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Autore: Enchalott    17/10/2019    5 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a chi si appassionerà! :)
"Percepì il Crescente tatuato intorno all'ombelico: la sua salvezza, la sua condanna, il suo destino. Adara sollevò lo sguardo sull'uomo che la affiancava, il suo nemico più implacabile e crudele. Anthos sorrise di rimando e con quell'atto feroce privò il cielo del suo colore".
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12 ore a Neirstrin
 
Dare Yoon si era allontanato con un sorriso sollevato, in punta di piedi, lasciando i due più giovani compagni di viaggio immersi nella quiete di un sonno ristoratore e condiviso, di cui entrambi avevano assoluto bisogno.
Prese a ragionare fra sé sugli avvenimenti recenti.
Adara era salva per miracolo… o per una stregoneria del signore di Iomhar, più verosimilmente. Gli eventi erano piombati l’uno nell’altro in modo precipitoso e drammatico. Era fondamentale che riposasse per riacquistare la lucidità di cui aveva esigenza assoluta per affrontare Anthos proprio nella sua terra di ghiaccio.
Nell’abbraccio di Narsas - beh, anche se aveva provveduto subito a distogliere lo sguardo - gli era sembrata serena: dunque, aveva compreso che i ragazzi si erano parlati e spiegati, contribuendo ciascuno a infondere fiducia e coraggio all’altro. Come sempre da quando si erano messi in cammino.
Il soldato, tuttavia, aveva parimenti capito che l’Aethalas non era andato oltre i chiarimenti che riguardavano esclusivamente tutti loro e la missione. Era certo che non avesse rivelato alla principessa i suoi sentimenti. Quelli che erano diventati terribilmente palesi e che si sforzava ostinatamente di celare. Non che ne avesse mai discusso con lui, anzi! Probabilmente quel cocciuto di Narsas avrebbe vinto il torneo mondiale dei discorsi sviati, ma Dare Yoon non era né uno stupido né uno sprovveduto in materia e aveva realizzato perfettamente la posizione del ragazzo. Una scelta che non condivideva affatto, ma che avrebbe rispettato.
Cogliendo la sua espressione assorta e distesa, mentre dormiva stretto alla donna che amava, si era detto che per l’arciere quel momento da solo con lei era stato catartico: lo aveva riportato, senza più nessuna incertezza, sulla strada che si era scelto. Il reggente non avrebbe più avuto presa alcuna sulla sua occulta fragilità, perché l’aveva rinforzata al battito del cuore di Adara.
Tsk! Per tutte le stelle, però! Se la faccenda del marchio velenoso fosse capitata a lui e se fosse stato innamorato di una donna, le avrebbe rivelato ogni cosa senza esitare e avrebbe trascorso l’intera notte a fare l’amore con lei. Magari anche il giorno dopo. Altro che abbraccio innocente!
La circostanza lo infastidiva più del dovuto, perché si era reso conto di percepire ormai il guerriero del deserto come un fratello minore. I sospetti su Narsas erano svaniti da tempo: l’atteggiamento scarsamente amichevole di Dare Yoon era uno strascico d’orgoglio personale, che l’arciere non meritava. Inoltre, era stato lui ad aprirsi per primo, rinunciando al loro sterile braccio di ferro, in un atto di fiducia che aveva scoperchiato ben più di una semplice, tragica storia: rivelandogliela, il guerriero del deserto gli aveva affidato il proprio dolore, insieme con la propria dignità e il soldato si era sentito onorato, pur senza ritenersi degno.
Erano uomini molto diversi tra loro nei pensieri e nelle decisioni, ma non più così distanti. Fremeva di sdegno per il fatto che il ragazzo non avrebbe mai potuto sperimentare completamente la felicità per colpa di quei maledetti barbari!
I pensieri lo portarono a passeggiare verso la parte più remota della stiva.
Avrebbe dovuto trovare un momento più adatto per il confronto atto a scongiurare le nozze proposte… o meglio, imposte da Anthos alla principessa. Perché era evidente che lei avrebbe dovuto opporsi in tutti i modi, nonostante le minacce. Dare Yoon - e certamente anche Narsas - non aveva paura di morire. Nessuno di loro due si sarebbe piegato a quell’unione riprovevole, cedendo al vile ricatto.
Un rumore insolito lo distolse dalle congetture.
