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Autore: ChocoCat    20/10/2019    4 recensioni
Sirius Black serba un segreto che risale ai tempi di Hogwarts...
Storia partecipante al contest "Pesca la coppia" indetto da EstherGreenwood - giudice sostitutivo Dark Sider - sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: Sirius/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Storia partecipante al contest "Pesca la coppia" indetto da EstherGreenwood - giudice sostitutivo Dark Sider - sul forum di EFP


 
BUGIE BIANCHE
 
 
 
 
First love grows and then it dies, and it's all white lies...
 
 
 
 
 
Caro Harry,
 
come sempre sono felice che tu mi abbia scritto; oramai passo le giornate a fissare le nuvole in cielo, nella speranza di vedere la tua civetta bianca venirmi incontro. È proprio uno splendore, lo sai?
Vorrei che per te non fosse mai un obbligo scrivermi. Spero che non lo sia.
Hai quattordici anni, Harry, e so quante cose si possano avere per la testa a quell'età. Nel tuo caso, ancor di più. Questo preambolo era per farti comprendere il resto della mia lettera. Le tue domande sono quantomeno curiose, non mi capacito di quanto tu sia avido di informazioni che mi riguardano; dopotutto, non sono nessuno di così interessante, credimi. Tuttavia, non posso rifiutarti niente: sono il tuo padrino! E sia.
Mi sembra di capire che il tuo interesse improvviso sia dovuto a questa ragazza dagli occhi a mandorla cui accennavi soltanto la settimana scorsa, in quella lettera lunga in cui me l'hai descritta come un fiore più unico che raro. Sei giovanissimo, confuso e confusionario, un attimo prima vedi solo i tuoi amici, il boccino... e poi, svaniscono, lasciando spazio al bizzarro desiderio di essere un poeta. 
Le donne, Harry, ti trasformano, e tu neanche te ne accorgi! Credimi, è così.
Non è un male, naturalmente. Siamo ciechi senza di loro. Il tempo ci sfugge e delle giornate trascorse non ci rimane nulla, perché non sappiamo cogliere la bellezza. Per fortuna loro fermano tutto, lo registrano come in un fotogramma: l'istante si imprime nella memoria e i ricordi assumono colori vivacissimi. 
Ora dimmi che non è così! Scommetto che ricordi com'era vestita questa ragazza l'ultima volta che l'hai vista! 
Sto divagando, perché voglio che tu comprenda la mia visione personalissima del mondo femminile, visto che mi hai chiesto delle mie relazioni. 
Tu vuoi sapere chi ho frequentato. Nessuno, veramente, Harry. Dai sedici anni in poi, le ragazze le ho guardate da lontano, qualche incontro fortuito c'è stato, ma nessuna ha mai fatto breccia. Non porto rancore, era soprattutto colpa mia: vivevo a casa dei tuoi nonni e odiavo l'idea di essere un impiccio. A chi avrei potuto presentare la mia fidanzata? No, non ce l'avevo e non mi interessava affatto. Successivamente, c’è stata una frequentazione con una donna; era un’auror del Ministero, la più matta che avessi mai incrociato; di un’intelligenza e acume estremi… non era fatta per le relazioni; e io? Lasciamo perdere, anche peggio.
Se devo essere sincero, Harry, forse il mio rapporto con loro non è stato molto sano. La bellezza mi ha sempre fatto effetto, se incrociavo la strada di una donna attraente ne ero ammaliato, naturalmente. Solo, non ero in grado di immaginare altro, di andare oltre. 
Non si è mai potuto creare un legame. Forse, vista la “dolcezza” di mia madre, volevo godermi la solitudine ancora per un po’, e quel “po’” si è protratto davvero a lungo. Dopo, lo sai cosa mi è successo. Azkaban.
Penserai che non ho avuto molte occasioni nella vita e magari che sono stato sfortunato, ma ai tempi di scuola ne ho avute a bizzeffe: che tu ci creda o no, non ero malaccio, da ragazzo. Un giorno, se riesco a recuperare una foto, te la spedisco. Da mia madre di certo non ce ne sono, penso le abbia bruciate tutte quando sono andato a vivere dai Potter.
