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Autore: Flaminia_Kennedy    30/07/2009    4 recensioni
Per la sesta volta in un giorno mi chiesi perché mi ero voluta trasferire a Forks, la zona più piovosa di tutto il continente americano.
Certo, non adoravo il sole di casa mia in Texas, ma nemmeno il perenne strato di nubi che nascondeva il cielo.
[...]
Ridacchiai, perché il volto di quel ragazzo dai capelli bruni e corti mi ispirava simpatia, un po’ come gli orsacchiotti che avevo nella mia vecchia camera a Dallas.
Quando l’auto, guidata da un ragazzo dai capelli ramati e sparati in aria, arrivò a pochi metri da me il ragazzone si infilò dentro la vettura, parlando concitatamente con il ragazzo vicino a lui.
Era un tipo dai capelli color miele e in quel momento il volto meraviglioso e pallido era contratto da una smorfia addolorata.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jasper Hale, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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15.

Angel

 

Il mondo aveva preso immediatamente colore, come se qualcuno ne avesse aumentato il contrasto a dismisura.

I denti di Marina affondavano più e più volte nella mia carne, come se volesse mangiarmi viva.

Davanti ai miei occhi vidi Jasper alzarsi e correre verso di me, il volto contratto dall’ira: non lo avevo mai visto così.

Sembrava un enorme leone intento a saltare addosso a una piccola iena che aveva oltrepassato il suo territorio; tutto il mondo aveva iniziato a muoversi alla moviola, con i bordi brillanti e netti, come tagliati nella carta colorata.

La pelle di Jasper, attraversata da alcuni raggi di un sole che volgeva al tramonto, brillava come se fosse stata composta di tanti piccoli diamanti luminescenti.

I suoi occhi neri erano ritornati lucidi e i denti bianchissimi e perfetti erano scoperti in un ringhio che io al momento non potevo sentire.

Ogni suono era coperto dal pulsante e rocambolesco battito del mio cuore.

Tu-tum.

Tu-tum-tu-tum.

Sembrava l’assolo di un batterista con quattro braccia.

Marina aveva staccato i denti dal mio collo e mi aveva gettata al suolo, poco lontano da un cespuglio secco e spinoso.

Guardai Jasper lanciarsi sulla bambina e rompergli il collo di netto, fracassargli il petto e lanciarla lontano; tutto sembrava aver iniziato a tremare, le figure si sdoppiavano e si riunivano come in un colorato e conosciuto caleidoscopio.

Sembrava che nelle mie vene stesse scorrendo fuoco liquido, che mi bruciava da dentro e faceva impazzire.

Vidi il dottor Carlisle avvicinarsi preoccupato a me, alzando le mani e pressare sulla ferita che avevo il collo «Edward! Jasper presto! » chiamò e la sua voce mi parve assumere tre toni differenti.

Come se fossero state tre persone diverse in coro a dire quella frase.

Vidi avvicinarsi Edward, accigliato e intento a confabulare con il padre.

Vidi Jasper corrermi vicino, mettermi una mano dietro la nuca e alzarmi la testa «il veleno sta entrando in circolo» sentii di nuovo Carlisle parlare.

Il mio corpo ormai completamente in fiamme cominciò a tremare e sussultare, come se fosse stata epilessia.

Pressai entrambi i piedi a terra e inarcai la schiena, urlando.

Quell’acido che mi stava corrodendo sembrava bruciarmi persino l’anima; tutto a partire da quel morso che sentivo bruciare più di ogni altra cosa.

Ero immersa in un mare di fiamme e per un attimo compresi come si dovevano esser sentite le streghe, all’epoca dell’inquisizione.

Altri borbottii, frasi che non riuscivo a capire e parole che si intrecciavano con altre.

Poi d’improvviso le dolci, morbide e fresche labbra di Jasper sulla mia ferita; il sollievo fu quasi istantaneo.

Il mondo stava ritornando a quello di sempre e il fuoco si stava ritirando dal mio corpo come succhiato via da qualcosa.

Avvertii le braccia forti e sicure del mio biondo vampiro abbracciarmi, tenermi lontana dal terreno sconnesso e pieno di infimi sassolini.

Vidi con la coda dell’occhio la sua nuca e dietro di lui Raven, che si avvicinava arrabbiata.

Guardai il volto di Carlisle, concentrato a osservare Jasper, e quello di Edward rivolto verso la propria ragazza.

Lo vidi farle segno di avvicinarsi, come se fosse potuta d’esser d’aiuto.

Sapevo che stavo per morire, ma non mi importava: l’importante era che il mio angelo biondo fosse vivo e con me, per il momento.

Dopo tanto tempo un piccolo sorriso nacque timido sulle mie labbra; non che Jasper fosse propriamente vivo, ma il concetto era quello.

Edward sbuffò, leggermente più sollevato «se fa certi pensieri, direi che sta bene» riuscii a sentire le sue parole e avvertii una nota divertita nella sua voce.

Alzai stancamente una mano e la poggiai sulla nuca di Jasper, aggrappandomi ai suoi capelli.

Il fuoco era scomparso del tutto e io mi sentivo dannatamente stanca, dannatamente umana.

Lo guardai staccarsi da me, con gli occhi illuminati di rosso come quelli dei vampiri che mi avevano rapita e una lieve riga di sangue che partiva dall’angolo delle sue labbra.

