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Autore: Kimando714    16/10/2019    0 recensioni
Giulia ha solo quindici anni quando impara che, nella vita, non si può mai sapere in anticipo che direzione prenderà l’indomani. Questa certezza la trova durante una comune mattina di novembre, quando il suo tragitto incrocia (quasi) del tutto casualmente quello di Filippo, finendo tra le sue braccia.
E cadendo subito dopo a causa dell’urto.
Un momento all’apparenza insignificante come tanti altri, ma che, come Giulia scoprirà andando avanti nel suo cammino, potrebbe assumere una luce piuttosto differente.
“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” - (Italo Calvino)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 39 - L'ULTIMA NOTTE AL MONDO



 
-Giuro che se quest’anno replicate le spiritosaggini dello scorso compleanno vi disconosco tutti-.
Il tono di Filippo sarebbe dovuto apparire minaccioso, ma l’unico risultato avuto fu quello di farli ridere tutti. Giulia si portò una mano alla bocca, le risate che le sconquassavano la cassa toracica.
-Vuoi dire che preferisci dare una festa tremendamente noiosa?- obiettò Pietro, con un ghigno divertito.
Non mancavano molti giorni al compleanno di Filippo: era il 28 gennaio, e mancava poco meno di una settimana al sabato sera che Filippo aveva scelto come data utile per i festeggiamenti. C’era ancora tutto da organizzare, dal locale da prenotare al passar parola tra gli invitati.
-Lo sai, vero, che il sabato dopo potrei rendere anche la tua festa meno noiosa?- disse sarcasticamente Filippo, lanciando a Pietro un sorriso tutt’altro che compiacente.
Dall’altra parte del tavolino, Pietro alzò le mani, innocentemente:
-Come sei vendicativo- mormorò, facendo finta di essere offeso.
Giulia ridacchiò sotto i baffi, portando alla bocca la sua tazza di cioccolata calda quasi finita. Era da più di un’ora che si trovavano all’interno del Caffè della Piazza, ad un tavolo non troppo distante dal bancone. A quell’ora di lunedì pomeriggio il bar era quasi vuoto e nessuno stava badando a loro, nemmeno quando i toni erano finiti per alzarsi durante quella conversazione sul compleanno di Filippo che, inevitabilmente, si stava prolungando un po’ troppo.
-Niente scherzi per te- intervenne Caterina, posando una mano sulla spalla di Pietro per spingerlo a voltarsi verso di lei – Abbiamo già in mente altro-.
L’ampio sorriso che gli rivolse sembrò preoccupare Pietro, più che tranquillizzarlo.
-Devo preoccuparmi?- le chiese infatti lui, alzando un sopracciglio con aria diffidente.
-Non direi- gli rispose prontamente Nicola, mentre rigirava serenamente il cucchiaino nel suo secondo cappuccino. Giulia sperò che non si sarebbero trattenuti lì ancora a lungo: erano già tutti alla loro seconda ordinazione, e il suo portafoglio stava cominciando a sembrarle tremendamente vuoto.
Cercò di non pensarci, voltandosi subito dopo verso Filippo, schiarendosi appena la voce:
-Hai pensato a chi invitare?-.
Filippo scosse il capo, dubbioso:
-In realtà stavo pensando di fare una cosa più intima quest’anno- ammise, alzando le spalle – Niente feste in grande come per il diciottesimo-.
Anche se non lo espresse a voce, Giulia si ritrovò d’accordo: niente feste caotiche, e meno problemi ci sarebbero potuti essere.
-Meglio pochi ma buoni- mormorò Nicola, prima di mettere da parte il suo cucchiaino, e accingersi a bere il cappuccino.
 
