È stata una giornata decisamente impegnativa e mi sento stanca, ma diversa. Qualcosa è scattato nella mia mente e nel mio cuore, dopo tutto quello che ho affrontato credo di aver fatto luce almeno sui miei sentimenti nei confronti di Lukas e Nike. Ho anche capito cosa posso e non posso avere e ciò che è giusto che io rivendichi e ciò che invece dovrà rimanere per sempre fuori dalla mia portata. Ho deciso che non abbandonerò mai Nike, per nessun motivo lo lascerò di nuovo solo, gli starò sempre accanto e lo difenderò da chiunque, se stesso compreso se i dubbi di Fuoco dovessero rivelarsi fondati. Devo ammettere che ci sono molto punti oscuri nella storia di Etere, ma non m’importa. È colpa mia se è cresciuto tra le grinfie di Caos, è colpa mia se non conosce la bontà di Madre Natura, la bellezza della pace, della fedeltà e dell’amicizia. È colpa mia se il suo lato buio e inquieto talvolta prende il sopravvento. Gli starò accanto e gli insegnerò ad amare il genere umano, a rispettarlo e a difenderlo, ma non potrò mai amarlo come amo Fuoco. Lui è l’unico che ho mai amato e che mai amerò, l’unico che mi completa, l’unico che dominerà il mio cuore, la mia anima e il mio corpo, nonostante questo io e Fuoco non potremo mai più stare insieme. L’unione tra noi è deleteria per il nostro pianeta, per i gli esseri viventi di ogni forma e specie, per il genere umano e per Etere. Lui mi vuole per se, non conosce ancora la differenza tra affetto, amore, amicizia e fino a quel momento mi concentrerò solo su di lui e noi. Lo faccio anche per Fuoco, da secoli quando Terra prende il sopravvento, dopo aver compiuto la sua missione e aver mostrato tutto il suo potere, gli impone il loro amore, senza possibilità di scelta, senza permettergli di capire se c’è altro per lui oltre noi. Fino ad ora sono riuscita a controllare l’attrazione magnetica che mi porta continuamente tra le sue braccia, più che controllare fino ad ora sono riuscita ad evitare che la nostra unione si concretizzasse distogliendo la mia attenzione dagli esseri umani e dalla loro sorte.
Qualcuno ha suonato il campanello di casa, spero non sia Lukas perché non sono pronta per affrontarlo.
- Maya c’è Chicco. Lo faccio salire o scendi tu?
- Fallo salire…
Chicco… sono passati solo pochi giorni da quando io e lui eravamo un binomio perfetto e indissolubile, sinceri fino all’assurdo e a disposizione per qualsiasi problema in qualsiasi momento. Adesso ho così tanti segreti da nascondergli che ho quasi paura di guardarlo in faccia, quasi certamente leggerebbe nei miei occhi più di quanto io stessa sia disposta ad ammettere. Però non posso più scappare, ho ignorato le sue chiamate, i suoi wapp, i messaggini che mi ha lasciato sotto lo zerbino.
La porta della mia camera si spalanca e ogni più piccolo particolare di Chicco lascia presagire un sermone spaziale, ma me lo merito. Inspira come fa il toro prima di caricare e incrocia le braccia al petto, scuote la testa più volte e si prepara all’attacco, ma lo precedo:
- Non essere arrabbiato, posso spiegarti tutto… o quasi…
Non me lo ricordavo così atletico e muscoloso. Sembra cresciuto di diversi centimetri, ma non è possibile, dopo tutto non ci vediamo solo da qualche giorno. Involontariamente mi avvicino e poso una mano sul bicipite, è davvero grosso e tosto, poi lo guardo e lui sogghigna. Pace fatta. Lui è Chicco, il mio migliore amico, mi concede tutto e mi adora per quella che sono e io sono Maya, la sua migliore amica, lo assecondo nelle sue pazzie e gli do consigli utili per far colpo sulle ragazze, anche se non ha proprio bisogno. Questo pensiero è così rassicurante, qui e ora mi sento più vera che mai e al posto giusto. È questo quello che desidero, una vita normale, tra persone normali con le quali chiacchierare del nulla senza preoccupazione o strane ossessioni.
- Bene, allora racconta… e parti dall’inizio.
- Quale sarebbe l’inizio?
- Quando nuda hai posato per quel verme o forse preferisci quando senza ragione mi hai schiaffeggiato… ho ancora ben in mente la forma della tua mano sulla mia guancia.
- Avevo tutte le ragioni, ma ammetto di aver esagerato.