Dicevo, non so se fossero i capelli lunghi a fare qualche effetto, li portavo quasi fino alle spalle, ci credi? Immagina però il contesto! Nessuno all'epoca li portava come me, tranne Albus Silente, ma i suoi erano decisamente più lunghi e a nessuno è mai venuto in mente di accostare le nostre persone per fortuna. Ad ogni modo, inspiegabilmente, avevo successo! 
A San Valentino, invariabilmente, mi trovavo una marea di uccellini di pergamena cinguettanti dietro al baldacchino di velluto rosso. Anche tuo padre, nel caso in cui te lo stessi chiedendo. Impilavamo le scatole di cioccolatini sul comodino, e chi aveva la torre più alta vinceva il titolo di Cioccolatino Supremo di San Valentino. Quella pagliacciata è durata per anni, e posso dirti con orgoglio che sono più le volte in cui ho vinto io, rispetto a quelle in cui ha vinto James. La maggior parte dei ragazzi ci ammirava per questo. Tuo padre, Harry, dal primo anno sull'Espresso di Hogwarts, non ha avuto occhi che per Lily. Ecco forse perché vincevo sempre io: a me non piaceva nessuna in particolare. Tuo padre invece… fidati, lo sapevano anche i muri. Quanti cuori spezzati, quanti sospiri ha scatenato la sua ossessione! Credo che abbia sempre avuto quei tratti di carattere un po' cavallereschi che hanno solamente gli eroi dei libri: la lealtà, la perseveranza, la fiducia nel suo amore puro. Perfino Lily, che inizialmente tollerava poco la sua pomposità, dopo qualche anno si è arresa all'evidenza. Tuo padre è sempre stato un uomo da amare. Era adorabile. 
Senza dubbio, e mi preme dirtelo Harry, la tua presenza al mondo è dovuta a una tenerezza che raramente si incontra nella vita. Conservo ancora nella memoria sprazzi di momenti piacevoli in loro compagnia, anche passati banalmente intorno a un tavolo: il tempo si fermava non appena si scambiavano uno sguardo. Io spettatore ammiravo la scena e pensavo: che fortunato quest'uomo, che fortunata questa donna. Lo sguardo che tuo padre riservava a tua madre, anche quando lei non se ne accorgeva, era di fervida ammirazione. 
Il rispetto che provava nei suoi confronti era evidente, sai.
No, non è sempre stato un bravo ragazzo. E nemmeno io. E se proprio vuoi saperlo, nemmeno tua madre.
Mi hai chiesto del mio primo bacio. So che tu stai ancora aspettando il tuo: esita, aspetta, e vedrai. Quando sarà il momento, non ci sarà posto per i dubbi.
Non importa chi sarà la fortunata ragazza, e nemmeno se conoscerai il suo nome. Quello che conta è il ricordo che ne avrete entrambi, prendi nota e vai avanti.
La sto prendendo alla larga, come si suol dire, perché ho l'impressione di ballare un duello con un ippogrifo: giriamo in tondo, ci guardiamo e lui mi spaventa tanto da impedirmi di avvicinarlo. Perdona il mio imbarazzo, Harry, perché in realtà non ha luogo d'essere. Il passato è passato e non si cambia.
Veniamo al dunque. Ai tempi di scuola, dovevo avere quindici anni, ho avuto un momento di debolezza. Prendilo per quello che è stato, e sappi che non si è mai più ripetuto.
All’epoca, tuo padre guardava tua madre come un serpente la sua preda, imbambolato, sornione e in attesa del momento migliore che non arrivava mai, ma lui era tanto cocciuto quanto paziente. Non mi aveva ancora detto che provava qualcosa per lei, forse perché era evidente, forse perché si beava dei suoi sentimenti e non aveva voglia di condividerli. È comprensibile. Lo capisco, adesso. Ad ogni modo, in fondo io sentivo che era innamorato di lei, di Lily Evans. All’epoca, però, con il cuore in subbuglio, per qualche tempo è piaciuta molto anche a me.”
 
Sirius posò la piuma e si perse nelle spire avvolgenti della nostalgia. A quindici anni non era sicuro di sé come di lì a qualche anno, ma confrontato ai suoi coetanei era decisamente attraente e ne era consapevole. Era un’epoca difficile per lui, parlava solo se aveva la risposta pronta sulla lingua ed era capace di tacere per ore o di offendere riversando sapientemente nelle parole tutta la cattiveria di cui traboccava la sua mente brillante ma ancora acerba. Non si risentiva affatto degli scherni rivolti alla sua persona, non ne faceva un fatto personale. Era come se fosse nato predatore, in un mondo in cui vige la legge della giungla.
 
