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Autore: LorasWeasley    19/10/2019    1 recensioni
AU [Gerita|Spamano|FrUK|Ameripan|Rochu|PruCan|AusHun|Dennor|LietPol]
"Quella era una tra le più grandi feste che quell’anno erano state organizzate in quel college.
Si erano uniti tutti i rappresentanti dei vari club ed erano riusciti a organizzare tutto alla perfezione.
La musica era perfetta, l’alcool scorreva a fiumi, i giochi stavano divertendo tutti e, cosa più importante, nessuno era morto o se n’era andato via in ambulanza, non ancora per lo meno.
Era passata la mezzanotte da poco ma più del 90% delle persone era così ubriaca che il giorno successivo l’avrebbero passato in uno stato di coma."
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Bad Friends Trio, Nordici
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao!
Ed eccomi tornata nel fandom di Hetalia.
Qualche precisazione su questa storia: è molto lunga rispetto ad altre mie OS, e parla di diverse coppie, tutte nelle stesso luogo ma che tra di loro non hanno quasi contatto.
Ora, in alcuni punti probabilmente sembrerà molto veloce e caotico, anche il passaggio da un personaggio a un altro, ma è tutto fatto di proposito.
Volevo come se voi foste all'interno di questa festa, e si sa che alle feste del genere non hai tempo di pensare, tutto avviene velocemente e spostandosi anche di poco si trovano situazioni completamente differenti.
Inoltre questa storia ha un continuo, "Hangover", che pubblicherò la prossima settimana.
A "Drunk" tengo particolarmente, mi sono divertita un sacco a scriverla, quindi spero che mi farete sapere con qualche commento!
Alla prossima settimana con il continuo! Un bacio,
Deh
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Drunk


Quella era una tra le più grandi feste che quell’anno erano state organizzate in quel college.
Si erano uniti tutti i rappresentanti dei vari club ed erano riusciti a organizzare tutto alla perfezione.
La musica era perfetta, l’alcool scorreva a fiumi, i giochi stavano divertendo tutti e, cosa più importante, nessuno era morto o se n’era andato via in ambulanza, non ancora per lo meno.
Era passata la mezzanotte da poco ma più del 90% delle persone era così ubriaca che il giorno successivo l’avrebbero passato in uno stato di coma.
Antonio si fece largo tra la folla e schivò con la testa una pallina da Beer Pong chinandosi leggermente, aveva una dose abbastanza elevata di alcool in corpo ma riusciva ancora a capire tutto quello che gli succedeva intorno, avendo Francis e Gilbert come migliori amici era abituato a bere quasi ogni giorno.
Incontrò quest’ultimo citato quasi per sbaglio e ricordò di dovergli dire una cosa importante che tornò a galla nella sua mente.
-Oi Gil, proprio te cercavo!- lo bloccò afferrandolo per un braccio.
Gilbert annuì –Anche io stavo cercando te.
Antonio indicò la casa dietro di sé –C’è il tuo ragazzo che piange rannicchiato su uno dei divani, dovresti andare da lui.
Gilbert strabuzzò gli occhi e quasi corse dentro, poi si ricordò di una cosa importante e tornò indietro, disse in fretta –Il tuo ragazzo invece sta facendo uno strip-tease sopra il tavolo da biliardo, dovresti andare da lui- e sparì in un lampo alla ricerca del suo canadese.
Antonio non era sicuro di aver capito bene, Romano, il suo frigido e pudico Romano, che faceva un strip-tease davanti a così tante persone? Doveva aver bevuto davvero tanto.
Si affrettò anche lui cercando di ricordare dove aveva visto il biliardo a inizio della serata in quel cortile immenso e, dopo qualche minuto, seguendo la folla e le incitazioni, riuscì a raggiungerlo.
Come aveva detto Gilbert, Romano era in piedi sopra il biliardo, si era appena tolto i pantaloni restando solo con le mutande nere, aveva un sorriso al limite del malizioso, gli occhi lucidi, le guancie rosse.
Non era solo, stava suo fratello li sopra, Feliciano era nelle stesse identiche condizioni del fratello, il volto però appariva sempre più dolce e quasi innocuo.
Antonio avrebbe voluto intervenire subito, portando con la forza entrambi giù, intimandogli di coprirsi subito.
