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Autore: Steno    17/10/2019    1 recensioni
Nella città della notte eterna, la luce baluginante dei neon sorge sul compleanno di due ragazzi molto diversi fra loro. Quanto può cambiare la vita in ventiquattro ore? E quale mente sadica ha programmato un livello di lava con i geyser?
Ready?
Steady?
Go!
(Non ho un beta al momento, vi sarò eternamente grata se mi segnalerete eventuali errori)
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Secondo capitolo is on, one more to go. Non ho un beta ma uno ci prova comunque, se trovate strafalcioni sentitevi liberi di ridere e segnalarmeli. 
 
Staedy?
 
Copertina
 
Ghitem si sentiva al massimo quando rientrò in camera sua quel pomeriggio. Era stata una mattinata incredibile; il posticino in cui si era appartato con Amelise era riservato ma dovevano cercare di fare silenzio perché oltre la parete c’era il laboratorio di scienze energetiche e le pareti erano ben lungi da essere isolate. Era stato incredibilmente eccitante cercare di non fare rumore, dovevano tornarci assolutamente.
Adesso non gli rimaneva che prepararsi per la sera.
Per quanto gli piacesse la sua nuova giacca stavano andando nella Sfumatura rosso-arancio, avrebbe attirato troppo l’attenzione e non ci teneva ad avere guai proprio il giorno in cui avevano i biglietti per la corsa. 
Avere buon gusto per la moda significava anche sapersi vestire in modo adeguato alle occasioni. Soppesò le sue limitate opzioni, gran parte del suo vestiario recava le bande blu del suo settore e avrebbe stonato sulla scala dei rossi che predominava in quella sfumatura. 
Molti studenti approfittavano del periodo degli studi per farsi un guardaroba quanto più variopinto possibile, a volte anche con risultati infelici, ma non Ghitem. Lui era fiero di essere del blu e fosse stato per lui non avrebbe indossato altro, ma era anche ben consapevole di quando era meglio fare un passo indietro.
Era abbastanza sicuro che avrebbe messo la nuova maglia che gli avevano regalato i ragazzi del club di modeling, era relativamente semplice ad una prima occhiata: uno smanicato nero a collo alto leggermente lungo che gli arrivava fino a mezza coscia; ma ad un’occhiata più da vicino si notavano intricati disegni astratti di un nero più lucido che correvano lungo la stoffa dando al tessuto un effetto baluginante. Poi realizzò che sapeva perfettamente cosa mettersi, in fondo all’armadio giacevano rintanati un paio di pantaloni con gli stivali integrati che aveva ottenuto con una promozione circa un mesetto prima. Il modello gli piaceva moltissimo, i pantaloni di pelle sintetica lo fasciavano perfettamente e la suola spessa deli stivali gli regalava quei due centimetri in più che aveva sempre voluto, ma che non erano mai arrivati.
Il problema stava nelle fasce laterali che correvano dalla suola delle scarpe fino ai fianchi, era di un giallo dorato che, per quanto bello, non era decisamente il suo colore. Ma questa era l’occasione perfetta per sfoggiarli. decise anche d’indossare dei guanti nerissimi fino al gomito, ornati di borchie senza ragione alcuna, e una mantellina corta come quelle che andavano tanto in quel periodo. 
Si guardò allo specchio e rimase piacevolmente sorpreso, nonostante gli abiti fossero ben lontani dal suo solito stile stava benissimo. Sembrava uno di quei modelli ambigui che marciavano sulle passerelle dell’alta moda. A questo punto decise che valeva la pena completare l’opera. Si riempì le mani di gel e pettinò i capelli di lato lasciando allo scoperto la zona rasata sul lato della testa.
Doveva commemorare in quel momento e il suo outfit perfetto, si mise in posa davanti allo specchio e scattò una valanga di foto. Più tardi avrebbe scelto la migliore per caricarla sui social.
