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Autore: greenlove    16/10/2019    0 recensioni
Le luci che mi abbagliano.
Il rumore di uno schianto
Vetri che si rompono
E poi sangue e urla che squarciano la notte.
Iris D'Orsay era una scrittrice affermata, autrice di grandi racconti tra cui la spettrale e tetra Gotham, scenario delle innumerevoli episodi con protagonisti Batman e, la sua nemesi, Joker.
Purtroppo un grande trauma la stravolge. Sceglie di accantonare la sua passione , la scrittura, preferendo una vita monotona, neutra. Per riportarla sulla retta via, la sua "immaginazione" che ha dato vita alle sue opere la mette alla prova, portandola a confrontarsi con i suoi personaggi in carne ed ossa: Batman e Joker.
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman, Joker, Nuovo personaggio
Note: AU, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Escape room
 
FLASHBACK (3 ottobre 2004, Gotham)
 
“Come si chiama?”
Spero di star sognando perché al momento la mia mente mi sta facendo dei brutti scherzi. Pochi attimi prima mi ero magicamente ritrovata negli archivi della centrale di polizia, che poi ho scoperto essere di Gotham, ed  uno dei poliziotti che mi trovò era James Gordon.
Ora volete dirmi che qui davanti a me ho il commissario Gordon in carne ed ossa!?

“Signorina, il suo nome prego?” mi risveglio dal mio stato di trance in cui ero piombata pochi attimi prima ricomponendomi e distogliendo lo sguardo dal mio interlocutore. Credo stia pensando che io sia una qualche tipo di maniaca o malata montale, mentre osservavo in modo insistente la montatura dei suoi occhiali troppo spessa per un volto così asciutto e magro. Decisamente sì, credo di dover riscrivere questo piccolo particolare quando tornerò nel mondo reale, se ci tornerò mai ovviamente.
“Mi chiamo Blue Moore, ma questo è lo pseudonimo che uso per i miei libri. Il mio vero nome è Iris D’Orsay.” Risposi in tutta fretta, senza farlo impazientire oltre, notando il frenetico e compulsivo battere della penna, che teneva in mano, sul tavolo grigio di metallo, in cui eravamo seduti uno di fronte all’altro.

Ad ogni domanda a cui rispondevo continuava a scrivere su un foglio la mia dichiarazione, annotandosi con minuziosità ogni particolare che per lui era fondamentale in quello che dicevo.
“Quindi lei si chiama Iris D’Orsay. Età?”
“Ho venticinque anni”
“Iris D’Orsay, venticinque anni, scrittrice. E’ per questo che si trovava negli archivi della centrale, senza permesso e né documenti per giunta, per cercar tra i vari effetti personali, di cadaveri ancora ignoti, nuove ispirazioni ai suoi libri?” concluse, sistemandosi la montatura degli occhiali sul naso e poggiando entrambi i gomiti sul tavolo, piegando anche il corpo senza mai distogliere i suoi occhi da me. Era bravo a mettere in soggezione gli altri. Beh essendo un poliziotto è pure il suo lavoro.
“No certo che no. Anche perché non avrebbe senso, siete tutti voi nel mio libro e non posso cercare ispirazione in un posto dove l’ho già usufruita per crearvi, mi capisce? La mia ispirazione l’ho usata per formare voi e il luogo, la città in cui vivete. Con la mia immaginazione, ho costruito tutto questo e, mi creda, sono ancora molto scossa che voi, commissario Gordon, siete qui davanti ai miei occhi. Uguale a come vi ho scritturato nel libro, tranne per gli occhiali, ma quelli non c’è problema nel sistemarli” dissi con entusiasmo,  rivolgendoli un sorriso.
Si appoggiò allo schienale rilasciando un sonoro sospiro e acquistando una posizione a mio dire disinteressata e stanca: “Quindi lei mi sta dicendo che io e tutto c’ho che sta intorno a noi, tra cui Gotham e le altre persone di questa città sono una finzione?”
“Sì, voi siete dentro al mio libro. Cioè non siete reali, almeno credo …”
“Certo è tutto chiaro signorina”
“Lei non mi crede vero?”
Il commissario si alzò dalla sedia, raccogliendo le varie scartoffie dal tavolo, “Aspetti! Mi creda, glielo posso provare” dissi, mentre sbattei con forza e prepotenza le mani sul piano per attirare di nuovo il suo sguardo su di me.
“Quando decisi di scritturarvi ho pensato ad un uomo che era l’opposto di mio padre. Un uomo che vive per proteggere la sua città e le persone che ci vivono.” Gordon si fermò a guardarmi ed aspettava che continuassi ciò che avevo da dire“Voi siete una persona giusta signor commissario, fermamente convinto che applicando e rispettando la legge si può vincere su ogni cosa. Siete anche un marito premuroso. Alle volte siete mancato alle cene di famiglia per mettere in primo piano questioni di lavoro molto importanti a cui avete preso parte, ma sua moglie non si è mai lamentata perché sa che farete sempre in modo di rimanere incolume per i suoi figli e sconfiggere la criminalità. Per la sua famiglia, commissario Gordon, siete un pilastro e per Batman siete un amico fidato, a cui chiedere aiuto ed informazioni.”
Quando conclusi, l’uomo in piedi davanti a me mi squadrava con un misto di stupore ed interesse. Forse ora mi crede.

