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Autore: Soul Mancini    17/10/2019    4 recensioni
[Ispirata al concerto del 27 settembre 2019 tenutosi a Columbus.]
Il chitarrista gli posò teneramente una mano sulla fronte per sentire se fosse calda e Myles socchiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quel tocco rassicurante.
“Non so cosa fare” ammise poi il cantante, abbandonandosi contro lo schienale del divano.
Mark gli sorrise e gli porse il bicchiere ancora mezzo pieno per invitarlo a finire la medicina. “Quando sarai stanco e non te la sentirai di cantare qualche canzone, lo farò al posto tuo” affermò con sicurezza.
Sapeva che si stava imbarcando in una sfida difficile: non aveva la stessa estensione vocale di Myles, non aveva la sua voce potente e leggera allo stesso tempo, non riusciva a tenere le note come lui, ma non gli importava. L’avrebbe fatto per aiutare il suo cantante e per non lasciare i loro fan a bocca asciutta.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mark Tremonti, Myles Kennedy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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With broken voice I’m singing

 
 
 
 


 
“Perché capita sempre a me?” Myles agitava la bustina di mucolitico e si preparava a scioglierla nel bicchiere pieno d’acqua poggiato sul tavolino basso davanti a sé.
Mark, seduto sul divanetto accanto a lui, teneva un braccio disteso lungo la spalliera e lo osservava con sguardo serio e leggermente preoccupato. “Può capitare a tutti di prendere un’influenza, Myles” lo rassicurò col suo solito tono calmo.
Il cantante sollevò i suoi occhi azzurri, in quel momento lucidi e velati di stanchezza, e li posò sul suo amico. “Ci sono un sacco di cantanti che si ammazzano le corde vocali, vanno in giro con la t-shirt anche a gennaio, non curano la loro voce e nonostante ciò non si ammalano mai. Io non esco mai senza la giacca, eppure mi becco sempre il raffreddore durante i tour o nei momenti meno opportuni.”
Mark aggrottò le sopracciglia. “Ma gli altri cantanti non hanno tutti quattro ottave come te, non sono intonati come te, non hanno le tue stesse capacità interpretative, il tuo fantastico timbro e soprattutto si fottono le corde vocali dopo due anni di tour.”
Myles rovesciò la polverina giallastra nel bicchiere e prese a mescolare con una bacchettina di plastica; nell’aria si spanse un odore a metà tra il dolciastro e il chimico. Dopo una trentina di secondi, bevve un lungo sorso e poi sul suo viso si dipinse una smorfia disgustata. “Questo non mi consola. Resta il fatto che stasera canterò da schifo, deluderò i fan che hanno pagato un biglietto per vederci… e spero di riuscire a sostenere lo show, ho il sospetto di avere un po’ di febbre” si incupì, la voce roca e alcune consonanti strascicate per via del raffreddore.
Mark non sopportava di vedere così il suo cantante, sapeva che Myles non si lamentava mai a meno che non ci fosse un reale motivo per farlo, capiva quanto gli desse fastidio non dare il massimo di sé. Avrebbe intuito tutto ciò anche con una sola occhiata, loro due erano indissolubilmente legati e riuscivano quasi a percepire l’uno i pensieri dell’altro, anche quando non erano insieme.
Il chitarrista gli posò teneramente una mano sulla fronte per sentire se fosse calda e Myles socchiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quel tocco rassicurante.
“Non so cosa fare” ammise poi il cantante, abbandonandosi contro lo schienale del divano.
Mark gli sorrise e gli porse il bicchiere ancora mezzo pieno per invitarlo a finire la medicina. “Quando sarai stanco e non te la sentirai di cantare qualche canzone, lo farò al posto tuo” affermò con sicurezza.
Sapeva che si stava imbarcando in una sfida difficile: non aveva la stessa estensione vocale di Myles, non aveva la sua voce potente e leggera allo stesso tempo, non riusciva a tenere le note come lui, ma non gli importava. L’avrebbe fatto per aiutare il suo cantante e per non lasciare i loro fan a bocca asciutta.
Myles sgranò gli occhi azzurri. “Dici davvero? Lo farai?”
“Ho l’aria di uno che sta scherzando?”
“Tu non hai mai cantato o voluto cantare negli Alter Bridge” mormorò Myles.
“C’è sempre una prima volta, no? Non sarà una passeggiata, ma lo devo fare.” Mark gli sistemò una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio.
Lui sorrise grato, poi tirò su col naso e sollevò gli occhi al cielo. “Mi potresti passare quel pacco di fazzoletti che c’è all’angolo del tavolino?”
Mark ridacchiò e allungò il braccio per afferrare la confezione, gliela porse e lo osservò mentre si soffiava il naso arrossato. “Non mi guardare così, mi metti in soggezione!” protestò poi con una risatina.
Il chitarrista si strinse nelle spalle e gli diede un’affettuosa pacca sul braccio.
 