°°°°°
Rubien abbassò la visiera del casco mentre la sua moto-taxi lo portava verso il confine della Sfumatura rosso-arancio, non c’era un motivo in particolare per cui voleva mantenere l’anonimato, dopo tutto il Game Over gli aveva spedito un lasciapassare ufficiale e non avrebbe avuto problemi alla frontiera, però era come se nel momento in cui usciva di casa per andare ad una corsa diventasse un’altra persona. Questo rituale lo aiutava ad entrare meglio ad entrare nell’ottica della competizione. 
L’auto volante con il nome del locale marcato in eleganti lettere al neon sulla fiancata lo aspettava al solito posto. S’infilò dentro in fretta e chiuse lo sportello.
“Ben arrivato!” Lo accolse l’inviato del locale passandogli un pad con un contratto.
“Le solite clausole, assicurazione infortuni, pagamento standard più il 5% delle scommesse in caso di vittoria.”
“Molto bene,” il ragazzo premette il pollice nell’apposito spazio firmando mentre l’auto si alzava in volo “Ho sentito che ci sarà anche Heartbreaker.” 
“In realtà non ha ancora confermato la sua partecipazione ma abbiamo fiducia che infine accetterà.”
°°°°°
Aymee si guardava allo specchio in preda al panico. Era accaduto l’inimmaginabile. Ghitem aveva invitato anche lei alla corsa di quella sera. 
Non erano mai usciti insieme. Mai. In genere finita la scuola lui, Amelise e Andret se ne andavano per i fatti loro e lei tornava ai dormitori.
Ma dopo pranzo il ragazzo aveva annunciato che avrebbe fatto una grossa festa verso la fine della settimana con tutti i suoi amici, apparentemente i suoi lo avevano riempito di soldi per affittare uno dei locali chic in centro e pagare un manager che si occupasse dei dettagli. Così il ragazzo aveva deciso che quella sera sarebbe stata solo per loro. 
E lì era sorto il problema: Andret e Amelise avevano approfittato di una promozione per affittare una tribuna privata, il che voleva dire quattro posti, Ghitem si era scervellato ma era difficile invitare solo un’altra persona senza trovarsi nell’obbligo di invitare anche l’eventuale fidanzato o i suoi amici.
Qualche settimana prima non ci sarebbe stato problema, Andret usciva ancora con Kimra e il quarto posto doveva essere il suo. Ma poi si erano lasciati malissimo e ora non si parlavano.
Così aveva invitato Aymee, sua cugina aveva sbuffato un po’ ma alla fine aveva convenuto che almeno avrebbero potuto mandarla a prendere le bevande e il cibo in caso di bisogno.
Passato il momento la ragazza adesso era nel panico. In teoria quella era la sua occasione per lasciare Ghitem senza fiato, ma non aveva mai pensato che il ragazzo la invitasse effettivamente ad uscire, quindi si trovava tristemente a corto di vestiti adatti all’occasione.
Gherti, la sua compagna di stanza, la trovò così, in lacrime davanti al suo guardaroba.
“Fammi capire, Ghitem, quel Ghitem ti ha invitato ad andare ad assistere ad una corsa semi-illegale con quella arpia di tua cugina e quella zucca vuota di Andret?” Mentre parlava era intenta rigirare intorno ad un dito uno dei suoi ricci perfetti, costellati di ciocche rosa che tento contrastavano con la sua carnagione scura.
Aymee annuì tirando su con il naso: “E non ho niente da mettermi!” 
Gherti la osservò sprofondare la faccia fra le mani, aveva provato più volte a far notare alla sua amica quanto Ghitem fosse superficiale e materialista, ma Aymee, pur essendo un genio in campo scientifico, era davvero ottusa in campo sentimentale. 
Sospirò.
Lei era una rosa, una di quella piccola minoranza che perseguiva quel colore in una città dove nessuno lo calcolava. Non era una vita facile, ma era la sua e non l’avrebbe mai cambiata con nient’altro. Per definizione i rosa erano compassionevoli; e anche se la sua amica si era innamorata del ragazzo più sbagliato che potesse scegliere lei si sentiva in dovere di sostenerla.
Fortuna che aveva più gusto di lei nel vestire.
“Da brava adesso asciuga quelle lacrime e lascia fare a me” la spedì in bagno a fare una doccia e nel frattempo spalancò il guardaroba, aveva una vaga idea di cosa prestarle, la domanda era come se la sarebbe cavata Aymee sui tacchi.