Troppo forte per essere un ratto, troppo particolare e dissonante per essere uno scricchiolio della nave.
Portò istintivamente la mano al fianco per incontrare solo il fodero vuoto della spada e imprecò fra sé: l’opzione più probabile era che si trattasse di uno dei pirati, reduce dalla furia degli orlagh e rifugiatosi nella stiva, per rimanere poi imprigionato quando il boccaporto era stato serrato per ordine del principe.
Si mosse con circospezione, aggirando le casse e le merci accatastate nel ventre della Xiomar, più silenzioso che mai, respirando in modo controllato. Avrebbe dovuto attendere il momento giusto per sopraffare il nemico: non sapeva se era armato e in quale misura sarebbe stato in grado di difendersi.
Inoltre, Dare Yoon non poteva affatto dirsi in forma perfetta, frangente che avrebbe condizionato in negativo le sue capacità offensive.
Alla luce fioca delle lampade lontane notò alcune macchie scure contro un barile e sul pavimento: era indubitabilmente sangue. Bene, almeno il bastardo era ferito… e non in modo lieve a giudicare dalla scia che aveva lasciato dietro di sé.
Si avvicinò e gli parve di cogliere nel fondo buio del magazzino il suo ansimare contenuto a stento. Aveva paura. O voleva fargli credere che ne avesse.
“So che sei lì, verme!” proruppe minaccioso “Ti conviene uscire da solo, prima che io passi a stanarti con le cattive!”.
Non si mosse nulla.
“Va bene, non dirmi che non ti avevo avvisato!”.
Il soldato avanzò cautamente ma con decisione verso il precario rifugio dell’ignoto antagonista, tenendo fede a quanto aveva promesso.
Un’ombra sgusciò da dietro un baule, fuggendo a precipizio nello spazio ingombro di oggetti, rovesciando a casaccio le mercanzie sul pavimento polveroso, con l’intenzione di intralciare l’inseguitore.
“Vigliacco!”
Dare Yoon scattò in avanti come una saetta, saltando agilmente gli ostacoli e gettandosi alle calcagna del misterioso fuggiasco senza alcuna remora.
Durò poco. Il malcapitato inciampò su una gomena ingarbugliata, resa quasi invisibile dal pulviscolo sedimentato e dalla penombra, piombando malamente a terra con un’esclamazione soffocata e rabbiosa.
L’ufficiale elestoryano sfruttò al meglio l’inconveniente e placcò abilmente l’avversario, inchiodandolo a terra con una presa formidabile.
“Hai finito di zampettare come un topo, eh?” ringhiò, torcendogli ferocemente un braccio per farlo voltare e strappandogli un acuto grido di dolore.
Si bloccò immediatamente, stupefatto. Quello non era affatto un… uomo!
“Io detesto le funi accavallate!” sputò fuori lei con stizza, scrollandosi inutilmente.
“Tsambika?!”
“Già…” ribatté lei, guardandolo astiosa “Guardate cos’è costretta a fare una donna per farsi abbracciare da voi…”. 
Dare Yoon si rialzò, corrucciato, afferrandola per il colletto della camicia e trascinandola nel corridoio illuminato senza cerimonie.
“Lasciatemi!” ordinò lei, divincolandosi e alzandosi faticosamente in piedi.
Era ferita. Perdeva copiosamente sangue da un braccio, là dove le schegge appuntite della sciabola le erano penetrate nella carne, quando Anthos aveva usato la sua magia. Il bendaggio di fortuna che aveva praticato era intriso e non riusciva ad arginare l’emorragia. Aveva dei lividi sul volto e altri si intravedevano sul petto attraverso la scollatura generosa. I vestiti erano sporchi e strappati, i lunghi capelli erano spettinati e opachi. Solo i neri occhi a mandorla non avevano perduto l’atteggiamento scostante e altero.
“Ringraziate gli dei che io sia privo di spada!” ruggì il soldato “Altrimenti vi giustizierei all’istante per ciò che avete fatto alla principessa!”.
“Meglio voi che quel mostro dallo sguardo dorato!” rispose lei “Avanti, uccidetemi con la nuda forza delle mani, se possedete abbastanza fegato…”
“Non tentatemi! Vi giuro sul mio onore che non ho mai preso a schiaffi una donna, ma per voi potrei fare un’eccezione!” sbottò lui, furibondo.
