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Autore: Daniel_The White    15/10/2019    2 recensioni
La morte di Cedric Diggory ha scosso la pace di Hogwarts. Il Signore Oscuro è tornato ma il Ministero cerca di nascondere la verità. Un giovane mago torna dalla Nuova Zelanda ad Hogwarts, mentre dagli Stati Uniti tre nuovi professori stanno facendo le valige. Nuovi e vecchi personaggi si incrociano. Là dove il mistero, la sfiducia e l'incertezza minano la società magica e Voldemort si staglia pronto a riconquistare il potere, Hogwarts riuscirà a ricordare la sua storia o finirà divisa?
Nuove amicizie e amori sboccieranno, altri finiranno amarmente, mentre il mondo magico si prepara ad una guerra che ancora non conosce, Hogwarts diventerà il fulcro della salvezza o della rovina di tutta l'Inghileterra.
P.S. Questa fanific si discosterà dal canone su specifici punti e progressivamente si svilupperà alternativamente alla continuity originale.
Genere: Avventura, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Harry, Luna/Theodore, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Madama Umbridge sedeva tranquillamente dietro la sua scrivania esaminando i risultati degli ultimi test di valutazione che le erano arrivati. I dati raccolti iniziavano a farsi interessanti agli occhi della strega la quale stava scrivendosi un appunto, intenzionata ad avere una parola in privato con i tre nuovi membri del corpo docente, per valutare alcune sue mosse, quando udì qualcuno bussare alla porta.

“Prego, entrate pure.” disse la strega alzando lo sguardo, finendo di scrivere l’appunto.

La porta si aprì poco dopo rivelando la figura della professoressa McGranitt, la donna era vestita in abiti verde smeraldo e portava con sé alcuni fogli di pergamena, accuratamente raccolti con fasce di doppio nastro a formare un faldone.

“Buonasera, Dolores” disse la donna salutando l’altra con un cenno del capo e mettendosi dall’altro lato della sua scrivania.

“Buonasera, Minerva” disse questa sfoggiando un sorriso di cortesia, non rivelando il turbinio di emozioni che le aveva suscitato vedere il faldone che l’altra teneva in mano. Con tono cortese, disse:

“Prego, accomodati. Desideri una tazza di tè?”

“No, grazie. Sto bene così” le rispose la direttrice della casa di Grifondoro con sguardo duro. Era chiaro che le due streghe non si amassero particolarmente a pelle. Dolores poteva comprendere tale riluttanza, ma doveva cercare di far breccia nell’esercito che Silente si era creato in tutti quegli anni se voleva portare a casa un qualche risultato, e valeva la pena lanciare i primi dadi con la sua numero due.

“Va bene. Suppongo che questi siano i fascicoli riguardanti il signor Potter, giusto?”

“Sì esatto. Sono tutti i documenti conservati ad Hogwarts su Harry Potter, anche se non capisco il bisogno che possa avere il Ministro di averli, considerando che sono gli stessi in suo possesso.”

Dolores sorriso vedendo come le informazioni della donna non fossero aggiornate. Si prese il tempo di bere un altro sorso di tè, prima di rispondere:

“Non è Cornelius che li vuole, ma Madama Bones”

“Continuo a non capire perché visto che le decisoni prese dal preside su questo argomento hanno sempre avuto il benestare del Ministro.” la rimbeccò Minerva, accigliata.

“Beh, in realtà non è stata direttamente madama Bones a chiedere questi documenti.” disse Dolores, prendendo il faldone e mettendolo in un cassetto della propria scrivania e chiudendolo a chiave.

“E chi allora?”

“Madama Nightingale” concluse la donna notando con piacere, l’espressione di sorpresa della strega davanti a lei.

“Non capisco perché la Speaker…” esordì Minerva ma Dolores la bloccò subito, aspettandosi una simile domanda.