*
 
Giulia rabbrividì non poco, non appena mise il primo piede fuori dal bar. Dette un’occhiata al cielo, particolarmente grigio: era piuttosto sicura che, da un momento all’altro, avrebbe cominciato a nevicare. Era ancora primo pomeriggio, e la luce non si era ancora dissipata del tutto: nonostante il freddo e la neve che minacciava di cadere, avrebbe fatto volentieri una passeggiata all’aperto.
-Ehi-.
Giulia sobbalzò appena, quando percepì il fiato caldo di Filippo su una parte del collo rimasta scoperta dalla sciarpa. Non lo aveva sentito avvicinarsi così tanto, ma non lo trovò fastidioso: fece un passo indietro per accostarglisi ancor di più.
-Hai freddo?- le chiese ancora Filippo, abbracciandola da dietro, tenendosela addosso. Giulia chiuse gli occhi per un attimo: sarebbe rimasta volentieri ferma in quella posizione anche per ore, ma aveva l’impressione che sarebbe durato a malapena pochi minuti.
-Un po’- rispose, a mezza voce. Sentiva il corpo intorpidito non solo per il freddo, ma anche per tutto il tempo che avevano passato seduti a quel tavolino nel Caffè della Piazza. Erano usciti da poco, lei e Filippo per ultimi, dopo aver osservato andarsene uno dopo l’altro il resto del gruppo: Nicola era stato il primo a lasciarli, per una qualche visita medica che non poteva assolutamente rimandare. Pietro se ne era andato quasi in contemporanea a Caterina, entrambi per dover rientrare a casa e studiare. Alla fine si erano ritrovati da soli lei e Filippo, senza alcun impegno e ancora diverse ore da passare insieme, prima che Giulia dovesse prendere un treno per tornare a casa.
-Ti andrebbe una passeggiata?-.
Quando Giulia si voltò verso Filippo, si ritrovò davanti agli occhi il suo sorriso vagamente malizioso.
-Una passeggiata dove?- gli chiese, vagamente diffidente.
Filippo non le rispose subito: si limitò ad allontanarsi da lei a piccoli passi, trascinandosela dietro prendendola per mano:
-Non ti va di seguirmi?- le chiese, con lo stesso sorriso enigmatico – Andiamo in un posto qui vicino-.
-Non vuoi dirmi altro?- replicò Giulia, senza però opporre resistenza. Lo seguì a passi lenti, mentre si allontanavano sempre di più dal bar.
Filippo le lanciò un ultimo sguardo astuto, prima di girarsi per poter camminare più velocemente:
-Vieni con me, e lo scoprirai tra poco-.
Per un attimo, mentre camminavano sotto il cielo che virava sempre più ad una sfumatura chiara di grigio, a Giulia parve di rivivere una situazione simile che aveva vissuto due anni esatti prima: lei e Filippo, insieme a Nicola, Caterina ed Alessio, che si allontanavano dal Caffè della Piazza in direzione della riviera.
Anche se Filippo aveva voluto essere misterioso, non c’erano molti dubbi sulla meta a cui era diretto: la strada per la riviera era quella che aveva appena imboccato.
Giulia non parlò per i pochi minuti in cui si erano ritrovati a camminare: si stava lasciando trascinare, la mano di Filippo ancora stretta a racchiudere la sua. Alzò il viso al cielo solo quando sentì un primo fiocco di neve sfiorarle la pelle della guancia: aveva appena iniziato a nevicare, mentre avanzavano lungo il sentiero di ghiaia lungo il canale.
 
Cade la neve ed io non capisco
Che sento, davvero
Mi arrendo, ogni riferimento
È andato via
Spariti i marciapiedi e le case, colline
 
