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Autore: Nuel    17/10/2019    15 recensioni
Come ci sono arrivati, quella sera, Sebastian e Chris, davanti a quella porta? Solo poche settimane prima erano sicuri di non essere pronti a definire il loro rapporto, ma quando senti che stai facendo la cosa giusta, è il momento di andare fino in fondo.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Evans, Sebastian Stan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Va tutto bene

 

-★-

 



Dlin dlon

Sebastian suonò al campanello e poi si passò la punta dell’indice dentro il colletto inamidato della camicia, come per allentare la cravatta troppo stretta. L’attimo dopo le dita di Chris si strinsero sulle sue.
     Chris era un passo indietro, sul gradino più basso e gli sorrideva come se fosse calmissimo, quando avrebbe dovuto essere il più nervoso dei due.

     Tutto era cominciato tre settimane prima…


Il trillo del cellulare l’aveva svegliato. Senza nemmeno aprire gli occhi Sebastian aveva afferrato l’apparecchio dal comodino, biascicando un ‘pronto’ che diceva tutt’altro. La voce di sua madre, tre fusi orari più a est, però, l’aveva svegliato di colpo.
     «Tesoro, stai ancora dormendo a quest’ora?».
     Sebastian era scattato giù dal letto, gettando uno sguardo a Chris che dormiva ancora. «Sono andato a letto tardi», rispose sottovoce, infilandosi in fretta in bagno.
     «C’è qualcuno lì con te?».
     «Sì, cioè no…», sospirò tornando a parlare col tono abituale. «Per cosa mi hai chiamato, mamma?».
   «È qualcuno che dovrei conoscere?», insistette lei. Non le presentava mai le ragazze con cui usciva, ma lei continuava a chiederglielo. «Comunque vorrei solo sapere se riuscirai a venire a New York per il compleanno di Anthony».
     Sebastian occhieggiò dalla porta socchiusa. Chris era immobile, il lenzuolo aggrovigliato intorno ai fianchi e un braccio sotto il cuscino, mentre la luce di una mattinata troppo calda per gennaio filtrava tra le tende accostate della camera d’albergo in cui alloggiava. «Ti faccio sapere, va bene, mamma? Adesso devo andare».
     La produzione aveva dato al cast un paio di giorni di riposo mentre venivano allestiti i nuovi set, e Chris gli aveva fatto una sorpresa andando a trovarlo, e ora sulle lenzuola c’era il suo profumo, le coperte trattenevano il calore del suo corpo.
     Il cuore di Sebastian accelerò al ricordo dei gemiti di cui quei muri erano stati testimoni.
    «Ero convinta che non stessi frequentando nessuna ultimamente». Sua madre tornò all’attacco, strappandolo dal languore che la vista della schiena di Chris gli stava provocando. «Magari potresti portare la tua nuova amica».
     «Devo andare, mamma. Ti voglio bene, ciao». Riattaccò prima che lei potesse dire altro.
     I suoi flirt avevano la tendenza a diventare piuttosto noti, e ne aveva avuti diversi, niente di strano che sua madre cercasse di stare al passo con i pettegolezzi in rete. Gli capitava di farsi coinvolgere dalle colleghe di lavoro, e la sua attuale partner di scena non era male, ma questa volta non c’erano gossip che lo riguardavano. Non ce n’erano da mesi, anche se stava lavorando alla nuova serie TV da settimane. Un tempo più che sufficiente, in passato, per iniziare a girarle intorno, invitarla a cena da qualche parte e farla capitolare, ma quei tempi erano passati.
     «Seb?» La voce di Chris, impastata dal sonno, lo fece sorridere; doveva essersi sorpreso di non trovarlo accanto a sé al suo risveglio. Finì di rinfrescarsi e uscì dal bagno.
     Rientrò in camera e raggiunse il letto, salendoci sopra con mani e ginocchia per gattonare fino a lui e baciarlo.
     «Ero al telefono con mia madre e non volevo svegliarti».
     «Tutto bene?». Chris lo accolse tra le braccia con un sorriso velato dall’ombra della preoccupazione. Gli aveva raccontato che il suo patrigno, Anthony, non era stato molto bene, negli ultimi giorni, e lui se ne era ricordato.
     «Benissimo». Lo rassicurò prima di baciarlo ancora.
     Per tutta risposta Chris batté un palmo sulle lenzuola, ordinandogli di tornare subito al suo posto.
     Sebastian non aveva bisogno di farselo ripetere. Era uscito dal letto completamente nudo e, nonostante il clima, non vedeva l’ora di tornare al tepore delle coltri, a quell’intimità fatta di caviglie intrecciate e lenzuola umide di sudore, dell’eco di sospiri e parole irripetibili.
     Chris sollevò il lenzuolo e lo avvolse nel suo abbraccio, e Sebastian si lasciò avvolgere, appagato dalla sensazione dei loro corpi stretti assieme.
     In men che non si dica si ritrovò con le labbra di Chris sulle proprie. Era sempre così che cominciava, quando facevano l’amore: Chris lo baciava e lui faceva scorrere le mani sulla pelle tesa sui suoi muscoli gonfi. Chris gli piaceva per tanti motivi, e non avrebbe mentito dicendo che l’attrazione fisica fosse l’ultimo. C’era un sacco di attrazione fisica tra loro. Proprio un sacco.
     Chris gli fece divaricare le gambe e ci si piazzò in mezzo. «Stavolta tocca a me», gli ricordò, baciandolo sul naso.
    Quella era ancora la parte più difficile del loro rapporto, e ormai l’avevano fatto almeno una dozzina di volte.
    C’era stato un momento, tra i baci e le mani nelle mutande, in cui si erano presi una pausa.
   La voglia di andare oltre c’era, ma c’era anche la paura di cosa avrebbe significato davvero. Nessuno dei due aveva mai considerato sul serio il sesso con un uomo.
     C’era la consapevolezza che dopo non avrebbero più potuto sostenere con tanta sicurezza la loro comprovata eterosessualità. Di certo c’erano state troppe donne per essere omosessuali. Forse erano bisessuali o forse esistevano altre sfumature di cui ignoravano l’esistenza o, forse, erano sessuali-tra-loro-e-basta. Di sicuro però non erano pronti a definirsi, a mettersi delle etichette.
     Quelle sarebbero venute col tempo.
    Ogni volta che si incontravano però le loro mani si facevano più audaci, ed erano troppo giovani per scegliere una vita di castità. Sapevano entrambi che avrebbero ceduto, solo che non sapevano quando sarebbe successo.
     E quando avevano deciso di fare quel balzo nell’ignoto, si erano resi conto di non sapere come fare.
     Sebastian era rimasto attonito davanti a Chris che telefonava al fratello.
    Immagina che ci siano due uomini che non hanno nessuna esperienza di sesso gay…” Non era questione di come A dovesse andare in B, quello lo sapevano, ma era come arrivarci nel modo giusto, senza fare sciocchezze per la fretta o l’inesperienza.
     Preservativi, lubrificante, fin lì si sentivano sicuri, poi a “preparazione” si erano scambiati uno sguardo allarmato.
     A “prostata” aveva visto Chris sbiancare, e doveva averlo fatto anche lui. Chris aveva chiuso la chiamata mentre suo fratello lo prendeva in giro e chiedeva chi fosse il fortunato.
     A quel punto la teoria c’era. Restava da affrontare la pratica, e c’era voluto ancora un po’ di tempo perché il coraggio era passato, ma la voglia di stringersi, di baciarsi, quella non passava mai e con ogni bacio tornava il coraggio, tornavano le mani che si muovevano da sole su sentieri sconosciuti, il respiro sempre più rapido su pelli sempre più calde.
     Quando erano riusciti a farlo per la prima volta gli avevano mandato dei fiori.
     Lui era ancora l’unico a sapere della loro relazione, anche se Chris sapeva che nessuno si sarebbe scandalizzato, nella loro famiglia.
    Chris afferrò uno dei preservativi che erano rimasti sul comodino dalla sera prima, il flacone del lubrificante ancora aperto; era sempre stato attento e premuroso, dedito al suo piacere prima ancora che al proprio.
     Lo preparò con la sicurezza di chi ormai sa cosa fare e la delicatezza della prima volta, e mentre Sebastian si lasciava andare e lo accoglieva dentro di sé, sentì di essere pronto per quell’etichetta.
     «Ti va di venire a conoscere i miei?». Per un momento aveva trattenuto il fiato. Erano sudati e appiccicosi, ancora smarriti in quella pace spossata e calda in cui i corpi trovano il loro naturale incastro e il respiro è l’unico suono a turbare il silenzio.
     Chris si passò la lingua sulle labbra, fissando il soffitto anonimo con gli occhi chiari. «Quando?».
     «Fra tre settimane. È il compleanno del mio patrigno».
     «Va bene».
     Va bene… Si era sentito bene davvero, come se ogni cosa fosse al posto giusto.