“Per cui lei è una stalker oltre che psicopatica!” proferì il commissario. Sono sconvolta, perché all’interno del mio libro nessuno mi prende sul serio!?
“Senta come glielo devo far capire che io sono veramente l’autrice del libro in cui voi vivete? E’ la verità.”
“Allora mi dica: chi è Batman? Qual è il suo nome?”
“Ma voi non vi siete mai interessato all’identità del giustiziere di Gotham. Non è nei vostri interessi perché voi vi fidate di lui!” mi alterai.
“Facciamo così: io ora me ne torno in ufficio a riposare e prendermi un’aspirina per il mal di testa, mentre lei pensa e scrive una dichiarazione plausibile per cui io possa scagionarla, e non rinchiuderla al manicomio di Arkham. Siamo intesi?” e il poliziotto uscì dalla stanza, lasciando sul tavolo un foglio bianco e una penna.

Bene. Sono considerata una donna pericolosa per la società con chiari problemi mentali. Porca puttana devo uscire da questo incubo!!! Ma che cazzo dico!? Devo risvegliarmi da questo sogno perché ora sto dormendo sul letto di casa mia e tutto questo non è assolutamente reale!

 Allora ricapitoliamo: sono rientrata a casa dopo una estenuante riunione sui vari eventi per la pubblicazione del mio libro, ho cenato con gli avanzi del giorno prima, una bistecca e un piatto d’insalata, poi ho guardato uno dei tanti telefilm poliziesco che davano alla tv ed infine mi sono messa a correggere e riscrivere varie parti del libro in cui ero incerta. Per cui non mi sono distesa a letto per dormire, anzi stavo scrivendo!
Bingo!
Devo solamente continuare a scrivere, forse è questo che vuole il libro da me no? Anche perché è colpa del mio libro se sono qui, giusto?! Oddio ma che discorsi sto facendo, è assurdo!

Presi in mano la penna e mi avvicinai il foglio per scrivere. Tanto vale tentare, ormai sono classificata come una pazza quindi.

‘La donna misteriosa, comparsa magicamente all’interno della centrale di polizia di  Gotham, scomparì come era arrivata. Lasciando dietro di se un alone di mistero.’

Mi ritrovai seduta su una panchina di uno dei grandi parchi di Gotham. Aveva funzionato, almeno ero uscita da lì. Ora cerchiamo definitivamente di uscire da questo gioco mentale!               
 *
PRESENTE (3 ottobre 2019, Gotham)

Mi alzo da terra e mi avvio verso la porta delle scale, la apro e mi ritrovo con una pistola puntata alla testa: “ Mani in alto! Sono l’ispettore James Gordon, polizia di Gotham. Lei è in arresto, mi segua!”
“Aspetti c’è un equivoco! Purtroppo credo di soffrire di sonnambulismo e per sbaglio sarò arrivata fino a qui!” cerco di spiegare la mia posizione, ma a quanto pare la questione è più grave del previsto. “Certo e mentre deambulava ha ucciso uno dei nostri uomini qui in sorveglianza al distretto di polizia. Venga dovrà trovare una scusa migliore signora!” disse mentre mi prende i polsi per chiuderli in un paio di manette.