-Sediamoci qui- Filippo indicò con un cenno del capo una delle panchine lungo la riviera. Non c’era nessun altro oltre a loro, probabilmente tutti rinchiusi in casa o nei locali lì vicino per l’arrivo della neve.
Giulia lo seguì subito, prendendo posto accanto a lui sulla panchina, le assi appena umide sui suoi jeans.
Per qualche attimo non dissero nulla: a Giulia parve quasi di notare un certo imbarazzo in Filippo. Si stava guardando intorno, un sorriso malinconico disegnato sulle labbra. Sembrò prendere coraggio solo dopo alcuni minuti:
-Ti ricordi di due anni fa, proprio qui?- le chiese, in un sussurro a malapena udibile.
Giulia lo guardò come se l’avesse sottovalutata:
-Potrei dimenticarmene?- gli chiese di rimando, prima di scoppiare a ridere per lo sguardo pentito di Filippo.
Quella giornata era estremamente somigliante a quella vissuta due anni prima: c’era lo stesso freddo pungente, stava prendendo a nevicare proprio in quel momento, mentre se ne stavano seduti su una panchina lungo la riviera … Era un enorme dejà vu che non avrebbe potuto ignorare neanche volendo.
-Magari hai cercato di dimenticare il trauma di quella giornata- borbottò, scuotendo il capo.
Stavolta Giulia si voltò verso di lui totalmente incredula:
-Non essere idiota- gli disse, scherzosamente – È stato pur sempre il giorno del nostro primo bacio-.
Le fece strano dirlo. Aveva sempre considerato il primo vero bacio tra di loro quello a Barcellona: era stato tanto atteso e desiderato, ed era avvenuto in un momento in cui entrambi avevano preso piena coscienza di quel che provavano.
Il bacio avvenuto due anni prima lì, invece, era un ricordo talmente sfocato da sembrarle più un sogno, un ricordo onirico che le faceva venire il dubbio se fosse avvenuto sul serio o no. C’erano state così tante cose ormai troppo lontane legate a quella giornata – quel bacio, Lorenzo e i suoi consigli, mille paure che non la lasciavano- che le sembrava di star a pensare solo ad un lontano miraggio.
-Fa strano essere tornati qui dopo due anni esatti- mormorò Giulia, sovrappensiero.
Si sentiva lo sguardo addosso di Filippo, e quando dopo qualche secondo decise di girarsi verso di lui, non si soprese affatto di sorprenderlo osservarla, un leggero sorriso stampato sulle labbra.
-Un ritorno al passato- sussurrò a sua volta.
Un fiocco di neve andò a cadere poco sotto l’occhio di Filippo, facendolo rabbrividire in una maniera così spontanea e a tratti innocente che Giulia non riuscì a trattenere un sorriso intenerito.
-Sono cambiate così tante cose da quel giorno- si ritrovò a dire, pensando ad alta voce – Sono stati due anni così pieni … Anche felici, direi-.
Filippo sospirò con sollievo:
-Anche felici? Per un attimo ho pensato che stessi per dire che sono stati a malapena soddisfacenti- la prese in giro, portandosi teatralmente una mano all’altezza del cuore.
Giulia lo guardò malamente, fintamente offesa:
-Magari sono stata generosa-.
Sciolse quasi subito l’espressione torva, quando notò un certo timore nello sguardo di Filippo. Gli si avvicinò maggiormente, arrivando ad appoggiargli il capo sulla spalla.
-Ti ricordi quando mi hai baciata qui?-.
Sperò che non fosse un argomento troppo doloroso per Filippo. Se l’era domandato spesso, come sarebbe potuto essere ricordare quel momento dopo tutto quel tempo: in un modo o nell’altro non ne avevano mai parlato seriamente tra loro.
-Ricordo meglio il dopo- le rispose Filippo, a mezza voce – Non ricordo bene come mi stavo sentendo prima. È stata una cosa troppo istintiva-.
-Non mi hai mai detto come è stato il dopo per te- azzardò Giulia, alzando lo sguardo su di lui, ritrovandosi a distanza ridotta dal viso crucciato di Filippo.
Non rispose subito, negli occhi un’espressione distante come se stesse cercando di ricordare, e come se gli mancassero le parole giuste per esprimersi. Filippo sospirò a fondo, prima di schiarirsi la gola:
-Ricordo che mi sentivo confuso- iniziò, incerto – Non mi rendevo bene conto di cos’era successo. Non subito, almeno-.
Sembrò quasi imbarazzato in quel momento, e Giulia fu tentata di dirgli che ora andava tutto bene, che quel momento difficile se l’erano lasciato alle spalle da molto tempo; rimase in silenzio solo per non rischiare di interromperlo e fargli perdere il filo.
Passarono alcuni secondi, prima che Filippo riprendesse con voce sommessa:
-Poi dopo qualche ora mi si sono schiarite le idee, e mi sono sentito ferito-.
Giulia non faticava a crederlo: ricordava ancora bene come si erano separati bruscamente, dopo quel giorno. Ricordava il dolore profondo che ne era derivato, l’insicurezza che l’aveva attanagliata per mesi.
-Nemmeno tu mi hai mai detto che hai pensato dopo quel bacio- Filippo tornò a girarsi verso di lei, in attesa.
Giulia rise tra sé e sé, amaramente. Si era aspettata quella domanda dal momento stesso in cui lei gliela aveva posta, ma trovare una risposta che potesse racchiudere tutte le emozioni che aveva provato quel giorno le stava risultando difficile.
-Ero sconvolta- mormorò, passandosi una mano sul viso per togliersi di dosso alcuni fiocchi di neve che le erano caduti addosso – Talmente tanto che tornata a casa di Caterina non riuscivo neanche a dormire. È stata anche la prima volta in cui ho parlato con Lorenzo-.
Le fece strano tornare a parlare di lui in quel frangente. Erano mesi che cercava di non pensarlo, tantomeno di nominarlo, ma in quel momento le era venuto del tutto naturale.
Ricordava il Lorenzo di quella sera, e non poteva non sentirsi riconoscente nei suoi confronti.
-Mi ha consigliato cosa fare con te- aggiunse, con un filo di voce ed un sorriso malinconico.
Quando alzò gli occhi su Filippo, lo trovò scioccato ed in parte scettico:
-Sono stati almeno consigli utili?-.
Giulia portò una mano accanto a quella di Filippo, poggiata mollemente su una coscia. Aspettò qualche secondo, prima di avvicinarla ulteriormente, fino ad intrecciarne le dita.
-Sì, probabilmente sì-.
“È una delle cose buone che Lorenzo ha fatto per me e che porterò con me sempre”.
 
