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Autore: milla4    19/10/2019    1 recensioni
Era stata dispensata dalle decisioni di ogni aspetto della sua vita, era stata creata regina non per suo volere e anche la sua caduta era stata una decisione altrui, ma ora avrebbe deciso sempre per se stessa. Forse avrebbe potuto provare quelle emozioni prerogative di un matrimonio con un uomo il cui legame ne era ormai privo. Forse sarebbe stata libera di vivere. Forse.
Storia partecipante al contest Back to school contest indetto da Giuniapalma sul forum di Efp
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Di Cleves, Charles Brandon, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La timida pioggerella inglese tintinnava sulle pietre della dimora reale creando fastidiosi zampilli che andavano a colpire gli abiti delle dame al seguito dell’ultima regina inglese. Ma era comunque una piacevole giornata per chi avesse passato gli ultimi mesi rinchiuso nelle tenebre del freddo invernale; la pioggia faceva parte della cultura inglese, era raro trovare dei giorni senza rigagnoli tra le strade della città e di certo non risparmiavano le residenze dei più nobili.

L’amata e adorata “Sorella del Re”, come era formalmente definita Anna di Cleves, era da poco stata richiamata a corte dalla giovane ma non ingenua nuova moglie di Enrico. Egli la trascurava, le aveva scritto Catherine nella lettera fattale arrivare un lunedì d’Aprile, e avendo visto una certa affinità tra loro aveva richiesto la sua compagnia. Lady Anna era rimasta entusiasta di quella manifestazione di cordialità e benevolenza eppure non poteva negarsi un sentimento di fastidio per quell’ingerenza da parte della corte e del dominio che essa ancora esercitava sulla sua vita. Ma non disse né fece mai nulla per mostrare quei pensieri tanto vicini al tradimento, anzi, appena letta fece preparare i bagagli, congedò la giovane Elisabetta e fece ordinare da un orafo una splendida spilla d’oro e perle da portare in dono alla sua regina.
Regina… sì, lo era stata anche lei anche se per poco tempo… si ritrovò guardare fuori dalla finestra, quella che dava sul cortile interno, dove delle anatre erano appena atterrate su un laghetto artificiale. Il parco della sua dimora sfociava direttamente in una macchia boschiva che si estendeva a sprazzi per molte miglia. La rigogliosa fauna permetteva all’aristocrazia del luogo di tornare a casa con molte lepri e qualche fagiano e, per chi avesse piacere di ascoltare della musica, i continui canti degli uccelli erano una costante compagnia. L’autunno prima e l’inverno poi avevano reso gli alberi spogli e senza vita, ma piccole tane di tassi e volpi erano casa di numerosi animali, riempite di foglie e rami per creare una protezione dall’estremo freddo che incombeva da tre mesi e più, ora che la primavera cominciava a farsi vedere piccoli germogli era nati e mentre alcuni soccombevano alla forza del vento, altri avrebbero dato in seguito nuove foglie poi nuovi fiori in un circolo senza fine.

«Mia signora, la carrozza è pronta» una sua cameriera era entrata, di sfuggita Anna vide Ashton, il suo cane, che dormiva accanto al letto. «Sono pronta, Clara, dite a Thomas di prendere questi ultimi bagagli e che poi potremo partire»
«Sì, Vostra Grazia» fece un altro inchino e uscì chiudendosi dietro la porta.

*
 
 
Il ramoscello di rosmarino che teneva in mano emanava un debole profumo che le permetteva di sentirsi a casa; era una pianta aromatica molto difficile da coltivare in un territorio poco soleggiato come quello inglese ma il suo giardiniere era riuscito con pazienza e astuzia a far crescere un rigoglioso cespuglio nella parte sud dei giardini della sua residenza nel castello di Hever, dove ormai trascorreva la maggior parte del suo tempo. Aveva prestato l’uomo alla corte reale per cercare di far impiantare anche lì la pianta e con somma felicità al suo arrivo l’aveva trovata se non rigogliosa come la sua, viva e in salute. Quella mattina, mentre faceva la sua solita passeggiata prima del pranzo ne aveva staccato un ramo per sentire meno la mancanza di casa.
Aveva chiesto e ottenuto dalla regina il permesso di poter avere dietro di sé soltanto una dama, voleva sentirsi il più libera possibile, amava rimanere in contatto con la natura anche se addomesticata dalla mano dell’uomo.