“Beh in qualità di presidente del Wizengamot ha facoltà di richiedere documentazioni ai vari uffici per verificare che nessuna legge sia stata violata e credo che voglia vederci chiaro su alcune scelte del Preside.”

Vedendo le labbra assottigliate della donna, segno di evidente malcelato nervosismo, Dolores decise di lanciare il suo primo amo.

“Andiamo Minerva, io la conosco, lei per prima ha lavorato diversi anni fa al ministero nello stesso dipartimento di Madama Bones, sotto la direzione di Elphinstone Urquart, famoso per la sua intransigenza ed il suo scrupoloso attaccamento alle legge. So che lei ha avuto numerosi riconoscimenti prestigiosi per aver seguito le sue orme, dimostrando un paragonabile zelo. E lei mi vuol dire che non ha mai trovato eccentriche alcune decisioni di Silente riguardo al ragazzo?”

Minerva cercò di controllare al meglio il turbinio di emozioni che provava in quel momento e di rispondere prontamente alle accuse che la donna gli stava rivolgendo, anche se indirettamente.

“Credo che questa sia una domanda che dovrebbe porre al preside direttamente.”

“Non sarò io a farlo Minerva, io sto solo eseguendo disposizioni dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia. Ma se posso chiederglielo, lei davvero non ha mai nutrito dubbi su alcune decisioni di Silente riguardanti il signor Potter? Facciamo solo un esempio, lei crede davvero sia stato saggio averlo fatto crescere con i suoi zii materni? Da quanto ho scoperto i babbani in questione sono fanatici nella loro negazione di qualsiasi tipo di magia e che hanno cresciuto il giovane Potter non solo nella completa ignoranza del nostro mondo ma in un ripostiglio del sottoscala della loro casa, facendogli patire persino la fame e trattandolo peggio di un servo, lei questo lo sapeva?”

Minerva guardò Dolores profondamente colpita dalle sue parole. Sapeva che gli zii di Harry erano una brutta specie di babbani, ottusi e poco empatici, ma non sapeva che si fossero spinti fino a quel punto. Non sapeva se credere alle parole della strega davanti a sé ma osservandola dritta negli occhi non vedeva traccia di menzogne. Tuttavia si stava accorgendo dove Dolores voleva portarla, quindi cercò di calmarsi prima di rispondere posata:

“No, non lo sapevo. So comunque che il preside non avrebbe preso una decisione così alla leggera. So per certo che l’ha fatto per proteggere il giovane Harry. Esiste una potente magia che lo protegge da qualsiasi attacco in quella casa, una magia data dal sacrificio di sua madre Lily Evans.”

Dolores sorrise ammorbidendo ulteriormente la voce prima di risponderle: “E anche se così fosse lei crede veramente che Potter non sarebbe potuto essere adeguatamente protetto in una casa di un auror ad esempio? O che la protezione del Ministero non potesse essere sufficiente contro i seguaci di un signore oscuro sconfitto ed i suoi seguaci dispersi o rinchiusi ad Azkaban? E se qualcuno l’avesse attirato il giovane Potter fuori di casa, magari con l’ausilio della maledizione imperius su un babbano?? 

La donna fece una pausa prima di continuare, non lasciando trasparire alcuna emozione. Poteva vedere di aver smosso qualcosa nella freddezza granitica della strega davanti a sé.

“Io e lei non siamo mai stati madri ma personalmente non condannerei ad una simile vita nemmeno il figlio del mio peggior nemico, dopotutto capisco meglio ora la tendenza di Potter a inventare storie incredibili.”

“Non sono qui per commentare simili affermazioni” rispose dura Minerva.

Dolores sospirò, sollevando un’altra obiezione. “Bene, e che mi dice di quanto successo il primo anno di scuola del signor Potter? A quanto ho saputo lui e suoi due compagni, Ronald Weasley ed Hermione Granger, si sono lanciati nel recupero della pietra filosofale che era custodita qui ad Hogwarts pensando che fosse in pericolo, dico bene?”