Ma rimase senza parole quando vide i due fratelli iniziare a strusciarsi tra di loro, in una danza sensuale e quasi erotica, al limite dell’incesto.
Smise di respirare e sentì il sangue affluirgli in posti molto lontani dal cervello.
Si riscosse solo quando sentì l’urlo di Ludwig che chiamava Feliciano.
Il tedesco si era fatto spazio tra la folla senza problemi, aveva uno sguardo di fuoco, le vene che gli pulsavano sui muscoli.
Molti degli spettatori andarono via terrorizzati, Feliciano era da troppo tempo una preda succosa per chiunque, ma da quando era fidanzato con Ludwig nessuno aveva cercato di avvicinarlo, troppo spaventati da quest’ultimo.
-Luuuuud- biascicò Feliciano barcollando e sorridendogli –Sei venuto a vedere il nostro spettacolo? Ti è piaciuto?
Ludwig lo afferrò per le gambe e se lo mise in spalla come un sacco di patate –Ti farò pentire di tutto questo, stupido italiano.
Feliciano sghignazzò, da quella posizione vedeva perfettamente il suo fondoschiena tondo e sodo, allungò entrambe le mani per palparlo.
-Puniscimi capitano, me lo merito proprio.
E Ludwig si bloccò di scatto, divenne tutto rosso e lo lasciò andare come se avesse preso la scossa.
Feliciano non gli aveva mai detto una cosa del genere, mai.
L’italiano si trovò davanti a lui, un po' instabile per via dell’equilibrio precario, poi gli si gettò al collo.
Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò –Francis mi ha detto che se ti dico frasi del genere poi ti piaccio di più.
Il tedesco sospirò afflitto ma se lo strinse contro con possesso, soprattutto quando si rese conto che il suo ragazzo aveva ancora solo boxer addosso e troppe persone lo stavano guardando con interesse.
-Domani ucciderò quel francese pervertito.
Feliciano rise –Come vuoi ma… ve…- gli si strusciò contro –prima dovresti occuparti di me.
E Ludwig aveva un certo autocontrollo, ma era pur sempre un essere umano. E trovare le sue labbra non fu di certo difficile.
Quando Feliciano era stato portato via da Ludwig, Romano aveva gonfiato le guancie infastidito e stava per urlargli contro dei rimproveri, quando venne distratto da Antonio –Romano scendi di li.
L’italiano gli sorrise malizioso, una scintilla divertita negli occhi.
Fece come gli era stato detto, ma non scese, letteralmente si lanciò dal tavolo, Antonio non era pronto e non riuscendo a prenderlo al volo cadde a terra sulla schiena, Romano seduto sul suo stomaco.
-Ti sei eccitato, bastardo?- sussurrò con voce roca vicino al suo viso.
Antonio deglutì a vuoto, il caldo gli stava fondendo il cervello.
-Vorresti fare una cosa a tre con mio fratello, vero? Lo so che hai sempre voluto lui e che io sono stato la scelta di consolazione.
Lo spagnolo trattenne il fiato, era vero, inizialmente quando li aveva conosciuti Antonio pensava che Feliciano fosse il migliore, ma non aveva poi scelto Romano come “consolazione”.
L’aveva scelto perché aveva imparato a conoscerlo e ad amarlo per quello che nascondeva.
-Cristo Romano, da dove ti escono queste frasi?- immerse una mano tra i suoi capelli e se lo spinse contro, stringendolo con possessione, sulle sue labbra continuò –Ma ti sei visto? Sei meglio di un film porno, cazzo. Mi sono eccitato non per tuo fratello, ma per quello che tu stavi facendo, per il modo in cui ti muovevi. Voglio uno spettacolino privato molto simile a questo, un giorno.
L’italiano non rispose, forse non aveva neanche sentito, perso nel suo mondo confuso di alcool e lussuria aveva iniziato a strusciarsi contro i suoi pantaloni stretti.
E Antonio si promise di riprendere quell’argomento un altro giorno, per togliergli tutti i dubbi che evidentemente continuava ad avere se determinate domande uscivano solo quando non aveva più freni.
Mentre Romano aveva solo i boxer addosso, Antonio non poté fare a meno di notare quanto l’erezione del suo ragazzo fosse gonfia ed evidente.
Ed era ancora abbastanza lucido da riuscire a capire di dover andare via da li.
Si alzò portandosi dietro l’altro che strinse le gambe dietro il suo bacino per non cadere.