Avevano esagerato con Severus Piton, quel giorno. Si era pentito immediatamente, appena finito l’eco dell’ultima risata di fronte ai tentativi maldestri di rialzarsi con le mutande sopra la veste del Serpeverde sconfitto. Si era sentito mortificato, quando Lily l’aveva fulminato con un’occhiata per aver assistito a tutta la scena; se n’era andata prendendo sottobraccio il suo amico Serpeverde. Sirius non aveva nessuno, intorno, che lo facesse sentire sciocco in quella maniera. Di sicuro era abituato agli insulti da parte della sua famiglia, ma non a uno sguardo di rimprovero e delusione. Non aveva mai deluso nessuno a casa perché nessuno credeva in lui. Aveva passato la notte fissando il soffitto senza riuscire a prendere sonno. 
L’aveva incontrata il pomeriggio seguente mentre attraversava il cortile, e prima che la sua mente fosse riuscita a formulare un pensiero, l’aveva presa per un polso e invitata a seguirlo in un luogo appartato. 
“Scusa.”
Era l’unica cosa che fosse riuscito a dirle. Non sapeva neanche perché l’aveva presa da parte. Era come se il suo parere contasse per lui. Non era abituato a sentirsi in colpa.
“Cosa dovrei farmene delle tue scuse? Vai a parlare con Severus.”
Avrebbe potuto insultarlo, ma l’aveva ferito, con quella risposta calma. 
“Non lo farò più.”
Aveva ingoiato un rospo notevole.
“Non devi rendere conto a me di quello che fai, ma solo a te stesso.”
Giusto, e perché invece sentiva il bisogno di farlo con lei? Sirius era oltraggiato; non capiva. A quindici anni già la parola “scusa” era difficile da pronunciare, figuriamoci qualsiasi altra variante in perifrasi.
Quello che tuttavia capiva ancora meno era perché nessuno dei due si decidesse a piantare in asso l’altro lasciando il corridoio abbandonato. C’erano lui e Lily, e gli schiamazzi e lo scalpiccio degli studenti a un passo da loro, fuori nel cortile. Quel corridoio era tanto vuoto quanto freddo, e sostarvi non faceva che amplificare i loro rispettivi dubbi. Lily Evans, con un’espressione pensierosa, interrogativa, sembrava avere i piedi fusi sul posto. E Sirius Black, cauto ma non troppo, la osservava da vicino come non aveva forse osato fare mai prima di quel momento.
“Hai altro da dire?”
Il tono calmo di lei lo aveva guidato fuori dall’atmosfera tesa. E dopo, lo aveva guardato… bonariamente?
“Proprio niente? E va bene. Ti saluto, vado a lezione. Dovresti dire al tuo migliore amico che non gli farebbe male scusarsi, ogni tanto.”
Sirius ricordava perfettamente quel momento: circa vent’anni prima, Lily indugiava osservando il suo volto, si avvicinava, gli scostava i capelli dietro l’orecchio e sospirava prima di andarsene.
 
In quel momento, Harry, mi presi una cotta per Lily Evans. Durò qualche mese. Fino alla fine dell’anno scolastico, non feci altro che guardarla da lontano. Non mi ero più azzardato a prendere in giro Severus Piton con la stessa scanzonata cattiveria. Non dovevo nemmeno trattenermi, bastava il ricordo di quello scambio di parole.
Sai, tua madre era una bellissima donna. Da ragazza, comunque, i tratti non erano ancora maturi; tuttavia era proprio la sua espressività a renderla così attraente. Aveva un’aria seria e intelligente, e lo dimostravano i suoi voti eccellenti. Per qualche semestre siamo stati anche rivali, all’inizio. Poi, io e James ci siamo concentrati su altro, mentre hanno primeggiato senza eguali Lily e Remus. Noi avevamo cose più interessanti da fare, naturalmente. Ma questa è un’altra storia Harry.
Quello che volevo dirti…
 
Ricordò la sensazione vellutata di quello scambio, feroce e curioso in ogni punto.
 
