Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: Red Drago    21/10/2019    22 recensioni
La sera dello strappo è stata scritta da molti autori, quella sera André ha fatto il più madornale errore della sua vita e lungi da me giustificarlo, ma ne vorrei parlare da un punto di vista diverso.
Il punto di vista di un uomo distrutto.
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
André barcollando si diresse verso la propria stanza.
Barcollava un po' perché anche l'occhio destro lo stava abbandonando e un po' perché le lacrime gli stavano offuscando la visuale ancora di più.
Finalmente spalanco' la porta, richiudendola alle proprie spalle la fece sbattere.
Vi si appoggio' con le spalle e il busto come a volerla bloccare da visite indesiderate e la chiuse a chiave.
Raggiunse il letto e vi si lasciò cadere sopra a peso morto in diagonale.
Le lacrime non accennavano a rallentare, spalanco' gli occhi, i contorni degli oggetti che lo circondavano erano sfocati.
Sospirò forte, si asciugo' gli occhi e si mise a sedere.
Scosse il capo e lo prese tra le mani, i gomiti appoggiati alle ginocchia.
La vista lo stava lasciando.
-"È quello che ti meriti brutto bastardo, è quello che ti meriti per quello che hai fatto...."-
Poi gli scappo' una risata isterica, stava impazzendo, aveva iniziato a parlare da solo.
Si alzò in piedi, lentamente si avvicinò al suo scrittoio.
Non sapeva cosa avrebbe potuto fare Oscar, se lei lo avrebbe denunciato o semplicemente ignorato.
Non sapeva se sarebbe stato peggio per lui finire in fondo alla segreta di una prigione o dimenticato da lei, ignorato, non considerato pur restando libero.
Libero.
La libertà poteva essere peggio dell'inferno sapendo di essere disprezzato, allontanato dall'unica donna che avesse mai contato per lui.
Seduto alla scrivania ripercorse quello che era successo.
Riavvolse il tempo trascorso, avrebbe voluto rimediare, sapeva che non sarebbe stato possibile, ma forse sarebbe riuscito a capire.
Lui era nel salotto del piano terra, stava per prendere qualcosa da bere, ne aveva ben donde: ultimamente lui e Oscar non riuscivano più a comunicare, lei era sempre più distante.
Gli aveva detto che avrebbe lasciato la Guardia Reale, era incupita, triste, scostante.
Era in quello stato per colpa di Fersen.
André aveva serrato la mascella, quell'amore impossibile la stava consumando.
Lui conosceva bene quella sensazione.
Poi sua nonna, dopo il rimprovero di rito, gli aveva chiesto di portare un vassoio a Madamigella Oscar.
Come ai vecchi tempi.
Era giunto negli appartamenti di Oscar che lei stava suonando.
Una melodia struggente, bellissima.
Lui aveva bussato, la donna non aveva smesso di suonare, si era solo voltata e gli aveva sorriso.
Quel sorriso, quegli occhi di zaffiro erano da sempre la sua ragione di vita.
Aveva appoggiato il vassoio sul tavolino del salotto, poi si era accostato al camino per ascoltare la fine della melodia.
Oscar finalmente aveva finito di suonare e stava gustando la bevanda calda che le aveva mandato la governante.
André aveva capito che era ora di ritirarsi, le aveva augurato la buona notte. Il vassoio e la tazza vuota li avrebbe raccolti la sua cameriera personale l'indomani mattina.
Ma la donna lo aveva fermato, la voce sicura, lapidaria.
Ma l'atteggiamento era strano, sfuggente, gli voltava le spalle.
-"Aspetta André, devo parlarti.
Dal momento che ho deciso di vivere come un uomo volevo dirti che non intendo più avere il tuo aiuto, André"-
André la stava ascoltando, ma senza realmente capire il senso di quelle parole ' non intendo più avere il tuo aiuto....'
Ma cosa stava farneticando?
-"Vedi io non so quale sarà il mio prossimo incarico.
Ma appena lascerò la Guardia Reale credo che non avrò più alcun bisogno di te.
Devo imparare a vivere senza appoggiarmi a nessuno.
Buona notte, André"-
Ma cosa stava dicendo? Tutti hanno bisogno degli altri, non è l'essere uomo o donna che rende immuni.
Come se l'aver bisogno di qualcuno fosse una malattia.
In quel caso lui sarebbe stato allo stadio terminale.
Sarebbe stato senza speranze.
Per vent'anni aveva taciuto, adesso avrebbe detto tutto quello che pensava.
Senza muoversi dalla propria posizione, nel centro della stanza, André aveva deciso di dirle quello che pensava della situazione.
-"Anche io devo dirti una cosa:
una rosa è una rosa anche se sia essa bianca o rossa, una rosa non sarà mai un lillà, Oscar"-
Lei si era girata, lo sguardo carico di rabbia.