E mentre Antonio sussurrava –Torniamo ai dormitori- Romano non poté fare a meno di annuire confusamente mentre si dedicava con le labbra, i denti e la lingua al collo del suo fidanzato.
Nel frattempo Gilbert aveva raggiunto il dentro della casa ed evitando gente accasciata contro i muri, coppie che ci davano dentro e mani che si allungavano verso di lui.
Trovò Matthew in un angolo di un divano, le gambe raccolte al petto e le mani sul viso per nascondere le lacrime.
-Matt!- lo chiamò facendo scostare malamente una coppia li accanto che si stava baciando, erano così ubriachi che neanche si accorsero di quello che era appena successo.
-Matt, che è successo? Qualcuno ti ha fatto male?
Matthew scostò le mani per fissarlo, poi scoppiò a piangere più rumorosamente.
-Non ce la faccio- singhiozzò il canadese facendo fatica a pronunciare anche solo quelle parole –Lo sto tradendo troppo per colpa tua, gli avevo giurato amore eterno, poi sei arrivato tu e… COME DEVO FARE!?
Matthew era disperato, Gilbert semplicemente senza parole.
Si rendeva conto di essere ubriaco, ma era abbastanza certo che quella conversazione stesse avvenendo sul serio. Matthew, la persona più invisibile tra tutti quelli che stavano li dentro, quella più timida e chiusa, gli stava confessando di avere un altro?
Anzi, gli stava proprio dicendo che Gilbert era l’amante e che quest’altro era più importante.
-Che cazzo stai dicendo Matthew!? E io lo conosco questo pezzo di merda?- nella foga aveva afferrato quello che sperava potesse ancora definire il suo ragazzo e l’aveva scosso prepotentemente.
Matthew lo fissò confuso –Ovvio che lo conosci- sussurrò.
-AH. PURE. IO LO UCCIDO. E POI UCCIDO TE. DA QUANDO VA AVANTI QUESTA STORIA!? È COSÌ IMPORTANTE PER TE DA STARCI COSÌ MALE!?
Matthew sembrava più confuso di quanto già non lo fosse considerando tutto l’alcool che girava nel suo corpo.
-Non fare così- piagnucolò poi –Hai sempre saputo di Kumajirou.
Gilbert si bloccò, la bocca spalancata –Stiamo parlando del tuo peluche?- urlò infine incredulo.
Matthew annuì solennemente –Certo che si- i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime –E io lo sto tradendo con te.
Gilbert bestemmiò, poi afferrò il suo ragazzo per le cosce e lo fece stendere sul divano mettendosi sopra di lui velocemente.
Matthew fece un urletto spaventato e poggiò entrambe le mani sul petto del suo ragazzo cercando di scacciarlo, senza riuscirci.
Gilbert aveva uno sguardo che lanciava fiamme –Oh no, non scapperai così facilmente, mi hai fatto credere che ci fosse un altro, devi pagare per questo.
Il canadese non riuscì a dire nulla, poté solo boccheggiare senza fiato perché la mano del tedesco era già dentro le sue mutande.
A qualche metro di distanza, su un altro divano, stavano Ivan e Yao a parlare.
Più che altro era Yao a star facendo un monologo infinito e sconnesso, le parole biascicate e le guancie rosse.
Ivan ascoltava divertito con un sorrisetto in volto.
Era stato il cinese a trovarlo, dopo aver bevuto insieme ad Arthur, si era diviso da questo precipitandosi verso quella che definiva “la persona che odiava di più”.
Aveva colpito al petto il russo e aveva iniziato a elencare tutte le cose che non sopportava.
-…e poi perché devi sorridere sempre! Mi viene voglia di prenderti a schiaffi perennemente, aru!
Gesticolava con così tanta enfasi che stava sudando, Ivan era indeciso se fargli un video con il cellulare e ricattarlo per il resto della sua vita.
-E odio il fatto che parli tanto ma poi non fai nulla! Non hai mai fatto nulla, aru!
A questa frase Ivan corrugò la fronte confuso e si sporse in avanti –A cosa ti riferisci?
