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Autore: Stella cadente    16/10/2019    3 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
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«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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40.
 
Hogwarts – Due giorni dopo
 
Quando gli Auror vennero a prendere Claude Frollo a scuola, Esmeralda si sentì strana, mentre lo osservava allontanarsi sotto osservazione. Non avrebbe mai detto che un suo compagno sarebbe stato arrestato per aver commesso l’omicidio del suo gemello; non aveva stima per Claude, non lo riteneva una bella persona, né – era evidente – aveva mai dimostrato di essere particolarmente legato al fratello. E dopotutto, era appassionato di alchimia e Magia Oscura; in effetti, che altro serviva per assodare che fosse un potenziale mago oscuro?
Eppure qualcosa, dentro di lei, da qualche parte, si spezzò, mentre il Serpeverde, senza opporre la minima resistenza, veniva portato via sotto gli occhi di tutti. Lo guardò, come per chiedergli silenziosamente se quella fosse la verità – se lui avesse realmente ucciso suo fratello – ma lo sguardo del ragazzo era inespressivo, come se il suo stesso arresto non lo sorprendesse più di tanto.
Forse perché, in fondo, sa di meritarselo, disse una vocina dentro di lei. Eppure, qualcosa non le tornava.
«C’è qualcosa che non va» disse a Febo, che la affiancava con un’espressione sconvolta dipinta sul volto squadrato.
«In che senso?»
«È troppo calmo, come se la cosa non lo toccasse.»
«Esme, stiamo parlando di Frollo» le rispose il suo amico. «Abbiamo la riprova del fatto che non si scomporrebbe mai, neanche se gli morisse la madre di fronte agli occhi.» Sembrava irritato dal tono allusivo dell’amica, come se le stesse tacitamente dicendo di lasciar perdere, qualunque cosa stesse pensando.
«Nessuno reagirebbe così, Febo» rincarò lei. «Non prendiamoci in giro» concluse, riportando lo sguardo sul Serpeverde. Era uscito dall’ingresso principale di Hogwarts, e gli Auror lo avevano issato su una carrozza trainata da Thestral, che avevano subito spiccato il volo. Adesso le creature magiche erano già lontane, sbattendo le grandi ali scure da pipistrello nel cielo terso di quella mattina di maggio. Esmeralda riuscì quasi a percepire il suo amico che sollevava gli occhi, mentre lo sentiva sospirare accanto a lei. «Va bene» disse poi, «Che cosa vuoi dire?»
«E se lo avesse previsto?» diede quindi voce ai suoi pensieri. «Se fosse tutto orchestrato – se qualcun altro avesse deciso che doveva andare così?»
«Parli di Pitch Black?»
«Esatto.»
«Beh, direi che Frollo non ne uscirebbe comunque pulito, dato che questo significherebbe solo che era d’accordo con lui.»
La Grifondoro fece dietrofront e rientrò a scuola, passando sotto l’arco a sesto acuto che si trovava all’ingresso. «Forse la sua famiglia è coinvolta» ragionò, le sopracciglia aggrottate in un’espressione pensierosa.
«Non credo» fece Febo. «I Frollo sono smistati in Grifondoro da secoli. Sono famosi per essere dei maghi che principalmente aiutano gli altri; non hanno mai voluto avere a che fare con la magia oscura. La pecora nera della famiglia è Claude, a quanto pare» concluse, con una punta di amara ironia. 
Silenzio.
«Perché stai cercando a tutti i costi un motivo, Esme?» la voce di Febo adesso si era leggermente ammorbidita, e suonava preoccupata.
La ragazza sospirò. «Non lo so. In fin dei conti, non lo conosco. Aveva ragione, quando me lo ha detto, due giorni fa, in corridoio.»
L’amico la guardava con apprensione; forse perché aveva notato che, da quel momento, qualcosa era cambiato in lei. «Che cosa vorresti fare?»
Quando udì quella domanda, Esmeralda apparve decisa in un modo che gli fece quasi paura. «Voglio andare ad Azkaban. Devo parlare con lui.»
«Sei impazzita?» sbottò il Grifondoro, mentre si sedevano al tavolo della Sala Grande e afferravano qualcosa per la colazione. Esmeralda bevve un sorso del suo succo di zucca e prese un paio di croissant salati, impassibile. «No» disse poi, «Affatto. È ora che Hogwarts si muova; sono stanca di vagare nel nulla, Febo. E non sono l’unica. Io...» si bloccò, uno dei due croissant a mezz’aria. «È come un’ossessione. Non so spiegarti perché, ma è così. E anche lui prova la stessa cosa.»
Silenzio. Febo la guardava come se non sapesse cosa fare.  «Che cosa c’è tra voi?» le chiese poi, di punto in bianco.
La ragazza addentò il croissant e masticò, con gli occhi persi nel vuoto. Sembrava che stesse cercando, nei meandri della sua mente, le parole giuste da dire. «Non lo so» disse poi, sincera. «Qualunque cosa sia, non è normale, né sana» ammise, sovrappensiero. «In ogni caso, non dipende da questo. Sento che c’è di più e basta, sotto a tutta questa storia. Perciò... mi accompagneresti?»
Febo lo sapeva già che la sua amica lo avrebbe cacciato nei guai; lo capì solo osservando la sua espressione, determinata come l’aveva vista poche volte. Si ritrovò a sperare che non facesse l’incosciente come suo solito, e che andasse tutto bene. «Certo» disse poi. «Ti aiuterò.»
Esmeralda sorrise, ma era un sorriso intriso di pensieri.
 