-"Vorresti dire che una donna resta sempre una donna in ogni caso? Questo vuoi dire?"-
Poi dritta davanti a lui gli aveva tirato uno schiaffo forte, violento, che lo aveva sbilanciato leggermente.
Infine si era ulteriormente avvicinata e lo aveva afferrato per il colletto.
-"Rispondimi! Mi devi rispondere, André! Lo voglio sapere, è importante per me!"-
Gli era andata così vicina, il respiro corto e rabbioso che rimbalzava sulle sue labbra.
L'uomo la sovrastava di una testa, attraverso le sue narici la fragranza dei suoi capelli gli arrivava direttamente al cervello facendogli perdere la ragione.
Le aveva afferrato i polsi. Erano così sottili, così facili da manovrare per staccare le sue dita affusolate dalla propria camicia.
Strattonando si era ritrovato più vicino, troppo vicino alla sua bocca.
Lei interdetta aveva alzato la testa.
-"Così mi fai male, André"-
Lo sapeva che le stava facendo male, e non gli importava niente.
Niente.
Lei aveva schiuso le labbra e lui aveva perso ogni ragionevolezza.
L'aveva baciata. Con la forza. Lei si era divincolata. Aveva lottato.
Ma la lotta era impari. André non aveva intenzione di andarci piano: voleva essere un uomo Oscar? Avrebbe dovuto difendersi da un uomo vero, reale, che non le avrebbe fatto sconti.
Durante la lotta erano caduti entrambi sul letto di Oscar.
Lei era riuscita a liberare la bocca:
-"Lasciami, André, o chiamo aiuto..."- E fu esattamente in quel momento che lui avrebbe voluto essere morto. Perché proprio in quel momento la sua mano aveva compiuto un'azione del tutto scollegata dalla volontà del cervello: aveva afferrato un lembo della camicia di Oscar e lo aveva strappato.
Il suono era stato sordo, agghiacciante.
Per istanti infiniti entrambi avevano smesso di respirare.
Oscar aveva reclinato il capo su un lato.
Lui era rimasto con la mano a mezz'aria.
Il brandello di camicia pesava quanto il piombo e bruciava come lava.
Cosa aveva fatto?
Aveva visto le lacrime di Oscar sporcarle il volto.
Le sue parole erano come macigni.
-"Bene e adesso? E adesso che cosa vorresti farmi André? Che cosa vorresti provare?"- Che cosa voleva provare?
Che lui era un uomo? Che lei era una donna? Che la amava da perdere la testa?
Non avrebbe potuto rispondere, non avrebbe saputo cosa dire.
Forse che la amava troppo, che non voleva perderla, che era lui la persona giusta per lei, che la conosceva così bene, che avrebbe dato la sua vita per lei.
Invece era stato un bruto, il suo essere maschio e non uomo aveva preso il sopravvento.
Si era allontanato da lei e l'aveva coperta con il lenzuolo.
Era quasi giunto alla porta quando si era sentito in dovere almeno di provare a spiegare.
La voce rotta dalla disperazione di chi sa che nulla sarà mai più come prima.
-"Ti prego, perdonami Oscar. Ti giuro su Dio che non ti farò mai più una cosa come questa.
Ma una rosa non potrà mai essere un lillà.
Ascolta Oscar, non potrai mai cancellare di essere nata donna
Per vent'anni ho vissuto con te, e ho provato dell'affetto per te. Solo per te.
Io ti amo Oscar, credo di averti sempre amata"- Le aveva confessato il suo più recondito segreto senza voltarsi, non avrebbe sopportato di vedere il suo disprezzo.


Adesso era lì immobile, pietrificato.
Sentiva le mani e i piedi gelati, l'aver ripassato mentalmente ciò che era successo non gli aveva schiarito le idee.
Aveva semplicemente sbagliato, ma era uno di quegli errori che non ti lasciano una seconda possibilità.
Si alzò dalla scrivania si avvicinò alla toilette e si lavo' la faccia. Guardò l'uomo che lo fissava dallo specchio: aveva i capelli lunghi alle spalle, scuri, corvini, la barba stava facendo capolino e lo faceva sembrare trasandato.
L'occhio verde smeraldo era spento, stanco.
Con mano tremante scosto' il ciuffo che celava l'occhio ferito.
Quella vista gli fece ribrezzo.
Abbassò il capo, gli stava di nuovo venendo da piangere.
-"Idiota!"- si apostrofo'.
Si spoglio' e andò a letto.
Pensando ancora a lei e al più grande errore che avesse mai commesso, gli venne in mente, chissà come, una frase che gli era rimasta impressa quando da ragazzo studiava con Oscar, tra gli altri, Dante Alighieri e la Divina Commedia: 'Amor che a nullo amato amar perdona'.
In uno stato di totale prostrazione prese sonno che era quasi l'alba.
L'alba del suo inferno personale.
   
 
Leggi le 22 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Red Drago