Yao alzò le braccia al cielo esasperato –Come se non lo sapessi! Dici tanto che mi vuoi conquistare e poi non fai niente, aru! Cerchi di intimidire sempre tutti quanti, compreso Francis, ma se lui fosse stato al tuo posto mi avrebbe già baciato e invec…
Non riuscì a concludere la frase, perché Ivan l’aveva afferrato per un polso, l’aveva spinto poco delicatamente contro di sé e gli aveva chiuso la bocca con la sua, baciandolo con forza.
Yao rispose senza pensarci due volte, il suo piccolo corpo che si spingeva contro quello ampio dell’altro.
Il cinese si staccò non tanto per riprendere fiato, ma per togliersi un dubbio –Non ti piaccio perché somiglio a una ragazza, vero?- aveva messo anche un piccolo broncio sul viso.
Ivan alzò un angolo della bocca –Oh tesoro, puoi star certo che per tutto quello che voglio farti non serve a nulla un corpo femminile.
Yao pensò distrattamente che molto probabilmente si sarebbe pentito di tutto quello che stava facendo, aveva un orgoglio da difendere in fondo.
Ma mentre tornava a baciarlo si sentì così bene che dimenticò tutti i suoi pensieri.
Erano così presi tra di loro che neanche si accorsero di Roderich  ed Elizabeta che passavano li accanto e la ragazza che li indicava –Visto? La gente si diverte, perché mi impedisci di fare tutto!
Roderich sospirò afflitto sistemandosi gli occhiali sul naso –Ti sto solo impedendo di fare cose di cui ti pentirai domani.
-Come sei noiosoooo- cantilenò la ragazza barcollando –Fa caldo! Tanto caldo!
Poi cercò di alzarsi la maglietta, era già il sesto tentativo in quella serata.
E per la sesta volta Roderich si affrettò a impedirglielo, aveva anche notato che la ragazza era senza reggiseno, non si fece domande.
Un ragazzo, brillo quando Elizabeta, si avvicinò a loro e mise un braccio intorno alle spalle della ragazza, la rabbia si impadronì dell’austriaco.
Il ragazzo parlò prima che Roderich potesse intervenire in alcun modo –Suvvia tesoro, perché stai ancora con questo qui, se vuoi tanto toglierti la maglietta io posso apprezzare.
Elizabeta aveva una faccia confusa, era così ubriaca che non stava capendo più nulla di quello che stava succedendo.
Roderich cercò di mantenere la sua compostezza mentre con forza toglieva il braccio del tipo dalle spalle della donna –Ti sarei grato se togliessi le mani dalla mia ragazza.
Il ragazzo lo fissò come se provenisse da un altro mondo –Non l’hai sentita? Sei noioso, non vuole stare con te.
-Anche se non volesse stare con me di certo non la lascerei con uno del tuo calibro.
Elizabeta rise, poi si avvicinò al suo ragazzo e gli circondò i fianchi con le braccia, dimenticandosi di tutto ciò che li circondava si mise in punta di piedi e prima di baciarlo sussurrò –Ti amo tanto, Roderich.
E nonostante quel primo ti amo gli fosse stato detto mentre era ubriaca, l’austriaco si sentì come se potesse avere un infarto da un momento all’altro.
Al tavolo degli alcolici, invece, stava Lukas che fissava insistentemente il suo migliore amico, quasi non batteva ciglio per non perdersi nessun particolare.
Il ragazzo si trovava a qualche metro di distanza, al centro della sala, in una mano l’ennesimo bicchiere di birra della serata, entrambe le braccia passavano ognuna dietro il collo di una ragazza, una terza stava di fronte a lui.
Mathias ci stava provando con tre ragazze. Contemporaneamente.
Si girò di scatto verso il tavolo dov’era poggiato stringendo i pugni quando lo vide avvicinarsi all’orecchio della rossa e sussurrarle qualcosa che la fece ridere.
Prese la prima bottiglia che trovò, era piena per metà di un liquido blu, borbottò un –sono troppo sobrio per tutto questo- e iniziò a prenderne grandi sorsate.
Si staccò solo quando sentì la gola diventare incandescente e dei brividi di disgusto scendere lungo la schiena.
Posò la bottiglia ormai quasi del tutto vuota e girandosi si avviò verso il danese a grandi falcate.
Senti l’alcool iniziare a circolargli nelle vene, ma sapeva di non poter dare la colpa a questo quando afferrò Mathias per la maglia, lo spinse indietro per farlo staccare da quelle ragazze e lo baciò.