Cose che spesso si dicono improvvisando
Se mi innamorassi davvero
Saresti solo tu
L’ultima notte al mondo io la passerei con te
Mentre felice piango
 
-Mi ha detto che dovevo prima capire me stessa, ed aveva ragione- sussurrò ancora, tenendo stretta la mano fredda di Filippo nella sua.
Ricordava le parole di Lorenzo come se fossero state pronunciate il giorno prima, chiare e limpide: preferiva riportare alla mente quella notte, piuttosto che l’ultima in cui si erano parlati – l’ultima in cui si erano visti, con la consapevolezza che non sarebbe stato più lo stesso tra di loro.
Ricordava come seguire quel suo consiglio non fosse stato semplice, soprattutto all’inizio, ma a distanza di due anni poteva almeno dire di avercela fatta.
-E probabilmente nel farlo ti ho fatto aspettare mesi, però poi ne è valsa la pena- disse, rivolgendo a Filippo un sorriso sincero.
Lo vide annuire, pensieroso. Sembrava perso in ricordi lontani, probabilmente legati allo stesso giorno di due anni prima, ricordi che, a giudicare dalla sua fronte corrugata, non dovevano essere troppo felici.
-Mi era crollato talmente tanto il mondo addosso, quel giorno, che non sapevo più che fare- mormorò infine, stringendo maggiormente per qualche secondo la mano di Giulia – Però a distanza di due anni posso dire che è servito anche quello-.
“Siamo cresciuti entrambi, quel giorno” si ritrovò a pensare Giulia, tenendo per sé quelle parole. D’altra parte era quella, la vita: cadere e rialzarsi, dopo aver imparato a mantenere l’equilibrio anche sui terreni più sconnessi.
Strinse Filippo a sé, fermandosi ad ascoltare il respiro regolare di lui, inspirandone il profumo che tanto amava.
Gli stampò un bacio all’angolo delle labbra, insolitamente casto e leggero, quasi impercepibile, lieve come la neve che cominciava a formare un manto candido sull’erba lungo l’argine del canale.
-Siamo ancora qui, insieme- Giulia gli sorrise ancora, a poca distanza dalle labbra.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, lasciando fuori il paesaggio etereo che la circondava, la neve che continuava a cadere intorno e su di loro.
Era una giornata simile a quella di due anni prima, ma stavolta non se ne sarebbe andata da quella panchina, né tantomeno lontana da Filippo.
 
