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Autore: Crateide    17/10/2019    2 recensioni
«Qual è il tuo nome?» gli chiedeva ogni volta, prima che il sogno svanisse dietro alle palpebre abbassate.
Lui si limitava a sorriderle senza rispondere, premendosi l’indice sulle labbra come se si trattasse di un segreto, con un sorriso malizioso e una risata bassa.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jareth, Sarah
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: Questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it.

Prompt: age different (giorno 17).

Numero parole: 378.

 

 

 

 

Sarah sapeva che l’avrebbe raggiunta lì, su quel letto che prometteva una lussuria e una passione a lei ancora sconosciuti nella realtà.

Succedeva ogni notte, puntuale come un orologio a pendolo che suonava la mezzanotte. Si ritrovava inerme fra lenzuola profumate, con indosso un abito leggero dai ricami delicati, che lasciava poco spazio alla fantasia. Fissava il soffitto, dal quale piovevano piume bianche come neve leggera, che le sfioravano la pelle esposta.

Poi, arrivava lui, recando con sé una melodia che non riusciva mai a riconoscere, ma che era certa di aver già sentito. Avvertiva una leggera pressione sul materasso e, poco dopo, il volto affascinante di quello sconosciuto entrava nella sua visuale.

Non le parlava, non lo faceva mai. Si chinava su di lei e le apriva la bocca con un bacio così reale che a volte le faceva dimenticare di trovarsi in un sogno... un sogno che era sempre fin troppo concreto, che al risveglio la lasciava quasi priva di forze, preda di un’eccitazione che ogni volta la metteva in imbarazzo.

Quell’uomo maneggiava con dolcezza il suo corpo ancora un po’ acerbo, strappandole sospiri che nella realtà l’avrebbero fatta vergognare, ma che in quei sogni trovavano eco nel suo bassoventre in fiamme. Lui non si spingeva mai oltre, era come se avesse paura del punto di non ritorno, sebbene diventasse ogni notte sempre più audace e la accarezzasse dove nessuno aveva osato mai.

Sarah, però, non era mai riuscita a toccarlo, lui non glielo permetteva, sebbene lei avesse spesso allungato le mani verso il suo viso affilato, verso quei capelli biondi e lisci. L’uomo le aveva sempre afferrato i polsi, con delicatezza e al tempo stesso con decisione, per poi schiacciarli sul materasso e proseguire nella sua dolce tortura.

«Qual è il tuo nome?» gli chiedeva ogni volta, prima che il sogno svanisse dietro alle palpebre abbassate.

Lui si limitava a sorriderle senza rispondere, premendosi l’indice sulle labbra come se si trattasse di un segreto, con un sorriso malizioso e una risata bassa.

Poco dopo, Sarah tornava alla realtà, con l’eco di un nome che le riecheggiava nella mente, come un ricordo lontano di un sogno da tempo dimenticato.

«Jareth...»

Il canto di un barbagianni accompagnò il suo risveglio, portandosi via quel nome appena appena sospirato.

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

Ciao a tutti,

erano eoni che non tornavo in questo fandom e... oddei, devo essere sincera: non era questa l’idea iniziale, la storia doveva essere più lunga e leggermente diversa, ma mentre la scrivevo ho avuto l’impressione che perdesse di senso (non che ora ne abbia...). So che è molto “meh”, ma è da tanto che non scrivevo su di loro. Abbiate pietà.

Spero che questa flash vi sia piaciuta almeno un pochino.

 

p.s.: per chi fosse masochista volesse, QUI sul mio blog trovate tutte le altre storie scritte fino a oggi per il writober.

 

 

Senza alcuna pretesa,

Elly

 

 

 

 

   
 
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