 
Nello stesso momento, al tavolo dei Serpeverde, Nick rompeva il silenzio che era calato sui suoi amici. «Pensate che sia vero?» chiese, sollevando lo sguardo dal suo porridge per un istante.
«Nick» fece Maui, come se avesse già intuito dove volesse andare a parare. «Ci sono le prove. Stavolta non c’è nulla da mettere in dubbio. E questo non ci aiuta, per niente. Come diceva Judy, ci pone in una posizione di svantaggio per quanto riguarda il rapporto con gli altri studenti.»
«In effetti le prove ci sono» si inserì Judy. «Eppure c’è ancora qualcosa che non mi convince. Se con Frollo è stato messo fuori dai giochi l’ultimo studente che è dalla parte di Black, allora perché Vaiana ha ancora bisogno delle sessioni di Legilimanzia con Merman? Tutto sembra essere orchestrato di proposito. Una falsa pista per confondere noi e Merman, per così dire.»
Silenzio.
«La situazione non è più tollerabile, ora come ora» proseguì la Serpeverde, spazientita. «E non mi interessa che cosa pensate voi. Io andrò a parlare con i Grifondoro, che vi piaccia o no» concluse, risoluta, scoccando uno sguardo di sfida a Maui.
Si stava già alzando, quando un ragazzo con i capelli rossi le si avvicinò.
«Scusami, ehm... Judy, giusto?» Aveva un tono di voce così gentile che fu quasi come se avesse spazzato via tutta la rabbia. Accanto a lui, c’era un altro ragazzo – un suo compagno di Casa, evidentemente, visto che entrambi avevano l’uniforme di Tassorosso. Quello che le stava parlando sembrava titubante, quasi nervoso; l’altro, invece, alto e robusto, gli stava dietro come per coprirgli le spalle.
«Sì?» fece lei, guardandolo curiosa.
«Ciao, sono Quentin Cloche» si presentò brevemente. A Judy quel nome non era nuovo: tempo qualche secondo, e le venne subito in mente che Frollo lo prendeva sempre di mira.
«Oh, sì!» saltò su infatti. «Lo so chi sei» disse, ancora prima di fargli iniziare il discorso. «E, prima che tu dica qualunque cosa, voglio scusarmi… a nome di tutti noi. Beh, non conoscevo Frollo di persona, ma sapevo che cosa facesse, per cui» si fermò un attimo, accorgendosi improvvisamente che non aveva ancora ripreso fiato. «Mi dispiace.»
Quentin apparve imbarazzato e abbassò lo sguardo. All’occhio attento di Judy non sfuggì l’aspetto provato che aveva, e si trovò ad aver voglia di abbracciarlo forte. «Beh» disse solo il Tassorosso. «Ti ringrazio.»
«Il punto è» si intromise il ragazzo alto. «Voi sapete di più riguardo a Frollo?» Aveva un tono più burbero rispetto a Quentin, e gli occhi scuri scintillavano di astio malcelato.
Nick sollevò un sopracciglio, indispettito dal modo in cui quel tizio si era rivolto a Judy. «E tu saresti?»
«Kristoff» ribatté prontamente l’altro. «Un amico di Anna.»
«Devo parlare con lei» disse d’un tratto Judy. «Assolutamente» aggiunse, sperando di fargli capire che aveva buone intenzioni. Quel ragazzo sembrava molto sospettoso, quasi innervosito dai Serpeverde; Judy non sopportava i pregiudizi che c’erano nei loro confronti – persino da parte dei Tassorosso, famosi per la loro tolleranza – ma cercò di non darlo troppo a vedere.
«Perché?» chiese infatti lui. Tuttavia, la Serpeverde notò dei segni di cedimento, che riaccesero la speranza dentro di lei.
Decise quindi di giocare a carte scoperte. «Sospetto che Merman ci stia volutamente tenendo fuori dal vero cuore di questa faccenda» asserì, guardandolo con intensità. «Perché mai, altrimenti, non dire nulla? Ci sta nascondendo qualcosa.»
«E come puoi dirlo?» chiese Kristoff, incrociando le braccia muscolose, con tono di sfida.
«Beh» replicò, con un sorrisetto. «Seriamente, Kristoff, non dirmi che non hai trovato strano il fatto che ci abbia detto solo alcuni dei dettagli che ci sono riguardo a Black.»