“Sì, è esatto” disse Minerva, non comprendendo dove volesse andare a parare l’altra strega, rivangando qualcosa di ben quattro anni prima.

“Bene, da quanto ne so anche lei aveva contribuito alla difesa della pietra con un enigma a forma di scacchiera magica. E non era il solo. Nessuno di voi professori ha pensato a mettere un allarme ad una delle porte fra le varie stanze? Che ne so, quando uno risolveva o falliva il vostro enigma voi potevate facilmente esserne informati. In questo modo non solo potevate sapere subito che qualche studente stava per accedere alle prove ma avreste avuto il tempo di intervenire e fermarli o quantomeno correre in loro aiuto.”

“No, l’obiettivo degli enigmi era quello di bloccare eventuali intrusi. Non abbiamo mai pensato che degli studenti potessero passare il Cerbero a guardia della botola nel corridoio del terzo piano.” Disse la strega maledicendosi, in evidente difficoltà.

“E a quanto mi risulta il signor Potter è stato attirato in una trappola che per poco non gli è stata fatale. Dopotutto se lui non avesse inseguito il defunto professor Raptor la pietra sarebbe rimasta nello specchio delle Emarb, considerato che non sarebbe mai stato capace di trovarla, visto il suo desiderio spasmodico di averla, dico bene?”

“Come le ho detto prima….”

“Aspetti Minerva e non contenti di ciò, invece di punirlo per aver messo in pericolo la sicurezza della scuola e del nostro mondo se ma un seguace di Lei-sa-chi avesse messo le mani su un artefatto del genere, infrangendo per inciso una dozzine di regole della scuola, Silente ha pensato bene di premiarlo, ma non solo lui, tutti coloro che, inconsapevolmente ci mancherebbe altro, hanno compito un’impresa del genere. Cioè, si rende conto della follia? E questo ha fatto sì che Serpeverde perdesse la Coppa delle Case, conquistata col sudore e col rispetto delle regole oltre che con l’impegno per le gesta inconsapevoli ma potenzialmente disastrose di quattro undicenni. Non so se mi segue…” concluse la strega allargando le braccia e guardandola come ad affermare la più banale delle ovvietà.

Minerva in cuor suo si accorse per la prima volta del punto della collega. Tuttavia decise di rispedire le accuse al mittente, il modo era semplice in quel caso.

“Se ricordo bene in tale occasione Dolores, fu proprio il Ministro della Magia a perdonare il giovane Harry, affermando che era solo un ragazzino e quindi non poteva essere considerato colpevole.

Dolores si accigliò di colpo, perdendo completamente la nota zuccherosa della voce e sfoggiandone invece una dura e corrucciata:

“E mi duole dire che non avrebbe dovuto farlo, ma tutto questo è ormai finito. Ricordi bene Minerva e lo ricordi al suo pupillo che non godrà più di alcuno sconto d’ora in avanti. Per troppo tempo si è considerato ed ha agito al di sopra delle regole e delle leggi del nostro mondo.”

“E’ solo un ragazzo Dolores, non può essere…”

“E invece , Minerva. E’ proprio questo il punto. Questo lassismo che vedo gocciolare da ogni lato, sta corrodendo ingranaggi centenari e non mi riferisco solo al signor Potter e alle sue bugie…” esordì la strega irata, battendo un pungo sul tavolo.

“Non ho intenzione di commentare simili affermazioni Dolores, disse la McGranitt alzandosi. Quella conversazione era finita per quanto la riguardava.

“No, infatti” concluse Dolores con un sospiro, alzandosi a sua volta. “Non voglio farti perdere altro tempo, grazie per il fascicolo.”

“Di nulla.” disse la McGranitt voltandosi e uscendo dall’ufficio. Dolores sospirò corrucciata. La questione era più grave del previsto, doveva finire il suo lavoro il più in fretta possibile e sentire prima di tutto il professor Costa; quell’uomo era la sua miglior pista.