 
On broken wings I'm falling
And it won't be long
The skin on me is burning
By the fires of the sun
On skinned knees, I'm bleeding
And it won't be long
I've got to find that meaning
I'll search for so long
 
Mark vedeva il pubblico davanti a sé, sentiva la batteria di Flip rombare alle sue spalle e il basso di Brian danzare dagli amplificatori e riversarsi sulla folla. Sentiva anche la chitarra, che lui stesso suonava con maestria e naturalezza, come se fosse nato con quelle sei corde tra le dita.
E sentiva la voce, la sua stessa voce, che dava il massimo e ricalcava le parole e le melodie di Myles nella maniera più fedele possibile. Non era un cantante, quei brani non si adattavano a lui, ma avrebbe fatto il possibile e dato del suo meglio.
Il pubblico lo seguiva, cantava insieme a lui il ritornello di Broken Wings, lo sosteneva laddove la sua voce lo abbandonava. Per lui era un brivido incredibile, nonostante non fosse la prima volta che saliva sul palco in veste di cantante: era il frontman dei Tremonti e per lui era diventata una normalità trasformarsi in cantante quando si esibiva con loro.
 
Cry ourselves to sleep
We will sleep alone forever
Will you lay me down in the same place with all I love

Mend the broken homes
Care for them they are our brothers
Save the fading light in our souls
 
Ma quella volta era diverso, stava eseguendo i brani cantati da Myles che, oltre che essere il suo migliore amico, era una delle voci che stimava di più al mondo.
Gettò un’occhiata al lato del palco, dove Myles si era momentaneamente rifugiato, e sperò davvero di fare una figura decente almeno ai suoi occhi. Non voleva deluderlo, questa era la cosa più importante, all’improvviso non gli importava più del pubblico.
 
Set afree all
Relying on their will
To make me all that I am
And all I'll be

Set afree all
Will fall between the cracks
With memories of all that I am
And I'll that I'll be


Non sapeva che il petto di Myles, protetto dalla penombra del bordo palco, era scosso dai singhiozzi. Sapeva che si doveva dare una calmata, sarebbe dovuto tornare al centro della piattaforma e portare a termine il concerto, ma non riusciva a smettere di piangere mentre sentiva il suo adorato Mark intonare la loro Broken Wings davanti a un pubblico così vasto. Era orgoglioso di lui, adorava il suo modo di interpretare quel brano e farlo suo, nonostante non rientrasse nella sua comfort zone.
E poi lo stava facendo per lui, solo per lui.
Myles era commosso, voleva soltanto corrergli incontro, strappargli via quella chitarra dalle braccia e stringerlo a sé, dirgli quanto lo adorava e quanto gli fosse grato.
Forse non tutti avrebbero apprezzato, ma lui sì, e questo bastava.
 
