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Autore: sgnap97    14/10/2019    0 recensioni
«Caterina si lasciò stringere, guidare, dominare, stringendo la testa di lui tra le mani, le dita nei lunghi capelli bianchi, le labbra perse in quelle del suo agente. Sotto al suo corpo, anche Caterina Sforza riusciva a sentirsi una donna, le responsabilità, il dovere, la paura non erano niente perché era sua. Le mani si muovevano quasi automaticamente alla ricerca di bottoni e cinghie per liberarlo delle vesti, tanto che in poco tempo Abel si ritrovò nudo, ansimante, sopra di lei.»
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Nightroad, Caterina Sforza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Don't go away. 
by sgnap97




Quella di Caterina Sforza è una figura imponente. Tutto in lei richiama rigore ed autorità. Anche la sua stessa stanza, arredata nello stile barocco, piena di decori e ghirigori metteva soggezione a chi vi entrava, come la sua abitante. Il suo letto era alto, ricoperto da pesanti coperte di velluto rosso e lenzuola damascate. I suoi boccoli dorati si confondevano nei ricchi ricami della testiera del letto. Nuda, senza il corpetto che le stringeva la vita e il pesante cappotto sulle spalle il suo corpo assumeva la posa di una statua classica. Le lunghe gambe uscivano maliziosamente dalle coperte alla ricerca di attenzione.
Le donne come Caterina non hanno la necessità di chiedere, loro ottengono. Il rifiuto è qualcosa di umanamente impensabile.
Ma Abel Nightroad non era un uomo, ed in piedi, di fronte al letto del Cardinale i suoi occhi non vagavano sulle lussuriose curve della donna, ma puntavano dentro ai suoi occhi grigi.
In poche persone l'avevano vista nuda senza il pesante abito cardinalizio: una era sua madre, altre erano le dame che ogni mattina l'aiutavano a vestirsi, una era proprio Abel Nightroad, ma Caterina poteva ammettere che solo con lui non si sentiva vulnerabile.
Scostò le coperte senza dire una parola, allungando una mano, in cerca della sua. L'idea di vederlo ancora con i vestiti addosso non riusciva ad andarle giù. Amava vederlo con la sua uniforme nera da agente dell'AX, ma in quel momento aveva solo il desiderio di vederlo nudo, nel letto con lei.
Senza dire una parola Abel intrecciò le lunghe dita sottili con le sue tirando la donna a sé. Caterina si lasciò stringere, guidare, dominare, stringendo la testa di lui tra le mani, le dita nei lunghi capelli bianchi, le labbra perse in quelle del suo agente. Sotto al suo corpo, anche Caterina Sforza riusciva a sentirsi una donna, le responsabilità, il dovere, la paura non erano niente perché era sua. Le mani si muovevano quasi automaticamente alla ricerca di bottoni e cinghie per liberarlo delle vesti, tanto che in poco tempo Abel si ritrovò nudo, ansimante, sopra di lei.
Caterina si era innamorata di lui dal primo istante, quando era ancora una bambina e lui, come un cavaliere, l'aveva salvata come se fosse la sua principessa. Dal primo momento in cui aveva sfiorato la sua carne bianca, Caterina aveva sentito il proprio cuore farsi pesante e la sua pelle prendere fuoco. Era sempre stata insoddisfatta del contatto distante e freddo. Si era sentita una bambina viziata che non sarebbe stata soddisfatta fino a che non avesse messo le mani sul suo giocattolo, lo era stata, proprio lei. L'amore condiziona le persone. Lei aveva cacciato Abel Nightroad come una lince affamata, fino a che non lo aveva catturato, sedotto, imprigionato nel suo letto.
Con le dita sottili, Caterina sfiorava avida ogni millimetro della sua pelle chiara, l'assaporava la sua carne, come se fosse qualcosa di sfuggente, astratto. Si aggrappava a lui con tutte le sue forze per impedire che potesse essere l'ultima volta.
Abel aveva uno strano modo di fare l'amore. La prendeva con forza, come se sfogasse con le spinte dentro di lei la rabbia, la paura, eppure affondava le dita nel damascato delle lenzuola come se avesse paura che tutto ciò non fosse reale. La baciava con così tanto trasporto che Caterina si trovava alla ricerca d'aria. Era una sensazione che amava, che la faceva godere. Gemette, preda del piacere, della voglia, mentre si alzava scambiandosi di posizione con lui.
Con Abel non ci sarebbe mai stato qualcosa che l'avrebbe soddisfatta a pieno.
Sopra di lui, il volto tramutato dalla voluttà, i boccoli biondi assumevano la forma di un'aureola, mentre scompigliati si muovevano allo stesso ritmo delle spinte. Caterina cercava le sue mani, la sua bocca, come se averlo dentro di sé non gli bastasse, come se avesse bisogno di molto, molto di più.
La scarica di piacere la fece accasciare su di lui, preda degli spasmi e tremante sul suo petto glabro, i capelli sparsi, gli occhi chiusi. Non ebbe molto tempo, prima che anche lui la stringesse con forza, le dita affusolate conficcate nella sua schiena e la bocca socchiusa priva del respiro. Dalle sue labbra uscì solo il suo nome, in un gemito soffocato. «Caterina...»
Rimasero immobili, nelle lenzuola in disordine, nudi, la pelle ancora bruciante di passione a contatto, le bocche vicine, i respiri ormai confusi.
Avrebbe desiderato con tutta se stessa che quel momento durasse in eterno, ma niente, in questa vita terrena era interminabile.
Il primo a muoversi fu Abel, come ogni volta.
«Non andare.» Quello di Caterina era il tono perentorio dell'ordine, quando dentro di sé avrebbe voluto implorarlo, supplicarlo. «Non lasciarmi sola.»
Non lasciami mai più.
«Caterina...»
Abel non riuscì a dire altro. Avida ed egoista Caterina, gli aveva preso il viso tra le mani impedendogli di muoversi mentre riprese a baciarlo, rubandogli il respiro e strappandogli un gemito soffocato. La lingua intrecciata con la sua, il Crusnik la strinse un'ultima volta prima di allontanarsi. Si alzò senza dirle una parola, raccogliendo i capelli nella sua solita coda lunga che con con a luce calda dell'alba si confondeva nella schiena pallida.
«Tornerò presto.»
Una promessa, come tante. Le faceva promesse dalla prima volta che l'aveva incontrata.
Non fosse stata Caterina Sforza si sarebbe stretta nelle coperte a piangere, in cerca del suo profumo, persa nel suo ricordo. Ma Caterina Sforza non avrebbe pianto, si sarebbe avvolta nelle vesti, pettinato i capelli e a testa alta avrebbe attraversato la sala grande, con passo marziale, lo sguardo altero, diretta al suo posto sul trono, come ogni giorno.



 


ANGOLO DELL'AUTRICE

Questa fic è stata scritta per la persona che mi ha fatto conoscere Trinity Blood, sì, tutta colpa sua. E credo saranno colpa sua anche tutte le prossime fic su questo meraviglioso manga. 

  
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