«Mia Signora» un uomo proveniente dalla sua destra si era inchinato con rispetto, Anna non riusciva a vedere bene il suo volto coperto dalla luce solare che di sbieco lo colpiva pin pieno viso.
Si avvicinò timidamente, ma poco dopo un generoso sorriso le fece gioire gli occhi «Mio signore, come state?»
Era davvero bello vederla sorridere, quella donna aveva l’innata capacità di rischiarare anche gli animi più afflitti.
«Temo che la vecchiaia sia alle porte, Mia Signora. Vi prego, potrei chiedervi di poter unirmi a Voi, in questa passeggiata?» disse, facendo salutando con un cenno del capo anche il suo seguito.
«Certamente. Avevo intenzione di visitare la parte interna dei giardini, ho visto che sono state importate delle piante esotiche dall’India»
«Perfetto» Charles Brandon le offrì il braccio che la donna accettò di buon grado.
 
Il sentiero fatto di piccoli ciotti di ghiaia era stato percorso per quasi la metà, ma nessuno in quella piccola comitiva aveva pronunciato qualcosa che non fosse esternazione sul tempo o su come fossero ben curati i giardini reali, l’imbarazzo aveva fermato ogni tipo di confidenza che poteva essere creata e la presenza di Lady Whentermill non permetteva loro di mettersi a proprio agio.
«Ho saputo che la Mia Signora ha spesso per ospiti le principesse Maria e Elisabetta» Anna emise un involontario piccolo sospiro di felicità, quella tensione l’aveva per pochi attimi fatta tornare indietro a quando ancora era una regina; quei sentimenti di straniamento non le erano mai scivolati di dosso. «Esattamente, sono due donne educate e caparbie, daranno molto orgoglio al nostro amato re quando verrà il tempo del loro fidanzamento»; Brandon le sorrise nervoso, la questione del matrimonio della principessa Maria era un problema che quasi quotidianamente interferiva con il buon umore del re.
«Già… e Voi…» si fermò, la giovane donna lo guardava curiosa per ciò che stava per dire «Nulla»
«Vi prego, Mio Signore, continuate»
 «No, niente di importante. Mi ero chiesto qualcosa che mi sono reso conto essere molto indiscreto e fuori luogo, dimenticate ciò che è successo, vi prego»
«Mio Signore, non fatemi preoccupare… è successo qualcosa di grave?» piccole rughe agli angoli degli occhi avevano preso il posto del solito luminoso sorriso, e una leggera stretta della mano sul braccio faceva comprendere la sua agitazione.

Brandon istintivamente posò la propria mano su quella di lei «No, no assolutamente niente di cui preoccuparsi, siatene certa. La mia era soltanto una mera curiosità frutto di una mente troppo curiosa per pensare prima di parlare. A mia discolpa posso dire che la stanchezza temo stia vincendo la battaglia contro di me» A volte la totale abnegazione ai problemi di governo induceva la mente a  dimenticare l’etichetta e in quel momento aveva totalmente rimosso una regola di sopravvivenza in uso in quasi tutte le corti europee: la conversazione dovrebbe sfiorare tutto senza mai concentrarsi su niente (1).
Il volto della giovane donna si rasserenò di colpo «Signore, potete chiedermi ciò che volete, mi fido del vostro giudizio e… della vostra stanchezza»

La palla era di nuovo nelle sue grandi mani, l’aura di Anna lo invogliava ad essere sincero, erano arrivati ad essere così vicini che sentiva poter attraversare quel velo d’imbarazzo e di pudore che permeava le loro società.
Ripresero a camminare «Mi chiedevo se non sentiste mai la mancanza di una famiglia Vostra, un marito e… un figlio»
Nuovamente il silenzio si fece strada tra quei giardini, l’uomo aveva la strenua convinzione che invece di essere reso più labile il velo si fosse stratificato.
«Credo… credo di sì. Insomma, è naturale che sia così. Il nostro compito su questa Terra è essere strumento delle Creazione del nostro Signore…» Anna si fermò a metà frase, si rese conto che insieme al Lord accanto a lei ad ascoltare c’era anche la sua dama da compagnia: anche se ciò di cui stavano parlando era un argomento innocente quanto intimo non le parole erano facili da manipolare in abili mani. Cercò di scrutare dietro la propria spalla e di sfuggita vide la donna cercare di seguire una farfalla con lo sguardo. Lady Whentermill era una cara ragazza, ma  certamente non la più sveglia. Anna ringrazio il Signore per quel piccolo dono fattole.
«Avere un marito accanto mi sarebbe di enorme sostegno e avere dei bambini in casa allieterebbe le mie giornate…»