È che una sera, in Sala comune, Lily Evans non accennava ad alzarsi dal divano, sembrava assorbita da un buon libro e si godeva visibilmente il tepore del caminetto acceso. Io e tuo padre, ovviamente, siamo rimasti con lei a finire dei compiti ma quando ho visto l’occhiata che mi ha rivolto James non ho esitato a farmi da parte e sono salito in camera a finire per conto mio. Mentre rileggevo il mio immenso papiro mi ero accorto di aver lasciato in Sala l’inchiostro, ma non avevo osato scendere per paura di disturbare qualcuno. 
James, salito nel cuore della notte fino al suo letto, mi aveva preso a cuscinate per attirare la mia attenzione, aveva voglia di parlare; ma io ero così stanco da essermi girato sull’altro fianco dandogli le spalle e lui, rassegnato, si era buttato a letto sognante.
“Ho passato del tempo da solo con la Evans…” mugugnava felice.
Ricordo di essermi svegliato di soprassalto, mentre James russava a più non posso accanto al mio letto. Sono sceso per recuperare il maledetto inchiostro, e… Lily era ancora sul divano a leggere. Qualche volta mi era capitato di imbattermi nei suoi occhi, scoprendo che mi guardava, ma non ci parlavamo da quella volta che ti ho descritto.
“Che ci fai qui? Non dormi?” le avevo chiesto.
Era così strano ritrovarsi soli.
“No. Ho voglia di finire questo libro.” 
 
Sbadigliando, però, l’aveva posato e si era ricomposta sul divano, portando i piedi sotto di sé per fargli spazio. Sirius doveva solamente recuperare la boccetta, c’erano quaranta centimetri di pergamena in ballo quella notte, eppure… si sera seduto accanto a lei. Si erano guardati a lungo. Sirius aveva avvertito le gambe farsi molli.
“Ce l’hai una ragazza, Sirius?”
Il languore aveva preso il sopravvento in entrambe le giovanissime menti.
“No.”
Si era messo a finire la sua pergamena di Trasfigurazione sul divano accanto a lei, senza riuscire a trovare la forza di portare tutto in camera lontano dalla fiamma del cuore del suo migliore amico. Lily gli aveva infilato i piedi gelidi sotto alle cosce e si era rimessa a leggere.
 
Quando mi sono svegliato avevo rovesciato metà dell’inchiostro sul tavolino, e Lily Evans dormiva accanto a me con il suo libro addosso. Ho voluto chiuderlo e metterlo accanto a lei senza svegliarla. Lily però aprì gli occhi proprio quando, quattamente, mi ero avvicinato abbastanza per toglierle il tomo dal petto.
 
Si era trovato davanti quei suoi occhi felini definitivamente aperti, un po’ sorpresi e assonnati. In quel momento non gli importava di James. Non gli importava granché di nulla, se non di quello che poteva succedere e non avrebbe assolutamente dovuto. Era eccitante e proibito. 
A carponi su di lei, attendeva una risposta che si percepiva agevolmente senza l’uso della parola. Lily l’aveva attirato per il bavero a una spanna di distanza e si era goduta la vista dei suoi tratti così vicini. 
“Sirius, io ti piaccio?”
 
La baciai. Non sapevo come rispondere alla sua domanda, mi imbarazzava e non volevo dare spiegazioni che prima o poi si sarebbero ritorte contro di me. 
Lily Evans ad ogni modo aveva ricambiato il mio bacio a fior di pelle. 
Harry, fu l’unica volta in quegli anni in cui non mi comportai in maniera del tutto leale nei confronti di tuo padre. 
Eravamo solamente curiosi. Ci siamo tolti la curiosità ed è finita lì. Penso che fosse il primo bacio per entrambi. Non lo sapeva nessuno, e non l’ha mai saputo nessuno.
Sai, con la notte e il buio attorno, si possono fare cose inspiegabili alla luce del giorno. Non ne parlammo mai. Con il tempo i miei sentimenti si affievolirono, perché niente al mondo avrebbe potuto portarmi a tradire il mio migliore amico, e per me era naturale così. Nessuna donna ci avrebbe allontanati. Lui era tutto per me.
 
Sirius accartocciò la lettera che gli era costata tanta fatica. Come poteva raccontare una cosa del genere al suo figlioccio? Ricominciò da capo, imprecando.
 
Caro Harry
 
…non ho mai amato nessuna, ma ho avuto davvero tante ragazze. Avevo una gran reputazione, e tutti i miei compagni mi ammiravano per questo.
 
