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Autore: ChiiCat92    20/10/2019    0 recensioni
"Isa batté le palpebre, nutrendosi di quel momento, di quelle sensazioni.
Il profumo di Lea era scoppiettante di sapori, un po’ dipendeva dall’odore del cibo, tantissimo cibo, che permeava il posto in cui viveva, diverso dallo sterile profumo dei boschi quando doveva andare a caccia, un po’ dipendeva da lui, dal fatto che sapesse di fuoco.
Si accoccolò di più, il viso premuto contro la sua spalla, e allora si accorse di aver perso il controllo del proprio corpo ed essere tornato un animale."
Questa storia partecipa al Writober2019 di Fanwriter.it, lista PumpINK.
#writober2019, #fanwriterit, #halloween2019
Genere: Angst, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Isa, Lea, Xemnas
Note: AU | Avvertimenti: Furry | Contesto: Nessun gioco
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20/10/2019

 

Lupo Solitario 


La Traccia era color cobalto e si dipanava come un nastro nel buio della notte. La neve cadeva a larghe, gelide falde, la visibilità ridotta gli permetteva di affidarsi solo all’olfatto. Ma sarebbe bastato.

Affondò il muso nella neve, sentendone a malapena il freddo scricchiolare contro la pelliccia, in cerca della Traccia.

Il branco, lontano e al sicuro, era una presenza ovattata nella sua mente, una nuvola dorata che gravava sui suoi pensieri, costantemente. Aveva fretta di tornare per non perdere la sua autorità, ma il desiderio che l’aveva spinto ad allontanarsi da solo era più forte, così intenso da strappare un tessuto che credeva rigido dentro di sé.

Non poteva permetterlo. Finché la Traccia sarebbe rimasta blu acceso il branco avrebbe saputo che il disertore viveva, e che era quindi possibile sfuggire al suo controllo e rimanere impunito. 

Un ringhio gli scoprì le zanne. La rabbia poteva essere controllata, incanalata, e la direzione che doveva seguire era quel nastro blu che si perdeva nel cielo bianco neve. 

L’avrebbe trovato, e l’avrebbe pagata cara. 

 

*

 

Isa aprì gli occhi lentamente, appiccicati dal sonno e dal calore. Per un confuso attimo pensò che fosse strano non percepire gli odori del branco, vedere nell’aria i loro colori scomposti. Quello che riempiva il suo campo visivo era un alone rosso fuoco, vibrante di sfumature arancio, che lo riscaldava dall’interno. 

Mise a fuoco un corpo esile, umano, il petto che si alzava e si abbassava al ritmo del sonno, capelli come una fiamma viva, il viso giovane e rilassato.

Isa batté le palpebre, nutrendosi di quel momento, di quelle sensazioni. 

Il profumo di Lea era scoppiettante di sapori, un po’ dipendeva dall’odore del cibo, tantissimo cibo, che permeava il posto in cui viveva, diverso dallo sterile profumo dei boschi quando doveva andare a caccia, un po’ dipendeva da lui, dal fatto che sapesse di fuoco.

Si accoccolò di più, il viso premuto contro la sua spalla, e allora si accorse di aver perso il controllo del proprio corpo ed essere tornato un animale.

Il panico gli attanagliò lo stomaco solo per un istante, il tempo necessario per accorgersi che la Luna Piena aveva lasciato posto al Sole nel cielo, e che il chiarore del mattino illuminava una giornata bianco neve. 

« Sei… » mormorò Lea con la voce impastata del caldo. Tentò di allontanarlo con una mano, affondando nel pelo morbido del suo petto. « ...caldissimo. » 

Isa emise un verso indignato e allora Lea aprì gli occhi. Non si era accorto di essere abbracciato ad un lupo, un mutaforma, e la sua espressione apparve ridicolmente adorabile ai suoi occhi. 

« Oh. » disse solo, alzandosi lentamente. Non c’era paura nel suo sguardo ma una sorta di autoconservazione ancestrale. Gli umani non avevano altro per proteggersi se non quella paura inconscia che li faceva allontanare automaticamente dal pericolo. « Sei...cioè… » indicò con un dito il suo corpo, la pelliccia, le zampe, la coda, il muso irto di zanne affilate. 