Ho incontrato il tuo sorriso dolce
con questa neve bianca
Adesso mi sconvolge
La neve cade, e cade pure il mondo
Anche se non è freddo adesso quello che sento
E ricordati, ricordami, tutto questo coraggio non è neve
E non si scioglie mai neanche se deve
 
*
 
Il parcheggio di Borgo Padano dove si fermarono era semideserto: c’era solo qualche altra auto già parcheggiata oltre la loro, a qualche fila di distanza.
Alessio scese con cautela, rabbrividendo violentemente al percepire il freddo pungente dell’esterno, piuttosto diverso dal tepore che si era creato nell’abitacolo grazie al riscaldamento acceso.
Richiuse le portiere con la chiave non appena scesero anche Caterina e Nicola, rispettivamente dal sedile posteriore e quello dell’accompagnatore. I loro visi erano a malapena visibili dietro le stoffe pesanti delle sciarpe.
-Hai qualche idea su dove andare?- gli chiese Nicola, facendo il giro dell’auto per arrivargli di fronte, seguito da Caterina.
-In realtà no- ammise Alessio, a mezza voce, trattenendosi a stento dal tremare – Scegliete voi-.
Sperò che uno tra Nicola e Caterina riuscisse a farsi venire in mente un posto in cui andare in fretta: erano appena le nove di martedì sera, ma l’aria era gelida come se fosse già piena notte. L’unica cosa che desiderava era riparare per un paio d’ore in un bar caldo, prima di riavviarsi di nuovo all’auto e tornare a casa.
-Conosco un posto che non è male- intervenne Caterina, muovendo qualche passo verso la strada principale – Possiamo andare lì-.
Alessio la seguì senza nemmeno dire nulla: gli sarebbe andata bene anche la bettola peggiore, piuttosto che rimanere lì fuori al freddo un minuto di più.
 