Lei si limitò a sorridere, mantenendo l’aria di sfida.
“Invece io non ho alcun problema in merito” sancì una voce femminile dietro di loro.
Dare Yoon si girò, mentre la capitana gettò fuori un’esclamazione di sorpresa.
Adara avanzò, affiancata da Narsas. Il trambusto li aveva svegliati e messi in allarme, così erano corsi a cercare il compagno. L’espressione del ragazzo era di puro disprezzo, mista ad una collera incontenibile. Le sue iridi scure ardevano come braci.
La principessa si avvicinò e lasciò andare un pesante manrovescio in pieno volto alla piratessa, scaraventandola sul pavimento.
“Questo per pareggiare il conto. Per chiarirvi che, quando non vengo ricattata con il prezzo della vita altrui, sono disposta a rispondere all’attacco”.
Tsambika rimase a terra, massaggiandosi la guancia arrossata e dolente.
“Però…!” apprezzò il soldato.
“Pari?” intervenne l’arciere, aspro “Lei voleva ucciderti! Ti ha gettato in mare senza pensarci due volte! Non merita di essere risparmiata”.
“Sono d’accordo” intervenne Dare Yoon “Nessuno sconto. Ho sentito dire che a Iomhar quelli come lei li appendono per il collo. Qui le corde non mancano, non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. E poi so che le funi sono il suo svago preferito”.
La donna gli rispose con una colorita ingiuria, scostandosi la lunga chioma dal volto.
“No” disse Adara, convinta “Noi non siamo assassini. Siamo diversi da lei. Se necessario, sarà la giustizia del Regno del Nord a pronunciare la sua condanna”.
“Visto il giudice, non so se le facciamo un favore…” commentò Dare Yoon.
“No, vi prego!!” gridò la donna, spalancando gli occhi terrorizzati “Impiccatemi! Gettatemi a mare piuttosto! Ma non lasciatemi nelle mani di quel demonio!”.
“Non ho inteso bene, Bicks” ridacchiò il soldato “State supplicando?”.
Lei gli lanciò un’occhiata disperata, nella quale baluginava ancora una scintilla d’orgoglio feroce, ma non rispose.
“Io invece vorrei che voi rifletteste su ciò che state provando, Tsambika” le disse Adara, severa “Paura? Impotenza? Sofferenza… o rabbia per la vostra sorte? Perché è quanto avete inferto al prossimo, ogni giorno della vostra vita. Forse, trovandovi dall’altra parte della barricata, avrete modo di comprendere qual è stata la portata delle vostre nefandezze. Sperimentarne il peso, acquisirne la consapevolezza. Vorrei che consideraste quanto siete fortunata rispetto a chi è stato vostro prigioniero, poiché ora noi vi medicheremo quella ferita e vi tratteremo come un essere umano, anche se non ci fideremo certo di voi. Non ho assistito alla pena che il principe Anthos vi ha inflitto, ma posso immaginarla. Le vostre vittime, Tsambika, vi hanno valutata esattamente come voi ora giudicate lui. Prendetene coscienza e non rendete vana la vostra presenza al mondo. Non è mai troppo tardi per cambiare strada e fare ammenda”.
La capitana la fissò, sconcertata e incollerita per la ramanzina.
Come poteva quell’innocua e spaurita ragazzina possedere una lingua così tagliente? In che modo era riuscita a tirare fuori quelle considerazioni tanto brucianti e incisive? Nessuno si era mai rivolto a lei in quel modo, mettendo alla sbarra la sua intera esistenza in pochi, sferzanti, veritieri termini. Non si trattava dell’eroina di turno che le faceva la morale dall’alto della sua vita perfetta. C’erano verità e forza in quello sguardo. C’era qualcosa che l’aveva costretta ad ascoltare.
Non replicò. Non per superbia, semplicemente le mancò ogni risposta.