«In più ha praticamente lasciato a noi studenti il compito di ostacolare un mago molto più potente» si inserì Nick. «E, non so voi, ragazzi, ma a me questo non sembra affatto un buon segno.»
«La mia teoria è che» proruppe Maui, che fino a quel momento era stato a bere il suo succo di zucca senza dire niente. «Merman sia coinvolto più di quello che pensiamo. Magari Black gli ha lanciato una maledizione, e per questo motivo non può esporsi più di tanto.»
Quel suo intervento generò un silenzio assordante, che come una cappa opaca abbracciò il gruppo. Ad interromperlo fu Vaiana, che smise di giochicchiare con le sue ciocche corvine e disse: «Devo andare da Merman, adesso. Ci vediamo dopo» prima di alzarsi, senza neanche aspettare le risposte dei suoi compagni.
Quentin la guardò allontanarsi, preoccupato; Judy pensò che quel ragazzo esprimesse dolcezza e sensibilità in un modo che non aveva mai visto. «Che cosa le succede?» chiese infatti il Tassorosso, riportando lo sguardo su di lei.
Judy tirò un breve sospiro, poi disse. «È tenuta sotto osservazione da Merman... esattamente come è successo con Elsa. Il Preside crede che possa aiutarci a recuperare coloro che sono scomparsi.»
Si fermò un istante, poi guardò Kristoff e proseguì; dovevano sapere. «Siamo stati in biblioteca, la settimana scorsa; ed abbiamo trovato, in un libro di alchimia, la descrizione dei phoboi. Non so se avete già letto queste informazioni, ma... pare che queste creature catturino le loro vittime e le trasportino in un Regno d’Ombra – una dimensione astratta da cui è impossibile tornare. Chi ci finisce è completamente soggiogato dal phobos» disse, quasi tutto d’un fiato. Poi concluse: «Vaiana ha un potere che non dipende dalla sua bacchetta magica, e...»
«Judy» la interruppe Maui, come a dirle che doveva tacere.
«No, Maui» si girò lei, l’adrenalina ormai in circolo nelle vene. «Lo devono sapere. Non metteremo dei muri verso le altre Case di nuovo» lo zittì, determinata. Si accorse, con la coda dell’occhio, che Kristoff aveva fatto un’espressione sbalordita, come se non si aspettasse quella reazione da parte sua.
«Come stavo dicendo, Vaiana può creare l’acqua con le proprie mani» riprese. «È un’abilità che ha nascosto anche a noi, per tutti questi anni. Adesso Merman si sta chiedendo come mai Black non l’abbia portata con sé. Potrebbe essere l’unica possibilità di fermarlo.» La voce le si ruppe.
Dannate emozioni.
Era sempre stata così, anche se non le piaceva ammetterlo. Sensibile, appassionata, emotiva. Nick la prendeva sempre in giro, per questa sua caratteristica, anche se lei sapeva che, segretamente, la apprezzava. Ma, ecco, in quel momento invece si detestò.
Voleva sembrare decisa e forte, invece – con tutta probabilità – stava solo dando l’impressione di essere una stupida.
«Per questo motivo chiedo – anzi, chiediamo – il vostro aiuto. Se c’è qualcosa che Merman ci nasconde; se c’è qualcosa che possiamo fare per riportare indietro Elsa e le altre...»
«Ho capito» la rassicurò Quentin, prendendole la mano con dolcezza. «Non serve che tu dica altro. Io e Kristoff ti crediamo» disse solo. Kristoff, alle sue spalle, sembrava combattuto su cosa fare, ma alla fine disse: «Già» come per esprimere solidarietà.
«Quindi» fece Maui, alzandosi dal suo posto. «Volete saperne di più su Frollo? Ne sappiamo quanto voi. Ma forse potremmo fare squadra, e cercare di capire di più su Merman» li guardò entrambi con i suoi occhi scuri come l’inchiostro, come per inchiodarli. «Ci state?»
Quentin si fece serio; gli restituì lo sguardo e rispose: «Certo. Contate su di noi.»
Judy sentì il cuore scoppiarle nel petto dall’emozione.
Hogwarts si stava unendo.
 
