senza madre. "C'è il 50% di riuscita" le aveva detto lei, ma lui riusciva a vedere solo la percentuale in negativo. Non sentiva di essere particolarmente fortunato, né credeva agli angeli custodi. Il suo angelo era Emma, e non poteva permettersi il lusso di perderla. Non poteva vivere senza, tanto valeva lasciarsi andare con lei.
Si fece coraggio. Aprirle il suo cuore aveva funzionato una volta, poteva funzionare ancora.
"Io lo voglio, Emma, voglio questo bambino. E mi hai reso l'uomo più felice del mondo". Cercò di pesare ogni singola parola che stava usando, sentiva di aver impiegato un'eternità per pronunciare anche solo quella frase. "Non sono bravo con le parole … lo sai … e spesso faccio anche la cosa sbagliata" gli sfuggì un riso nervoso, il cuore batteva a mille e aveva il respiro corto. Lo sguardo era basso, continuava a fissare un leggera fessura tra le travi del terrazzo, intravedendo l'acqua che la leggera brezza del pomeriggio mandava a sbattere contro piloni della palafitta, perché sapeva di non poter sostenere lo sguardo di Emma. Questa volta non poteva sbagliare. "Le persone che amo muoiono, Emma. E avevo giurato che questo a te non sarebbe successo. Credevo che tenerti lontana avrebbe funzionato, ma mi sei entrata dentro, non potevo lasciarti andare via. Ho deciso di correre il rischio e ho giurato ancora. Ho giurato di salvarti, Emma. Senza di te io non vivo. Non posso perderti."
Mentre le parole scorrevano, Francesco prendeva sempre più consapevolezza e forza dalle sue parole e alzò lo sguardo, riportandolo verso Emma. Lei era rimasta in silenzio per tutto il tempo, non riusciva a pensare a nulla se non alle parole di Francesco. C'era onestà e lo apprezzava, lo sentiva vicino nella gioia, nel dolore e nella confusione, gli stessi esatti sentimenti che aveva provato lei dal momento che aveva scoperto di essere incinta. Ma rimaneva un fatto: Francesco voleva interrompere la gravidanza.
Gli si sedette accanto, prendendo tra le mani le sue mani. "E non mi perderai" promise "farò tutto quello che posso affinché vada tutto bene, mi metterò a letto da domani se vuoi, fino al parto, farò tutto quello che i medici mi diranno e porterò a termine questa gravidanza al meglio delle mie possibilità. Ti darò un figlio e lo cresceremo insieme"
"Puoi giurarlo Emma? Puoi giurare che resterai in vita?" ribatté lui.
Non poteva farlo, e Francesco non avrebbe dovuto chiederglielo, perché sapeva già la risposta. Ma lo fece lo stesso, voleva che lei capisse le sue ragioni. E lei faceva altrettanto.
"No Francesco, non posso. Come tu non puoi giurare di proteggermi per sempre. Ma posso giurarti un'altra cosa: finché potrò voglio vivere una vita piena. Insieme. Ed è questo che sto facendo adesso, quello che mi da questo bambino. Io sto vivendo." Mentre pronunciava queste parole, Emma portò una delle mani di Francesco sul suo ventre. Aveva sentito dire che gli uomini non riescono a metabolizzare l'arrivo di un figlio finché non ce l'hanno davanti. Non c'era ancora niente da poter sentire, ma sperava che potesse trasmettergli un po' dell'energia che si sentiva dentro. Ma al tatto sentiva tensione in lui. Infatti la ritrasse ben presto. Francesco stava combattendo con tutte le sue forze, contro i suoi stessi sentimenti: non osava innamorarsi di quella creatura che con molta probabilità avrebbe ucciso Emma. "Mi avevi detto che sarebbe stato difficile" continuò lei "e io ho accettato di starti accanto nonostante tutti i fantasmi e i demoni che ti porti ancora dietro. Fanno parte di te. Ora dimmi che sei pronto a fare lo stesso."
"Io ti amo, Emma. Io ti amo" sussurrò lui, appoggiando la sua fronte a quella di lei, come aveva fatto su in quota, quando le aveva confessato di amarla. Il suo profumo gli riempì i polmoni. "Ma non ce la faccio. È troppo pericoloso, non voglio perderti".

"Ma tu così mi stai già perdendo" disse lei, con la voce rotta dal pianto "Io non ho bisogno di un uomo che mi protegga, ho bisogno di un uomo che viva con me, ed io sono viva ora."
Emma si alzò, ma Francesco la prese per il braccio, opponendo resistenza. "Non so come spiegarti le mie ragioni, vorrei che tu capissi…"
"Ho capito" replicò immediatamente lei "non c'è nient'altro da spiegare. Siamo su paralleli diversi e non si può raggiungere un compromesso…lasciami andare".
Francesco, con la morte nel cuore, la lasciò andare. Aveva ragione Emma, le loro ragioni erano troppo distanti e non c'era compromesso che potesse farli riavvicinare. Rimase sulla terrazza, solo. Sentì il silenzio del lago travolgerlo. Si girò a guardarlo ma sentì tutto il peso di quei monti sopra di lui che lo schiacciavano, quasi lo stessero giudicando. Per la prima volta da quando era arrivato a San Candido, Francesco distolse lo sguardo e, piegato, rientrò in palafitta.

crazyfred


   
 
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