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Harry si svegliò di soprassalto, madido di sudore nel suo letto con la cicatrice che gli bruciava da morire.

“AHI!” disse a voce alta, guardandosi attorno immediatamente. Nessuno del suoi compagni di stanza si era svegliato per fortuna, poteva sentire chiaramente il russare di Ron alla sua destra ed il respiro pensante di Seamus alla sua sinistra. Guardandosi attorno vide il bagliore perlaceo della luna farsi strada dalla finestra poco lontano, illuminando debolmente il centro della torre.

Poco a poco il dolore stava svanendo ma Harry poteva ancora percepire le sensazioni del suo sogno di poco prima; Voldemort, ovunque egli fosse, doveva essere in preda all’ira, era qualcosa che ormai si ripeteva da diverse notti. Non volendo tentare di rimettersi a dormire in preda ad una forte sensazione di malessere allo stomaco ed un forte mal di testa, il ragazzo decise di scendere dal letto; aveva bisogno di una boccata d’aria fresca e di schiarirsi le idee, da solo. Con questi pensieri prese il mantello dell’invisibilità e se lo ficcò addosso, sparendo alla vista. Facendo molta attenzione a non far rumore uscì dal dormitorio e prese a camminare senza una meta precisa, vagando fra i corridoi del castello.

Ripensando a quello che stava accadendo quelle notti, si immaginava come Voldemort stesse cercando qualcosa probabilmente, dopotutto Sirius se l’era lasciato sfuggire l’ultima volta a Grimmauld Place “Qualcosa che non aveva l’ultima volta” , gli fecero eco nella mente le parole del suo padrino. Harry non aveva idea di cosa potesse essere ma di sicuro erano sorti dei problemi. Per quanto fosse doloroso passare così le notti il giovane Grifondoro aveva scartato a priori l’idea di parlarne con qualcuno, almeno per il momento. Anche a Ron e Hermione non aveva detto nulla, non voleva che si preoccupassero per lui più di quanto avevano già fatto quell’estate.

Appena voltato l’angolo si ritrovò di fronte ad un piccolo corridoio in cui non era mai stato prima, doveva trovarsi da qualche parte al terzo piano ma in un’ala del castello a lui sconosciuta. Fatti i primi passi al suo interno il giovane Grifondoro fu attirato da il suono di ante di legno che venivano sbattute. Addentrandosi lentamente per vedere la fonte di quel rumore, al riparo sotto il mantello, vide la figura di Draco Malfoy in un aula, che stava osservando un vecchio armadio all’apparenza vuoto, controllandone l’interno come se si aspettasse di trovarci qualcosa dentro.

Alla luce della lanterna dell’altro vide come il volto del Serpeverde mostrasse evidenti segni di stanchezza e di impazienza mentre procedeva ad aprire un altro armadio dal lato opposto dell’aula, sbattendone subito le ante, poco dopo.

“Dannazione!” esclamò l’altro passandosi una mano fra i capelli, stranamente non impomatati come al solito.

Harry vide l’altro prendere un foglio di pergamena in mano e scriverci qualcosa sopra con un carboncino velocemente, prima di ripiegarlo e rificcarselo sotto il mantello, procedendo rapidamente nella sua direzione, per uscire dall’aula. Il giovane Grifondoro si scostò di qualche passo da dove si trovava, verso sinistra della porta, per non farsi notare, rimanendo appiattito lungo il muro del corridoio.

Malfoy uscendo guardò nuovamente la mappa che aveva in mano, rimanendo quasi sulla porta. Grazie alla luce della lanterna Harry poté intravedere meglio di cosa si trattasse: era uno schizzo di quell’ala del castello, al terzo piano, con disegnate tutte la aule dove si intravedevano vari punti segnati con una x disegnata a carboncino. Osservando Draco mentre si guardava attorno spaesato, Harry si chiese cosa stesse cercando così insistentemente a quell’ora; certo essendo un prefetto poteva vagare per il castello la notte ma era molto distante dai sotterranei di Serpeverde.