 

E così erano arrivati a quella sera, a Chris che reggeva un mazzo di fiori per sua madre e gli teneva una mano per rassicurarlo.
     Sebastian avrebbe voluto baciarlo lì, davanti alla porta di casa, ma si incantò a guardarlo e, quando sua madre aprì la porta, i suoi occhi passarono dal volto di suo figlio all’uomo che lo seguiva e alle loro dita intrecciate.
     «Benarrivato, tesoro». Non c’era troppa sorpresa negli occhi bistrati di sua madre mentre si rivolgeva a Chris col suo accento mantenuto per vezzo. «Sono Georgeta, la madre di Sebastian. Sono per me quelli? Venite dentro prima di congelarvi».
     Forse si era preoccupato per nulla, forse i problemi sarebbero arrivati in seguito, ma quella sera andava tutto bene.

 

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Note:

• Come sempre, quando scrivo su persone reali, la mia unica consolazione è che non leggeranno mai quello che ho scritto! >.<
Ho usato i fanciulli in causa come personaggi, senza alcuna presunzione di scrivere qualcosa di nemmeno lontanamente vero, reale o possibile.
•I nomi dei genitori di Sebastian Stan li ho trovati online. Per fortuna nemmeno loro sapranno mai nulla di questo scritto.
•Questa storiella si è praticamente scritta da sola, sull’onda dell’entusiasmo con cui è stata accolta la precedente, quindi ringrazio di cuore chi l’ha commentata, chi l’ha inserita nelle liste e chi mi ha regalato un like. Nessun’altra mia storia ne ha collezionati tanti! ^^
A presto e, se vi va, venite a trovarmi su FB! ^^

   
 
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