Isa annuì, piegando di lato la testa come a chiedergli se ci fosse qualche problema. 

Poi Lea scoppiò a ridere. Rotolò sul letto tenendosi la pancia, le lacrime agli occhi, mentre Isa lo guardava come se fosse impazzito. 

« Sei...vestito! »

E allora Isa abbassò il muso sul proprio corpo. La maglietta e i pantaloni che l’umano gli aveva dato per dormire gli si stringevano intorno alla pelliccia creando buffi bozzi di pelo blu scuro, facendolo somigliare ad un peluche a grandezza naturale che qualche bambino si era divertito a vestire a forza.

Mugolò, indispettito e imbarazzato, e cominciò ad agitarsi per togliersi di dosso gli abiti, ma erano così stretti intorno al corpo che da solo non ci sarebbe riuscito. Le mascelle schioccavano nel vuoto nel tentativo di afferrare un lembo di stoffa da fare a brandelli, mentre Lea singhiozzava per il troppo ridere, capovolto come un insetto sul carapace. 

Gli ringhiò contro e poi, con un balzo, gli fu sopra.

Lea smise di ridere all’istante. Di fronte ai suoi occhi Isa cambiò forma, la pelliccia lasciò il posto a soffice carne rosa luna, il muso divenne il volto imbronciato di un ragazzino, artigli e zanne divennero unghie e denti. 

La trasformazione era stata così graduale eppure così veloce che Lea non aveva avuto modo di coglierne i dettagli. Sapeva solo che un attimo prima rideva di un lupo agghindato da umano, e un attimo dopo un ragazzo della sua età lo sovrastava con espressione truce.

Lea aspirava aria a piccoli bocconi, stupendosi di come sia il lupo che il ragazzo profumassero di buono, pulito, di come fosse caldo. Gli ricordava le notti passate in campeggio forzato con il padre, e al tempo stesso riportava qualcosa alla mente qualcosa che non aveva mai vissuto, forse sognato. Era possibile una cosa del genere? 

« Beh, il problema si è risolto da solo. » si ritrovò a bisbigliare, cercando di ignorare il battito convulso del proprio cuore. Isa l’avrebbe sentito, forse si sarebbe preso gioco di lui. Una parte della sua mente gli bisbigliò che poteva anche perdere il controllo. I lupi erano carnivori, no? E uccidevano anche gli umani quando capitava? Cercò di ricordarsi se avesse sentito notizie di persone sbranate dai lupi o se tutte fossero solo storie inventate per alimentare l’alone di mistero e paura intorno a quella maestose creature. 

Isa si fece indietro, lentamente, come se stesse tenendo Lea sotto controllo. Si guardò brevemente le mani, la maglia un po’ sformata dai cambi inaspettati del suo corpo. 

« Quindi...non è come nei film, sai quella cosa di Hulk che si trasforma e gli rimangono sempre integri i pantaloncini… » quando Lea incontrò lo sguardo perplesso del lupo scosse la testa, ridacchiando. « Niente, lascia stare. Hai fame? » il ragazzo fu certo che se Isa fosse stato ancora un lupo avrebbe preso a scodinzolare. 

Trattenendo una risata lo invitò con un gesto a seguirlo.

Sua madre doveva essere andata a lavoro, la casa, a parte il ronzare della caldaia, era silenziosa. 

Isa seguì il ragazzo titubante, sulla punta dei piedi nudi. Il pavimento era morbido e caldo e i tappeti disseminati come pozzanghere qua e là gli facevano provare nuove e indiscrete sensazioni. Non era abituato a quelle...comodità, quando camminava come essere umano doveva sopportare a denti stretti le intemperie, i sassi che si conficcavano nelle piante dei piedi, i rametti che graffiavano la pelle soffice. Gli umani erano stupefacenti nel rendersi vulnerabili. 

« Hai mai mangiato uova e bacon? » Lea aprì il frigorifero e Isa aspirò a fondo l’arcobaleno di colori che ne fuoriuscì. Alcuni gli erano comprensibili, quelli della frutta e delle verdure ad esempio, il latte, la carne, ma altri lo confondevano. 