Vedendo Draco proseguire per qualche passo nella direzione opposta a lui Harry tirò un sospiro di sollievo. Fu in quel momento che l’altro si bloccò come colpito da un fulmine; non si girò subito ma Harry avvertì chiaramente come l’altro stesse respirando a pieni polmoni l’aria notturna. Girandosi indietro il giovane Serpeverde si avvicinò pericolosamente alla sua posizione. Harry trattenne il respiro non muovendo un muscolo, cercando si diventare tutt’uno con il muro. Malfoy gli arrivò quasi davanti, prima di tirare evidentemente su col naso appuntito a pochi passi da lui.

“Limone, cardamomo e menta…” udì Harry percependo la voce dell’altro, flebile come un sospiro, rivolta chiaramente a se stesso. A quelle parole si maledisse; quella mattina si era messo qualche goccia di profumo che Hermione gli aveva regalato per il suo compleanno, gli piaceva particolarmente, nonostante non fosse mai stato un tipo che amasse quel genere di cose.

Malfoy avanzò a due passi dalla sua posizione, tirando fuori la bacchetta.

“Lumos!” pronunciò rivolto verso di lui.

Harry chiuse gli occhi rimanendo abbagliato ma non facendo un singolo rumore, nonostante gli mancasse quasi il respiro. Erano talmente vicini che ci sarebbe bastato pochissimo a tradire la sua posizione e l’ultima cosa che voleva era che Malfoy lo trovasse in quel momento.

Dopo qualche secondo di sbigottimento Malfoy dissolse l’incantesimo, sbuffò leggermente e si avvicinò di un altro passo. I due erano praticamente a pochi centimetri l’uno dall’altro. Harry sentì il cuore battergli forte, sentì il profumo di acqua di colonia addosso a Malfoy, prima che questi distogliesse improvvisamente lo sguardo con una smorfia.

“Sto impazzendo…” disse rivolto a se stesso proseguendo nella direzione opposta ad Harry, entrando nell’aula successiva e scomparendovi all’interno.

Il giovane Grifondoro dal canto suo deglutì, ricomponendosi, contento della fortuna insperata che aveva avuto: sarebbe bastato che Malfoy allungasse la mano di pochi centimetri, perché lo avesse scoperto. Doveva stare più attento.

Harry tuttavia decise di non darsi per vinto e di continuare ad osservare Malfoy da lontano; stava chiaramente cercando qualcosa, ma cosa?

Avvicinandosi all’ingresso dell’aula successiva, vide l’altro lanciare l’incantesimo di apertura su di un armadio posizionato al lato della cattedra ed aprirlo di colpo, per poi sbattere l’anta ed imprecare con sguardo misto di disperazione e rabbia. Fu quello più di ogni altra cosa a far varcare la soglia dell’aula ad Harry; non aveva mai visto Malfoy da solo e mai impaurito; lo sguardo di poco prima, prima che l’altro si prendesse la testa tra le mani singhiozzando, era di paura.

“Di che cosa poteva aver mai paura Malfoy?” si chiese Harry fra sé e sé. Certo suo padre era un mangiamorte ma era sicuro che mai avrebbe messo in mezzo suo figlio ad un età come la loro. Dopotutto, se Voldemort aveva un piano da portare avanti, era pieno di seguaci pronti a servirlo.

“A meno che quello che stia cercando non si trovi ad Hogwarts” gli sussurrò una vocina nella testa mentre continuava ad osservare l’altro, dall’altra estremità della sala, tenendosi stavolta a debita distanza. A questo Harry non aveva mai pensato prima; era certo che qualsiasi cosa Voldemort volesse fosse nascosta da qualche parte ma non ad Hogwarts, tuttavia non poteva davvero scartare quest’eventualità.