Narsas seguì con attenzione le parole della principessa. Sulle sue labbra aleggiò un sorriso. Alle volte, per vincere, non servivano né armi né poteri magici. La speranza e la luce che Adara irradiava erano in grado di sconfiggere qualunque tenebra. Lo aveva percepito sin dalla loro prima interazione, quando lei aveva condotto il cavallo in fondo alla fila degli uomini diretti a Jarlath e si era rivolta a lui, priva di accuse e sospetti. Con il solo scopo di conoscerlo e per farlo sentire meno indesiderato. La scintilla era scoccata in quell’esatto momento e il tempo che avevano condiviso in quei mesi l’aveva trasformata nell’amore che provava per lei, che non era mera attrazione fisica. Era una condizione dell’anima.
Qualcosa nell’arciere si placò, infondendogli uno strano senso di tranquillità, un’illogica, quasi insensata certezza: Anthos non avrebbe mai avuto ragione di lei, qualunque fosse il destino che aveva meditato di imporle. Adara sarebbe sfuggita a qualunque razionalità, a qualunque progetto pregresso e l’avrebbe fatto a suo modo. E lui, Narsas, non avrebbe mai perduto ciò che lei gli aveva donato, neppure all’altro mondo. Perché l’amore può tutto… tranne morire.
“Non guardate me, non mi va di fare da crocerossina a quella serpe!” brontolò Dare Yoon, decisamente meno filosofico “Se volete sapere come la penso, ci si ritorcerà contro alla prima occasione. Non si riterrà di sicuro in debito con noi, anzi…”.
“Almeno voi siete oggettivo e lungimirante” rise Tsambika, fredda.
“Sono anche pragmatico” ribatté lui “Se la principessa ha deciso di aiutarvi, non mi opporrò. Ma mi accerterò che le vostre mani non siano mai libere”.
“Suona interessante…” lo provocò la donna.
 
Ritornarono nell’ambiente principale della stiva, portando con loro anche la prigioniera aggiuntiva. La donna zoppicava faticosamente a causa delle scaglie di legno che le si erano conficcate nella gamba e che avevano iniziato a gonfiarsi e a infettarsi. Se i frammenti di metallo che aveva nel braccio risultavano più semplici da estrarre, queste erano più insidiose e pericolose: se fossero marcite, contaminando il sangue, la setticemia sarebbe stata inevitabile.
“Fate vedere” borbottò Narsas, tutt’altro che entusiasta, sollevando la lampada e posandola su una cassa lì accanto.
Tsambika scoprì il braccio, ma continuò a osservare Dare Yoon, che nel frattempo aveva radunato tutti gli strumenti disponibili e acceso ogni fonte luminosa presente.
“Siete fortunata, l’arteria principale è intatta” asserì l’arciere, esaminando le lesioni profonde ma non letali “Estrarrò i frantumi e suturerò le ferite. Farà male, sappiatelo”.
Lei rimase impassibile e seguì invece con gli occhi il soldato elestoryano, che aveva avvicinato al ragazzo Aethalas un barilotto di vino già aperto e un recipiente.
“C’è solo questo per disinfettare” comunicò con indifferenza.
“Che spreco…” considerò lei, togliendogli la ciotola dalle mani, riempiendola di alcolico e tracannandola in pochi sorsi.
Adara attizzò al massimo la fiamma della lucerna e Narsas le fece un cenno d’assenso, sfoderando il pugnale ricurvo che celava nella fascia di seta in vita.
“Il principe non… non vi ha disarmato?” balbettò la capitana, osservando l’arma affilata ad occhi sbarrati.
“Tsk!” sbuffò Dare Yoon “Se pensate che Anthos abbia timore di un misero coltello, non avete ancora visto abbastanza di lui”.
Tsambika impallidì e si riempì nuovamente il boccale improvvisato, svuotandolo rapidamente. Il calore del vino le salì alle guance, imporporandole.
“Cercate di stare immobile” ordinò l’arciere “Non vorrei peggiorare la situazione”.
Passò la lama sul fuoco, sterilizzandola e si avvicinò.
La punta acuminata frugò impietosa nel braccio della donna, facendo saltare via la prima scheggia e provocandole un rantolo soffocato. Poi calò nuovamente nel taglio, più dolorosa che mai, in cerca della seconda, scendendo in profondità.
La capitana mugolò e tentò di sottrarsi alla tortura, con un movimento brusco. La sua fronte pallida si imperlò di sudore freddo.
“Maledizione…” mormorò Narsas “E’ spezzata a metà, non ce la faccio a toglierla in una volta sola. Tienila ferma, Dare Yoon, da solo non riesco a continuare”.