Il rosso gli mostrò delle fette di carne tagliate e pulite, ordinate su un vassoio di plastica. Isa non poté fare a meno di chiedersi dove fossero le ossa da sgranocchiare e litigarsi con gli altri membri del branco. Ma Lea era da solo e non sembrava soffrire di quella solitudine.

Un pungolo gli perforò il cuore e i polmoni e per un attimo gli mancò il respiro. 

Solo.

La paura lo prese da lontano, come un’onda lunga, avvolgendolo dalle caviglie e salendo verso l’alto. 

Poi Lea gli poggiò una mano sulla spalla e il panico si dissipò, diluito nell’odore della carne cruda e del fuoco caldo. 

« Stai bene? »

Lui riuscì ad annuire, apparendo credibile, così il rosso poté mostrargli un’altra meraviglia degli umani: il fuoco.

Non che lui non lo conoscesse, non che non sapesse che nelle loro tane...nelle loro case gli umani avessero a disposizione un modo per accendere il fuoco a comando, ma vederlo dal vivo era qualcosa di assolutamente nuovo per lui, e lo osservò con curiosità ostile, da sopra una spalla di Lea mentre lui cucinava.

L’odore della carne e delle uova che friggevano nel loro stesso grasso sciolsero ogni riserva, e alla fine stava scodinzolando davvero, la coda sbucata all’improvviso dal nulla.

Lea si chiese se fosse consapevole di perdere il controllo della sua forma umana, e si chiese anche se fosse un umano capace di mutare forma o...un lupo in grado di trasformarsi in umani. La differenza era sottile ma sostanziale. 

Isa aveva la bocca piena di saliva calda, come non gli succedeva da mesi, e si riscoprì pieno di smania: avrebbe voluto prendere a mani nude la carne e mangiarla immediatamente, ma Lea lo colpì una volta sola con una spatola e lui desistette nell’intento. 

Il rosso mise a tavola i piatti colmi di carne e uova e Isa, volendo evitare un altro colpo di spatola sul dorso della mano (il dolore gli aveva insegnato molto), aspettò che lui la poggiasse da parte per avventarsi sul cibo.

Non diede neanche il tempo al ragazzo di dire o fare alcunché, tra cui insegnargli a usare le posate: prima ancora che potesse aprire bocca il piatto era già vuoto. 

« Accidenti. » ridacchiò Lea, battendo le palpebre. « Eri affamato davvero. Ne vuoi ancora? »

Gli occhioni verdi di Isa si sgranarono appena. Ancora? Poteva averne ancora? Di solito le porzioni del branco erano limitate al rango del singolo lupo. Gli adulti, che avevano bisogno di energie, dovevano mangiare la maggior parte della carne buona, ai cuccioli spettavano gli avanzi, e a lui...lui prendeva quello che il capobranco gli lasciava.

Di nuovo sentì i piedi sguazzare nella paura, allontanata a stento dalla seconda porzione offertagli da Lea. 

Stavolta cercò di assaporarla, imitando i gesti dell’umano. Era più semplice mangiare a mani nude, ma a quanto pare a loro piaceva complicarsi la vita. Armeggiò con la forchetta e dopo un paio di tentativi a vuoto imparò la tecnica, sotto gli occhi attenti di Lea. 

« Sei una creatura pazzesca. » gli disse, la guancia premuta contro la mano, ammirato. Isa aggrottò le sopracciglia, l’imbarazzo nascosto in un sostrato di indifferenza. « Ce ne sono tanti come te? »

« Noi siamo in dodici. » 

Lea non si aspettava una risposta, tanto che sollevò le sopracciglia sorpreso. Era carino quando aveva quell’espressione stupita. 

« Così tanti? » Isa annuì. « Incredibile...e io che pensavo che tu fossi unico. »

« I lupi da soli muoiono. » rigido, all’improvviso con la mascella contratta.

Unico, solo, branco di se stesso. Quando sarebbe potuto sopravvivere? Quanto tempo prima che lui lo trovasse? 

