Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: RosaRossa_99_    14/10/2019    0 recensioni
"Vado in camera mia…"
Dissi alzandomi dalla sedia
"È un invito?"
Lo guardai malamente
"Ti ringrazio per avermi fatto passare una 'splendida' mattinata"
Virgolettai 'splendida' con le dita, per poi girarmi e andarmene
"Vedrai il pranzo allora!"
Era assolutamente, estremamente odioso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'autista mi accompagnò all'aeroporto, aiutandomi con le valigie che imbarcammo. Poi mi scortò verso la sala d'attesa per i "vip", facendomi superare i controlli velocemente, e andandosene, dandomi il suo saluto con un inchino. I giapponesi erano tutti così cordiali e rispettosi… anche se devo ammettere che l'inchino all'inizio mi aveva imbarazzato. Ma poi avevo capito che per loro era un'usanza normale, anzi era più offensivo non accettarlo, e così anch'io avevo iniziato a farlo.

Mi sedetti in uno di quei divani dall'aria molto chic e sicuramente anche costosa, guardandomi intorno: la sala era enorme, con una trentina di divanetti e poltrone tutte del medesimo blu notte e tutte in velluto; le pareti avevano una delicata carta da parati con delle rifiniture in oro e dei quadri appesi con una simmetria perfetta rappresentavano dei disegni astratti, i cui colori richiamavano quelli dell'intera sala. Dal soffitto scendevano tre eleganti lampadari, sempre in oro, che illuminavano la sala, e i pavimenti, in marmo bianco, riflettevano la luce creando dei giochi magnifici. Le tende aperte mostravano la città, ormai il sole era calato e tutta Tokyo era illuminata dalle luci, rendendo lo spettacolo mozzafiato.

Non avevo ancora avuto il coraggio di guardare il mio biglietto, non volevo sapere dove avrei dovuto passare i prossimi due/tre anni della mia vita… ma il tempo stava per scadere: l'autista mi aveva riferito che il mio volo sarebbe partito alle 19.35 ed erano le 18.50.

Mi feci coraggio, sfilandomi dalla tasca del giubbino il biglietto aereo e leggendo la meta: Vienna.

Avevo sempre desiderato andarci… era una città magnifica, con quei palazzi ricchi di storia.

Chissà però se sarei riuscita ad integrarmi… avrei dovuto terminare l'ultimo anno di liceo, poi chissà. Non sapevo davvero cosa aspettarmi, sicuramente la gente non sarebbe stata come quella di Tokyo ma speravo che non fosse neanche come quella di Milano… in quel caso penso che me ne sarei tornata indietro senza battere ciglia. Il mio telefono vibrò dalla tasca dei pantaloni così lo afferrai: era un messaggio di Anita.

 

  • Buon viaggio, amica mia. Ti auguro davvero il meglio e spero tanto di non perdere i rapporti con te… già ci manchi, sia a me che a Martha. Quest'ultimo anno non sarà lo stesso senza di te… ti vogliamo bene,

Le tue amiche

 

Sorrisi, mentre una lacrima silenziosa scendeva sulla mia guancia. Stavo per rispondere quando una voce al megafono catturò la mia attenzione

 

"Si pregano i signori passeggeri del volo AY 0968, diretto a Vienna, di recarsi al Gate 24. Stiamo per iniziare l'imbarco"

 

Lo stesso messaggio venne ripetuto in almeno cinque lingue diverse, alcune poco riconoscibili, altre invece un po' più familiari. In questi due anni avevo imparato poco e niente del giapponese… era una lingua estremamente complicata e infatti di quelle semplici parole ero riuscita a captarne solo qualcuna. Misi via il telefono, decidendo che avrei risposto dopo, non appena salita sull'aereo. Mi aspettavano quasi due giorni di volo.

Uscii dalla sala vip, trascinando il borsone di Louis Vuitton, regalatomi da mio padre, con le cose per il viaggio e mi iniziai a dirigere verso il gate. L'aeroporto era davvero enorme, con gente che correva a destra e a manca, eppure io ci stavo bene lì, immersa da tutte quelle culture così diverse. Ho sempre amato gli aeroporti, così pieni di gente che va e viene, perone da tutto il mondo, con le loro abitudini e con le loro usanze.

Mi incamminai, cercando di non farmi trascinare dal flusso di gente e cercando il gate. Dopo dieci minuti finalmente lo trovai così mi misi in coda, aspettando che le hostess iniziassero a fare i controlli necessari per farci accedere all'aereo.

Una persona dietro di me iniziò a chiacchiere animatamente al telefono, parlando in italiano. Forse pensava che così facendo nessuno lo avrebbe capito, eppure la sfiga volle che quella fosse la mia lingua madre, anche se era piuttosto arrugginita. I due anni a Milano e tutte le lezioni di mia mamma mi avevano aiutato, ormai la padroneggiavo abbastanza bene, anche se non la parlavo da anni. Con mio padre parlavo sempre in inglese, lui si era rifiutato di parlare nella nostra lingua di origine dopo la morte della mamma, anche a Milano. Non c'era stata una volta per cui lui avesse parlato in italiano.

 

"Ei amico!"