Risposta: molto male.
Infine, le fece indossare dei sandali rosa shocking, con un tacco si media lunghezza, non erano super eleganti ma almeno non sarebbe finita in terra…con un po’di fortuna…molta fortuna. Le aveva fatto indossare una morbida tuta nera che le stava sorprendentemente bene: la slanciava e le sottolineava il punto vita quanto bastava per metterle in risalto il seno. Da un cassetto aveva ripescato un accessorio vintage, era un semplice collarino in pelle con una sottile linea di fucsia, un regalo di sua madre quando aveva fatto outing come amante del rosa.
Aveva lasciato l’ostacolo più grande per la fine: i capelli.
Dopo averli acconciati in delle morbide onde si era adoperata per passare due diversi spari glow in the dark sulle ciocche. 
Fece un passo indietro per rimirare il suo operato, aveva arricciato i capelli castani della ragazza che ora ricadevano in morbide onde sulla schiena. Le aveva messo giusto un filo di trucco perché non sarebbe più stata Aymee altrimenti. Era particolarmente fiera del mascara che risplendeva appena coordinato con i capelli.
Quest’ultima si rimirò allo specchio senza parole, stava benissimo così, Ghitem non poteva non notarla. 
E la notò in effetti. 
Sotto suggerimento di Gherti lo aveva salutato casualmente facendo finta di nulla, ma sentiva gli occhi del ragazzo seguirla ovunque anche se non aveva commentato. Amelise lo controllava come un falco e le aveva lanciato più di un’occhiata avvelenata. 
Una vocina in fondo alla testa le diceva che era tutto sbagliato ma la mise a tacere, era stufa di fare parte della tapezzeria, lo doveva a sè stessa.
Andret invece non si fece altrettanti problemi. Fischiò apertamente davanti a lei osservandole spudoratamente il sedere. Mentre aspettavano il fratello si mise a raccontarle animatamente le ultime gare ragguagliandola sui vari piloti favoriti, il tutto dopo averle messo un braccio intorno alle spalle senza il minimo ritegno. Si atteggiava a grande esperto, ma la ragazza, che seguiva avidamente il mondo delle corse incluse le gare minori, si rese subito conto che più che altro ripeteva, in modo decisamente confusionario, le parole di alcuni commentatori del web. 
Da una parte Aymee si sentiva a disagio, dall’altra aveva notato il modo in cui Ghitem li guardava, sembrava quasi…invidioso. Questa costatazione le fece girare la testa.
Ghitem era geloso! Perché Andret ci poteva provare con lei mentre lui era incastrato con quell’arpia di Amelise che li si era avvinghiata al braccio e continuava a cercare di richiamare la sua attenzione con argomenti sciocchi.
“Quindi,” disse rivolta a Andret “voi fate il tifo per questa Heartbreaker? Come mai? È carina?” Inclinò la testa di lato in modo civettuolo, come tante volte aveva visto fare a sua cugina. Ovviamente conosceva molto bene la risposta a quella domanda ma loro non potevano saperlo e non lo avrebbero scoperto mai.
“Non lo sappiamo, il suo avatar ovviamente è stupendo, tifiamo per lei perché è sistematicamente imbattibile, è il pilota più giovane che esista nel panorama competitivo,” disse con aria bonaria, poi si avvicinò con aria cospiratoria, “abbiamo intenzione di scommettere una grossa cifra su di lei.”
Aymee spalancò gli occhi interdetta: “Ma è illegale scommettere al di sotto dei ventiquattro anni” scattò scatenando le risate dell’altro.
“È illegale solo se ti beccano!” Rispose.
Aymee si voltò senza parole e scoprì che Amelise aveva approfittato della loro conversazione per mettersi a cavalcioni delle gambe di Ghitem e cercare di divorargli la faccia. Fu un duro spettacolo da vedere, il ragazzo affondò una mano nella voluminosa gonna di tulle rosso che indossava lei e infilò l’altra sotto il giacchetto di pelle nera accarezzandole la schiena. Li aveva già visti baciarsi prima, ma mai così.