Con questi pensieri Harry seguì Malfoy per un’altra ora buona mentre maniacalmente cercava qualcosa nelle varie aule del corridoio del terzo piano, senza successo. La stanchezza infine prese il sopravvento ed Harry decise di lasciar perdere per quella sera, aveva seguito Malfoy abbastanza. Fu in quel momento che l’altro con passo incerto si appoggiò un attimo con la schiena alla balaustra della scalinata che saliva verso il piano successivo, di fronte a loro, respirando affannosamente. Harry osservò il corpo di Draco afflosciarsi lentamente a terra mentre questi sembrava essere svenuto per la stanchezza.

Harry si bloccò per un attimo, da una parte quella era l’occasione per esaminare meglio il foglio che l’altro si portava dietro, un’occasione che non si poteva lasciar sfuggire ora che il Serpeverde era privo di sensi, anche se significava uscire dal riparo del mantello dell’invisibilità. Il giovane Grifondoro valutò per un secondo le sue opzioni e decise infine di tentare; esponendosi si avvicinò a Malfoy che respirava lentamente, profondamente addormentato, cercano di individuare la tasca del mantello dove gli aveva visto mettere il foglio di pergamena poco prima.

Proprio in quell’istante tuttavia Harry sentì un rumore di pietra che scorreva e con orrore vide che la scalinata di fronte a sé stava cominciando a cambiare direzione, facendo retrarre all’interno del muro la balaustra contro cui era appoggiato a peso morto il giovane Serpeverde. Harry agì d’istinto: uscendo completamente dal mantello dell’invisibilità, tirò Malfoy per le gambe facendogli battere una bella zuccata sul pavimento del pianerottolo ma evitandogli una caduta nel vuoto di diversi metri. Ansimando cercò di rimettersi in piedi e fu allora che vide un rivolo di sangue provenire dal retro della testa di Draco.

Ad Harry si gelò il sangue nelle vene, inginocchiandosi accanto al Serpeverde vide che aveva una ferita aperta alla base della testa. D’istinto prese un lembo della sua uniforme, lo raddoppiò, tentando di tamponarla, inzuppandosi la manica, ma riuscendo nel suo intento. Guardandosi attorno in cerca d’aiuto, Harry vide una piccola luce alla fine dall’ombra del corridoio dietro di sé.

“AIUTO!” urlò Harry in preda al panico, sentendo il calore del sangue misto al profumo di acqua di colonia di Draco.

Nel men che non si dica la piccola luce avanzò rapida verso di lui, rivelando la sagoma corpulenta del professor Costa, il nuovo insegnante di Storia della Magia.

Cos’è successo qui!?” disse l’uomo rivolto ad Harry, fiondandosi su Draco, con la bacchetta in mano.

Prima che questi potesse rispondere, Harry vide l’uomo, allontanargli il braccio con un colpo secco e puntare la bacchetta sulla ferita di Draco dicendo, in un tono cantilenante, per tre volte:

“Vulnera Sanentur”

Harry rimase immobile accanto al professore mentre con sollievo vedeva il flusso del sangue alla base della testa di Draco fermarsi dapprima e poi invertire il suo flusso, fino a cicatrizzarsi. Senza dire una parola o degnarlo di uno sguardo il professor Costa, toccò il polso di Draco e poi il collo. La sua espressione quindi si distese e sembrò vedere Harry per la prima volta.

“Seguimi Potter!” gli ordinò con sguardo severo, mentre con un movimento della bacchetta sollevò il corpo di Draco a mezz’aria orizzontalmente e avviandosi spedito dall’altra parte del corridoio. Harry non osò contraddirlo e gli caracollò dietro, l’uomo infatti era estremamente veloce per la sua corporatura.

Il loro percorso terminò alle porte dell’infermeria dove ad Harry fu ordinato di aspettare fuori. Il giovane Grifondoro si era disteso contro la parete di pietra accanto all’ingresso dell’infermeria aspettando notizie ed il ritorno del professor Costa. Smaltendo lentamente la tensione di quello stupido incidente si augurò che niente di irreparabile fosse successo a Draco; tanto stupido era stato quell’incidente che Harry si maledisse più volte per la sua scarsa prontezza di riflessi. 