L’ufficiale posò un ginocchio a terra e prese saldamente la donna per le spalle. La sentì ansimare affannosamente per il dolore e l’alcolico che aveva in circolo.
L’arciere attese che la fiamma arroventasse nuovamente la lama e ripeté la procedura, affondando in verticale l’estremità del pugnale, provando a raggiungere l’ostico e sfuggente frammento metallico. 
Tsambika ebbe uno spasmo e Dare Yoon rafforzò la presa, impassibile.
“Potete anche urlare” le disse “Io non mi scandalizzo”.
“Al diavolo!” rifiatò lei, tremando per lo sforzo di contenersi “Datemi dell’altro vino e raccontatemi qualcosa di interessante, invece!”.
Adara terminò di sistemare le garze, terse il sangue che colava lungo l’arto della donna e riempì personalmente il recipiente, aiutandola a trangugiarlo.
“Piuttosto, c’è una questione che non mi spiego” riprese il soldato “Com’è possibile che la famigerata leggenda della Xiomar stia circolando da più di vent’anni e voi abbiate pressoché la mia età, se non prendo un abbaglio… Avete ereditato il nome e la fama da un altro delinquente vostro pari?”
“Non le mandate a dire, eh?” borbottò lei, fingendosi offesa per l’allusione anagrafica e strizzando le palpebre per la sofferenza “E’ più semplice di quanto crediate. Avevo quattordici anni, quando ho preso il comando del galeone. Non c’è stato nessun passaggio di consegne e… ah! Quell’inutile ubriacone del mio predecessore ha reso l’anima a Reshkigal, ma ha avuto il buon cuore di insegnarmi il mestiere prima di schiattare. Sì, c’è stata qualche contestazione da parte della ciurma… ouch! Nulla che non abbia potuto sistemare a colpi di coltello… o tra le lenzuola!”.
La sua voce iniziava a farsi impastata e strascicata per i fumi dell’alcol.
“Moderate il vostro linguaggio da squallida taverna!” sbottò Dare Yoon, seccato “Preferirei che la principessa non fosse costretta ad ascoltare le vostre volgarità”.
“Quante storie! Siamo tutti adulti qui e anche la vostra protetta saprà come vanno le cose… ah! Cosa piace agli uomini… ah!”.
Adara avvampò, ma continuò a seguire le istruzioni di Narsas senza rispondere.
“Oh, cielo…” bofonchiò Tsambika, cogliendo la reazione impacciata della ragazza “Oh, per l’intero pantheon divino… siete tutti usciti da una setta che pratica la castità, non c’è altra spiegazione… Ah! Anche tu, ragazzino. Dimmi di no, ti prego…”.
L’arciere le scoccò un’occhiataccia e terminò di estrarre la seconda scheggia.
“Bevete un altro sorso di vino, anziché snocciolare idiozie” le disse “Se vi ho fatto male, non è stato nulla rispetto a quello che sentirete adesso”.
“Non è il caso” considerò Dare Yoon “Mi pare sufficientemente ubriaca, potrebbe peggiorare le già scarse argomentazioni che possiede”.
“Siete il solito screanzato” si lamentò la donna “Datemi del bjorr invece di questo succo di frutta andato a male! Ouch! Siete voi che non mi avete voluta, mentre a me piacete davvero… è colpa vostra se vi scambiano per un asceta che disprezza le grazie femminili e… aaah!!”.
L’ultima mossa di Narsas, che cauterizzò le lesioni con la lama incandescente, le levò il fiato. Piombò all’indietro, sbiancando e boccheggiando, priva di forze.
“Sentite grazie” sogghignò il soldato “Non se ne poteva più”.
Adara bendò le ferite alla meno peggio con le garze rimaste e strappò con attenzione la stoffa già lacera che ricopriva la gamba offesa della donna.
“Che cosa intendi fare, Narsas?” domandò, osservando le escoriazioni.
Lui scosse la testa, pensieroso.
“Potrei provare con la cera calda” affermò “Dovrebbe riuscire a catturare le schegge più sottili, evitandomi di ricorrere ancora al pugnale. Sarebbe poco utile in questo caso, addirittura deleterio”.
“Ehi…” rantolò Tsambika, con la testa che le girava come una trottola “Siete sicuri che il reggente del Nord sia felice del fatto che mi stiate aiutando? Potrebbe pensare che ci siamo coalizzati contro di lui e…”.