-Posso chiederti una cosa?-.
Alessio alzò gli occhi verso Nicola lentamente, un’espressione vagamente confusa che gli rendeva la fronte corrugata.
Erano arrivati al locale indicato da Caterina da poco meno di mezz’ora, dopo aver camminato per dieci minuti e il più velocemente possibile per arrivare prima e tenersi caldi. Il bar non era nulla di particolare, ma non era eccessivamente affollato né particolarmente costoso, e la musica che stavano dando era sufficientemente piacevole: tutti motivi che lo rendevano un posto decente dove restare in una serata invernale come quella. Se anche quella fosse stata l’ultima notte del mondo, ad Alessio sarebbe andato bene passarla lì, in quel modo.
-È qualcosa di compromettente?- gli chiese di rimando, cercando di suonare più ironico che diffidente.
Era contento di non aver perso né Caterina né Nicola dopo l’incidente di Natale, ed era più che sollevato nel rendersi conto che, per quanto le cose fossero state difficili il mese prima, in quel momento non c’era imbarazzo tra loro nell’essere usciti tutti insieme. Il tono con cui Nicola gli si era appena rivolto, però, lo rendeva inquieto: non aveva idea di cosa volesse domandargli, e in parte temeva quell’ascesa verso l’ignoto.
-Non direi, no- Nicola rise appena, e a quel gesto Alessio si sentì a sua volta più tranquillo. Riuscì a rilassarsi, portando alla bocca la bottiglia di birra che aveva ordinato poco prima.
-Allora spara- mormorò infine, riposandola sul tavolo.
Caterina li stava ad osservare in silenzio, sorseggiando lentamente il suo cocktail dai colori piuttosto improbabili, il capo sostenuto da una mano ed il gomito tenuto piegato sul tavolino.
Nicola prese un sospiro profondo, prima di iniziare a parlare con esitazione:
-Sto avendo qualche problema sulla scelta dell’università. Nel senso … - prese un altro sospiro, mentre cercava di trattenersi dal gesticolare eccessivamente – Vale la pena seguire più la passione, o meglio privilegiare le possibilità lavorative?-.
Alessio si ritrovò ad annuire senza riuscire a trovare subito una risposta soddisfacente. Per un attimo cercò di ricordare il se stesso di un anno prima, quando l’unica cosa che contava nella sua vita era riuscire a concludere le superiori per potersi iscrivere all’università: non ricordava di essersi mai posto un quesito simile.
La verità era che aveva sempre avuto le idee fin troppo chiare, fregandosene di tutto il resto.
-Forse combinare entrambe le cose sarebbe la soluzione migliore- azzardò Caterina, approfittando del prolungato silenzio di Alessio.
Quella era una buona risposta, si ritrovò a pensare, sufficientemente buona per essere considerata un consiglio decente.
-E qualora non fosse possibile … - Alessio, picchiettò nervosamente un polpastrello sul bordo del tavolo, pensieroso – Dipende da te. Io personalmente non credo che riuscirei a studiare qualcosa che non mi appassiona per niente e solo pensando al lavoro futuro-.
Nicola sembrava ancora piuttosto confuso, nonostante le risposte appena ricevute. Alessio si sporse appena verso di lui, indeciso se allungare una mano sulla sua spalla in segno di vicinanza; dopo alcuni secondi di indecisione, tenne la mano sul tavolo.
-Ma devi essere tu a capire cosa farebbe più per te- mormorò, cercando di ammorbidire il più possibile il tono della sua voce.
Nicola annuì subito, rivolgendogli un sorriso timido:
-Non ho ancora le idee chiare, ma … Grazie, suppongo-.
Per qualche attimo nessuno aggiunse nulla. Alessio bevve un altro sorso della sua birra, dondolando appena la testa al ritmo della canzone che era appena partita alla radio. I tavoli intorno a loro non erano occupati, e la mancanza di qualsiasi conversazione stava rendendo pesante il silenzio che era appena calato.
Non durò per molto: Caterina prese un lungo sorso del suo cocktail, prima di sporgersi verso Nicola e Alessio, un sorriso di chi la sapeva lunga dipinto sulle labbra:
-Piuttosto, parliamo di cose importanti- iniziò, spostando lentamente lo sguardo l’uno dall’altro, prima di fermarsi su Alessio – Filippo ti ha invitato al suo compleanno?-.
