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Autore: Celtica    19/10/2019    11 recensioni
«Perché hai bevuto, Oscar?»
Pensa a Fersen, e la rabbia lo accieca. «Cosa devo fare perché tu lo dimentichi?»
Osserva le palpebre abbassate, la bocca dischiusa. Le mani abbandonate lungo i fianchi.
Sfiora il colletto bianco della camicia e ne segue il bordo dietro il collo. Poi si alza e la prende tra le braccia.
Sente il fiato caldo di lei contro la gola, il corpo morbido contro il suo. La stringe a sé.
Mentre sale la lunga scalinata nel silenzio assoluto, la sente lamentarsi nel sonno. Le sue dita aggrapparsi alla sua maglia. Oscar si agita, e spinge la testa verso il suo viso.

Questa storia partecipa a Ottobre Challenge: Trick or Treat? indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Domani

 
 

Questa storia partecipa a Ottobre Challenge: Trick or Track? indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
Prompt:
non ricordare nulla dopo una bevuta.

 

 
Domani

 

 

 

Il cavallo conosce la strada. Raggiungono casa in piena notte, e André entra ciondolando sulle gambe malferme. Non ricorda dov’è stato, né cosa dovrà fare il mattino dopo. Però si ricorda di lei.

«Oscar…»

È sul divano e non lo sente. Ha gli occhi chiusi e il respiro pesante di chi dorme profondamente.
Si inginocchia, aggrappandosi alla camicia inamidata.

«Oscar.»

Ma Oscar è troppo addormentata per potersi svegliare.
Poi André inciampa nella bottiglia di vino ormai vuota, e capisce. La raccoglie e la posa sul tavolino.

«Perché hai bevuto, Oscar?»
Pensa a Fersen, e la rabbia lo accieca. «Cosa devo fare perché tu lo dimentichi?»

Osserva le palpebre abbassate, la bocca dischiusa. Le mani abbandonate lungo i fianchi.
Sfiora il colletto bianco della camicia e ne segue il bordo dietro il collo. Poi si alza e la prende tra le braccia.
Sente il fiato caldo di lei contro la gola, il corpo morbido contro il suo. La stringe a sé.

Mentre sale la lunga scalinata nel silenzio assoluto, la sente lamentarsi nel sonno. Le sue dita aggrapparsi alla sua maglia. Oscar si agita, e spinge la testa verso il suo viso. Le labbra contro la sua guancia.
Sta blaterando qualcosa di incomprensibile.

«Oscar?» tenta ancora.

Si ferma davanti alla sua stanza, sistemandola meglio contro di sé e aprendo la porta.
La camera è immersa nell’oscurità. La attraversa e raggiunge il letto. Vorrebbe posarla con delicatezza sulle lenzuola, ma è ancora instabile e finisce per cadere con lei.

«André?» è un sussurro.
Lui fa per sollevarsi, ma le mani di Oscar lo trattengono. «Sì, Oscar?»

«Cosa fai?»

«Ti ho portato nella tua stanza. Dormivi sul divano. Avevi bevuto… Perché hai bevuto, Oscar?»

Nessuna risposta. Ma le sue mani non si spostano. Non lo lasciano andare.
«Tu bevi tutte le sere» ribatte, e nel tono riconosce la sua Oscar.

«Devo.»

«Che significa, André? Perché devi?»

«Non vuoi saperlo davvero.»
Sente le dita di lei graffiarlo attraverso la maglia. «Rispondimi, André.»

«Per non pensare.»

La sente girare il capo, respirare profondamente. «Anch’io.»
André pensa a Fersen. Cerca di scostarsi, di uscire da lì prima di gridarle addosso. Non sa quanto faccia male saperlo. Quanto lo faccia soffrire saperla in quello stato per un altro uomo.

«Aspetta» dice Oscar. «Non andartene.»

«Non vuoi che resti.»

«Sì, invece.»

«Oscar… domani, tu…»

Ma lei non lo lascia finire. Solleva la testa e scontra le labbra contro il suo viso. Cerca la sua bocca. Quando la trova, André smette di dimenarsi, di cercare di andare via.
«Resta» mormora Oscar, e percorrendo il suo volto con le dita lo trova bagnato di lacrime.

«Oscar, io…»

«Basta, André. Non dire niente.» Lo bacia ancora, trascinandolo su di sé. «Non dire niente…»

Ma la parte ancora lucida di André, quella che è immune all’alcol, lo spinge a fermarsi. A frenare le mani che la stringono per i fianchi.
«No, Oscar. No.» Si solleva appena, e nell’oscurità cerca i suoi polsi. Li prende e li allontana da sé. «Hai bevuto troppo. Domani non ricorderai niente di tutto questo.»

«E allora, André? Credi che mi importi?» Oscar dà uno strattone per liberarsi. «Lasciami, André. Stavolta sono io a volerlo. Sono io. E tu non puoi farci niente. A meno che tu… Mi vuoi ancora bene, André?»
André le accarezza il viso. Vorrebbe un po’ di luce per poterla guardare negli occhi. Capire se sia il vino a parlare. Se sia una specie di sogno.

«Da sempre» risponde.

E poi non parlano più.

 n

N.d.A.:

Questa storia era nata come drabble per la raccolta “Attimi”, ma poi mi sono lasciata prendere la mano…
Grazie a chi ha letto fin qui!

Celtica

   
 
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