*
 
 
Fece capolino quasi timidamente alla porta dell’Ufficio del Preside Merman: il ritratto di Albus Silente, alla sua sinistra, sembrava ricordarle tempi lontani; al fianco di questo, la Preisde McGranitt la guardava bonaria all’interno della sua cornice.
«Vaiana» la voce profonda e tonante del Preside Merman la raggiunse vicino al Pensatoio. «Ti sei mai chiesta che cosa Elsa Arendelle potesse provare?» le chiese, a bruciapelo. La Serpeverde sobbalzò, nel ricordare quello che aveva sentito quando Elsa era scappata da lei, appena entrata nella sua Casa. Come aveva fatto il Preside a capirlo?
«Sì» si limitò a rispondere. «Quando ci siamo viste per la prima volta» aggiunse, pochi secondi dopo. «Era molto spaventata. Ci siamo presentate, ma è scappata subito; sembrava avesse visto qualcosa.»
«Tu hai mai visto qualcosa che ti fa paura, improvvisamente?»
Il cuore di Vaiana prese a battere.
 
Un’aquila, che si librava alta in un cielo nero, squarciato solo ogni tanto dai rami bianchi di un fulmine. Un oceano infinito, in movimento, come una massa inquieta. E un mostro di fuoco. Lei gli stava davanti, impassibile.
 
Erano anni che faceva quell’incubo. Ormai ci aveva fatto l’abitudine, aveva imparato a svegliarsi e a calmarsi, prima di dormire di nuovo e non farlo più. Succedeva solo una volta; soltanto una volta il mostro di fuoco compariva nei suoi sogni, facendola svegliare di soprassalto.
«Sì» disse poi al Preside, che la guardava intensamente. «Potrei essere collegata ad Elsa?»
Merman si incupì. «Non esattamente. Tuttavia, sei collegata alla catena che Black vorrebbe costruire. Sei il suo pezzo mancante; la Magnum Opus richiede convenzionalmente quattro elementi... ma potrebbe essercene un quinto.»
Pausa.
«Questo quinto elemento è chiamato Viriditas, e precede la Rubeudo, la fase del fuoco – l’ultima dell’Opera. Facendo questo, Black potrebbe risvegliare gli Antichi e gettare di nuovo il mondo magico nel caos. Non abbiamo bisogno di un’altra guerra.»
«Si riferisce alla seconda guerra magica?» chiese la Serpeverde.
«Esattamente» le diede ragione il Preside. «Gli effetti potrebbero essere egualmente devastanti. Non ho alcuna intenzione di fare in modo che dei miei studenti ci rimettano fino a questo punto. Anche se devo agire nell’ombra, per far sì che Black mi percepisca come indifeso.»
Vaiana guardò l’uomo che le stava davanti, la sua luna barba bianca che adesso sembrava fluttuare, gli ermetici occhi neri, le labbra serrate. Poteva credergli?
«Gli studenti non si fidano di lei» snocciolò d’un tratto. «Pensano che stia collaborando con Black.»
«È comprensibile» le rispose Merman, contrariamente alle sue aspettative. «Non sono stato sufficientemente chiaro su cosa dovete fare, e sull’Opera. Ma era mio dovere farlo: se avessi detto tutto, avrei gettato la scuola nel panico... e a quel punto saremmo stati deboli, nessuno escluso. Più di quanto non lo siamo già.» Aveva lo sguardo perso in tetri pensieri: le sopracciglia scure erano aggrottate, come se stesse cercando di scacciare chissà quali tormenti.
«Mostrami cosa sai fare» disse poi il mago.
Vaiana rimase basita. «Cosa?» riuscì solo a chiedere, guardandosi istintivamente le mani. «Signor Preside, io non so usare questo potere. Ce l’ho sempre avuto, ma, insomma, non ho mai...»
«Hai mai avvertito il richiamo dell’acqua?» la spiazzò Merman, guardandola negli occhi.
 