Dopo quelle che erano sembrate ore, Il professore di Storia della Magia spuntò inaspettatamente alle sue spalle, sorprendendo Harry che si aspettava di vederlo uscire dalla porta principale dell’infermeria.

“Seguimi nel mio ufficio, Potter.” gli disse con espressione severa. Harry non proferì parola seguendo l’uomo per i corridoi del castello fino ad arrivare ad una porta di mogano, che il professore aprì facendogli cenno d’entrare.

“So già cos’è successo stasera, Potter” gli disse il professor Costa, alzando la mano proprio nel momento in cui Harry stava per iniziare a parlare. “Siediti. So che è stato un incidente”. disse l’uomo sedendosi pesantemente sulla poltroncina davanti a lui.

“Davvero?!” disse Harry incredulo, riuscendo a proferire la prima parola nel giro di due ore.

“Sì, e so anche che se non fosse stato per te, probabilmente il signor Malfoy si sarebbe ferito molto più gravemente, questa sera.” disse con espressione seria.

 “E lei come…?” inizio Harry

“Potter suvvia, ne saprò di magia un po’ più di lei, non crede?”

Harry si zittì arrossendo d’imbarazzo.

“Non mi sarei mai aspettato un simile gesto da parte sua.” disse l’uomo prendendo un sigaro da una scatola in un cassetto della scrivania. “Vista la sua rivalità col signor Malfoy…intendo” concluse accendendoselo con un fiammifero.

“Non l’ho mai odiato a morte, professore” disse Harry quasi sincero.

L’uomo sorrise appoggiando il sigaro su un posacenere accanto. “Beh, ho i miei dubbi in proposito. Io sono ad Hogwarts da poco ma so già molto sulla vostra inimicizia. Eh beh, un Grifondoro che rischia la propria vita per un Serpeverde questo non l’avevo mai visto fino a qualche ora fa.”

“Beh, non credo…” esordì Harry, imbarazzato per un simile commento.

“Cosa?! Lei sa, signor Potter, che se avesse calcolato male i tempi il peso del signor Malfoy avrebbe rischiato di trascinare anche lei oltre il pianerottolo, facendovi fare un volo di parecchi metri, probabilmente fatale?”

Harry non sapeva cosa rispondere. Non ci aveva davvero pensato, aveva agito d’istinto. Gli era sembrata la cosa giusta da fare.

“Il signor Malfoy si riprenderà presto. Non le chiederò cosa ci faceva fuori dal suo dormitorio a quest’ora della notte perché so che questi sono momenti difficili per lei.” aggiunse, riprendendo in mano il sigaro.

Harry provò un insolito moto di gratitudine per quel professore che non conosceva che da qualche mese. Era un tipo singolare davvero.

“Quello che le chiedo è di fare attenzione e di non abusare delle sue…risorse.” disse indicandogli il mantello dell’invisibilità, accuratamente ripiegato su un tavolino in un angolo della stanza.

Harry lo guardò sbalordito.

“Può andare signor Potter. Il suo dormitorio l’aspetta. Cerchi di fare tesoro di quanto accaduto stasera.” concluse l’uomo aprendo un libro davanti a sé.

Harry si alzò senza dire nulla, prendendo il mantello dell’invisibilità e rimettendoselo addosso. Non capiva a cosa si riferisse l’uomo con quell’ultimo commento ma dal tono usato dal professor Costa la conversazione era chiaramente finita.

Il viaggio di ritorno alla torre di Grifondoro avvenne senza intoppi. Harry non riuscì a reggere alla stanchezza appena entrò nel suo comodo letto a baldacchino. Quella notte dormì un sonno molto agitato; il mattino dopo non ricordava nulla, solo l’odore di sangue misto ad acqua di colonia.

 

  
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