Il respiro si fece grosso e non fu più in grado di reggere la forchetta. Di nuovo, fu il tocco sulla spalla di Lea a fargli trovare l’uscita di quel tunnel nero di paura. 

« Non intendevo questo...volevo dire...unico nel tuo genere, speciale. Non si vedono molti come te in giro e...sinceramente non sapevo neanche che esistesse qualcuno come te. »

« Ci sono altri branchi. » mormorò Isa in risposta, la mascella indolenzita per averla stretta così all’improvviso. Parlare diventava più facile man mano che esercitava le corde vocali. Normalmente la usava per ululare e ringhiare. « Alcuni numerosi, altri meno. » 

« Fantastico. » le scintille negli occhi di Lea erano ingenue. 

Lui non sapeva, non poteva sapere. Credeva che il loro mondo fosse magico, ma non lo era. Era brutale, crudele, si sopravviveva a stento. 

Sollevò di scatto la testa quando lo percepì. Sotto il delizioso profumo di carne e uova, sotto l’odore infuocato di Lea, sotto gli odori sconosciuti degli umani, Isa ne sentì uno familiare. 

Era gelido come metallo, sulla lingua lasciava sentore di sangue, ed era dorato come lo schiocco di un fulmine. 

Balzò in piedi, rovesciando la sedia, le mani ad artiglio lungo il bordo del tavolo. 

« Che succede? » Isa ignorò il ragazzo e prese a spogliarsi, ruggendo quando le mani si impigliarono nei bottoni. 

« Isa!» chiamò il rosso, ma lui era lontano, lontano mille chilometri, seguendo quell’odore sottile e dorato come uno spillo. « Isa!!! »

Da fuori, l’ululato si alzò contro il cielo terso e bianco, screziandolo di gocce d’oro fuso. 

« È qui. » 

Contro la porta di casa si abbatté un colpo come di un cannone, Lea sobbalzò sulla sedia, squittendo spaventato, mentre Isa tornava alla sua forma originale. 

Un secondo colpo e la porta cedette, scoppiando in mille schegge di legno. 

Il profumo d’oro si manifestò nella forma di un lupo massiccio, il muso aguzzo e pieno di denti, la pelliccia grigio bianca come la neve che portò dentro, incollata alle grosse zampe. Occhi profondi, privi d’anima, scivolarono prima sul ragazzo umano, poi sul piccolo lupo.

Solo in quel momento Lea divenne consapevole che Isa era minuscolo, un cucciolo, fragile come un giunco, rispetto all’esemplare adulto di fronte a lui. Massiccio, muscoli guizzanti tra tendini tesi.

Se avesse avuto voce forse avrebbe emesso un gemito spaventato. Ma Isa ringhiava, messo a sua protezione. 

“Lo ucciderà.” pensò, con vivida chiarezza. Immaginava già le zanne del lupo grigio intorno al collo di Isa, il sangue che schizzava a sporcare il pavimento. E dopo sarebbe toccato a lui. 

Isa mosse un passo verso il lupo adulto, il pelo arruffato e gonfio come per sembrare più grosso, un ridicolo tentativo che lo faceva sembrare solo più inerme

Il lupo grigio emise un rantolo simile ad una risata, distorta da una gola che non era fatta per ridere, un grottesco verso che fece correre brividi caldi su per la schiena di Lea. Dietro il muso di quell’essere si nascondeva il volto di un uomo, e il terrore gli suggeriva, candido, che doveva essere ben più crudele di quello animale. 

Un lampo bianco e il lupo fu su Isa. Lui uggiolò per la sorpresa e per un rotolò a terra, sbalzato dalla potenza dell’impatto. Il grosso lupo faceva schioccare le mascelle a poca distanza da Isa, come a dimostrargli che avrebbe potuto farlo a pezzi in qualsiasi momento, solo che non voleva

Lea, impietrito, volò al cassetto dei coltelli. Con mani tremanti ne prese uno, uno qualsiasi, uno che gli sembrava pericoloso, da portare davanti a sé come arma protettiva. Non sarebbe bastato, lo sapeva, ma non avrebbe permesso al lupo grigio di prenderlo senza combattere. 