On broken wings I'm falling
And it won't be long
The skin on me is burning
By the fires of the sun
On skinned knees, I'm bleeding
And it won't be long
I've got to find that meaning
I'll search for so long
 


 

Quando gli Alter Bridge scesero dal palco, dopo qualche altra canzone, Myles aveva gli occhi lucidi e arrossati; non era però per via dell’influenza che lo stava divorando e indebolendo.
Mark subito gli si avvicinò per constatare il suo stato di salute e gli rivolse un’occhiata ansiosa. “Come stai? Hai bisogno di qualcosa? Hai gli occhi appannati.”
Myles tirò su col naso. “Hai paura di essere contagiato?”
Mark piegò appena la testa di lato. “No, perché?”
Allora il cantante si fiondò tra le sue braccia e lo strinse in un abbraccio affettuoso, posando il mento sulla sua spalla. Poco importava se entrambi fossero zuppi di sudore dopo il concerto e avessero bisogno di una doccia, tra loro non esisteva più alcun limite.
“Sei stato fantastico, io… non so come ringraziarti. Sono fiero di te, ti adoro” mormorò Myles, mentre una lacrima sfuggiva nuovamente al suo controllo. Si sentiva immensamente fortunato ad avere Mark al suo fianco, era un angelo.
“Oh, Myles” rispose lui con un sospiro, tenendolo stretto a sé. Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, adorava stringerlo tra le braccia.
Dopo qualche istante, Mark lo afferrò per le spalle e lo scostò da sé, per poi lasciargli un leggero bacio sulla fronte.
Lui sorrise e gli rivolse un’occhiata interrogativa.
“Era per controllare se avessi la febbre. No, è tutto a posto!” spiegò lui con semplicità, stringendosi nelle spalle.
Myles lo abbracciò di nuovo, finché uno starnuto non lo colse alla sprovvista. “Oh mio dio, scusami, ti ho starnutito sulla maglietta! Che schifo…” borbottò mortificato.
Mark scoppiò a ridere e non sciolse l’abbraccio. “Vabbè, vorrà dire che ci ammaleremo entrambi e saranno Brian e Flip a cantare al prossimo concerto!”
 
 
 
 
 
♥ ♥ ♥
 
 
La mia prima shottina sugli Alter Bridge, ispirata a un fatto realmente accaduto: il 27 settembre 2019, la band era nel bel mezzo del tour, avevano una data prevista per quella sera a Columbus, ma Myles aveva l’influenza. Probabilmente per fare in modo che la sua voce non si affaticasse troppo, Mark Tremonti ha cantato due brani: Broken Wings (che ADORO) e Burn It Down.
Vi lascio un video per farvi un’idea della sua performance canora che, nonostante la difficoltà della canzone, non è affatto male:
https://www.youtube.com/watch?v=QwLfrQbm_uk
E bravo Mark *-*
Era la prima volta che cantava pubblicamente dei brani degli Alter Bridge, nonostante sia il cantante del suo progetto parallelo Tremonti; c’è da dire che Myles ha un’estensione molto più ampia e non dev’essere facile per il nostro chitarrista :3
La foto all’inizio della storia non viene dal concerto in questione, è del 2008, ma quando l’ho vista me ne sono innamorata e non potevo non metterla *-*
Ho lasciato il rapporto tra i due protagonisti ambiguo, semplicemente perché è un esperimento che non avevo mai fatto e perché non mi andava di approfondire troppo la faccenda XD spero vi sia comunque piaciuta!
Sono terrorizzata dal personaggio di Mark, che non so se ho caratterizzato bene perché non lo conosco bene, quindi se c’è qualche esperto degli Alter Bridge che vuole farmi notare qualche imperfezione, lo accoglierò a braccia aperte!
Ringrazio chiunque abbia deciso di dare una sbirciata da queste parti e chi deciderà di lasciare una recensione :3
Alla prossima!!! ♥
 
 
 
   
 
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