“Non m’importa” rispose la principessa “Non temo il suo giudizio”.
“C-come? Avete voglia di morire per caso? Io sosterrò che si tratta di una vostra iniziativa e che non c’entro nulla!” la rimbeccò lei, stupita e spaventata.
“Non ritengo che la cosa sia di suo interesse, non angustiatevi” affermò l’arciere, caustico “Se ci avesse considerati degni della sua attenzione, ci avrebbe già uccisi”.
“E poi noi gli serviamo vivi” concluse Dare Yoon “Altrimenti non avrebbe sufficienti opzioni di ricatto a disposizione”.
Adara rabbrividì e il suo sguardo divenne profondamente malinconico.
“Non che la sorte a voi destinata mi riguardi” borbottò la comandante, incuriosita “Ma non vi seguo. È stato lui a strapparvi al pericolo, vero? Perché stento a crederlo…”.
“E’ tutto molto confuso” ammise Adara “Quando mi sono ripresa, Anthos ha fatto in modo che lo riconoscessi, ma non si è attribuito il merito di avermi salvata”.
“Ciò che sostenete pare impossibile”.
“La principessa non sta accennando ad alcun tipo di misericordia da parte del principe” intervenne Dare Yoon, irato “Lui vuole obbligarla a diventare sua moglie e intende barattare il suo sì con le nostre vite. O, perlomeno, crede di poterlo fare”.
“State scherzando!?” esclamò Tsambika, esterrefatta.
Strinse i denti e gemette penosamente quando sentì il calore della cera sciolta e bollente sulla gamba già vessata.
L’arciere e l’ufficiale si guardarono, in un’intesa perfetta. Non scherzavano per niente.
“Voi siete pazzi!” enfatizzò la donna, resa più loquace del solito dal vino “Se lei rifiuterà, quel mostro vi ammazzerà e troverà comunque un altro modo per costringerla ai suoi voleri!”.
“Ho già respinto la proposta” sospirò Adara, affranta “Ma non permetterò che loro muoiano per me. Domanderò al reggente di prendere la mia vita. Se non lo farà, sarò io stessa a porvi termine”.
Tsambika la fissò come se fosse il frutto di un’allucinazione.
“No, Adara! Questo non lo posso accettare!” proruppe Narsas “L’unica soluzione che mi viene in mente è quella di procrastinare il più possibile la tua risposta, dobbiamo guadagnare tempo per trovare una scappatoia!”.
“Già, ora siamo troppo tesi per riflettere a mente fredda. Dobbiamo ponderare tutte le opzioni… e alla svelta!” proseguì Dare Yoon “Contattare Elestorya…”.
“Il coltello dalla parte del manico è di Anthos. È sufficiente che scenda quaggiù in questo istante e che usi il suo potere per sbaragliare tutte le nostre difese” replicò la ragazza “Lo sapete anche voi che non c’è scelta… lo sapete perfettamente!”
“Ci deve essere!” ruggì l’arciere, in preda all’angoscia.
Le strinse forte la mano e la sfiorò con uno sguardo insieme implacabile e dolcissimo.
Tsambika seguì la scena senza riuscire a proferire parola.
Inevitabilmente, le giunse alla mente il confronto. I suoi uomini, poche ore prima, si erano presi a feroci stoccate pur di sopravvivere… eppure, avevano navigato insieme per molti anni. Difronte alla fine avevano agito da egoisti e da pusillanimi. Niente di cui stupirsi, in fondo anche lei si sarebbe comportata allo stesso modo per salvarsi la pelle. Invece, quei tre erano pronti a morire gli uni per gli altri e non si trattava di semplici parole. Li aveva visti combattere e guardarsi reciprocamente le spalle, spingersi all’estremo pur di salvaguardare la vita dei compagni. Nei loro sguardi non dimorava paura: quella chiara consapevolezza la lasciava ancor più sconvolta. Soprattutto perché l’uomo che stavano apertamente sfidando era il signore di Iomhar.