- Mi hai fatto male…
- Sono stata così violenta?
- Non in quel senso…
- Ah!
- Non avevamo mai litigato e soprattutto non mi avevi mai guardato con quegli occhi.
- Quali occhi?
- Gli occhi di una sconosciuta. Siamo migliori amici da sempre e so cosa pensi ancor prima che lo sappia tu, so quando hai fame, quando sei depressa e quando sei euforica anche con una benda sugli occhi, ma quel giorno non eri tu.
C’è qualcosa nelle sue parole che mi spinge a pensare che ci sia molto di più di curiosità o preoccupazione. È come se cercasse di scandagliare i miei pensieri o volesse spingermi a rivelargli dei dettagli.
- Stai esagerando Chicco, ero innervosita dalla situazione che mi era decisamente sfuggita dalle mani.
- Che rapporti hai con Nike?
- Chicco, non voglio essere di nuovo scortese, ma non sono affari tuoi.
- Perché quando ti domando di Lukas o di Nike ti agiti? Abbiamo sempre parlato di ragazzi e non ti hanno mai infastidito le mie domande. Cos’hanno di speciale? E perché ho la sensazione che ti stai infilando in un trio amoroso?
- Chicco la situazione è più complicata di quello che pensi, ma non devi preoccuparti adesso ho tutto sotto controllo. Non c’è nessun triangolo e mai ci sarà. Mi piace Nike, lo stimo come artista e vorrei fossimo amici, continuerò a frequentarlo, ma solo come amici. A.M.I.C.I.
- E Lukas? Cosa mi dici di lui?
- Lukas… Lukas… lo dimenticherò…
- Andiamo a fare una passeggiata, abbiamo bisogno entrambi di aria fresca.
Me la sono cavata, sono stata brava, la tentazione di rivelargli tutta la verità è stata forte, è il mio migliore amico e sarebbe bello poter essere sincera.
Ci dirigiamo verso il parco, ricordo ancora l’ultima volta in cui abbiamo portato i gemelli e abbiamo incontrato Lukas. Ricordo quel bacio rubato, non il primo e nemmeno l’ultimo, ma forse quello che più mi ha scosso perché non eravamo soli come solitamente accade, ma in un parco pubblico. Chicco e i gemelli erano a pochi metri da noi e ho desiderato che non smettesse, come ogni altra volta in cui mi ha baciato e come in ogni altra epoca in cui abbiamo vissuto l’uno al fianco dell’altro, amandoci di un amore malato.
- Sediamoci su quelle panchine.
Chicco è pensieroso, sono io ad aver un mucchio di segreti eppure oggi sembra particolarmente misterioso. Possibile che anche lui abbia bisogno di confessarsi?
- Chicco sei strano. Sputa il rospo? Cosa c’è che non va?
- Non riesco a svolgere il mio compito se tu non sei sincera.
- Chicco! Di cosa stai parlando? Di quale compito parli?
- Io… lascia stare… sono stanco ed è estenuante cercare di capirti…
- Sono io che non ti capisco, dici frasi senza senso e poi te le rimangi.
Percepisco la sua sconfitta, l’aria rassegnata è evidente, ma molto di più mi colpiscono i suoi occhi: affaticati, avviliti e forse anche delusi. Lo accarezzo, ha un principio di barba, di quella morbida, giovanile che rende accattivante un volto senza infastidire un bacio. Ritraggo la mano. Di colpo sento su di me il suo desiderio, è come se il contatto con la sua pelle mi avesse trasmesso parte dei suoi pensieri. Soffre per me, soffre per le mie scelte, soffre perché crede di avermi perso, soffre perché non può avermi e soffre perché non può rivelarmi la verità…
- Quale verità Chicco? Cosa non puoi dirmi?
L’ho detto ad alta voce, ma è quello che voglio sapere e non mi alzerò da questa panchina finché non capirò cosa sta succedendo.
- Maya ora sei tu che straparli!
- Io posso percepire i tuoi pensieri o per lo meno le sensazioni che provi e sono certa che mi nascondi qualcosa.
- Non dire sciocchezze, non ti nascondo nulla. Sai tutto di me, siamo cresciuti insieme. Sentiamo un po’, cosa avresti “percepito”?
Pronuncia quest’ultima parola scandendo una lettera alla volta, come se volesse prendermi in giro, ma non ci sto. Non cascherò nella sua trappola. Non riuscirà a far diventare ridicola questa conversazione. Chicco ha sempre preferito evitare la discussione, nelle poche occasioni in cui non eravamo d’accordo ha scelto la strada dell’ironia e chiuso la disputa con una bella risata. Non questa volta. So quello che ho sentito e voglio una spiegazione.