 

Dalla voce sembrava un ragazzo, forse mio coetaneo o poco più grande. Parlava così forte che era impossibile non sentirlo

 

"Derek, non puoi capire. Tokyo è meravigliosa"


Una risata fragorosa gli uscì dalla bocca. Una risata non divertita, direi più sadica o non saprei come identificarla…

Continuai ad origliare, anche perché era impossibile non sentirlo

 

"Ma che! Ti pare che mi sono messo a fare il turista? Beh si, ho visto un bel po' di 'monumenti'. Ho avuto modo di… entrare MOLTO a contatto con la cultura del luogo… soprattutto con la gente devo dire"

 

Altra risata, ma di che diavolo stava parlando? Mi girai leggermente per poter attribuire un volto a quella voce. Non lo avessi mai fatto. Un ragazzo alto e ben piazzato stava poggiato sul manico della sua valigia Gucci, il suo braccio piegato per tenere il telefono mostrava il suo muscolo e dalla t-shirt fuoriuscivano vari disegni neri, oltre i due pettorali gonfi che si potevano tranquillamente vedere dalla maglietta bianca, firmata Prada. I capelli neri corvini erano tirati indietro in maniera naturale, i bordi rasati e la chioma mossa. Quando si accorse che lo stavo fissando con la bocca mezza aperta, si girò mostrandomi i suoi occhi dalle ciglia lunghe. Quelli erano gli occhi più belli che avessi mai visto, di un verde bosco così profondo… avrebbero potuto tenermi lì incollata, mandandomi in un mondo del tutto nuovo. Era di una bellezza spiazzante.

Mi sorrise, facendomi l'occhiolino e risvegliandomi dai miei pensieri. Mi voltai di scatto, scuotendo la testa e cercando di riprendermi da quell'ondata di calore che aveva invaso la mia faccia. Probabilmente ero diventata più rossa di un pomodoro.

Continuò a parlare al telefono, non prestandomi tanto caso ma potevo sentire il suo sguardo bruciare sulla mia nuca.

 

"Le giapponesi ci sanno proprio fare devo dire… quella lingua la usano… in maniera egregia, oserei dire. Sembrano tanto suore all'esterno… ma fidati, sono tutt'altro. Ora devo andare, Der, il dovere chiama"

 

E riattaccò, probabilmente senza dare il tempo all'amico di replicare. Se prima lo trovavo un ragazzo affascinante, ora, con quelle poche parole, mi aveva scatenato solo ribrezzo. Avrei dovuto capirlo prima, un ragazzo così bello non poteva che essere un puttaniere. Andare a Tokyo solo per una bella scopata. Mi faceva davvero schifo. C'era così tanto da vedere… e lui pensava a QUELLO.

Sentii un colpetto di tosse e una presenza accanto a me. Sul pavimento, oltre le mie Chanel beige (sempre regalate da mio padre, che credeva di compensare la mancanza di mia mamma ricoprendomi di regali costosi), vi erano anche un paio di Alexander Mcqueen. Alzai lo sguardo, ripercorrendo quel fisico perfetto fino a rincontrare il suo viso che mi osservava ammaliante. Alzai un sopracciglio, senza dire niente. Perché si era messo accanto a me?

Parlò in inglese, pensando probabilmente che non lo avessi capito prima, quando parlava in italiano

 

"Piacere, sono Stefan. Ma tu puoi chiamarmi Stef"

 

Mi porse la mano, sorridendomi sfacciatamente e mostrandomi la sua dentatura perfetta. Rimasi interdetta, nonostante la sua innegabile bellezza. Tutto il fascino che aveva esercitato un momento prima non mi faceva più effetto.

Vedendo che il mio sopracciglio rimaneva alzato e la sua mano continuava ad essere tesa, senza che io la stringessi, la ritirò schiarendosi la voce. Probabilmente non era abituato a qualcuno che non gli cadesse subito ai piedi. Spostai lo sguardo allo schermo appeso al volo. Merda. C'era scritto che l'imbarco era stato ritardato. Roteai gli occhi al cielo, incrociando le braccia e sbuffando. Lui, che ancora non si era tirato indietro, fece una risatina, non mollando la presa

 

"Di dove sei? Una bellezza come la tua è rara qui in Giappone…"

 

Ma chi si credeva di essere? Era così stressante e fastidioso. Stavo per sbottargli addosso quando riaprì quelle sue labbra carnose e rosee, parlando di nuovo

 

"Facciamo così. Se indovino… mi darai il tuo numero. Se invece dovessi perdere… ti farai offrire un cocktail, in aereo. Sarà un viaggio lungo… un compagno di viaggio potrebbe farti comodo… soprattutto la notte"

 

Disse ammiccando e portandosi la lingua fra i denti, sorridendo sornione. Io sgrani gli occhi, incredula. Ma per chi diavolo mi aveva presa?! Mi girai, fulminandolo con lo sguardo. Se solo i miei occhi avessero potuto uccidere… in quel momento sarebbe ridotto come un mucchio di cenere.

Decisi di rispondere, in inglese.

 

"Senti, non so se questa tecnica da gatto morto ti aiuta a conquistare le tue povere prede… ma con me non attacca"

 

Lui mi guardò confuso, probabilmente non aspettandosi un rifiuto… né tanto meno il 'gatto morto'. Ma tuttavia rimase lì, imperterrito. Prima che potesse riaprire bocca, lo zittii parlando in italiano sta volta

 

"E ho capito perfettamente tutto prima, durante la chiamata. Mi fai veramente pena"

 

Il gate finalmente aprì facendo scorrere la fila, così lo sorpassai, passando il mio documento all'Hostess ed entrando nel corridoio che portava all'aereo.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: RosaRossa_99_