“Ewww, prendetevi una stanza voi due!” Gridò loro Andret ricevendo un dito medio in risposta da parte di Amelise.
Fortuna che suo fratello scelse quel momento per atterrare davanti a loro con il suo bolide nuovo fiammante. Andret si accomodò sul sedile davanti senza chiedere niente a nessuno e così Aymee si trovò schiacciata dietro con la coppietta. Fortunatamente sua cugina non sembrava molto incline a pomiciare davanti al fratello di Andret perché scacciò la mano che le si era posata sulla coscia. 
Aymee si concentrò sul panorama cercando di rimandare giù l’amaro che le era salito in gola dopo quello spettacolo. Ma chi voleva prendere in giro? Ghitem non l’avrebbe mai guardata neanche di striscio. 
L’auto imboccò una corsia ad alta velocità che usciva dal settore e il panorama cambiò in fretta, le luci variopinte sfumarono nella scala dei rossi. Non c’era una legge di nessun tipo sul colore dei neon nei vari settori, eppure gli edifici di tonalità diverse rimanevano pochi e isolati. Come il grande circo davanti al quale stavano passando, decorato per lo più da neon gialli e verdi. 
Il Game Over era uno dei locali più in vista della Sfumatura rosso-arancio, era specializzato nelle videogiochi di corse e aveva la più vastaselezione disponibile. Era uno dei pochi locali ad avere un team di programmatori esperti che partorivano nuovi e imprevedibili percorsi per ogni gara. Quel giorno poi era anche particolarmente affollato a causa della corsa. Il fratello di Andret li salutò all’ingresso per ricongiungersi con i suoi amici.
Un membro dello staff un po' su di giri li accompagnò alla loro postazione, era una stanzetta privata dalle luci rosse con quattro comode poltrone attrezzate per il viaggio virtuale.
"Aymee!" Trillò Amelise con una voce così amichevole che la mise subito in guardia, "devo andare in bagno, andiamo insieme?" Poggiò la borsa su una sedia e si allontanò.
°°°°°
Amelise aveva passato il limite di sopportazione. Quella sgualdrina l'aveva messa a dura prova tutta la giornata ma era ora di ristabilire i ruoli.
Lei era destinata a sposare Ghitem, che l'avrebbe portata con sé nel settore blu dove avrebbe vissuto una vita felice immersa nel lusso. 
L'unica funzione di Aymee nel loro gruppo era di farla sembrare ancora più bella, possibile che quella stupida non lo avesse ancora capito? E dire che in teoria avrebbe dovuto essere quella intelligente.
Entrò nel loro bagno privato, tutti palchi VIP ne avevano uno, e si rimirò allo specchio, aveva speso un mucchio di soldi su quel rossetto anti-sbafo, ma ne era valsa la pena. Probabilmente Aymee sarebbe entrata da un momento all'altro così si voltò a squadrare la porta pronta a rimetterla al suo posto.
Non sapeva quanto si sbagliava.
°°°°°
Aymee si fermò un secondo prima di entrare, si poteva ben immaginare cosa l'aspettava lì dentro. Era stata sciocca a pensare che Amelise non avrebbe notato le sue manovre.
Soppesò le sue possibilità: poteva entrare e andare in contro ad una delle scenate per cui sua cugina era famosa. Ma le venne in mente un'altra opzione.
La sua attenzione si focalizzò sul pannello di controllo alla destra della porta, era un dispositivo semplice, una sciocchezza per una figlia del Settore Verde, ci mise mezzo minuto netto a sorpassare i controlli di sicurezza e circa dieci secondi per bloccare definitivamente i circuiti, senza esitazione resettò il pannello. Adesso per aprire quella porta ci sarebbe voluto un tecnico esperto e anche lui avrebbe avuto problemi. 
Con una scrollata di spalle si girò canticchiando, adesso poteva anche gustarsi la sua serata.
°°°°°
"Amelise?" Le chiese Ghitem al suo ritorno.
"Non si sentiva bene, ha chiamato un taxi per farsi venire a prendere, mi ha chiesto di portarle la borsa," afferrò la borsetta firmata e sparì nuovamente in corridoio. Trovò quello che faceva al caso suo in fondo al corridoio, senza troppe cerimonie scaricò la borsetta in un inceneritore di rifiuti.