“Dannazione! Non so neppure quanto tempo sia ancora necessario per giungere a Neirstrin!” abbaiò Dare Yoon “Principessa, la vostra risoluzione è inaccettabile! Noi siamo qui per proteggervi e non lo consentiremmo mai! Se non sono sufficienti le argomentazioni affettive che potete intuire, pensate a quella che vi ha spinta a intraprendere questo viaggio! La vostra vita ha un valore inestimabile! Non appartiene soltanto a voi, non dovete dimenticarlo!”.
Gli occhi di Adara divennero lucidi per la presa di coscienza che la costringeva tragicamente ad abbandonare la disposizione d’animo esposta prima.
“Dodici ore circa” asserì Tsambika.
L’ufficiale della Guardia la scrutò, dubbioso.
“Per il porto di Neirstrin” rimarcò lei “Considerando la velocità della Xiomar, il tempo trascorso da quando siamo salpati da Karadocc, il vento a favore e l’oceano relativamente calmo… dodici ore, non di più”.
“Per le sacre sabbie, così poco!?” inveì il soldato.
Le dita tiepide di Narsas si serrarono con più vigore in quelle di Adara. Lei sollevò il viso e lo guardò in quegli occhi scuri e intensi, che mai l’avevano lasciata sola. Troppo prezioso, troppo importante per lei. Per così poco tempo ancora…
Poi osservò Dare Yoon, che si reggeva il mento in una mano, camminando su e giù alla stregua di una tigre selvaggia in gabbia, in cerca di un’alternativa.
Troppo prezioso, troppo importante. Quanti debiti di gratitudine aveva con lui?
Sospirò. Raffreddò i pensieri. Fece la propria scelta. L’unica possibile.
“Allora lo sposerò” mormorò.
Tutti la fissarono, increduli, in silenzio.
“Voi siete completamente folle!” scoppiò Tsambika per prima, interrompendo il gelo assoluto che era sceso pesantemente sui presenti “Diventate paonazza quando alludo agli uomini e poi decidete di infilarvi proprio nel letto di quell’essere spaventoso! Ma come vi viene in mente!? Inventatevi una stupida scusa, piuttosto! Ce ne sono a centinaia per rifiutare un pretendente! Raccontategli di avere una malattia contagiosa, fategli credere che siete un maschio travestito, ditegli che siete già sposata, convincetelo che siete perseguitata da Irkalla in persona o anche…”.
“Cosa?” si illuminò Dare Yoon “Che cosa avete detto?”.
La donna lo guardò avvicinarsi, con gli occhi blu notte carichi di aspettativa e ripassò mentalmente lo sproloquio di poco prima: non le era uscito nulla di offensivo, quindi non capiva come mai lui si stesse tanto agitando.
“Era solo un suggerimento…” borbottò, riottosa.
“Ma era quello giusto!” restituì lui, raggiante “Tsambika, voi siete ufficialmente il capitano di questa nave, anche se in stato di prigionia. Neirstrin è ancora sufficientemente lontana… non perdiamo tempo!”.
Lei corrugò la fronte, senza comprendere un tale entusiasmo.
“Se la principessa fosse già maritata, Anthos non potrebbe avanzare pretese” dichiarò l’ufficiale, indicando Adara e Narsas “Quindi… sposateli immediatamente!”.
La ragazza sgranò gli occhi, mentre l’arciere avvampò brutalmente.
“Ti ha dato di volta il cervello!?” gridò poi, più turbato che mai.
“Niente affatto!” ribatté Dare Yoon, risentito “E’ un’idea geniale!”.
“Non riesco neppure a pensare alla risposta che ti meriti!” continuò l’altro, irato.
“Allora rispondi di sì! Ammettilo, Narsas, è l’unica possibilità che abbiamo!”.
“Beh, in effetti…” congetturò Tsambika, seguendo la discussione con un certo spasso “Lui è molto carino e votato a proteggerla, lei è pronta al sacrificio per salvarlo… non andrebbe tanto male…”.
“Tacete, voi!” la rimbeccò il ragazzo, tutt’altro che divertito “Non avete il minimo riguardo, come osate parlare di cose che non conoscete!?”
“Io non ti capisco!” ringhiò il soldato “Morire per lei sì e sposarla no? Siamo all’apice delle assurdità! Forniscimi un solo motivo valido per…”.
“Hai detto bene! Non capisci! Non pensi ai sentimenti di Adara? O ai miei, se vogliamo? Devo tutelarla da Anthos comportandomi come lui?”.