Mathias non sembrò troppo sorpreso, Lukas lo sentì sorridere sulle sue labbra e rispondere con trasporto.
Si staccarono solo perché con quel movimento Mathias aveva fatto cadere il bicchiere di birra e il liquido aveva sporcato tutto il vestito della ragazza mora che adesso stava urlando contro di loro.
Lukas la fissò annoiato –Suvvia tesoro, puoi benissimo togliertelo quel pezzo di stoffa che tu definisci vestito, tanto per quanti ragazzi ti sei fatta ti avranno vista tutti nuda.
Mathias rise, ma tornò serissimo quando vide la ragazza infuriarsi e alzare il braccio pronta a colpire il norvegese.
La bloccò a metà strada –Non provarci nemmeno a toccarlo.
Andò via quando capì di non poter fare nient’altro, seguita dalle altre due che iniziarono a borbottare tra di loro.
-Certo che te le scegli bene le tue conquiste.
Mathias lo scrutò, poi alzò le spalle –Colpa tua, mi chiedevo con quante altre dovevo provarci per farti svegliare. Anche se non mi aspettavo un approccio così diretto.
Lukas gli tirò i capelli –Certo che sei un coglione- poi lo spinse di nuovo verso le sue labbra.
E mentre loro si baciavano in mezzo alla stanza come se fossero da soli, più in là Francis cercava di convincere Kiku che fosse una buona idea baciare Alfred.
Arthur non gli parlava da giorni e lui voleva divertirsi in qualche modo a quella festa, non si sarebbe fatto qualcun altro ovviamente, ma nessuna morale gli impediva di avvicinare il più frigido che conosceva, dopo il suo ragazzo, farlo ubriacare senza che se ne rendesse conto e convincerlo a provarci con il più popolare.
Kiku inizialmente era restio ad accettare quei bicchieri, poi Francis l’aveva distratto così tanto che neanche si accorgeva più quando questo gli riempiva il bicchiere.
Così qualche minuto dopo Kiku, con la cravatta annodata in testa, le guancie rossissime e gli occhi lucidi, si stava aggrappando alla felpa di Alfred e cercando di spingerselo contro continuava a biascicare –Alfred-san, baciami per favore, baciami dai, per favore baciami!
Alfred aveva gli occhi sbarrati, cercava di calmarlo mentre a nessuno in particolare urlava –Chi ha fatto ubriacare Kiku?
E il giapponese alla fine ebbe la meglio, riuscì ad afferrargli la nuca e spingerlo contro di se per un bacio a occhi chiusi.
Alfred continuava ad avere gli occhi sbarrati, sempre più confuso.
Lui si faceva chiunque senza problemi, ma Kiku era il suo unico vero amico… non poteva perderlo.
-Alfred, ti amo così tantoooo- biascicò il giapponese mentre barcollava in avanti quando si fu staccato.
Alfred si passò una mano tra i capelli, poi afferrò la sua mano e lo trascinò fuori di li –Okay, andiamo a parlare in un posto più calmo.
Francis si godette tutta la scena ridendo con le lacrime, stava ancora cercando di riprendersi quando sentì il cellulare nella sua tasca squillare.
Rimase sorpreso quando lesse nel display il nome di Arthur.
-Mon Amour, è arrivato il momento del sesso riparatore?- scherzò con un sorriso malizioso in volto.
-Stupid- l’inglese aveva una voce lamentosa –Mi sono perso e sono ubriaco, devi venirmi a prendere.
Francis corrugò la fronte, sapeva che anche l’inglese si trovava a quella festa, l’aveva visto mezz’ora prima a parlare con Yao mentre bevevano entrambi.
-In che senso ti sei perso? Dove sei andato?
Arthur si infuriò –E io che ne so? Se mi sono perso mica lo posso sapere!
Francis si rese conto che in effetti non aveva tutti i torti, provò a fare domande più mirate –Sei ancora alla festa? Cosa vedi?
Arthur sembrò pensarci su –Vedo le stelle- rispose infine.
-Okay, quindi sei fuori- mentre lo diceva si era già diretto verso il terrazzo –Ci sono tante persone?
-Non troppe, c’è una coppia imboscata più in la, la ragazza… ah no, non è una ragazza, è Feliks.
Francis rise.
-Oh…- Arthur si stupì –L’erba è un po' umida, mi sto bagnando i pantaloni.
E con quello Francis capì dove fosse andato il suo ragazzo.