- Soffri per me e mi desideri, inoltre mi stai nascondendo qualcosa.
Chicco ammutolisce, mi fissa sgranando gli occhi e la sua reazione mi conferma di aver fatto centro. Toglie lo sguardo, osserva il cielo che pian piano si sta coprendo di nuvole grigie e minacciose e senza smettere di fissare il vuoto mi risponde con serietà ed estrema calma.
- Certo che soffro per te, sei la mia migliore amica e in pochissimo tempo ti ho visto passare dalle braccia di uno sconosciuto minaccioso a quelle di un altro sconosciuto ancora più inquietante se possibile.
- Sono adulta e vaccinata, il fatto di non aver avuto altre frequentazione prima d’ora non implica che io non sappia gestire questa situazione. Ammetto che sia un po’ complicata, ma come ti ho già spiegato sono arrivata a delle conclusioni e adesso so cosa devo fare. Perché ho percepito anche del desiderio?
- Oh Maya, dici di essere adulta e vaccinata ma sei così ingenua e genuina. Ti ho sempre amato e non smetterò solo perché adesso sei presa da due idioti.
- Anche io ti amo, ce lo siamo già detti, ricordi? Quando abbiamo provato a…
Sono imbarazzata, non dovrei, non è la prima volta che affrontiamo questo discorso, ma in questo caso mi sembra tutto diverso, Chicco è diverso.
- Certo, ci siamo fermati, perché siamo solo amici. Buoni amici, ottimi amici, i migliori amici, ma non è questo il vero motivo.
- Certo che lo è! Me lo hai detto tu!
- No, prova di ricordare meglio. Tu lo hai detto e io l’ho solo confermato.
Cerco nella memoria e ripercorro quegli attimi: sguardi, passi, sfioramenti e poi una risata divertita. La mia risata. Rammento Chicco che mi guarda, noto una smorfia di dolore, ma è talmente fugace che la dimentico subito e poi la sua risata. Ha ragione! Io mi sono sentita ridicola e ancora io gli ho detto che potevamo essere solo amici, ma lui ha confermato e si è anche scostato bruscamente.
- Ma tu ti sei allontanato come se toccarmi fosse l’ultimo dei tuoi desideri!
- Cos’altro potevo fare? Se solo tu sapessi… se solo tu capissi…
- Cosa devo capire? Cosa devo sapere?
Sto urlando e me ne rendo conto, ma sono frustrata e confusa e non capisco perché Chicco, il mio Chicco, il mio migliore amico, colui che credevo di conoscere anche più di quanto conosco me stessa, si sia trasformato in uno sconosciuto.
Scatto in piedi, ho bisogno di camminare, ma qualcosa attira la mia attenzione. Qualcosa ci sta osservando. Lo sento fin nelle ossa, ma non riesco a vedere nulla o nessuno di sospettoso. Poi un’ombra dietro ad una pianta, veloce e oscura. È una sentinella, ne sono certa. Corro nella sua direzione e sento la voce di Chicco dietro di me.
- Fermati Maya, è pericoloso?