Probabilmente avrebbe avuto dei guai, lo sapeva bene, ma aveva passato tutta la vita nell'ombra, per una volta che desiderava qualcosa se lo sarebbe preso.
La fortuna sembrava essere dalla sua, al suo ritorno anche Andret era sparito.
"È andato a prendersi qualcosa d mangiare," le spiegò Ghitem fissando il pad, "non riesco a chiamare Amelise, che strano."
"La conosci, non le piace essere al centro dell'attenzione quando non è al massimo," si sedette sul divanetto sfiorando lievemente il ginocchio del ragazzo con il suo.
Questi mise via il pad apparentemente soddisfatto della spiegazione, ma invece di dedicare la sua attenzione alla ragazza aprì il menù a proiezione dal muro con le informazioni dei contendenti.
Aymee si morse l'interno della guancia indispettita. Ma cosa doveva fare per meritarsi la sua attenzione. Si fece coraggio e si sporse in avanti poggiando casualmente la mano sul suo avambraccio.
"Non c'è quel pilota che dicevate?" Disse sgarando gli occhi, si sentiva un po' scema così, ma se funzionava per Amelise poteva funzionare anche per lei. Il ragazzo si voltò appena ma lei si sforzò d'ignorare la cosa. Sapeva che da quell'angolazione lui aveva una perfetta visuale della sua scollatura, ma un dettaglio l'aveva distratta.
C'era un nome che non si aspettava di vedere nella lista. Covert Shape. Conosceva quell'appellativo, era un altro giovane pilota emergente, aveva visto alcune delle sue corse ma non si erano mai incontrati sulla pista. Era evidentemente agli inizi, ma ci sapeva fare e la sua nave era stata programmata con un’attenzione ossessiva in cui Aymee si rivedeva molto.
Era così presa che non si accorse della mano sul fianco finché non giunse un po' troppo in basso. Senza che lei se ne accorgesse Ghitem si era avvicinato, adesso sentiva il suo respiro bollente sul collo.
"Sai Aymee," le sussurrò mandandola a fuoco "sembri diversa stasera." La mano compieva dei lenti cerchi sulla parte bassa della sua schiena. 
"Mi sento diversa," mormorò e la mano si chiuse con decisione sul suo fianco, si sentì trascinare di lato fino a che non si trovò con le mani sul petto del ragazzo e il suo naso affondato nel collo.
"Che fortuna che stasera Amelise non potrà essere dei nostri, così possiamo divertirci noi due," Aymee aveva la testa che le girava, non riusciva a credere che era fra le braccia di Ghitem, poi le parole di lui si fecero strada fra i suoi pensieri annebbiati. Lo spinse via all'improvviso con il fiato grosso.
"Tutto bene?" Le chiese lui ancora con le mani sui suoi fianchi.
"Stasera?" Chiese lei e il ragazzo le regalò uno dei suoi splendidi sorrisi.
"Beh," disse portandole una mano sulla guancia in una lieve carezza "possiamo divertirci quando vuoi, per me basta che teniamo un basso profilo." Fece per avvicinarsi.
Aymee lo aveva sognato infinite volte, lo desiderava da così tanto tempo che una parte del suo cervello si rifiutò di capire quando scattò in piedi evitandolo.
"Io non voglio divertirmi!" Gli disse sconvolta. "Non voglio che sia una cosa segreta!"
Anche Ghitem si alzò cercando di prenderle un polso ma lei si divincolò; allora il ragazzo si tirò indietro: "Scusa ma che ti aspetti che faccia? Che lasci Amelise? Stiamo insieme da due anni, i miei l'adorano e fa tutto ciò che le dico, non voglio rompere con lei!"
"Tu non capisci proprio!" Gli urlò contro. "Se non la vuoi lasciare cosa doveva essere quello?" Indicò il divanetto con un gesto brusco.
Ghitem alzò le mani con un sorriso strafottente: "Che avrei dovuto pensare? Dopo che ti sei vestita così e mi ti strusciavi addosso!"