Alessio annuì, già temendo dove sarebbe potuta andare a finire quella conversazione:
-Mi ha scritto poco prima che partissi per passare a prendervi- ammise, con voce sommessa.
Nicola si girò a sua volta verso di lui, con aria inquisitoria:
-E?- lo incalzò.
-Cosa?- chiese Alessio, prendendo tempo.
Caterina roteò gli occhi al cielo, come se fosse già tutto piuttosto ovvio:
-Gli hai risposto che vieni, vero?-.
A quella domanda Alessio non seppe rispondere subito. Si morse il labbro inferiore, sperando di riuscire a trovare in fretta il modo meno doloroso per dirle che era stata troppo ottimista.
-In realtà … - abbassò per un attimo gli occhi, in difficoltà – Gli ho detto che sarà difficile che io ci sia-.
Quando lo aveva scritto a Filippo, lui gli era parso deluso, ma non aveva insistito oltre; con Caterina invece non aveva alcuna speranza di veder accantonata quella discussione entro i prossimi secondi.
-Ma sabato hai la serata libera!- Caterina esclamò di scatto, gli occhi sgranati e la voce troppo acuta.
Alessio tenne gli occhi abbassati, le mani giunte sopra il tavolo:
-Lo so- scandì lentamente, consapevole che sia Caterina che Nicola lo stavano guardando – Ma immagino ci sarà anche Pietro al compleanno di Filippo-.
Nicola non gli lasciò nemmeno il tempo di proseguire, sbuffando pesantemente:
-Sul serio vuoi ancora evitarlo?- sbottò incredulo.
Alessio si morse di nuovo il labbro inferiore, indeciso su cosa dire: non aveva più ragionato sulla sua situazione con Pietro, e forse ormai non rimaneva nemmeno più nulla su cui ragionare. Non lo vedeva da sette mesi, e per quel che ne sapeva, se si fossero incrociati, avrebbero anche potuto comportarsi come due perfetti sconosciuti.
In qualsiasi caso, però, non gli andava di rischiare.
-Credo che non abbia molta voglia di vedermi- soppesò, sincero – Non mi va di essere la ragione per cui l’atmosfera della festa verrà rovinata-.
Né Nicola né Caterina, a giudicare dalle espressioni tutt’altro che convinte, sembravano crederci davvero.
-Avete litigato mesi fa- puntualizzò Caterina, gesticolando nervosamente – Dovreste solo vedervi per chiarirvi. Sono sicura che Pietro sarebbe ben più contento di risolvere con te, che continuare a far finta di detestarti-.
Alessio fece per risponderle, ma Nicola lo interruppe di nuovo:
-Concordo- disse, lanciandogli uno sguardo duro – E farebbe bene anche a te-.
Stavolta Alessio non ebbe l’istinto di rispondere subito. Si sentì come davanti ad un vicolo cieco, piuttosto consapevole che né Caterina né Nicola avrebbero cambiato posizione sull’argomento.
Non aveva voglia di discutere: voleva solo passare quel che rimaneva della serata in loro compagnia, finendo di bere la sua birra e limitandosi ad ascoltare distrattamente ciò che passava la radio accesa del locale.
Si ritrovò ad annuire lentamente, ma senza nemmeno cercare di sembrare più convinto:
-Ci penserò- mormorò monocorde.
Anche se non glielo rinfacciarono, capì subito che era fin troppo chiaro anche a Caterina e Nicola che quella frase suonava unicamente come un rifiuto definitivo.







 
*il copyright della canzone (Tiziano Ferro - "L'ultima notte al mondo") appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Nonostante la tarda ora, rieccoci con un nuovo capitolo. 
I nostri sono alle prese con i preparativi del compleanno di Filippo, e con qualche accenno anche al futuro compleanno di Pietro. Cosa avranno in mente per lui queste menti malefiche?
Poco più tardi Filippo trascina Giulia letteralmente nel passato, nel luogo dove era avvenuto il loro primo vero bacio. Avevate indovinato subito a che si riferiva Filippo?

Ed infine arriviamo all'ultima parte di questo capitolo, caratterizzata da tanti dubbi dei nostri protagonisti. Da un lato abbiamo Nicola alle prese con i dubbi sul suo futuro. Anche voi siete passati per questa fase o lo farete a breve? Dall'altro, invece, Alessio è titubante se prendere parte oppure no al compleanno di Filippo a causa di incontri possibilmente scomodi. Cambierà idea secondo voi?

A venerdì 1 novembre per scoprirlo con un nuovo capitolo!

Kiara & Greyjoy

   
 
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