Non rifletto sul significato di queste parole e continuo il mio inseguimento. Finalmente vedo la Sentinella, è mastodontica rispetto a quella che aveva attaccato Lukas e molto veloce, ma io lo sono di più. Nessuno di noi Elements ha poteri fisici quali la forza o la velocità, ma in questi giorni ho imparato a sfruttare il mio potere in modo diverso, anche se ciò comporta dei rischi. Sto imparando a trarre l’energia necessaria per il mio potere da me stessa e non dagli esseri viventi che mi circondano, ma questo sta cambiando la mia stessa natura. Sono più forte sia nel corpo che nell’anima, sono più consapevole e determinata, sono pronta a fare la cosa giusta e a sacrificarmi per essa. Raggiungo la sentinella, la supero e mi paro davanti a questo mostro. Ci siamo addentrati nel folto del bosco e nessuno potrebbe accorrere in mio aiuto, ma non ho paura. La Sentinella mi squadra con un movimento del capo piumato anomalo e diabolico. I suoi occhi gialli mi fissano e le pupille ruotano come fossero degli ingranaggi. Alzo le braccia al cielo con i palmi che si guardano, chiudo gli occhi. Cerco quella scintilla che ho imparato a scovare dentro di me, nel profondo della mia coscienza e l’accendo come fosse un fiammifero che sfrega la sua capocchia solforosa contro la superficie ruvida e pungente del dovere di proteggere la Terra e i suoi abitanti. Le mie braccia scendono piano piano portando i gomiti verso l’esterno e l’energia verso l’interno. I palmi specchiati giungono davanti al mio cuore e da esso assorbono la fiamma. Sono pronta, riapro gli occhi e la Sentinella è in assetto d’attacco, ma qualcosa mi distrae. Non posso crederci è Chicco, è dietro la mostruosa creatura, è ancora distante diverse decine di metri, ma si avvicina sempre più velocemente. Non posso permetterglielo, se la Sentinella lo vedesse lo attaccherebbe senza scampo. Sto per indirizzare il mio fascio protettivo verso Chicco, anche se in questo modo sarò esposta, ma ancora una volta qualcosa di assurdo mi deconcentra. Chicco è a pochi passi e ha estratto un arco da non so dove, la freccia è già pronta in posizione per essere scagliata. La punta della freccia brilla come un diamante e mira il capo della bestia. Poi Chicco fa un balzo, lungo e alto, troppo per essere considerato un balzo umano. Riecheggia un grido, roco, ma potente, un canto di guerra. La sentinella si volta dandomi le spalle e si lancia verso il guerriero, verso il mio Chicco. Ma chi è davvero Chicco? Sta succedendo tutto velocemente, troppo velocemente e ho il terrore che il mio migliore amico venga ucciso da una creatura che certamente è più potente e letale di lui, ma non c’è più tempo. La Sentinella e Chicco sono entrambe sospesi in aria, tra le fronde degli alberi e se cercassi di colpire l’uno o proteggere l’altro potrei sbagliare e ottenere l’esatto opposto. Un tonfo enorme accompagna la ricaduta creando una voragine nel terreno.
- Chicco! Rispondimi! Chicco ti prego!
Scoppio a piangere e mi lancio nell’enorme burrone. Cado su foglie secche e terreno morbido. È buio e polveroso, non vedo quasi nulla.
- Chicco, rispondimi: dove sei?
- Maya…
Il suono è debole e non capisco da quale punto della voragine proviene, ma sono sollevata. Se può parlare è vivo, magari ferito, ma vivo. Devo solo trovarlo e assicurarmi che la Sentinella sia morta, poi mi preoccuperò di guarirlo.
- Parlami, non capisco dove sei.
- Non… respiro…
- Chicco!
- Non capisco… non capisco…
- Maya, svegliati, dobbiamo uscire da questa fossa. È notte e saranno preoccupati per noi. Svegliati.
- Haia!
- Sei vivo! Sei vivo!
- Si Maya sono vivo e stavo anche piuttosto bene prima che mi sfasciassi la mascella.
- Non fare sforzi inutili, devi riprenderti. Hai usato ogni briciola di energia per salvarmi la vita. A proposito: grazie!
- Prego, ma lo rifarei altre cento volte, ma tu mi devi una spiegazione: chi sei?
- Rimandiamo i chiarimenti a più tardi. Ora cerchiamo un modo per uscire da questo buco infernale.
- È altissimo, come possiamo arrampicarci fin lassù?
- Credo di avere un’idea, ma dovrai fare un ultimo sforzo.
Cerco di alzarmi, pronta ad assecondare qualsiasi piano purché mi porti fuori da questo inferno, ma Chicco mi blocca.
- Trattieni le ultime briciole di energia, ci penso io a te.
E senza che capisca le sue intenzioni, mi prende tra le braccia e comincia a camminare dirigendosi verso la parete apparentemente meno ripida. Il suo cuore batte forte e nessuna smorfia rivela fatica o dolore. Il mio intervento deve averlo rigenerato completamente, lasciando al contrario me priva di forze. Non posso fare a meno di osservarlo e di stupirmi per non averlo mai desiderato fisicamente. Chicco è davvero un ragazzo bellissimo, anche tralasciando i suoi occhi ipnotici e cristallini, tutto di lui attirerebbe una ragazza di buon gusto e buon senso. Spalle larghe e robuste, oggi più che mai, lineamenti spigolosi, a tratti un po’ duri, ma sensuali e provocanti. Labbra soffici e lo so per certo perché sono stata abbastanza fortunata da essere baciata e infine un’aurea da paladino, da salvatore. Forse con nessuno come con lui mi sento così al sicuro e protetta. La verità sorge spontanea.
- Dimmi la verità. Tu sei stato incaricato di proteggermi.