«Ma?»
«Come dite?»
Charles le sorrise come incoraggiamento «Il vostro discorso sembrava portasse ad un bivio, non abbiate paura a percorrerlo con me»
Lady Anna sospirò grata per quel gesto di comprensione, era davvero bello avere qualcuno con cui parlare «Ma ora mi sento libera… amo il mio popolo e la mia famiglia» una piccola nota di incertezza rivelò l’infondatezza dell’ultima rivelazione «ma non ne sento un bisogno così forte»
«Anche con un marito adatto Voi potreste sentirvi in questo modo e in più appagata come moglie e madre» se non fossero entrambi così presi dalla conversazione avrebbero colto la troppa audacia che c’era in quelle parole, quasi una proposta velata a qualcosa che non potrebbe mai essere.
«Il re potrebbe trovarvi un buon pretendente, se glielo chiedeste… vi apprezza sinceramente e vi considera con affetto sua sorella»
«Oh, non mi fraintendete, amo il Nostro re con tutta me stessa… ma temo che nessun uomo potrà chiedere la mia mano, dopo quello che c’è stato. Io non sono una sorella, io sono sua sorella» non poteva dire altro che non la compromettesse troppo ma era certa che, se il suo giudizio non era stato così errato, il Lord avesse capito cosa intendesse dire.
«Sareste sempre nella sua orbita e nessuno vuole contestare ciò che il re ha affermato.» Gli occhi di lei erano molto espressivi, in quel momento poteva leggervi un’affermazione che le labbra non potevano pronunciare.

 Sarò sempre la regina sbagliata.

Eppure secondo lui sarebbe stata una moglie perfetta per il re: era un suo fedele amico e consigliere, avrebbe dato la vita per lui ma non avrebbe mai potuto ammettere che il suo sovrano fosse troppo preda delle passioni terrene e che talvolta la ragione aveva dovuto soccombere ai sensi.
«Ma un lord scozzese, o del Galles… e con la rendita che già avete ottenuto…»
No, non poteva continuare a parlare, la mente era fin troppo sveglia per non comprendere che ogni sua obiezione era stata vagliata più e più volte e che la soluzione non era stata trovata.
O forse non voleva essere trovata.
«Voi non volete sposarvi»
Anna fece un piccolo segno di diniego con la testa.
«Volete esser libera da ogni costrizione umana e non»

Volete essere libera dagli uomini.

Nessuna risposta, ma non avrebbe avuto senso, non c’era una risposta a qualcosa di così giusto e veritiero.
«Amo giocare, e bere vino anche se non riesco a tollerarlo più di due bicchieri…» ridacchiò tra sé e sé «il mio cuore è debole, lo so, ma temo di non poter rinunciarvi. Non potrei essere di qualcun altro, ancora una volta»
«Mia Lady, non tutti i mariti vorrebbero le proprie mogli imbrigliate, alcuni le vorrebbero soltanto vedere felici. Ma se la donna non lo permette, il loro sarà un lavoro vano e doloroso; non tutte sanno cosa vogliono, molte tengono la propria felicità per sé senza mai condividerla» la voce dell’uomo perse di colore e di intensità, lo sguardo si abbassò andando a focalizzarsi sui piccoli ciottoli del sentiero.
Era un’ammissione di un matrimonio finito, confessione fatta soltanto ad orecchie maschili, perché simili parole andavano dette soltanto a qualcuno del suo stesso genere. Ma in quei pochi istanti erano entrambi liberi, seppur intrappolati in un giardino, in un palazzo e in una corte. E da una dama da compagnia la cui mente era volata insieme alle farfalle che amava osservare.
«Avrei voluto avere questa fortuna» Lady Anna interruppe il silenzio; ne era stanca, ne aveva sopportati troppi nella sua giovane vita.
«Anche io» Brandon strinse di nuovo la mano, prima di lasciarla andare.
C’erano stati giochi, parole tra loro come mai aveva avuto con la donna che aveva avuto come compagna di vita, sua moglie; il sesso aveva riempito le loro notti e una certa benvoluta complicità iniziale avevano reso tutto molto spontaneo ma quel senso di comprensione, di vita che sentiva di provare per Anna di Cleves non l’aveva provato con nessun’altra donna che lo aveva allietato a letto.