“Andiamo, sai benissimo che non è la stessa cosa!”.
“Ah, no? Tu quindi lo faresti, Dare Yoon?”
“Che c’entro io? Non ne sarei degno…”.
“Già, lui non è per niente adatto” commentò Tsambika, più caustica che mai.
“Voi non intromettetevi e ripassate la formula rituale!” grugnì l’ufficiale.
“Non ce n’è bisogno! Non mi presterò a questa farsa! E neppure Adara!” precisò l’arciere, su tutte le furie.
“Io davvero non ti comprendo, Aethalas! E sì che mi sono sforzato parecchio! Non stai afferrando la realtà dei fatti! La cerimonia è l’unica opportunità, non deve per forza essere una commedia, se il tuo problema è questo! Potete decidere voi cosa sarà dopo!”.
Narsas piantò una violenta manata contro la parete, facendola risuonare.
Le sue iridi scure bruciavano di rabbia. Il respiro era accelerato.
L’eco secco riverberò nel corridoio e si spense.
Dare Yoon sospirò e abbassò le braccia, rassegnato. No, proprio non riusciva a capire.
“Io concordo con Narsas” affermò timidamente la principessa “Sposare una persona per necessità è oltraggioso”.
Il ragazzo alzò su di lei uno sguardo carico di tristezza.
“Non se entrambi concordate sul fatto che salvare una vita è più importante. In questo caso, non esiste ingiuria e neppure necessità. Solo affetto per l’altro e tra voi non manca” disse il soldato, facendo sgonfiare tutta la rabbia.
“È vero” rispose Adara, lieve “Proprio per quanto hai esposto, non posso accettare. Sei lui diventasse mio marito, Anthos non si tirerebbe certo indietro e lo ucciderebbe immediatamente. Poi mi costringerebbe a nuove nozze. Io non voglio che accada. Non voglio che Narsas muoia per me”.
“Detta così ha tutto un altro aspetto…” borbottò Dare Yoon, pensieroso “Non ci avevo pensato. Quindi, siamo da capo”.
La principessa raggiunse il guerriero del deserto, posandogli le mani sul braccio. Lui sussultò leggermente e sollevò il viso.
“Non esiste altra ragione, Narsas, se non quella di non perderti” sussurrò “Se ci trovassimo in un altro luogo, in un’altra circostanza, impiegherei tutta me stessa per capire che cosa provo per te. Solo allora risponderei a una tua domanda, se mai tu decidessi liberamente di onorarmi, ponendomela”.
Lui sorrise lievemente e sollevò una mano, attirandola a sé.
“Vale lo stesso per me. Non in un altro punto o in un altro frangente, ma in un’altra vita. Non in questa. Il pensiero che tu sia costretta a compiere un passo che non desideri mi è insopportabile. Sarò con te fino all’ultimo respiro, come l’amico più leale che tu possa avere. È questo ciò che sento nel cuore e che realizzerò”.
Gli occhi castani di Adara si riempirono di lacrime.
“Non piangere, me l’hai promesso”.
“S-scusami… ho bisogno di aria. Ti prego, portami via di qui”.
Lui annuì, passandole il braccio intorno alle spalle.
“Sempre nella prossima vita, imparerò a volare. In questa, posso solo accompagnarti al fondo della stiva, all’oblò di poppa”.
Lei rise, suo malgrado, asciugandosi il viso.
Dare Yoon li guardò allontanarsi, con la pena del cuore specchiata nell’espressione.
Poi si chinò e prese a legare i polsi di Tsambika, per evitare inconvenienti.
“Dico…” brontolò la donna, ancora un po’ stordita “L’avete proprio fatto adirare…”.
“Zitta! Riuscite a creare danni anche quando non li programmate!”.
“Io? La storia del matrimonio è uscita da voi!”.
L’ufficiale brontolò qualcosa di incomprensibile e serrò i lacci.
“Passi che sono ubriaca, ma mi è parso che il ragazzino sia davvero innamorato della principessa…”.
Gli occhi blu notte del soldato si infissero su di lei, duri e acuminati.
“Lo è. Così tanto da rinunciare a lei. Ma voi non possedete alcun mezzo per comprenderlo. E ora muovetevi!”.
Tsambika si rannicchiò nell’angolo indicato, inghiottendo una sensazione amara.
   
 
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