Scrisse nuovamente qualche riga sciocca su San Valentino, sul significato delle donne nella sua vita – o meglio, sulla loro assenza. Non doveva davvero raccontargli tutta la verità. 
Harry meritava un super padrino, e in cuor suo temeva che Sirius Black non fosse abbastanza. Era la prima volta che si sentiva così inadeguato.
 
Il mio primo bacio l’ho dato a una Grifondoro, ma non mi ricordo bene come si chiamasse. Diamole un nome di fantasia: Amelia! Ricordo solo che Amelia era bella da impazzire e tutti in quel periodo avevano una cotta per lei. Faceva girare la testa anche ai Serpeverde! E non era nemmeno una purosangue.
Le sue labbra morbide non mi erano destinate, lo sapevo già ma ho voluto assaggiarle lo stesso. Erano spettacolari, Harry. Come solo quelle del primo bacio. Ne verranno altri, dopo quello, ma non sarà mai la stessa cosa. Credimi.
L’ho vissuto come un momento di debolezza, ma serbo ancora teneramente quel ricordo: mi ero sentito proiettato in cielo come solo in una partita di Quidditch.
Come vedi è facile non ricordare un nome o un fatto – si, era di Grifondoro, è davvero importante? – ma ci sono delle sensazioni che invece rimangono talmente impresse nella memoria che basta pensarle per riviverle. Ho una sola premessa: quello che posso dirti dei miei e dei suoi sentimenti deriva tutto dal senno di poi. All’epoca brancolavamo nel buio, come ogni adolescente che si rispetti. 
Amelia! Portava i capelli lunghi fino alle anche, e li teneva perfettamente ordinati; aveva la fama di essere una studentessa in gamba, non solo raggiungeva spesso i punteggi più alti agli esami, ma era estremamente votata allo studio; non era un comportamento passivo, come il mio o quello di tuo padre, era assolutamente interessata a ogni cosa, si destreggiava fra i vari argomenti e corsi con metodo e organizzava addirittura delle riunioni per instaurare dei dialoghi fra studenti. Ora Harry non so quante persone del genere tu conosca, forse solo la tua amica Hermione potrebbe avere la stoffa di investirsi tanto. E credimi se ti dico che le sue riunioni avevano successo! Certo, una parte dei presenti la seguiva solo per ascoltare la sua versione e avere un argomento in comune di cui parlare in un secondo momento, nella speranza di attirare la sua attenzione. Come puoi immaginare, una grande parte del pubblico era maschile! Io stesso qualche volta ho presenziato, ma devo ammettere che non avevo voglia di avere quel genere di discussione con lei. Forse per me Amelia era più come una forma d’arte da guardare e commentare da lontano. Remus invece era molto intrigato, ma non sembrava votarle il minimo interesse in quanto femmina; povero Remus, aveva altro a cui pensare; era ben lontano dall’aver accettato la sua nuova natura. James invece… beh, a lui non importava molto di quello che diceva Amelia, all’epoca… aveva poche cose e ben confuse per la testa. Peter, preferirei non nominarlo nemmeno; ad ogni modo, anche lui non era indifferente a questa portentosa fanciulla. Siccome ero il meno coinvolto di noi, Remus mi costringeva ad intervenire al suo posto e qualche volta io e Amelia ci siamo scontrati pubblicamente; questo succedeva quando invece di ascoltare i bisbigli concitati di Remus, che non attaccava mai in modo diretto, tornavo cosciente e ben presente nel mio corpo e il mio caratteraccio prendeva il sopravvento.
Dicevo, comunque, che Amelia era attraente a tutto tondo; faceva breccia per la sua gentilezza, l’impegno sociale, e anche il suo fisico. Era estremamente femminile, come raramente succede a quell’età; di solito le adolescenti sono un po’ mascoline, oppure nascondono l’opulenza delle nuove curve, o ancora espongono il tutto speranzose di raccogliere qualche sguardo e sentirsi accettate. Lei non apparteneva a una categoria preconfezionata: gli indumenti erano banali, ma i colori scelti con cura, e le sue curve si intuivano semplici e armoniose, come si intuivano i suoi sentimenti guardandola in faccia: avevano un qualcosa di trasparente, primitivo e ben fatto. Col senno di poi, posso solo dirti che probabilmente era il sogno erotico più casto che abbia mai avuto.
 