Era sempre all’interno di quella enorme villa, ma era distante dal centro della festa e più si avvicinava e più sentiva la musica farsi bassa.
-Eccoti qui- disse infine sedendosi al suo fianco con un sorriso dolce.
Arthur aveva lo sguardo basso, stava strappando con forza l’erba che si trovava tra i suoi piedi.
-Mi hai tradito?- sospirò infine.
Francis sbatté le palpebre confuso –Ovvio che no, da dove ti viene in mente?
Arthur aveva gli occhi lucidi –Non ti biasimerei, sono orribile come fidanzato. E tu sei perfetto, non dovresti stare con uno come me. Me la prendo per cose stupide, tipo tre giorni fa… noi… per cosa abbiamo litigato?
Francis non sapeva se ridere o abbracciarlo, era così tenero quando si ubriacava, faceva crollare tutte le sue barriere e non aveva più alcun freno.
Decise di fare entrambe le cose e mentre lo abbracciava mormorò –Oh amore, ti sei preso la sbronza triste?
E per un secondo gli diede fastidio come cosa, era ingiusto che i suoi due migliori amici stessero scopando proprio in quel momento mentre il suo di ragazzo gli stesse semplicemente sporcando la camicia di lacrime e muco.
Ma si rimangiò tutto quando Arthur continuò –È che ti amo così tanto, che ho sempre paura di perderti. Di non essere all’altezza. Che un giorno ti renderai conto della persona orribile che sono e mi lascerai per un altro. O un’altra. Tanto tutti sono ai tuoi piedi.
-Chèri- Francis lo costrinse ad alzare il viso –Potranno anche volermi tutti, ma a chi importa quando io guardo solo te? Ci ho messo così tanto a conquistarti che non ti lascerei mai.
-Quindi… mi ami?
Francis sorrise, era così tenero mentre cercava approvazione e risposte, come un bambino sperduto e impaurito.
-Certo che ti amo, sempre. Anche quando fai l’isterico.
E capì che l’altro era davvero ubriaco quando non rispose male a quell’insulto, non lo insultò a sua volta, non lo guardò male. Ma semplicemente si aprì in un sorriso felice e si sporse verso di lui per baciarlo.
E fu un bacio davvero breve, quasi inesistente, perché Arthur si stacco subito, una smorfia in viso mentre affermava –Devo vomitare.
E mentre Francis si affrettava ad aiutare il suo ragazzo ringraziando che almeno lo avesse avvertito, a diversi metri di distanza c’erano Feliks e Toris che li ignoravano, troppo presi dalla loro conversazione.
-Sei sicuro che non vuoi tornare dentro?- chiese Toris mentre Feliks si rotolava sull’erba, il vestito femminile che si stava alzando sempre in più punti.
-Mi sto divertendo qui- rispose Feliks annuendo a se stesso –Tipo, potresti farlo anche tu insieme a me.
Toris rise nervoso –No grazie, magari la prossima volta.
-Me lo ricorderò- annunciò il polacco fermandosi e mettendosi in posizione come se volesse fare una capriola all’indietro, ma senza girare, quindi rimase con le gambe in aria, la gonna del vestito che era arrivata ai fianchi e gli lasciava in bella vista le mutande.
Toris arrossì, poi cercò di richiamarlo –Feliks, sei ubriaco, vuoi che andiamo via?
-Mhmm- il biondo stava ancora dondolando, poi ebbe quasi un’illuminazione e portandosi a sedere si sporse verso il moro –Sai tipo cosa fa rima con ubriaco?
Toris sospirò –Sentiamo…
-Sesso.
Toris si ammutolì.
Poi con le guancie rosse cercò di borbottare –non… non fanno rima.
-Cosa?- Feliks si era fatto più vicino al suo volto.
-Cosa?- Toris si fece indietro.
-Non vuoi, tipo, fare sesso con me?
Il lituano voleva solo sparire per l’imbarazzo.
-Come ci siamo arrivati a questa conversazione?- sussurrò pianissimo, troppo in imbarazzo anche solo per riuscire a parlare.
Feliks sorrise –Hai ragione, neanche io vorrei fare sesso con te, vorrei tipo fare l’amore con te.
E non lasciò il tempo all’altro di rispondere, perché lo abbracciò, si strinse al suo petto e si addormentò all’istante.

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