«Non è possibile scrutare nell’anima di Dio, se egli ha voluto un’altra regina al mio posto è perché lei sarà sicuramente migliore di quanto potrei essere stata io. Sono sicura che donerà tanto amore al Re e sarà la madre di un principe sano e forte»
«Sapete, cara Anna, a volte ho il sospetto che il nostro Signore si diverta a creare persone con lo stesso animo ma divise nel resto del mondo» le parole erano uscite dal suo cuore, la bocca solo un mezzo per esprimere ciò che aveva dentro, ma aveva sbagliato e ne avrebbe pagato le conseguenze; aveva tradito la fiducia del re. Presto Lady Whentermill avrebbe riferito quelle conversazioni alla regina che con la sua bocca da bambina avrebbe subito comunicato l’incresciosa situazione ad Enrico. Non voleva neanche guardare l’espressione della donna, si sarebbe preso le sue responsabilità: era comunque un Lord e un Duca e non aveva compiuto un vero e proprio reato, aveva soltanto perso di vista la l’ancestrale verità che fra uomo e donna non può esserci amicizia: vi può esserci passione ostilità, adorazione, amore, ma non amicizia (2) … una fredda e delicata mano gli si posò sul viso facendolo girare, le labbra della Sorella amatissima del re si posarono sulle sue. Fu un bacio breve ma profondo, connessione di due anime che si erano riconosciute l’una nell’altra, la strinse a sé erano in un punto molto nascosto del giardino; in giro non c’erano altre persone se non quella dama che non emetteva nessun suono ormai da molti minuti. Questa volta sarebbe stato veramente punito, ma non ne fu turbato.

Fu Anna a distanziarsi per prima, le labbra si staccarono ma rimasero troppo vicini l’uno dall’altra; se qualcuno fosse passato di lì in quel momento avrebbe capito subito la situazione, ma non erano pronti a dirsi addio. Perché quel bacio era un inizio e una fine, perché un bacio può rovinare una vita (3), non avrebbe portato a nulla eppure doveva esserci stato, un flebile ricordo per i giorni futuri: erano stati vivi insieme.
Charles si allontanò da lei, poi si girò indietro: ma dove diavolo è quella donna?
Improvvisamente sentì la voce della dama che li chiamava, il vestito le era rimasto impigliato in un ramo della siepe e loro, presi dalla passione, non avevano sentito le sue grida d’aiuto. Non fece loro domande, era fuori da ogni questione l’onestà di entrambi.
Pensavano di essere passati inosservati, continuarono a camminare come se nulla fosse dividendosi dopo alcuni minuti per via di una tenue pioggia che era caduta all’improvviso senza sapere che qualcuno dall’alto li stava osservando già da molto tempo.
Dopo poco più di una settimana Lady Anna fu fatta chiamare dalla regina che con malcelato fastidio la dispensò dalla sua compagnia adducendo un terribile mal di testa di cui l’altra fu sinceramente preoccupata. La verità, che non sarebbe mai uscita dalla camera da letto reale, era che l’anonimo osservatore, conosciuto Enrico VIII, aveva visto qualcosa che gli aveva fatto nascere una forte gelosia per quell’ intimità e ne aveva condizionato l’attenzione per la giovane moglie.

Perché Anna di Cleves non era libera da quell’occhio di falco che l’aveva ripudiata, ma senza volerla lasciare mai andare.
 
 




 
Note: : Buonasera miei prodi lettori, questa storia è nata per il contest: Back to school contest" indetto da GiuniaPalma sul forum di EFP.
  Era richiesto nel bando di dover inserire 3 citazioni, di un personaggio citato 3 volte senza comparire mai, genere romantico e dovrà esserci una confessione tra due personaggi.
  Per quanto riguarda il personaggio nominato, ho inserito la principessa Maria.
  Le citazioni sono prese tutte da opere di Oscar Wilde:
  1. Il ventaglio di Lady Windermere: "La conversazione dovrebbe sfiorare tutto ma mai concentrarsi su niente"
  2. Il ventaglio di Lady Windermere: "Fra uomo e donna non dovrebbe esserci amicizia. Vi può essere passione, ostilità, adorazione, amore, ma non amicizia"
  3. Una donna senza importanza: "Un bacio può rovinare una vita"

Il contenuto, i personaggi e l'ambientazione non sono di mia proprietà ma di chi ne detiene i diritti, non ho scopi di lucro per questa storia.
 
 
 
           
   
 
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