Ad ogni modo, mi aveva colpito perché era terribilmente agguerrita nella sua strenua difesa del più debole. Mi sento in dovere di ammettere che non sempre sono stato un paladino della giustizia; a volte mi comportavo come un cretino; non voglio scrollarmi le colpe di dosso, ma temo che a quei tempi il mio cervello fosse sotto una specie di Bombarda pronto a farmi saltare in aria. Ricordo che per anni ogni pensiero o impressione mi arrivava in maniera confusa come se avesse dovuto seguire un cammino difficoltoso e caotico; in effetti c’era da attraversare il deserto neuronale causatomi da anni di vita in casa Black. Per non parlare del subbuglio ormonale. Sai di cosa sto parlando, immagino.
 
Non era il mio primo batticuore. Ricordo di essermi reso conto che mi piacesse un po’ tardi, perché non ci volevo credere che una giovane strega con tanto successo dovesse per forza interessare anche me. Forse, Harry, il tuo padrino aveva una stima di sé fin troppo alta, da ragazzino. Mi ponevo sopra ogni cosa; e non avevo affatto voglia di soffermarmi a riflettere; come avrai notato, questo tratto del mio carattere è rimasto immutato nel tempo. Insomma, Amelia per me non doveva interessarmi, punto.
Invece, un giorno, mi ha sgridato mentre me la prendevo con un ragazzo alquanto antipatico che continuava a ronzarmi attorno cercando rogne. Ok, forse non è andata proprio così. Diciamo che quel ragazzo era nei paraggi proprio quando la mia testa è esplosa nell’ennesimo Bombarda. Amelia mi ha raggelato con uno sguardo e non sapevo cosa fosse la vergogna, penso di aver scoperto questo sentimento in quell’istante. Il giorno dopo quando mi sono imbattuto nella sua figura nel mezzo del cortile – ero stranamente solo – ho agito d’impulso, naturalmente: l’ho presa per il braccio e costretta a seguirmi lontano dagli altri studenti. Le ho chiesto scusa Harry, e se ci penso tutt’ora provo imbarazzo per quel ragazzo che ero. Lei mi aveva rabbonito con molta più gentilezza di quanta ne meritassi veramente, e stranamente non accingeva ad andarsene… mi aveva salutato accarezzandomi i capelli. Ti lascio immaginare in che stato mentale sono tornato sui miei passi! In quel momento non potevo saperlo, ma ora è chiaro che le piacevo. Non sapevo spiegare come mi sentivo nemmeno a me stesso, per cui probabilmente per qualche settimana sono stato sempre zitto; in un certo qual modo, era anche riuscita a spegnere l’interruttore per il Bombarda, di cui io ovviamente non conoscevo l’esistenza fino a quel momento. Troppe novità tutte insieme.
Il primo bacio, comunque, c’è stato qualche settimana dopo. Per queste faccende, Harry, ci vuole pazienza!
Non è stato nemmeno cercato, forse per questo è stato così fresco ed eccitante.
Era in Sala comune intenta a leggere il suo libro preferito; io ero sceso perché mi ero dimenticato l’inchiostro e non avevo finito i compiti di Trasfigurazione. Abbiamo condiviso il divano tutta la notte, in un’atmosfera evanescente come una morbida bolla: lei leggeva, e io finivo di riempire la mia pergamena. Ci siamo semplicemente addormentati, credo che la tensione fra noi fosse tale da rendere impossibile qualsiasi altro movimento: non volevo alzarmi, e nemmeno lei voleva allontanarsi da me! Purtroppo non sapevamo nemmeno come avvicinarci uno all’altra. Così, per nostra fortuna, è subentrato l’istinto. La mattina seguente, prestissimo, mi sono svegliato di soprassalto, ricordo ancora la piacevole stretta al cuore quando mi sono reso conto di essere sul divano proprio con lei, con Amelia! L’ho guardata respirare lievemente nel sonno, ma il suo respiro mi faceva annaspare; allora ho fatto l’unica cosa che mi era venuta in mente: ho preso il libro con il quale si era addormentata per chiuderlo e posarlo sul tavolino vicino a noi, ma lei si è svegliata proprio quando ero a quattro zampe su di lei. 
Harry, non so come descriverti lo sguardo che ci siamo scambiati. Lei era arrossita, aveva i vestiti scombinati e le palpebre assonnate; le pieghe del sonno hanno un effetto pazzesco sugli ormoni, un giorno lo scoprirai anche tu e saranno guai.