 
A Brighton, lì dov’era cresciuta, c’era il mare. Un mare freddo, gelido in realtà, per la maggior parte dell’anno. Spiagge di ruvidi e duri ciottoli bianchi erano sparse in tutta la città, a fare da contorno a quella distesa di acqua grigia. Vaiana la amava; quando litigava con suo padre – e succedeva spesso – si rifugiava sempre in quell’angolo di pace e tranquillità, dove riusciva a sentire i suoi pensieri.
Suo padre aveva i suoi stessi poteri, ma li reprimeva con tutte le sue forze; Amelie – sua madre – le aveva raccontato, in confidenza, che con quelle mani aveva ucciso il suo migliore amico, e da allora non aveva più voluto saperne di usare quella sua abilità.
Aveva quindici anni quando glielo disse, e lei rimase per tutto il tempo in ascolto, in silenzio – cosa che, per dire la verità, faceva raramente, soprattutto quando si trattava di suo padre. Aveva cercato di immaginare come vivesse quel terribile ricordo, quel fantasma che lo perseguitava. Ed aveva capito.
Solo che l’acqua mormorava dentro di lei, e questo era più forte di ogni altra cosa.
 
 
Si ricordò del modo in cui il grigio mare di Brighton le faceva spazio, quando vi entrava dentro, del modo in cui sembrava accoglierla, diventare caldo tutto d’un tratto. Di come, con un gesto della mano, riuscisse a controllare le sue correnti salate.
«Io... sì» rispose, dopo quella che le era parsa un’eternità. «Sì, ho sempre sentito che» la lingua sembrò d’un tratto impastata, il cuore andò a batterle furiosamente in gola. Capì, nel volare di un istante, che aveva sempre voluto parlare apertamente di quel lato di sé, ma che non lo aveva mai fatto davvero – nemmeno con Maui. «Che l’acqua mi chiamava. Mio padre aveva lo stesso potere; ma, mentre lo usava nella Guerra magica in Polinesia, ha colpito un suo amico. Ho sempre sentito come se lo ferissi, nell’usarlo. Perciò...» la voce le si era leggermente incrinata, ma proseguì. «Non ho mai pensato che potesse essere una cosa da mostrare ad altri. Anche se l’acqua mi ha chiamata più volte.»
«Adesso l’acqua è l’unico mezzo per poter fermare l’esperimento di Black.»
Vaiana sentì il panico attanagliarle la gola. «Ma signore,» disse «non riuscirò mai, da sola, a sconfiggere Black.»
Le labbra di Merman si incresparono in un confortante – seppur lieve – sorriso. «Non sarai sola» disse. Mosse le mani in gesti fluidi, ed una sfera d’acqua prese forma in modo del tutto naturale, come se lo facesse da molto tempo. Sembrò fluttuare da una mano all’altra del mago, che teneva i due palmi a distanza, perpendicolari l’uno rispetto all’altro.
«Io sono come te» disse poi. «E posso spiegarti perché.»
Quell’istante sembrò a Vaiana come una rivelazione: allora non era l’unica? C’era qualcun altro come lei? Quanti erano? Perché lei e Merman avevano lo stesso potere? Migliaia di domande iniziarono a bombardarle il cervello, che nel giro di poco tempo sembrò talmente affollato da farle venire il mal di testa. Attese che il Preside proseguisse, gli arti che formicolavano dalla curiosità.
«Questo momento doveva arrivare da ormai tanto tempo» riprese la voce profonda del mago, che adesso la fissava. Ogni parola era attentamente pesata e misurata, Vaiana lo sentiva; capì che gli avvenimenti recenti erano parte di un qualcosa di molto più grande rispetto a quello che sembrava.
