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Autore: Lodd Fantasy Factory    17/10/2019    0 recensioni
*Storia interattiva*
Il 2016 è stato un anno difficile per l'umanità: il mondo è stato devastato da un'ultima e cruenta Guerra Mondiale. Gli uomini, però, non sono l'unica causa della cessazione degli scontri, così come della distruzione che ha piegato l'intero pianeta. Sono trascorsi degli anni da quel tragico momento, eppure niente è cambiato: l'umanità lotta per la propria sopravvivenza, contro l'estinzione.
- Scopriamo insieme cosa è accaduto! -
Genere: Azione, Dark, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Fra passato e futuro -

 

 

Se saltare nel vuoto fosse stata una buona idea o meno, solo Dragomir avrebbe avuto il tempo di domandarselo.

Dwayne, dopo aver ruzzolato per un tratto, era piombato nell'oscurità. Aveva già perso i sensi quando il fiume, ingrossatosi per la pioggia, aveva attutito la sua caduta. Il fondo lo aveva raschiato lo stesso, beninteso; le rocce avevano marchiato per sempre la sua schiena. Una cicatrice da aggiungere a molte altre. Il flusso dell'acqua l'aveva trascinato per un po', prima che il peso di quanto trasportava lo facesse sprofondare.

 

Il rateo di fuoco dell'Ak47 costrinse gli uomini di Dragomir a gettarsi a terra; malgrado la discreta mira, Dwayne scaricò metà del caricatore senza abbattere un singolo nemico. I cecchini dall'altra parte, invece, tempestarono la sua postazione di pallottole. Una gli bruciò ad un millimetro dal cranio, rasandolo e portandosi via un brandello di pelle. Contò ad alta voce sino a trenta, perché con l'inferno che gli stava piombando addosso non sarebbe mai riuscito a farlo a mente; quindi sporse una seconda volta il fucile d'assalto, e sparò verso i cecchini una manciata di colpi, dei quali la maggior parte si sollevò al cielo grazie al rinculo. Poi, si tuffò disperato dall'altra parte della barricata, esponendosi alla pioggia di proiettili.

Il vecchio riparo saltò per aria neanche due secondi dopo, investendo il sopravvissuto di detriti. Pensare di resistere dieci minuti, o anche solo cinque, era una completa follia. Si accucciò dietro la carcassa di un'auto ribaltata, e strisciò fino ad una posizione meno bersagliata. Un altro colpo di mortaio mandò in frantumi una zona non troppo distante da lui. Si chiese se non avessero scoperto Robert.

Sbirciò di fretta da un finestrino impolverato: per il momento li aveva trattenuti, e ciò era sufficiente. Attese di vederli di nuovo in movimento, quindi scattò da un riparo all'altro, prendendo di mira proprio il carrarmato. Due scoppi di pistola furtivi, e abbatté uno dei soldati sul fianco del mezzo. In rapida successione, sparò con l'AK verso lo scintillio di un mirino di precisione, ma andò a vuoto. Troppo lontano. Riuscì però nell'intento di far credere al nemico di non essere da solo.

Corse a ripararsi dietro una trincea di pietra, e ringraziò il suo istinto. Il boato del carrarmato fu secondo solo all'esplosione che mandò per aria le ultime difese del loro rifugio, fatta eccezione per quella dove si nascondeva Dwayne. Un braccio ed un piede s'alzarono verso il cielo di diversi metri, prima di cozzare al suolo in uno scenario raccapricciante.

«Sono fottuto» mormorò Dwayne. Bagnato di sudore e urina, tremava da capo a piedi.

«Accetteremo la vostra resa. Ma solo se verrete fuori adesso» tuonò Dragomir, ed il suo accento fu marcato dall'eco del megafono. «Fatemi risparmiare qualche munizione. Evitatevi una morte dolorosa!»

Dwayne pensò seriamente di gettare la spugna. Sarebbe servito a fargli guadagnare qualche secondo? Forse gli avrebbero sparato non appena uscito allo scoperto. Fidarsi di Dragomir è come far penzolare le tue palle cosparse di miele davanti ad un orso: una cazzo di follia, pensò Dwayne.

«A proposito di munizioni!» vociò il sopravvissuto, rivelando così la sua posizione. «Quante ve ne sono rimaste? Perché noi, qui... devo ammetterlo... cominciamo ad essere a un po' a corto».

«Abbastanza da farvi saltare il buco del culo dritto in bocca. Così, per una volta, le tue stronzate sarebbero giustificate, Dwayne. Vieni fuori, tu e chiunque sia con te!» replicò, frattanto che il carro si faceva breccia fra le macerie.