Lei mi guardava, tenera, attratta da me. Proprio da me! Dovevo essere una specie di cotta per lei, sembrava che non si aspettasse nulla del genere. Non l’avevo mai vista così genuinamente intimidita. Le era sfuggita una vocale aspirata per lo spavento, ed era rimasta a bocca aperta. Sirius Black le era tanto vicino che i loro respiri si scontravano a metà strada! Ho avuto l’impressione che mi considerasse irraggiungibile fino a quel momento e di essere proprio la causa della sua agitazione. Avevo un’orchestra trionfante nel petto ma non osavo gongolare, perché ancora una volta non sapevo come comportarmi.
Mi aveva chiesto se avessi qualcuno. Negativo. Mi era sembrato quasi di sentire il suo cuore battere fuori da lei, a quella risposta. Amelia respirava più velocemente perché non accennavo a spostarmi. A quel punto, a costo di sembrarti stucchevole, quel suo ansimare delicato liberò una reazione a catena che mi mise in subbuglio. Probabilmente il modo in cui l’avevo guardata negli occhi, l’interesse palesato, il cuore nella mia mano – ma nascosta dietro la schiena – l’avevano convinta che io ricambiavo i suoi sentimenti. Per questa ragione mi aveva preso di contropiede, tirandomi verso di lei. Il mio naso quasi toccava il suo, ed era una sensazione incredibile. Senza preamboli mi chiese sfacciatamente se lei mi piaceva. 
“Io ti piaccio, Sirius?”. Aveva un tono che la diceva lunga, come se sapesse tutto; c’era un lieve tremore nella voce, ma non l’avevo registrato, ero troppo inesperto e troppo emozionato. 
 
Harry, ci sono dei momenti in cui è lecito parlare e altri in cui… bisogna lasciarsi andare. Non che io sapessi quello che stavo facendo, e forse qualsiasi altro mio gesto ambiguo avrebbe funzionato perché c’era quella tensione magica fra di noi. Non la magia che conosciamo, ma quella che ti fa sentire vivo. Hai presente? Ecco. In quel momento io l’ho baciata. Non sono stato irruento, siamo predisposti per farlo bene. Non tutti, d’accordo. Io, modestamente; ma anche tu Harry, ne sono certo. Segui l’istinto e non sbagli. Ricordo di aver a malapena sfiorato le sue labbra, e cercando di ritrarmi mi ero ritrovato sdraiato su di lei perché lei non aveva mollato la presa sul bavero del mio pigiama. Quel baciò durò qualche ora, fino al mattino. Era come se in un qualche modo fossimo a conoscenza del seguito, di come sarebbe andata a finire. In quel momento dimenticai chi ero talmente era coinvolgente. Non c’era imbarazzo, solo un’emozione in grado di travolgerti. Baciava e si lasciava baciare, Amelia, con la naturalezza di chi sa quello che vuole e se lo prende. Era curiosa almeno quanto me. 
Immagino che a questo punto lo sia anche tu! I movimenti delle labbra sono diversi ad ogni bacio. Non sono cose che si imparano o che si sanno, Harry. Dipendono dalle circostanze, dagli odori, dalle persone. I nostri avevano una cadenza lenta e scoppiettante come il fuoco che si stava ormai spegnendo alle nostre spalle, ma che ancora profumava e scaldava la stanza. Esprimevano il nostro desiderio di sentirci più vicini, di conoscerci e di scoprire il sapore dell’altro. La nostra prima volta sembrava una danza impalpabile fra due farfalle arroventate e matte per la luce del sole. 
In quel momento il battito si impenna e va per la sua strada. È struggente a un punto tale che non capisci più niente, e devi reinventarti; dopo il primo bacio si rinasce e si impara a conoscersi nuovamente. È la sensazione più piacevole che io abbia mai provato, Harry. Anche se Amelia non mi ha mai più baciato dopo quella notte, perché non era destino che succedesse; il mio cuore me l’ha fortunatamente impedito; con il tempo, i bollori si sono sopiti. Ma non la dimenticherò mai. Anche se Amelia non si chiamava Amelia, e non mi è permesso ricordare altro se non le impressioni.
Prometti solennemente di non raccontare a nessuno quello che hai letto, e di scrivermi della “tua” Amelia non appena ci saranno novità. 
 
Con tanto affetto,
 
tuo Sirius
 
 
 
 
 
   
 
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