«Black ha cercato numerose volte di creare qualcosa che avrebbe dato impulso all’Opera; in passato ha già provato a farlo... ma senza successo.»
«Chi era?» ebbe il coraggio di dire Vaiana.
Merman, adesso, sembrava malinconico. «Si chiamava Iris Hale» disse. «Ed era una studentessa di Hogwarts molto tempo fa. Io ero un professore, all’epoca.»
Pausa.
«Aveva gli stessi poteri di Elsa, che scatenarono la curiosità di Black. Ma quando si trattò di effettuare il rituale, si ribellò; i suoi poteri si scagliarono contro di lei.»
Quelle frasi si abbatterono su di lei come una martellata. «Se lo sapeva, allora perché non ha fatto niente?» chiese con rabbia.
Merman attese un po’ prima di parlare. «Aveva preso in ostaggio mia figlia» disse poi, incupendosi di botto. «Mi ha minacciato. Non potevo fare niente. Ma» fece una pausa di pochi secondi. «Nonostante questo, non si è curato comunque di risparmiarla.»
Il silenzio che aleggiava in quel momento era pesante, soffocante. Le parole che Merman aveva detto le avevano procurato delle fitte al cuore, insieme alla consapevolezza che il mondo magico era davvero in bilico tra la vita e la morte.
«Quando è successo tutto questo?» ebbe il coraggio – raccolto chissà dove – di chiedere.
Il Preside fece una pausa densa di pensieri. «Nel 1648. Sia io sia Black siamo immortali. Lui appartiene alla famiglia dei phoboi, io a quella dei maridi. Melicent Somber discende dalla famiglia di Black, tu dalla mia.»
Vaiana aveva voglia di scappare.
«Per questo tu sei l’unica a poter far tornare gli scomparsi.»
Non può essere...
Lei era solo una studentessa. Solo una studentessa.
«Tu e Melicent siete rivali. E questa è una guerra.»
 
 
 
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Ci credete che questo capitolo era pronto un mese fa?
Dopo aver finito di scrivere mi tremavano le mani dall’emozione; rileggevo e vedevo che eravamo ormai agli sgoccioli, che i nodi erano venuti (quasi) tutti al pettine, e mentre si faceva sempre più evidente per gli studenti che Merman nascondeva qualcosa, Vaiana veniva a scoprire esattamente cosa. Questo era un grande passo all’interno della storia; mi sentivo soddisfatta, carica per i capitoli seguenti. Così mi sono detta: scrivo ancora, almeno poi aggiornerò regolarmente. E invece… nulla. Sono sfigata, a me la vita è male e l’ispirazione per Hogwarts mi evita come la peste. Tanto ormai è così.
Spero solo che il capitolo almeno valga l’attesa, ecco. Vi sareste aspettati tutto questo da Vaiana? E di Frollo, che ne pensate? Io per esempio ho adorato scrivere di quando i Serpeverde e i Tassorosso si mettono d’accordo :D
Grazie per aver letto e per le recensioni. Davvero. Mi spronano a continuare; non vi ringrazierò mai abbastanza per sopportarmi e spendere comunque due parole per i miei capitoli.
Alla prossima!
Stella cadente




 
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A Brighton, lì dov’era cresciuta, c’era il mare. Un mare freddo, gelido in realtà, per la maggior parte dell’anno. Spiagge di ruvidi e duri ciottoli bianchi erano sparse in tutta la città, a fare da contorno a quella distesa di acqua grigia. Vaiana la amava; quando litigava con suo padre – e succedeva spesso – si rifugiava sempre in quell’angolo di pace e tranquillità, dove riusciva a sentire i suoi pensieri. 
  
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