Gordon e i due agenti al seguito, che mi tengono sottotiro con la loro pistola d’ordinanza, mi portano in una delle sale per interrogatori.
All’interno della saletta, al centro, c’è il comunissimo tavolo in metallo con due sedie, una opposta all’altra. Ogni volta che guardavo un telefilm poliziesco da giovane, trovavo la scena dell’interrogatorio sempre interessante e ansiosa, con quel silenzio in sottofondo ad ogni domanda che il poliziotto sottoponeva all’indagato. Fantastico, tranne per il fatto che ora sono io  quella seduta sulla sedia fredda di metallo, un paio di manette ai polsi, la luce accecante puntata sul viso, peggio delle lampade abbronzanti, e in pieno panico nel capire che diavolo stava succedendo.
“Senta signora, la sua posizione è molto grave e spero che abbia una valida motivazione di esser stata trovata sul tetto di questo edificio mentre, solo pochi minuti prima, hanno sparato alla testa una persona, proprio in uno degli uffici della centrale, qualche piano sottostante a dove si trovava lei. Sia chiaro, la sua cosa sul sonnambulismo non la bevo è meglio che sia più precisa. Come si chiama ? Non ha nemmeno i documenti con se” finì Il suo piccolo monologo, il commissario Gordon, affilando sempre più lo sguardo su di me.
“Mi chiamo Iris, Iris D’Orsay, e credo che voi già mi conosciate, no?” domandai speranzosa al commissario. Non poteva avermi dimenticato, dopo tutto quello che era successo quando ero sta qui, e per come si erano concluse le cose la scorsa volta.
A quanto pare la sua memoria non mi tradì. L’espressione che aveva assunto il suo viso era sorpresa e contrariata, forse per il fatto che ero molto cambiata. Ero invecchiata in confronto a lui.
“Non mi prenda in giro, non è un gioco questo. Quella ragazza, Iris, è ritornata nel suo mondo cinque anni fa ed era molto giovane …”  
“Beh a quanto pare lo spazio-tempo è differente, non è collegato. Glielo assicuro commissario, sono io, Iris, e sono tornata qui per non so quale motivo. Voi dovete credermi vi prego! Dovete aiutarmi!” dissi disperata.
Qual è la vera identità di Batman?” mi domandò. Sapevo già la risposta.
Voi non vi siete mai interessato all’identità del giustiziere di Gotham. Non è nei vostri interessi perché voi vi fidate di lui!”risposi sinceramente, cercando di usare le stesse parole di quindici anni prima.
“Esatto!” e mi rivolse un sorriso leggero. Lui mi credeva.

Ci fu qualche minuto di silenzio in cui cominciò a scrivere sul retro del foglio che mi passò per farmelo leggere.

Non posso lasciarti andare come se niente fosse. Purtroppo sei l’unica indagata, essendo la sola a trovarsi nel luogo del delitto durante l’uccisione della vittima. Nessun agente è presente in questo piano al momento, ma devi fare presto. Tra poco arriverà qui uno dei miei colleghi a portarmi il caffè, quello è il momento giusto per scappare. Non usare il trucchetto della penna, potresti dare troppo nell’occhio.

“Facciamo così: io ora mi bevo un buon caffè, mentre lei pensa e scrive una dichiarazione plausibile per cui io possa scagionarla, e non rinchiuderla al manicomio di Arkham. Siamo intesi?”  concluse Gordon passandomi la penna,  che presi tra le mani, e rivolgendomi uno sguardo d’intesa, per mettermi in guardia che il momento dell’azione stava arrivando.

Infatti, da lì a poco arrivò uno degli agenti come previsto, ed in mano aveva la tazza di caffè che il commissario aveva richiesto. Piegai il messaggio che James Gordon mi aveva passato e lo misi nella tasca del pigiama che indossavo, insieme alla penna.
Pensai in fretta e feci la mia mossa.

Mi alzai di scatto dalla sedia ed urtai con il braccio il poliziotto, facendo cadere a terra la bevanda che stava porgendo al suo superiore.
Fu un’azione molto veloce e meccanica quasi: presi dal fodero la pistola di ordinanza del giovane poliziotto distratto dalla precedente caduta del caffè.
Tolsi la sicura dell’arma e la puntai verso i due agenti che prontamente alzarono le mani.
“Non faccia cazzate signora!” mi ammonì il commissario Gordon.
Indietreggiai piano e uscii dalla stanza. Chiusi dall’esterno la porta con la chiave già presente nella serratura.
Mi asciugai il sudore freddo dalla fronte. Credo sia colpa dei libri che scrivo e delle troppe serie tv poliziesche che guardo, se ho appena fatto questa cazzata.

Cerchiamo di uscire da qui con indiscrezione stavolta.

 
***
La storia si sta sviluppando piano piano.
Questi due capitoli sono molto importanti per introdurvi all’interno della mia storia e per farvi capire le dinamiche.
Come avete letto non è la prima volta che Iris entra nel suo libro come. Si ritrova nel mondo che ha creato e deve capire perché è nuovamente lì.
La ragione della sua prima visita non è ancora stata rivelata, ma sarà completamente differente visto anche il lasso di tempo che è passato, in più sono successe molte cose sia nella Gotham di Batman e sia nel mondo reale di Iris.
Fatemi sapere se vi piace o no lo sviluppo che la storia sta seguendo.
Sono ben accettate le critiche costruttive ad esempio se scrivo male, non si capiscono i vari episodi accaduti, se faccio molti errori grammaticali oppure qualche consiglio nel migliorare la storia, ecc.
Cercherò di aggiornare un capitolo a settimana, salvo imprevisti.
A presto.
***
   
 
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