Chicco arresta le sue falcate, vedo il gozzo salire e scendere e lo sguardo vagare lontano da me, ma so che non mi mentirà.
- Guardami Chicco. Chi sei davvero?
Chiude gli occhi per riaprirli con maggior consapevolezza e finalmente mi guarda. Improvvisamente non tra le braccia di Chicco, ma di qualcuno che non conosco, qualcuno che emana fierezza, forza, orgoglio e coraggio.
- Egida, mi chiamo Egida e sono stato creato da Madre Natura per proteggerti.
Sono confusa, a tratti spaventata. Dov’è il mio Chicco? Mi divincolo, ma mi trattiene con forza.
- Ho bisogno della tua energia per uscire da qui. Ti prego di non sprecarla. Quando saremo fuori risponderò a qualunque domanda vorrai.
Annuisco e cerco di tranquillizzarmi, perché sebbene non riconosca più in questo giovane il mio migliore amico, sono certa che non vuole farmi del male. Raggiungiamo la parete e Chicco sostenendomi con un solo braccio smuove il terreno facendo traboccare le radici più profonde che robuste trattengono la terra.
- Devi usare il tuo potere chiedendo alle radici di creare un percorso dove io possa aggrapparmi per raggiungere l’uscita.
- Non voglio, non voglio più usare l’energia della natura. Ho ucciso una lucciola per salvarti, sono consapevole che non ci sia paragone tra la sua e la tua vita, ma non è giusto e mi sono ripromessa di trovare il potere solo dentro di me.
- Questo devi fare, usa le poche energie che hai recuperato e chiedi alle radici di aiutarti. Non dovrai rubare la loro energia, ma solo spingerle ad obbedirti
- Solo Madre Natura ha il diritto di obbedienza da parte degli esseri viventi e non viventi presenti sul nostro pianeta. Io non sono capace.
Chicco, o forse più precisamente Egida, si avvicina al mio viso, mi scosta una ciocca dal viso e mi sussurra parole di incoraggiamento che mi spronano a tentare.
- Forza Maya, io so che ce la puoi fare. Ti conosco e conosco il tuo potere e le tue potenzialità. Non arrenderti, combatti con me e per me.
Nessuno mi aveva mai fatto sentire così potente. So che non potrò usare le mani, sono completamente inermi e penzolano senza vita lungo i fianchi, ma intuisco cosa fare e mi sporgo con fatica verso il terreno. Appoggio le labbra ad una delle radici e comincio a sussurrare parole che non riconosco, è un linguaggio antico, forse anche più della Terra stessa, ma ne comprendo senza fatica il significato. È una supplica, un invito, una richiesta e infine un ordine a rispettare la mia volontà. Magicamente la parete impervia diventa amica e grandi e lunghe liane dondolano. Le lucciole risalgono la parete disegnando un percorso preciso che Egida segue senza esitare. Mi ha caricata sulla sua spalla come se fossi un sacco di farina e ha cominciato a risalire la parete usando le radici come funi. In pochi istanti siamo fuori dal fosso e l’ultima immagine che posso scorgere sono le radici che con eleganza si inchinano e si ritraggono. Egida mi accompagna a terra con delicatezza accertandosi che riesca a tenermi eretta. Siamo uno di fronte all’altro, lui fiero e potente, io incerta e instabile. Accarezzo la sua guancia con mano tremante.
- Non so chi tu sia, ma ti ringrazio, ma io rivoglio il mio migliore amico.
- Sono sempre io, sono sempre stato io, sono Chicco e sono Egida, tuo amico e protettore. L’una e l’altra cosa insieme.
Il tempo si ferma e cerco questa verità nei suoi occhi, così uguali a quelli di Chicco, ma contemporaneamente così diversi. Egida prende la mia mano che è ancora posata su di lui e se la porta alle labbra. La bacia dolcemente, poi la porta verso il suo petto e lascia che io possa ascoltare il battito del suo cuore.
- Maya sono sempre io.
Fa un passo verso di me, coprendo la poca distanza che ci separava e si accosta al mio viso, siamo così vicini che posso sentire il suo fiato caldo sfiorarmi le labbra. Questa volta però non si accontenta di parlare, mi bacia con passione e ardore, con disperazione e sollievo, come mai Chicco avrebbe osato, ma tutto il resto è casa. Lo riconosco, finalmente sono certa che Egida e Chicco sono la stessa persona e so che mi ama e mi ha sempre amato, ma fino ad ora non poteva rivelarmelo.
Buona lettura da Tatystories