«Non ti credo. Qualche colpo di mortaio, forse. Ma il tuo bel cannone può sparare solo a salve... e la cosa ti è familiare, dico bene? Ma è anche ciò che ha consentito al mondo di sopportare un solo Dragomir»

«Ho ancora un siluro, se ci tieni a saperlo. Sprecarlo con te sarebbe stupido, ma mi riempirebbe di soddisfazione. Allora, vieni fuori?».

Dwayne tirò un sospiro rassegnato.

«Prima o poi sapevo che sarebbe arrivato questo momento...» dichiarò. Si alzò in piedi e si rese visibile, ancora imbracciando l'AK47 e la pistola. «Alcuni lo definiscono 'crescere'. Si comincia dall'ammettere a se stessi e davanti al mondo le proprie verità... o i propri gusti sessuali. Non che nutrissi dubbi a proposito, voglio essere sincero. L'importante è accettarlo!». Tutto il suo spirito venne però subito meno. Deglutì, vedendo il mezzo busto di Dragomir spuntare dal foro di accesso del carrarmato. I suoi uomini, raccolti attorno al veicolo, erano sette. Un ottavo, il cecchino principale, era posizionato su un'altura non troppo distante. Il riflesso del sole sul suo mirino lo accecò per un'istante: come aveva immaginato, era sotto tiro!

 

 

Qualsiasi cosa l'avesse tirato fuori dall'acqua, ora stava ispezionando il suo corpo di buona lena. Dwayne avvertì il proprio fisico come un solo grosso ematoma pulsante. La luce delle stelle, riapparse dopo il temporale, gli concesse di scorgere solo una sagoma indefinita. Puzzava, e di questo era più che certo.

«Chi sei...» disse, ma suonò come un'affermazione.

«Io sono» gli rispose lo sconosciuto, con un timbro che suonò a metà fra quello maschile e femminile. «Questo è tutto ciò che devi sapere. Per ora. Sei conciato male» agginse scuotendo il capo. «Farò il possibile, ma solo Dio saprà».

«Scientifico...» mormorò Dwayne. «Allora, se per una buona volta si decide a parlarti, chiedi al Grande Fratello il perché di tutta questa merda. L'audience dovrebbe essere calata, dopo lo spettacolo iniziale... perché non ci ha ancora finiti?».

Cercò di mettere a fuoco il suo salvatore, ma l'oscurità glielo impediva. Eppure, un freddo bagliore scaturiva dai suoi occhi, gelidi come l'inverno. Era come se... brillassero nelle tenebre.

«Le mie conoscenze sono limitate. La speranza in un intervento divino, ad ora, per quanto poco plausibile, è fra le poche alternative al tuo più concreto decesso» affermò senza alcuna intonazione, in modo statico. Il suo tocco, mentre il corpo di Dwayne stava reagendo al freddo surriscaldandosi, gli parve stranamente insensibile e coriaceo.

Il sopravvissuto avrebbe voluto ribattere con l'ennesima battuta di spirito, ma il dolore gliela spezzò in gola. Il suo salvatore lo stava rivoltando, eseguendo un taglio nei vestiti. Sentì caldo lungo la schiena. «Devo suturare la ferita, ma non dispongo degli strumenti adatti. È grave. Potrei cauterizzarla, ma provocherà dolore, e forse perdita di conoscenza. Sono autorizzato?».

«Autorizzato...» ripeté Dwayne con sarcasmo. “Come cazzo parli, vecchio?” avrebbe voluto far seguire alla sua espressione, prima che uno stridio assordante anticipasse una vampata di fuoco che avvolse la sua schiena, in un lampo funesto che illuminò per un istante la riva del fiume, ma obliò con acuto dolore le facoltà mentali del ferito. Gli si annebbiò la vista.

«Probabilità di sopravvivenza incrementata al 73%. Ma non sei ancora fuori pericolo» sentenziò il misterioso salvatore, che pareva più un torturatore.

Il puzzo della carne bruciata gli invase le narici e, per quanto folle, gli fece venire anche l'acquolina in bocca. La mente di Dwayne se ne andò a spasso per conto proprio in ricordi di pietanze golose di ormai perdute solennità. La carne di maiale, il coniglio, il tacchino!

Poi tornò di nuovo alla realtà, o quella che avrebbe reputato tale. Cosa aveva utilizzato per sprigionare quel fuoco, se fino all'istante prima stava tastando il suo corpo? La domanda prese a ripetersi all'infinito, incapace di darsi una risposta. L'oscurità stava avvolgendo di nuovo ogni cosa.

«Chi sei?» mugolò a denti stretti, cercando di tornare lucido.

«Sono un Emissario di quelli che voi di Terra-461 definite Dei della Decadenza.»


Continua...

   
 
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