"Tu sei un porco!" Gridò con tutto il fiato che aveva in gola.
"Puoi abbassare la voce?" Ghitem si guardò intorno preoccupato. "Cerca di calmarti"
Se possibile le parole contribuirono a farla inviperire ancora di più: "Io ti ho amato per anni! E tu mi hai notata solo dopo che ho iniziato a comportarmi da puttana! Sei un mostro!" Afferrò un bicchiere e gli svuotò il contenuto in faccia. "Mi dispiace solo che ci ho messo tanto a capirlo!" Si voltò verso la porta che scivolò di lato come ansiosa di lasciarla passare. Entrata nell'ambiente principale, un'idea malvagia si era fatta strada in lei e marciò verso l'area riservata. 
Sfortunatamente Andret scelse proprio quel momento per ricomparire: "Aymee! Dove vai, stiamo per diventare ricchi, dato che c'è non so che altro novellino, Convert o come si chiama, Heartbreaker è data due a uno!" Lei lo sorpassò e lui commise l'errore di afferrarla tirandola indietro.
"Ehi, ascoltami quando parlo!" Ma aveva fatto male i suoi conti, non aveva notato il gigantesco buttafuori che incombeva su di lui. Non poteva immaginare che lo staff la conoscesse benissimo. L'uomo afferrò Andret per un braccio allontanandolo da lei: 
"Vada pure signorina, me ne occupo io."
Aymee lo ringraziò con un cenno e si voltò senza esitazione, ignorando i richiami di Andret.
La sua meta era un portone sorvegliato, ma nessuno cercò di fermarla.Il proprietario del locale l’aspettava dall’altra parte. La stanza di controllo era buia come al solito ma la parete di schermi illuminava i presenti di luci tremolanti. 
"Signorina che piacere vederla, ha deciso di unirsi a noi?" 
"Si, segnalatemi pure nella lista partecipanti, ma ho una proposta da farvi, voglio vedere Covert Shape!"
°°°°°
Rubian sedeva nervosamente in un salottino. Heartbreaker voleva vederlo, proprio lui. Conosceva quella pilota, la ammirava moltissimo. Si era tolto il casco perché si sentiva ridicolo ad incontrarla con quel coso e addosso, ma se ne stava già pentendo. Adesso non era altro che un ragazzo impacciato.
La porta si aprì e lui scattò in piedi come una molla, ma si bloccò subito, così come la ragazza che era entrata con il padrone del Game Over.
Lui la conosceva!
"Aymee?"
"Rubien?"
"Bene!" Esclamò l'uomo. "Vi conoscete già, vi lascio a discutere i dettagli, sappiate solo che appoggio totalmente quest'idea, fatemi sapere cosa decidete."
°°°°°
"Non ci devi pensare!" Disse Andret stringendo appenala spalla di Ghitem. "Dimenticati le ragazze stasera, quelle sono tutte matte!" 
Si guardò intorno poi lo schermo con la lista dei componenti che era rimasto accesso attirò la sua attenzione, un nuovo nome era apparso.
"Guarda! Hanno annunciato la partecipazione di Heartbreaker!" Almeno questo sembrò attirare l'attenzione del suo amico. “Impressionante, danno Heart due a uno, questo nuovo sfidante deve essere davvero forte. Segnalo subito la nostra scommessa, quanto facciamo?”
“Tutto!” Mormorò Ghitem con una luce pericolosa negli occhi.
Andret esitò: “Tutto? Sei sicuro? Sono anche i soldi per la tua festa e…”
“Ho detto tutto! Faremo una montagna di soldi! Ho visto altre gare di Covert Shape, non ha speranze, stanno bleffando!” Senza esitazione scansò l’amico e piazzò la scommessa.
Uno stupido messaggio vocale gli fece le congratulazioni ma Ghitem chiuse tutto senza riguardo. Era stato umiliato e accusato di essere un pervertito, Amelise era sparita senza calcolarlo e non rispondeva. Non era molto incline a farsi dare anche del codardo, si riteneva una persona in grado di fare scelte vincenti anche se rischiose, ora finalmente lo avrebbe dimostrato.
   
 
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