Sorrisi ancora, perché i suoi occhi rossi non erano comparabili a quando avevano quella sfumatura dorata e calda «stai sveglia piccola, non ti addormentare» mi sussurrò, preoccupato.

Ma ero così assonnata e la sua visione così rassicurante, così come la sua voce.

Chiusi gli occhi solo per un attimo solo, il tempo di pulirli dalla polvere e dalle lacrime che per il dolore dovevano esser sgorgate senza che io me ne fossi accorta.

E il mondo scomparve dalla mia coscienza, come se qualcuno avesse annullato ogni mio senso.

 

Aprii gli occhi solo sotto esortazione di una voce a me familiare.

La zia Lindsay era seduta sul materasso di una brandina riconobbi come un lettino ospedaliero.

Avvertii sulla mia pelle le costrizioni di parecchie bende e la gamba rotta era stata ingessata e appoggiata su un cuscino.

Anche la mia testa era fasciata e sentii la garza coprire delicatamente ma con efficacia la ferita alla cute «ben svegliata» mi disse la zia, sorridendomi.

Notai che aveva pianto, perché i suoi occhi erano gonfi e rossi «mi hai fatto venire un colpo lo sai? » aggiunse, prendendomi la mano e sfregandoci sopra il pollice.

Sorrisi «ciao zia…scusami» dissi, con voce roca.

La gola mi faceva ancora male, ma stavo bene…meglio di prima.

I miei occhi girovagarono per la stanza, fissandosi prima su una flebo collegata al mio polso sinistro, poi su Jasper.

Era seduto su una sedia non poco lontano da me e sembrava che dormisse. O almeno, stava fingendo di dormire, forse per dare un po’ di libertà a me e a mia zia «è qui da almeno tutta la notte» mi disse zia Lind, guardando Jasper «non ho mai visto un ragazzo più bravo di lui. Mi ha raccontato tutto quel che è successo» «cos’è successo? » chiesi.

Recitai la parte della povera smemorata, sperando di scoprire quale fandonia si fosse inventato il ragazzo «dei delinquenti ti hanno rapito mentre tu e i tuoi genitori stavate tornando a casa, cara. Purtroppo tua madre e tuo padre non sono stati così fortunati».

Immaginai che Maria e i suoi scagnozzi avessero fatto fuori i miei genitori, mentre tentavano di scoprire dove fossi andata.

Non mi dispiacque più di molto, a dire il vero.

La mia vera famiglia non era mai stata quella; la zia sospirò «forse è meglio che ti lasci riposare ancora un po’ tesorino» mi disse –e il termine con cui mi chiamò mi fece rabbrividire– «ritornerò domani e quando i dottori riterranno opportuno rimandarti a casa ti riempirò di schifezze» ridacchiò infine, facendomi l’occhiolino.

Per un attimo mi venne l’acquolina in bocca, nel pensare alla cucina della zia Lind.

La salutai con un piccolo cenno delle dita e la guardai chiudersi dietro la schiena la porta, traghettata col numero 25 «te l’ha mai detto nessuno che sei uno stalker? » sussurrai a Jasper, qualche minuto dopo.

Lui subito alzò la testa e mi sorrise, anche se in fondo a quella gioia potei vedere preoccupazione «si credo che me l’abbia già detto una ragazza, non molto tempo fa».

Si alzò e si sedette vicino a me, avvicinando una mano per accarezzarmi una guancia «come ti senti? » disse, il tono di voce ritornato dolce e premuroso, come lo avevo sempre amato «una drogata malmenata» risposi, ridacchiando.

Mi guardò un po’ accigliato, poi sospirò, lasciando che un altro dei suoi sorrisi meravigliosi mi irradiasse «se fai dello spirito vuol dire che stai bene» mi disse, guardandomi come se fosse fatta di cristallo «non sai…quanto ci sono andato vicino…per ben due volte…stavo per ucciderti e non me ne sarebbe importato nulla. Sono un mostro» mi sussurrò, senza guardarmi con i suoi magnetici occhi dorati.

Alcune ciocche dei suoi capelli biondi erano cadute sui suoi zigomi «smettila non sei un mostro» gli dissi, prendendogli la mano e stringendola quanto più potei «un mostro avrebbe continuato a succhiarmi tutto il sangue…invece tu ti sei fermato e mi hai salvato la vita…se non ci fossi stato tu sarei diventata un angioletto come te».

Lui sbuffò «ho detto qualcosa di sbagliato? Tu sei bello come un angelo» aggiunsi, arrossendo appena; lui mi sorrise, avvicinandosi «se non avessi tirato via il veleno dal tuo corpo, adesso saresti ancora agonizzando mentre ti staresti trasformando in vampira» mi disse, guardandomi serio «cosa che io assolutamente non voglio…sei bellissima così come sei, umana».

Non dissi nulla.

Lo guardai solo avvicinarsi e darmi un casto bacio all’angolo della bocca «ti amo così come sei» aggiunse, sussurrandomi le parole direttamente nell’orecchio.

Rabbrividii, abbracciandolo senza forze.

Lui fece la stessa cosa, cullandomi teneramente finché non mi addormentai, con una piccola lacrima che mi scendeva limpida sulla guancia.


Per questo capitolo ringrazio Roberto Cacciapaglia e le sue meravigliose canzoni :3

   
 
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