Isa lanciò un grido acuto, perforante, che fece voltare di scatto la testa a Lea. Un vuoto gli prese lo stomaco, la vista traballò di lacrime calde. Il lupo grigio, i denti affondati nel fianco di Isa, assestò uno scossone con il collo possente e scagliò il suo corpo inerme e sanguinante contro una parete. Lì si accasciò, lasciando una scia rossa e schizzi perfettamente rotondi. 

Lea portò in avanti il coltello, ormai le lacrime gli scorrevano sul viso senza controllo, ma riusciva a vedere con chiarezza, a sentire, il cuore ridotto ad un lieve rumore di fondo. Non osava staccare gli occhi dal lupo grigio, temendo in qualche maniera di poter essere colto alla sprovvista. I colori si erano fatti opachi a tal punto che il sangue gli sembrava nero.

Il lupo aveva un ghigno sorridente sul muso, umano ma ferale, qualcosa che Lea non aveva mai visto prima. 

“Stai indietro!” avrebbe voluto strillare il ragazzo, ma la lingua era un molle pezzo di carne in gola che non riusciva a controllare. 

Il lupo fece un passo avanti, poi un altro, sereno, deciso, lasciava impronte insanguinate sul pavimento bianco della cucina. Quelle zampe erano enormi.

Nel momento in cui si accucciò per fare un balzo verso il ragazzo, Isa lo intercettò, la mascella intorno al suo collo. Un verso sorpreso sfuggì dalle fauci del lupo grigio e allora Lea agì: le mani si serrarono strette intorno al coltello e con tutta la forza che aveva nelle braccia affondò il coltello nell’addome del lupo. 

Un lungo, strozzato ululato fendette l’aria, il sangue era caldo e nero, nero ovunque, come ombre che zampillavano da una ferita inferta al manto della notte. 

Ma Lea non si fermò, continuò a colpire e colpire e colpire finché non sentì le braccia bruciare per lo sforzo e il corpo completamente bagnato dal rovente nero che fuoriusciva dalla creatura.

Si fermò solo quando due mani fredde si chiusero intorno alle sue. Scosse, si ritrasse, lasciando cadere il coltello. 

« È tutto okay. » quando alzò lo sguardo ritrovò gli occhi di Isa, verdi come le cime degli alberi che fendono il cielo in montagna. Era pallido, dolorante, sull’addome l’impronta del morso sembrava preoccupante. Ma era vivo.

« Devo…devo… » balbettò Lea, guardando ora il corpo del lupo grigio ancora scosso da tremiti, ora Isa, ferito. « ...portarti da un veterinario...o chiamare un’ambulanza… » 

Poi un eccesso di risa lo scossero, isterico, mentre i colori tornavano vividi e il sangue da nero diventava rosso, troppo rosso, ovunque.

Isa lo avvolse piano in un abbraccio. Il morso del capobranco non l’avrebbe ucciso, ed era forte abbastanza da resistere ancora un po’.

Rimasero stretti l’uno all’altro, tremanti e attoniti mentre l’inevitabilità di quello che avevano fatto scivolava lentamente su di loro come una patina ambrata.

Avevano ucciso il capobranco, il filo dorato che lo collegava al resto di loro era stato mozzato di netto e il cappio che stringeva il collo di Isa si era sciolto. Respirava di nuovo, respirava per la prima volta, e l’aria aveva il curioso sapore di sangue e bacon. 

Adesso poteva decidere della sua vita, poteva lasciare il branco.

Ma i lupi da soli muoiono. 

« Ambulanza. » mormorò Isa, separandosi gentilmente da Lea, una mano sul fianco grondante sangue.

Se poteva decidere, decideva di essere umano. 



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The Corner 

Questa è a tutti gli effetti la terza storia di una sottospecie di trilogia venuta fuori a partire da Bosco (giorno 9 del Writober), che ha poi trovato seguito in Luna Piena (13) e che adesso finisce con Lupo Solitario. Spero che le storie siano leggibili singolarmente, ho tentato di renderle tali, ma chi le ha lette tutte e tre di certo ne godrà di più quindi...è un invito ad andare a leggere le altre presumo lol! 

Chii
   
 
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